sabato 30 giugno 2012

Plutarco. Considerazioni sull'amore coniugale.


Mario Fabi

Plutarco. Considerazioni sull'amore coniugale.

Quanto ai giovani che, pur non essendo perversi per natura, sono stati indotti dall'inganno o dalla violenza a concedere e ad offrire se stessi, non c’é nessun uomo che essi guardino con sospetto e odino di più di quelli che hanno abusato di loro e si vendicano in modo terribile, quando se ne presenta l'occasione: così, Cratea uccise Archelao, che n’aveva fatto il suo amante, e Pitolao fece lo stesso con Alessandro di Fere; Periandro, il tiranno di Ambracia, domandò al suo amante se non fosse ancora in gravidanza e quello, preso dall'ira, lo uccise.
Invece l’unione carnale con la legittima sposa è fonte di amicizia, come una comune partecipazione ai grandi misteri. Il piacere è di breve durata, ma da esso fiorisce, giorno per giorno, tra gli sposi il rispetto reciproco, la compiacenza, l’affetto e la fedeltà. Non vaneggiavano i Delfici quando chiamavano Afrodite “Armonia” e neppure Omero, quando chiamo una simile unione “Amicizia”...


PLUTARCO - Sulle donne
Perché parlare ancora della loro saggezza, intelligenza, fedeltà e lealtà, quando in molte di loro é apparso chiaramente un coraggio, un valore, una grandezza d'animo virile? E sarebbe davvero strano, rimproverare alla loro natura, bella per altri aspetti, d’essere incompatibile con la sola amicizia. Le donne amano i figli e i mariti e la capacità di amare in loro é come una terra fertile, pronta ad accogliere il seme dell'amicizia e non è priva di seduzione e di grazia. Come la poesia, applicando al discorso gli ornamenti del canto, del metro e del ritmo, rende la sua capacità educativa più forte e la sua capacità di danneggiare più irresistibile, così la natura, dotando la donna del fascino dello sguardo, della forza persuasiva della voce e dell’attrattiva della bellezza del corpo, da una parte assiste con grandi mezzi colei che é dissoluta per il piacere e la seduzione, dall'altra assiste anche colei che é saggia per guadagnarsi l'affetto e l'amicizia del marito. Platone invitava Senocrate, che era di animo nobile ed elevato per alcuni aspetti, ma troppo serio di carattere, lo invitava, dunque, a "sacrificare alle Cariti"; così si potrebbe consigliare alla donna virtuosa e saggia di sacrificare all'Amore, affinché il dio abiti nella sua casa come protettore delle nozze e la fornisca di tutti quegli ornamenti propri del sesso femminile e suo marito non la lasci per un'altra e sia costretto a dire, come nella commedia:
CHE DISGRAZIATO SONO, QUALE DONNA INGANNO !
Infatti, nel matrimonio, amare é un bene più grande che essere amati; quando si ama si evitano molti errori, o meglio si evitano tutti quelli che rovinano e alterano le nozze.....

....Per quanto riguarda il sentimento doloroso che si prova all'inizio del matrimonio, questo non si deve temere come una ferita o una bruciatura e perciò anche dopo una ferita, non é una cosa terribile l'unione con una donna onesta; é come l'innesto di un albero. Del resto, una ferita é anche all'inizio della gravidanza, infatti, non esiste un'unione completa se l'uno non subisce qualche modificazione da parte dell'altro.
All'inizio, lo studio della matematica mette in agitazione i bambini e quello della filosofia i giovani, ma questo studio non resta sempre arido per loro. Così per gli amanti succede come quando due liquidi si mischiano tra loro; l'amore all'inizio sembra produrre un fervore e un turbamento, ma poi, col tempo, si calma, si purifica e mostra una più grande stabilità. Quest’unione che é detta "assoluta" é veramente quella di due sposi che si amano; mentre l'unione di quelli che vivono insieme senza questo profondo legame, assomiglia a quei contatti e intrecci di cui parla Epicuro e porta con se urti e repulsioni, non arrivando mai a quell’unione che solo l'Amore produce, quando presiede la convivenza degli sposi. Non esistono piaceri più grandi ne vantaggi più continui e nessun altro affetto é così splendente e invidiabile come
L’ACCORDO DI TUTTI I SENTIMENTI, IN CASA, TRA MARITO E MOGLIE. ( PLUTARCO)

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