Se non si riesce a fare questo, è buona cosa non commettere ingiustizie insieme a lui.
Democrito
Chi vuole dispensare consigli saggi a chi crede di essere già saggio, compie una fatica vana.
Democrito
Le bramosie violente per certe cose accecano l'anima riguardo tutto il resto
Democrito
Molte volte il ragionamento si dimostra più efficace dell'oro a persuadere le persone
Democrito
Bisogna tendere non ai discorsi sulla virtù, bensì alle opere e alle azioni virtuose.
Democrito
Una vita cattiva e insipiente non è un vivere male, ma un lungo morire.
Democrito
Nulla viene dal nulla e nulla torna al nulla.
Democrito
In ogni luogo l'uomo incolpa dei propri mali la natura e il fato, eppure il fato quasi sempre non è altro che il riflesso del suo carattere, delle sue passioni, dei suoi errori e delle sue debolezze.
Democrito
Dall'atomismo di Leucippo e Democrito.
“Nascita, alterazione e morte non sono altro che unione e separazione di atomi, effetti meccanici del loro movimento. Ovunque si forma un vuoto, lì accorrono grandi quantità di atomi che finiscono per produrre un vortice che unisce gli atomi simili per grandezza e figura. L'ipotesi dell'atomo non spiega soltanto i processi di formazione e di sviluppo dell'universo fisico, ma anche i fenomeni della conoscenza: l'anima è materiale quanto il corpo.”
L. Palumbo, Trentadue ore di filosofia antica.
La grande idea del sistema di Democrito è estremamente semplice:
l’Universo intero è formato di uno sterminato spazio vuoto, nel quale corrono innumerevoli atomi. Nell’Universo non c’è altro che questo.
Lo spazio è illimitato, non ha né alto né basso, non ha un centro, non ha confine. Gli atomi non hanno alcuna qualità, se non la loro forma. Non hanno peso, non hanno colore, non hanno sapore: “Opinione il dolce, opinione l’amaro, opinione il caldo, opinione il freddo, opinione il colore: in realtà soltanto gli atomi e il vuoto”.
[…]
Quando gli atomi si aggregano, le sole cose che contano, le sole cose che esistono a livello elementare, sono la loro forma, la loro disposizione nella struttura e il modo in cui si combinano.
[…]
Non c’è alcuna finalità, alcun proposto in questa immensa danza di atomi.
Noi, come il resto della natura, siamo uno dei tanti risultati di questa danza infinita. Il prodotto di una combinazione accidentale. La natura continua a sperimentare forme e strutture, e noi, come gli animali, siamo il prodotto di una selezione casuale e accidentale, avvenuta in lunghissimi periodi di tempo.
[…]
Platone e Aristotele conobbero bene Democrito e combatterono le sue idee.
Lo fecero in nome di idee alternative, che più tardi, per secoli, crearono ostacoli al crescere della conoscenza. Entrambi insistettero nel rifiutare le spiegazioni naturalistiche di Democrito e nel voler invece cercare di comprendere il mondo in termini finalistici, cioè pensando che tutto ciò che avviene avvenga con una finalità, un modo di pensare che si sarebbe rivelato molto inefficace per comprendere la natura, oppure in termini di bene e male, confondendo questioni umane con questioni che non ci riguardano.
C. Rovelli, La realtà non è come ci appare.
Noi siamo allievi degli animali
Democrito.
“ Democrito affermava che «proprio in forza delle attività più importanti, noi siamo allievi degli animali, e, in particolare, dei ragni nel tessere e nel rammendare, delle rondini nell’architettare case, e non meno degli uccelli dal canto soave, del cigno e dell’usignolo nel cantare emulandoli».”
DEMOCRITO (seconda metà del V secolo a. C.), “Sentenze”, in HERMANN DIELS e WALTHER KRANZ, “I presocratici” (1903 I edizione), prima traduzione integrale con testi originali a fronte delle testimonianze e dei frammenti, a cura di Giovanni Reale, Bompiani, Milano 2006 (I edizione), B. ‘I frammenti dei filosofi del VI e del V secolo (e dei loro diretti seguaci), ‘Gli Atomisti di Abdera’, (68) ‘Democrito’, traduzione di Diego Fusaro, B. ‘Frammenti’, ‘Sentenze di Democrito’, p. 1395.
“ ὁ Δημόκριτος ἀποφαίνει μαθητὰς ἐν τοῖς μεγίστοις γεγονότας ἡμᾶς· ἀράχνης ἐν ὑφαντικῇ καὶ ἀκεστικῇ, χελιδόνος ἐν οἰκοδομίᾳ, καὶ τῶν λιγυρῶν, κύκνου καὶ ἀηδόνος, ἐν ᾠδῇ κατὰ μίμησιν.”
ΔΗΜΟΚΡΑΤΟΥΣ “Γνῶμαι”, in HERMANN DIELS e WALTHER KRANZ, “Die Fragmente der Vorsokratiker”, Weidmannsche Buchhandlung, Berlin 1903, B., PLUT. de sollert. Anim., 20, p. 974 A, 154, in op. cit., p. 1394.
Democrito. Frammenti Morali.
Se vuoi ricevere, dai pure ai bisognosi alcune delle cose che sono tue: infatti chi non dà al bisognoso, non riceverà quando egli stesso sarà bisognoso [ei theleis lambanein didou kai tois deomenois ek tōn eontōn ho gar mē didous deomenōi oude autos lēpsetai deomenos].
Non ritenere mai beato un uomo nella ricchezza e nella fama: infatti tali beni sono tutti trattenuti con garanzia minore dei venti [mēdepote makarisēs anthrōpon epi ploutōi kai doxēi panta gar ta toiauta tōn agathōn elatton pistei tōn anemōn dedetai]
Non chi è ricco [ho ploutōn], ma chi non ha bisogno, è beato [ho mē chrēizōn makarios].
Diventerai ricco se sarai parco nei desideri [tōn epithymiōn estai penēs].
La ricchezza secondo natura [kata physin] comprende [sympeplērōtai] pane, acqua e l’indumento destinato al corpo; quella debordante ha invece luogo per l’illimitato tormento del desiderio relativo all’anima [ho de perissos kata psychēn aperanton echei kou tēn tēs epithymiēs basanon].
Chi si accontenta della ricchezza secondo natura è molto più ricco di chi possiede molte cose ma ne desidera di più: mentre infatti a quello non manca nulla, a questo manca molto più di ciò che possiede [ho tōi kata physin archoumenos ploutōi tou polla kektēmenou pleiona de epithymountos poly esti plousiōteros tōi men gar ouden elleipei tōi de kai hōn kektētai pollōi pleiona].
I più [tous pollous] tra i ricchi sono sovrintendenti [epitropous] ma non padroni della roba [alla mē despotas tōn chrematōn].
Non è bello che l’educato dialoghi coll’ineducato [kalon pepaideumenon apaideutos dialegesthai], né similmente il sobrio con gli ubriachi.
L’educando ha bisogno di queste tre cose: natura, impegno, tempo [physeōs meletēs chronou].
Come un unguento è buono [kalon] non in quanto piacevole [to hēdy] né in quanto copioso [to makron], ma in quanto salutare [to hygieinon], così anche il cibo [trophē] è buono [kalē] non in quanto piacevole [hē hēdeia] né in quanto abbondante [hē pollē], ma in quanto salutare [hē hygieinē].
Fretta [tachos] e foga siano assenti nel mangiare [epeixis apestō tou esthiein]:
infatti questo è appropriato [prepon] ai cani ed alle bestie più che agli uomini.
Sii vigile mediante l’intelletto; infatti il sonno di questo è congenito alla morte reale [agrypnos eso kata ton noun syngenēs gar tou alēthinou thanatou ho peri touton hypnos].
Vecchiaia [gēras] e povertà [penia]: due piaghe incurabili [traumata dystherapeuta].
La concorrenza tra gli uomini di valore giova a chi si mette a competere non danneggiando chi subisce la competizione [hē tōn agathōn eris ōphelei ton zēlounta mē blaptousa ton zēloumenon].
Se serbi gratitudine verso qualcuno, dagli subito gratificazione: infatti l’indugio nuoce al dono
[hōitini tēn charin katathēsēi thatton tēn charin didou hē gar bradytēs lymainetai tēn dosin].
Anche un buon timoniere [kybernētēs agathos] qualche volta naufraga [nauagei]; anche un uomo nobile fallisce [anēr spoudaios atychei].
Quando il giudice emette la sentenza sull’imputato, è necessario tacere
[aitatai dikastēs krinomenon anankē siōpan].
Uno disse a Democrito: “Perché, grande come sei, hai sposato una donna piccola?”.
Ed egli disse: “Facendo la selezione, ho scelto il male minore”.
Stai bene attento alle menzogne, benché siano false: infatti i più ignorano la verità, ma guardano all’apparenza [eulabou tas diabolas kan pseudeis ōsin hoi gar polloi tēn men alētheian agnousi pros de tēn doxan apoblepousi].
Per i dissennati il tempo elimina il dolore; per gli assennati invece la ragione
[tous men aphronas ho chronos tous de phronimous ho logos tēs lypēs apallattei].
http://www.filosofiablog.it/filosofia-antica/frammenti-morali-di-democrito-15/
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Ἄνθρωπος μικρὸς κόσμος.
Anthrōpos mikros kosmos.
"L’uomo è un microcosmo." – Democrito d’Abdera eguaglia l’uomo al cosmo, paragone che è diventato poi famoso come schema microcosmo-macrocosmo.
Filosofo greco, amico e discepolo di Leucippo, il fondatore del primo atomismo, contemporaneo di Socrate e Ippocrate. Viaggiò molto; visitò l'Egitto, la Babilonia e la Persia a scopo di ricerca come fece Erodoto. Fondò ad Abdera, in Tracia, una vera e propria scuola filosofica. Scrisse opere di etica, fisica, matematica, musica, delle quali Cicerone ricorda anche la bellezza dello stile e dell'ornato poetico. Restano oggi i titoli e più di duecento frammenti autentici.
Il suo pensiero sulla fisica generale è esposto nel perduto Piccolo ordinamento del mondo. Così come risulta da testimonianze dirette e indirette, Democrito concepisce la natura fondata su due princìpi: l'ente - pluralità di innumerevoli enti, differenti fra loro solo per forma, posizione e in perenne moto spontaneo - e il non ente, ovvero il vuoto, che permette all'ente le aggregazioni e disgregazioni, la libertà dei movimenti. Per lui il mondo nasce dal caso, nasce proprio dall'incontro e sconto spontaneo delle varie "forme indivisibili".
Ente e non ente sono esistenze impercettibili, al contrario dei corpi percettibili composti di atomi e vuoto. Pertanto, si danno due tipi di conoscenza: "oscura", quella dei cinque sensi; "autentica", quella della mente. L'uomo è in relazione immediata con i corpi composti "visibili e tangibili", ma il sapere dei sensi dovuto al contatto degli atomi è mera opinione, è sapere spurio. Democrito, nelle opere di logica ed epistemologia (Canoni, Consigli e Perì Ideôn) insiste sul distacco dalla verità e dalla realtà delle cose. "Nulla sappiamo in modo autentico, perché la verità giace nel profondo".
L'etica è la parte più consistente pervenuta del Corpus democriteum. Si tratta di un vasto florilegio di massime morali tramandato da Stobeo. L'uomo è un "microcosmo" che ha lo stesso destino del cosmo a cui appartiene. Il suo fine è la "serenità d'animo", il "benessere", cui Democrito dedicò un'opera famosa, in parte ripresa in seguito da Seneca nel De tranquillitate.
Da Democrito a Einstein: l'ordine della materia
Per l'ordine della materia e del cosmo bisogna partire da Democrito "padre della fisica", allievo di Leucippo, a sua volta padre dell'atomismo le cui maggiori opere "La grande cosmologia" (ordinamento degli astri) e "Dell'intelletto" anticipano le leggi fisiche del cosmo.
Democrito per il suo materialismo (anche l'anima era un aggregato di atomi) fu avversato da Platone (nella sua Accademia era proibito finanche pronunciare il suo nome!) e, poi, dall'intransigente Sommo Poeta che lo mise all'inferno (colui che il mondo a caso pone), sebbene la sua filosofia non fosse solo arido materialismo ma s'imperniasse pure sulla morale (rispetto di sé stesso e degli altri) e fosse alla costante ricerca della felicità contro ogni paura per raggiungere la serenità d'animo.
In contrapposizione al pessimismo di Eraclito (il filosofo del pianto), Democrito viene ricordato come il filosofo del riso ed anticipa la filosofia epicurea del piacere (sommo bene) sulla via dell'atarassia (serenità d'animo) per sconfiggere la paura della morte e degli dei.
A perfezionare l'atomismo di Leucippo e Democrito ci penserà poi Epicuro, che dà agli atomi peso, movimento verticale e deviazione (clinamen) per spiegare l'aggregazione della materia mentre, in riferimento al piacere stabile (catastematico) per vincere la paura, si pone sulla traccia di Aristippo (piacere immediato della scuola cirenaica ad anticipare il carpe diem), allievo di Socrate meno famoso al pari di Antistene (scuola cinica e precursore dello stoicismo).
Epicuro ebbe l'onore di esser cantato (il sole che oscura le stelle!) dal più grande poeta-filosofo latino, quel Lucrezio avversato dai suoi contemporanei (l'epicureismo non era ben visto a Roma) e poi dalla chiesa (anche San Girolamo ne parla per screditarlo!), al punto che non ci sono pervenute sue notizie biografiche a parte che fosse una mente insana (presunta pazzia) che addirittura si suicidò.
La filosofia di Lucrezio, invece, con la sua ratio a squarciare le tenebre contro la religio (intesa come superstizione ad offuscare le menti), anticipa il metodo scientifico di Galileo anche lui alle prese con la filosofia aristotelica e le sacre scritture per far trionfare la scienza.
Sulla direttiva Leucippo-Democrito-Epicuro-Lucrezio il materialismo fu poi inquadrato nelle sue leggi universali a partire dalla rivoluzione copernicana fino alla relatività generale di Einstein [...]
Adesso sintetizzando le leggi fisiche dell'universo:
la Terra gira intorno al sole (teoria eliocentrica di COPERNICO) descrivendo orbite ellittiche (leggi di KEPLERO) per la forza gravitazionale (legge di gravitazione universale di NEWTON) in funzione della massa (principio di inerzia di GALILEO) a curvare spazio e tempo (relatività generale di EINSTEIN) con la famosa equazione fisica E=mc2 a stabilire la relazione tra energia (E) e massa (m), dove c2 è la velocità della luce (300.000 km/sec) al quadrato. [...]
http://www.ewriters.it/leggi.asp?W=54442
Democrito, Massime
Milano, La Vita Felice, 2011, pp. 275, euro 14, ISBN 978-88-7799-347-2. A cura di Guglielmo Ruiu, testo greco a fronte
Recensione di Giacomo Borbone
Democrito di Abdera (vissuto tra il 460 ed il 400-380 a.C.) è noto soprattutto per la sua teoria degli atomi, la cui influenza sul pensiero filosofico e scientifico è stata non indifferente (lo stesso epistemologo Ludovico Geymonat ne apprezzò il valore scientifico).
L’atomismo democriteo (come anche quello di Leucippo) cercano di superare la negazione del divenire, sostenuta da Parmenide, postulando l’esistenza degli atomi. Infatti, pensa l’Abderita, il divenire negato da Parmenide non è una semplice illusione quanto invece una realtà che può essere spiegata tramite l’esistenza di enti immutabili ed indivisibili, cioè gli atomi; questi si muovono all’interno del vuoto, il quale si configura come il non-essere aborrito da Parmenide. In tal modo, la realtà risulta essere costituita interamente da unità immutabili ed indivisibili che si muovono all’interno del vuoto; la conformazione dell’universo dipende quindi dall’aggregazione degli atomi; ecco perché Dante, nella Divina Commedia, definì Democrito come colui che ‘l mondo a caso pone. Tuttavia, il giudizio dantesco, influenzato dall’autorità di Aristotele, non coglieva il vero messaggio democriteo, poiché l’atomo, sebbene scevro da ogni finalità in senso teleologico, è telos in sé stesso: dati due atomi, con caratteristiche matematiche e geometriche determinate (posizione, grandezza, ordine, forma, peso), dal loro urto non potrà che verificarsi uno stato d’aggregazione che è già predeterminato; quindi la concezione democritea è in realtà rigidamente deterministica (cosa intuita già dal giovane Karl Marx il quale, nella sua tesi di laurea, incentrata sulla differenza tra le filosofie della natura di Democrito e quella di Epicuro, optò per l’atomismo epicureo proprio perché non soggetto al determinismo della fisica democritea).
Gli scritti di Democrito spaziano dalla fisica al linguaggio, dalla politica alla morale e ciò per un motivo molto semplice: coerentemente col suo materialismo atomistico, che riduceva tutta la realtà (materiale e spirituale) agli atomi, Democrito cerca di trovare un principio unitario anche nelle, diremmo oggi noi moderni, scienze umane.
Democrito, com’è noto, scrisse numerose opere ma a noi sono pervenuti solamente pochi frammenti, ragion per cui la nostra conoscenza dell’atomista abderita si limita solo a fonti come, ad esempio, Aristotele, Simplicio, Teofrasto e Sesto Empirico.
Anche nel caso delle scienze umane Democrito applica la stessa visione complessiva da questi utilizzata in fisica, e cioè un principio individualistico che vede gli uomini, esattamente come gli atomi, come un insieme di aggregati. Nell’ottica democritea gli uomini non sono, come avrebbe pensato Aristotele, esseri sociali o politici, bensì esseri individualisti che si aggregano ad altri uomini non per spirito di comunità, bensì per utilità. Pertanto, nell’etica dell’Abderita, tutto ruota attorno all’individuo, il quale cerca di perseguire il proprio stato di benessere rappresentato dalla felicità (per quanto instabile e precaria). Infatti l’animo umano, secondo Democrito, non è provvisto di unità come l’atomo, quindi l’unica soluzione consiste nel ricercare il giusto mezzo, cioè trovare un giusto equilibrio tra ragione e passione al fine di raggiungere la tranquillità.
[...] Il contenuto delle massime è soprattutto di carattere etico, ma l’aspetto più rilevante dell’etica democritea consiste nella superiorità da questi attribuita al pensiero; infatti, afferma Democrito, “La perfezione dell’anima corregge la debolezza del corpo, mentre la forza del corpo, senza il raziocinio, non rende affatto migliore l’anima” (p. 50). Anche in una massima successiva viene espresso lo stesso concetto, anche se con parole diverse: “Chi sceglie i beni dell’anima sceglie le cose più divine; chi sceglie invece quelli del corpo, cose umane” (p. 55). Tuttavia non bisogna pensare ad una componente dualistica nel pensiero democriteo, in quanto questi, nella sua teoria della conoscenza, comprende benissimo che non si può prescindere dai sensi e quindi dalla conoscenza che ne deriva; ma, a sua volta, questa conoscenza si rivela oscura, cioè limitatamente fenomenica in senso, potremmo dire, kantiano. La vera conoscenza, invece, è attingibile solamente con la ragione, la quale opera attivamente sui dati sensibili tramite processi teoretici di astrazione o di idealizzazione.
L’etica democritea è quindi strettamente collegata alla sua teoria della conoscenza, proprio per via della superiorità che l’Abderita riconosce alla ragione (o anima); in questa impostazione è possibile cogliere il senso della seguente massima democritea: “Né con il corpo né con le ricchezze sono felici gli uomini, ma con la rettitudine e l’avvedutezza” (p. 65).
[...]
http://www.recensionifilosofiche.info/2012/01/democrito-massime.html
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