"Fatti non foste a viver come bruti, ma per sembrar tali pur nella canoscenza."
Errare è umano, perseverare è Fabio Volo
Di Alien Kamikaze
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Come ha fatto a diventare famoso scrivendo delle banalità incommensurabili, mi domando.Forse proprio per questo...i suoi libri mi sembrano i diari che scrivevo io quando avevo 15 anni, senza offesa certo, ma mi sembrano diariChi ha un occhio attento si rende conto che le sue sono solo rielaborazioni di vecchi scritti triti e ritriti, che possono piacere e non... a me personalmente l'ovvietà di Fabio Volo non piace...è una tacca sopra i baci perugina ...poi come si dice : sui gusti non si discute... io dico la mia al riguardo. Se a tutti piacessero le stesse cose ci sarebbe un solo autore, un solo regista e via discorrendo."una tacca sopra i baci perugina" rende bene l'idea
di Simon F. Di Rupo
Questo è un articolo triste. Il tema “Fabio Volo” è declassante dal punto di vista animale, una punizione all’esistenza e, alla base, una questione di cattivo decoro mentale.
I suoi adepti radunano i suoi frammenti alla maniera di un presocratico e li rimbalzano fra internet, spiagge, annotazioni diaristiche per anime che puzzano di evidenziatore e brillantini.
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In termini analitici, è inesatto, come spesso si dice, che Fabio Volo scriva ovvietà: le sue sono distorsioni dell’ovvietà, sono il perdere di senso dell’ovvietà che, in quanto tale, è talmente sensata da non aver bisogno di essere proliferata, ripetuta.
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“Non stai vivendo se non sai di vivere”
“Sono sempre stato una persona malinconica con la vocazione di essere una persona allegra”
“Lei era l’emozione della mia giornata”
“Ciò che dai è tuo per sempre”
Fabio Volo è l’eccezione che conferma la regola per la sacralità della libertà di pensiero, il codice segreto per fare esplodere Voltaire; Fabio Volo è il gradino letterario sotto il bacio Perugina e il gradino sdrucciolevole sopra il plauso di chi lo gradisce; con lui si sarebbero preferite le guerre alle olimpiadi e molto probabilmente Gandhi non avrebbe mai sentito il bisogno di essere se stesso.
“Ho pensato che se un’emozione la senti, conviene viverla”
“E impari quanto sia bella e grandiosa la semplicità”
“Vorrei che anche nella vita e non solo in strada ci fossero i segnali, per sapere quando proseguire, quando girare o quando dare la precedenza…”
I punti di sospensione, le inutili congiunzioni all’inizio delle frasi legano e slegano da ogni vincolo razionale il linguaggio, non riuscendo nemmeno a presentarsi per la bellezza del suono: la comunicazione diventa una forma di superstizione che la stupidità fa con se stessa;
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Tutto in lui ha l’estenuante puzza di scopate fatte grazie a un Siddharta di Herman Hesse fermo a pagina 24 sul comodino con un Buddha Bar in filodiffusione in un loft; Fabio Volo è il tizio che invita una strafica a una cena macrobiotica per fare colpo su di lei parlando di grigliate e di quanto fa schifo la cucina macrobiotica; Fabio Volo è il ragazzo degli anni ’80 che ha capito dal ragazzo anni ’70 che bisogna prendere tutto alla leggera fino al punto di diventare pesanti nel manifestarlo; Fabio Volo è il tizio al pub che beve come te e che ti dice che bevi tanto, o troppo, perché dato che dici meno stronzate, finisci prima di lui il bicchiere; Fabio Volo è il tizio che mentre fai un discorso profondo, tira fuori al massimo Milan Kundera; Fabio Volo è quel tipo di persona che ama il calcio con gli amici con rutti e birra ma che a tavola con donne ne parla solo male facendo allusioni ad infanzie passate a cogliere i fiori; Fabio Volo è l’italiano che all’estero si galvanizza quando sente qualcuno parlare italiano per strada e sgomita con la fidanzata per farglielo notare; Fabio Volo è il souvenir estivo del mare che a settembre è kitsch pur essendolo sempre stato; Fabio Volo non sarà mio figlio.
Fabio Volo è probabilmente l’unica persona felice del mondo e l’unico ad aver capito che non serve capire. Speriamo di no.
Fonte ed articolo completo: http://ilbureau.com/
http://www.satiro.org/errare-e-umano-perseverare-e-fabio-volo/
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