lunedì 26 dicembre 2011

Blaise Pascal. Pensieri. Gli uomini, non avendo potuto guarire la morte, la miseria, l'ignoranza, hanno deciso di non pensarci per rendersi felici

Noi vaghiamo in un vasto mare, sospinti da un estremo all’altro, sempre incerti e fluttuanti.
Ogni termine a cui pensiamo di ormeggiarci e di fissarci, vacilla e ci lascia; e, se lo seguiamo, ci elude, scivola via e fugge in un’eterna fuga. Nulla si ferma per noi. È questo lo stato che ci è naturale, e che tuttavia è il più contrario alle nostre inclinazioni. Noi bruciamo dal desiderio di trovare alcunché di stabile, e un’ultima base costante per edificarci una torre che s’innalzi all’infinito; ma ogni nostro fondamento vien meno, e la terra si apre sino agli abissi.”
Blaise Pascal (1623-62), Pensieri



Non so chi mi abbia messo al mondo, né che cosa sia il mondo, né che cosa io stesso. Sono in un’ignoranza spaventosa di tutto. Non so che cosa siano il mio corpo, i miei sensi, la mia anima e questa stessa parte di me che pensa quel che dico, che medita sopra di tutto e sopra se stessa, e non conosce sé meglio del resto. Vedo quegli spaventosi spazi dell’universo, che mi rinchiudono; e mi trovo confinato in un angolo di questa immensa distesa, senza sapere perché sono collocato qui piuttosto che altrove, né perché questo po’ di tempo che mi è dato di vivere mi sia assegnato in questo momento piuttosto che in un altro di tutta l’eternità che mi ha preceduto e di tutta quella che mi seguirà. Da ogni parte vedo soltanto infiniti, che mi assorbono come un atomo e come un’ombra che dura un istante, e scompare poi per sempre. Tutto quel che so è che debbo presto morire; ma quel che ignoro di più è, appunto, questa stessa morte, che non posso evitare»
Blaise Pascal, "Pensieri"



«Nulla è così insopportabile all'uomo quanto essere in un pieno riposo, senza passioni, senza affari, senza distrazione, senza applicazioni. Egli sente allora il suo nulla, il suo abbandono, la sua insufficienza, la sua dipendenza, la sua impotenza, il suo vuoto. Immediatamente sorgerà dal fondo della sua anima la noia, l'umor nero, la tristezza, l'afflizione, il dispetto e la disperazione.»
Blaise Pascal



Ognuno esamini i propri pensieri e li troverà occupati nel passato e nell'avvenire
Non pensiamo quasi mai al presente; e, se ci pensiamo, è soltanto per prenderne lume a disporre dell'avvenire. Il presente non è mai il nostro scopo; il passato e il presente sono i nostri mezzi; soltanto l'avvenire è il nostro scopoPer questo, non viviamo mai, ma speriamo di vivere; e, disponendoci sempre a essere felici, è inevitabile che non lo diverremo giammai.
Blaise Pascal, Pensieri e altri scritti, a cura di Gennaro Auletta, Mondadori, Milano 1994, p. 180.


Non ci accontentiamo mai del presente. Anticipiamo il futuro perché tarda a venire, come per affrettarne il corso, o richiamiamo il passato per fermarlo, come fosse troppo veloce, così, imprudentemente, ci perdiamo in tempi che non ci appartengono, e non pensiamo al solo che è nostro, e siamo tanto vani da occuparci di quelli che non sono nulla, fuggendo senza riflettere il solo che esiste.
Blaise Pascal


«Gli uomini, non avendo potuto guarire la morte, la miseria, l'ignoranza, hanno deciso di non pensarci per rendersi felici.»
Blaise Pascal, Pensieri, 168


L'ultimo passo della ragione è riconoscere che c'è un'infinità di cose che la sorpassano
Blaise Pascal, Pensieri

Che cos'è in fondo l'uomo nella natura? 
Un nulla rispetto all'infinito, un tutto rispetto al nulla, un qualcosa di mezzo tra il niente e il tutto. Infinitamente lontano dall'abbracciare gli estremi, la fine delle cose e il loro principio gli sono invincibilmente nascosti in un impenetrabile segreto, ed egli è ugualmente incapace di vedere il nulla da cui è stato tratto e l'infinito dal quale è inghiottito. Che cosa farà allora, se non scorgere qualche apparenza di ciò che è intermedio tra le cose, in un eterna disperazione di poter conoscere il loro principio e la loro fine? Tutte le cose sono uscite dal nulla e sono portate verso l'infinito. 
Blaise Pascal


Vedo quegli spaventosi spazi dell'universo, che mi rinchiudono; e mi trovo confinato in un angolo di questa immensa distesa, senza sapere perché sono collocato qui piuttosto che altrove, né perchè questo pò di tempo che mi è dato da vivere mi sia assegnato in questo momento piuttosto che in un altro di tutta l'eternità che mi ha preceduto e di tutta quella che mi seguirà.
Blaise Pascal


“L’uomo non è che una canna, la più fragile di tutta la natura; ma è una canna pensante. Non occorre che l’universo intero si armi per annientarlo: un vapore, una goccia d’acqua è sufficiente per ucciderlo. Ma quand’anche l’universo lo schiacciasse, l’uomo sarebbe pur sempre più nobile di chi lo uccide, dal momento che egli sa di morire e il vantaggio che l’universo ha su di lui; l’universo non sa nulla. Tutta la nostra dignità sta dunque nel pensiero. E’ in virtù di esso che dobbiamo elevarci, e non nello spazio e nella durata che non sapremmo riempire. Lavoriamo dunque a ben pensare: ecco il principio della morale”.
Blaise Pascal


Il cuore ha delle ragioni che la ragione non conosce. 
Blaise Pascal


Democrazia: non essendosi potuto fare in modo che quel che è giusto fosse forte, si è fatto in modo che quel che è forte fosse giusto
Blaise Pascal


Il piacere di amare senza osar dirlo ha le sue pene, ma anche le sue dolcezze
Blaise Pascal


PASCAL, MEMORIALE
Pochi giorni dopo i funerali di Pascal un domestico si accorse di un pezzo di carta cucito all'interno del corpetto che il filosofo aveva indossato fino alla morte. Si trattava di una piccola pergamena scritta da Pascal la notte del 23 novembre 1654; venne denominata Memoriale, nome che tuttora conserva. Si è discusso molto se si sia trattato di un fenomeno mistico: a noi sembra importante soprattutto la polemica con “il Dio dei filosofi e dei sapienti”.
B. Pascal, Il Memoriale

L'anno di grazia 1654,
Lunedí, 23 novembre, giorno di san Clemente papa e martire e di altri nel martirologio,
Vigilia di san Crisogono martire e di altri,
Dalle dieci e mezzo circa di sera sino a circa mezzanotte e mezzo,
Fuoco.
Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe, non dei filosofi e dei sapienti.
Certezza, Certezza. Sentimento. Gioia. Pace.
Dio di Gesú Cristo.
Deum meum et Deum vestrum.
“Il tuo Dio sarà il mio Dio”.
Oblio del mondo e di tutto, fuorché di Dio.
Lo si trova soltanto per le vie insegnate dal Vangelo.
Grandezza dell'anima umana.
“Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto”.
Ch'io non debba essere separato da lui in eterno.
Gioia, gioia, gioia, pianti di gioia.
Mi sono separato da lui.
Dereliquerunt me fontes aquae vivae.
“Mio Dio, mi abbandonerai?”.
“Questa è la vita eterna, che essi ti riconoscano solo vero Dio e colui che hai inviato: Gesú Cristo”.
Gesú Cristo.
Gesú Cristo.
Mi sono separato da lui; l'ho fuggito, rinnegato, crocifisso.
Che non debba mai esserne separato.
Lo si conserva soltanto per le vie insegnate dal Vangelo.
Rinuncia totale e dolce.
Sottomissione intera a Gesú Cristo e al mio direttore.
In gioia per l'eternità per un giorno di esercizio
sulla terra.
Non obliviscar sermones tuos. Amen.
(B. Pascal, Pensieri, a cura di P. Serini, Einaudi, Torino, 1967, pagg. 421-422





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