domenica 22 marzo 2015

Clientelismo. In molti casi avevano vitto e alloggio nella casa del patrizio. Il cliens non doveva semplicemente adulare qualcuno, ma perorare ogni sua causa, mettendoci la faccia, giusta o sbagliata che fosse. In condizioni estreme doveva anche incaricarsi di corrompere i senatori portandoli dalla parte del proprio padrone e cercando di non far capire da dove venissero i favori. Il rapporto di clientela era ereditario, di padre in figlio, e poteva essere affidato solo a uomini liberi e non schiavi.

Non sono un servo, sono un cliens.

Nella commedia latina uno dei personaggi più affascinanti e utili allo sviluppo della trama è l’adulatore, o parassita.
Nella società romana queste figure avevano lo scopo di elogiare i propri padroni, spesso inventando storie incredibili su di loro, in modo da trarne prestigio e mantenersi per più giorni. Chi riusciva a restare a fianco di un patrizio poteva ottenere in cambio dei suoi servigi pasti assicurati o qualche soldo per sopravvivere.

In molti casi avevano vitto e alloggio nella casa del patrizio. Il cliens non doveva semplicemente adulare qualcuno, ma perorare ogni sua causa, mettendoci la faccia, giusta o sbagliata che fosse. In condizioni estreme doveva anche incaricarsi di corrompere i senatori portandoli dalla parte del proprio padrone e cercando di non far capire da dove venissero i favori. Il rapporto di clientela era ereditario, di padre in figlio, e poteva essere affidato solo a uomini liberi e non schiavi. L’elemento dell’adulazione viene inserito nelle commedie per esasperare il carattere e la figura di questi individui.

Il cliente doveva essere il primo della giornata di fronte alla porta del suo padrone per riceverne le richieste e mostrarsi sempre grato e ammirato. Di conseguenza il padrone doveva essere generoso e comprensivo. Se si fa un controllo sulle dediche delle opere letterarie, si nota che la captatio benevolentiae (un incipit dedicato a qualcuno che potesse mantenerli), è sempre diretta a personaggi illustri, ricchi, potenti o politicamente influenti. Seguiva poi l’invocazione alla musa.

Plinio il Giovane parla della pratica della sportula, un tipo di clientelismo che prevedeva una fornitura periodica di vettovaglie che il patrizio metteva a disposizione. In cambio lo scrittore avrebbe dovuto elogiare le qualità di chi lo manteneva. In realtà si lamenta dal fatto che le altre sportule fossero sempre più piene della sua.

Marziale, invece, sottolinea che più numerosi erano i clientes che al mattino svegliavano il padrone, più prestigio dimostrava agli occhi della popolazione. Se qualche cliens avesse abbandonato il suo ruolo anche il dominus avrebbe perso la reputazione.

Dionigi di Alicarnasso sottolinea la profonda differenza tra gli schiavi greci e i clientes romani. Questi ultimi, secondo l’autore, godevano di maggiore rispettabilità e non erano considerati solo forza lavoro. In realtà, presso la popolazione romana, i clientes erano visti come persone senza ne arte ne parte, in grado solo di servire e assoggettarsi, quindi non dotati della virtus necessaria per essere considerati moralmente dei cittadini.

Per quanto possano sembrare delle figure poco interessanti, la storia ci ha tramandato varie versioni della figura del cliens. Con la nascita dei Mecenate dell’arte, dal 1200 fino al 1800 i clientes sono diventati dei “protetti” che danno prestigio alle corti di re e duchi, circondandoli di opere d’arte e capolavori letterari. Sempre, ovviamente, in cambio di un tozzo di pane.

http://www.lundici.it/2014/05/non-sono-un-servo-sono-un-clientes/


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