"Per me la solitudine è come per altri la benedizione della chiesa. E’ la luce della grazia. Non chiudo mai la porta alle mie spalle senza la coscienza di compiere un gesto misericordioso nei miei confronti. Cantor illustrava ai suoi allievi il concetto di infinito raccontando che c’era una volta un uomo che possedeva un albergo con un numero di stanze infinito, e l’albergo era al completo. Poi arrivò un altro ospite. L’albergatore spostò allora l’ospite della stanza numero uno nella numero due, quello della numero due nella tre, quella della tre nella quattro, e via di seguito. Così la stanza numero uno rimase libera per il nuovo ospite. Ciò che mi piace di questa storia è che tutti coloro che vi sono coinvolti, gli ospiti e l’albergatore, considerano normalissimo compiere un numero infinito di operazioni perché un ospite possa trovare pace in una stanza tutta sua. E’ un grande omaggio alla solitudine."
Peter Høeg, Il senso di Smilla per la neve, traduzione di Bruno Berni, Mondadori, 1996.
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