"L’intelligenza che si addice a un Paese è l’intelligenza distribuita:
essa non si conserva solo nei laboratori o nelle università, ma cammina per le strade, si usa per seminare, per tornire, per manovrare una gru o programmare un computer. Anche per cucinare o per accogliere un turista è necessaria la medesima intelligenza: qualcuno salirà più scalini di altri, ma la scala è la stessa. I primi passi sono identici per la fisica nucleare e per il lavoro agricolo: quel che è necessario, in tutte queste cose, è lo stesso sguardo curioso, assetato di conoscenza e molto anticonformista. Se alla fine del cammino si giunge al sapere, è perché l’ignoranza ci ha fatto sentire inadeguati. Se impariamo, è grazie a un prurito che si acquisisce per contagio culturale fin dal momento in cui apriamo gli occhi sul mondo. Sogno un Paese in cui i genitori mostrino ai bambini un prato erboso e dicano loro: «Sai cos’è questo? È una pianta che trasforma l’energia del sole e i sali minerali della terra». O che indichino il cielo stellato e li facciano innamorare di quello spettacolo per indurli a riflettere sui corpi celesti, sulla velocità della luce e sulla trasmissione delle onde."
José “Pepe” Mujica, estratto dal libro: La felicità al potere (A cura di Cristina Guarnieri e Massimo Sgroi. Traduzione di Cristina Guarnieri, Silvia Guarnieri e Filippo Puzio), Edizioni EIR, 2015.
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