sabato 20 giugno 2015

Homeschooling. Percorso educativo indipendente dalle mura statali che consente ai genitori di istruire i propri figli in modo diretto e autonomo. Senza l’obbligo di rivolgersi alle istituzioni scolastiche e senza seguire i classici ritmi di interrogazioni, compiti e verifiche.


Educare alle emozioni non significa insegnare a un bambino, per esempio, a non arrabbiarsi.
Significa permettere al bambino di arrabbiarsi, aiutandolo a riconoscere quello che prova e a chiamarlo per nome. Significa imparare a stare nell'emozione senza esserne sopraffatto.
Altrimenti non è un'educazione, ma una forma di repressione.
Rossini-Urso www.consulcnzafamiliarc.com




«Chi non ha mai sentito il termine inserimento, usato per descrivere l'ingresso dei bambini a scuola? Considerando le scuole come fabbriche, nessun vocabolo è mai stato più azzeccato di questo. Come se i bambini fossero proprio i bulloni di un ingranaggio! Da adulti essi diventeranno poi risorse umane, cioè materiale grezzo da "lavorare" nelle aziende.» 
Erika Di Martino, Homeschooling - l'educazione parentale in Italia.




E quello che ne esce è un prodotto!



Si chiama homeschooling, non ha esami né frequenza scolastica
La legge italiana prevede l’apprendimento a casa.



Erika Di Martino, insegnante: 
«Non è un percorso per ricchi, ma servono genitori consapevoli»

Andrea Mariuzzo: 
"ci sono casi in cui funziona molto bene. ma serve un sistema di verifiche del profitto sulle abilità di base da parte delle autorità molto efficiente. di sicuro, per famiglie che per lavoro si muovono molto (artisti, personale diplomatico, ecc.) è una scelta migliore di quella di far cambiare una scuola l'anno ai figli. Poi, è ovvio, se la scuola-istituzione pubblica si è rivelata un modello vincente per affrontare la modernità è perché i suoi pregi più che compensano gli inevitabili difetti".



In Francia gli homeschoolers sono circa 40000,non proprio pochissimi...


Cari maturandi, non è questo il caso che vi riguarda. 
La vostra è la scuola tradizionale, l’homeschooling è un’altra cosa. 
Un percorso educativo indipendente dalle mura statali che consente ai genitori di istruire i propri figli in modo diretto e autonomo. Senza l’obbligo di rivolgersi alle istituzioni scolastiche e senza seguire i classici ritmi di interrogazioni, compiti e verifiche. Al centro c’è l’insoddisfazione nei confronti del sistema scolastico tradizionale. Il genitore dell’homeschooler percepisce l’educazione del figlio nei termini di esaltazione dell’individuo, eliminazione di stress ed importanza al contesto familiare. Un contesto in cui il bambino possa apprendere un programma scolastico promuovendosi come protagonista. Un percorso simile non ha mancato di far discutere. La prima obiezione (la più ovvia) riguarda l’isolamento del bambino, che, allontanato da un ambiente di socializzazione, non sarà capace di inserirsi nelle relazioni con le altre persone. Nè di affrontare correttamente le difficoltà della vita.
"L’homeschooling non è una cosa da ricchi: 
noi ci organizziamo, andiamo ai musei quando ci sono gli sconti, mio marito lavora. 
E anche io, da casa"

Erika di Martino, ex insegnante, madre di quattro (a breve cinque) bambini, tutti rigorosamente homeschooler, difende un percorso che «riprende i programmi ministeriali - talvolta anche con gli stessi libri -, li personalizza e li adatta ai ritmi e alle propensioni del bambino».

Cos’è l’educazione parentale?
È un’istruzione alternativa a quella della scuola tradizionale. La modalità di apprendimento è slegata da qualunque obbligo: può essere svolta in famiglia così come in un gruppo di persone, direttamente dai genitori o da un precettore privato, all’interno delle mura della casa o anche al di fuori.

Perché in Italia non è particolarmente diffusa mentre in Paesi come la Gran Bretagna sembra avere successo?
Negli Stati Uniti, in Canada e in Inghilterra è una pratica già avviata, mentre in Spagna, in Italia e in Francia i casi sono pochi. Fino a oggi si contano circa mille famiglie nel nostro Paese. Questo spiega perché da noi non se ne parli, anche se il fenomeno è in aumento. Recentemente a Rimini si è tenuto un incontro internazionale che ha riscosso grande successo.

Quanto costa un percorso homeschooling?
Sfatiamo il mito che l’homeschooling sia per ricchi: noi ci organizziamo, andiamo ai musei quando ci sono gli sconti e quando non c’è nessuno, così che ce li si possa godere meglio e con più tranquillità. Mio marito lavora e anche io lavoro da casa. Basta sapersi organizzare ed essere consapevoli di che tipo di percorso si sta intraprendendo.
Il bambino che fa homeschooling si inserisce apprende in modo naturale. Non deve aspettare di uscire dalla maturità (e dal ciclo scolastico) per entrare nella società

Come si potrebbe migliorare il sistema scolastico tradizionale?
I ragazzi dovrebbero essere messi a loro agio. Ad esempio si potrebbe togliere l’esame di fine anno e magari introdurre gli studi di gruppo. Già di per sè la vita presenta molte ansie a cui non ci si può sottrarre. È inutile incrementare la dose. I ragazzi non devono per forza essere messi alla prova. L’acquisizione della capacità di affrontare le difficoltà viene naturalmente. È la vita a fornire ostacoli inevitabili.
Il mondo di un bambino si divide tra compagni di classe, professori e compiti a casa.

Quello dell’homeschooler?
L’homeschooler ha a disposizione tutto il mondo. Non è come lo studente tradizionale, che trascorre le giornate chiuso in una stanza a imparare nozioni con l’ansia del voto e che ha, come centro, solo la scuola. L’homeschooler apprende in modo naturale. Questo risponde anche a chi dice che il bambino che studia a casa riscontra difficoltà nella socializzazione. Non deve aspettare di uscire dall’esame di maturità per entrare nella società.

Quali sono i maggiori svantaggi dell’homeschooling?
Non sempre la società accoglie in modo positivo un percorso di questo tipo, o perché giudica negativamente ciò che non conosce o perché è “abituata” a un altro sistema educativo. Talvolta per società si intende anche il resto della stessa famiglia. Essendo un percorso soggettivo che coinvolge interamente non solo il bambino ma anche il genitore, consiglio l’istruzione alternativa solo a quei genitori che siano consapevoli della difficoltà di tale percorso, che siano disposti a essere coinvolti in modo pressoché totale e che credano in un tipo di educazione come questo. L’homeschooling non è una scelta che va bene per tutti.
Se fino ad ora avevamo la certezza che la scuola fosse obbligatoria fino ai quindici anni, giova considerare il punto di vista dei promotori della scuola parentale. Le famiglie fanno appello alla legge italiana, che inserisce nella fascia di età 6-15 anni l’obbligo non di “andare a scuola”, bensì quello di “istruzione”. È questo il cavillo che impugnano i genitori dell’homeschooling.

Come si comporta la legge riguardo l’homeschooling?
L’istruzione alternativa è in Italia una pratica legale. Gli esami (facoltativi) che un homeschooler può conseguire sono due: la licenza media o la maturità e l’esame d’idoneità. Perché si possa continuare l’educazione parentale i genitori devono fornire una dichiarazione annuale in cui dimostrino di avere le adeguate disponibilità economiche e formative per educare il figlio. La famiglia può per diritto chiedere che il figlio si sottoponga ad un esame di idoneità o che consegua una licenza media/liceale, ma non è un dovere. L’esame è obbligatorio solo qualora l’homeschooler voglia entrare nel percorso formativo tradizionale.

Come si consegue la licenza liceale?
L’homeschooler si presenta come privatista, per cui occorre mettersi d’accordo con i dirigenti scolastici della struttura in cui si è scelto di dare l’esame. Deve inoltre disporre del diploma di terza media per poter accedere all’esame di maturità. In ogni caso, a meno che l’homeschooler non voglia intraprendere un percorso universitario, non è obbligatorio sottoporsi all’esame di maturità.

Come vengono accolti all’esame di maturità?
Per il diploma del liceo non si presentano particolari ostacoli. È presente una commissione statale e il contesto è più adulto. Atteggiamenti indisponenti si possono invece incontrare nel caso in cui l’homeschooler voglia rientrare in un ciclo di tipo elementare, in quanto le scuole si possono dimostrare più ostili all’educazione parentale.

L’educazione parentale segue il pensiero steineriano e il metodo Montessori?
Erika di Martino: entrambi vengono adattati all’esigenza del bambino. L’educazione parentale ha dei tratti in comune con Steiner, ma non segue rigidamente il suo pensiero, che si concretizza in una scuola a sé. La cartina tornasole dell’homeschooling è la felicità tanto del bambino quanto della famiglia. È un percorso eclettico: tanto l’homeschooling quanto l’unschooling sono dei percorsi soggettivi, privi di regole ben definite, che pongono al centro l’importanza dell’individualità del bambino e cercano di determinarne la felicità.

Maria Teresa Torri: il pensiero steineriano, il metodo Montessori e l’homeschooling si accomunano soltanto per l’importanza data alla centralità del bambino. Per ogni altro aspetto, Steiner si discosta completamente dall’educazione parentale. Il nucleo del suo metodo verte sull’entusiasmo per la bellezza del mondo, da qui nasce il desiderio di contribuire al miglioramento dell’umanità. Insieme al metodo Montessori (nato per reintegrare nella società i figli di internati psichiatrici), quello steineriano (nato nel contesto operaio successivo alla Prima Guerra Mondiale) compie una ricerca per migliorare il metodo d’apprendimento senza disfarsi dell’aspetto della socialità. L’homeschooling elimina il problema alla radice e porta il bambino in una dimensione tutelata ai massimi livelli. Se la scuola tradizionale non tiene conto del bambino in sé ma, al contrario, dà spazio esclusivamente all’apprendimento e alla società, allora bisogna dire che lo studente homeschooler, più che vivere immerso in essa, la osservi dall’esterno.
Andrea Amiotti, Studentessa del Liceo Classico Parini di Milano, in stage a Linkiesta

http://www.linkiesta.it/homeschooling-maturita-scuola

“Niente scuola, preferisco che imparino a casa”
Una mamma di S. Stefano Roero racconta il primo anno di Elementari del figlio tra le mura domestiche. Partecipa al sondaggio: sei favorevole o contrario?

Corrado, il bimbo di Santo Stefano Roero, studia a casa. Nella foto è con la sorella maggiore Adelaide che da settembre seguirà l’esempio del fratello
LEGGI  L’art. 30 della Costituzione e il parere della mamma roerina




La stampa:
Via lo zaino e il portapenne, niente più quaderni né sussidiari. 
È l’«homeschooling» - in Italia «istruzione parentale» -, ovvero quando i bambini imparano restando a casa. Un fenomeno molto diffuso in America, che sta prendendo piede anche in Italia. E che pure nella provincia di Cuneo comincia a suscitare interesse. «Già da anni - confermano dal Provveditorato -, anche se non abbiamo numeri esatti poiché ogni famiglia dichiara direttamente al proprio dirigente scolastico di essere in possesso dei requisiti tecnici ed economici per poterlo fare». Ad esempio una mamma di Cerretto Langhe fa studiare a casa tre dei suoi figli.  

«Diritto costituzionale»  
Ma è legale? «Non solo lo è, ma istruire i propri figli è per noi italiani un diritto costituzionale, sancito dall’articolo 30». A parlare è Virginia Scarsi, mamma di Santo Stefano Roero, che a settembre ha scelto l’homeschooling per il figlio Corrado, che avrebbe dovuto iniziare la prima Elementare. «Per lui abbiamo optato per l’”unschooling” - precisa -, la versione più “libera” dei tanti approcci: non seguiamo nessun programma, l’apprendimento si basa sulle passioni del bambino e il tempo-scuola è il 100 per cento del nostro tempo».  

Lezioni anche in vacanza  
Capita così di fare piccole lezioni di fisica e chimica durante la cena o ancora di imparare storia e geografia nel bel mezzo di gite e vacanze.  
«Perché aspettare di essere più grandi se c’è la curiosità, ingrediente che nei bambini non manca mai?» aggiunge Virginia, che svela gli strumenti di insegnamento. «Noi usiamo libri e fumetti, musei e l’aria aperta, documentari e Internet. Penso che proprio la rete sia una risorsa ancora troppo poco sfruttata dalla scuola tradizionale. La cosa fondamentale è che i genitori cambino forma mentis, si mettano in gioco continuamente e siano pronti a rispondere a mille domande».  

Il «nodo» degli esami  
Per quanto riguarda gli esami di sbarramento, c’è una circolare ministeriale che dice che «al termine dell’anno scolastico l’alunno dovrà sostenere la prova di idoneità prima dell’inizio del successivo» (quella relativa all’anno 2015/16 è la numero 51 del 18 dicembre 2014).  

«So che in molti hanno vinto i ricorsi, perché la legge invece dice che non sono obbligatori esami a meno che non si intenda rientrare nel normale percorso scolastico - spiega Virginia -. Probabilmente richiederò per Corrado un test di quinta elementare in caso dovessi riscriverlo a scuola. Da settembre comincerò a far studiare a casa anche l’altra mia figlia Adelaide, che deve iniziare le Medie. Ci tengo a sottolineare che l’homeschooling non è per tutti: è un impegno notevole e chi l’affronta deve essere libero da ansie da prestazione nei propri confronti e dei figli».  

«L’apprendimento non è incasellabile»  
E conclude: «Ma neanche la scuola è per tutti: sicuramente non è adatta a bimbi come mio figlio, iperattivo e poco malleabile, per cui già andare all’asilo era una sofferenza. Ora è felice, impara con i suoi tempi, su molte cose sarà più “indietro” dei suoi compagni, ma la cosa non mi interessa. I risultati dell’homeschooling si possono pienamente apprezzare solo dopo parecchi anni, perché è un apprendimento a 360 gradi, spontaneo, complesso e multiforme, difficilmente incasellabile. Come la vita».  


CRISTINA BORGOGNO

http://www.lastampa.it/2015/06/04/edizioni/cuneo/niente-scuola-preferisco-che-imparino-a-casa-btAuwSIv7kJQG8nTtooeCM/pagina.html






Piero Lucchese
Io semplicemente penso che non abbiamo bisogno di caserme per i bambini e i ragazzi. La scuola, Il vero percorso educativo, non assomiglia in niente a questa scuola che ci si ostina a salvare, a riformare. Va abbattuta. Solo cosí la crescita individuale, accompagnata finalmente da una Pedagogia libertaria, sarà crescita sociale, evoluzione, Libertà. Descolarizziamo la società, disse il buon Illich. Per questo fu cosí odiato ma anche cosí amato...da pochi, ma intensamente. Lasciate in bambini e i ragazzi in pace [...]
Questa società è composta da una moltitudine di persone che ha prima subito un'impronta autoritaria e violenta e poi via via nel tempo ne ha accolto le prassi immedesimandosi con la sua natura liberticida. La scuola obbligatoria serve a formare cittadini che assumeranno a seconda dei casi e delle circostanze uno schema riproducibile allo scopo di perpetuare il Sistema: o un ruolo da padrone o da servo. Non si scappa. [...] io non credo che chi lotta per l'emancipazione umana possa ripromettersi molto da questo mezzo (l'educazione) I governi di tutti i tempi hanno cercato di tener sempre loro le redini dell'educazione del popolo; poiché sanno meglio di chiunque che la loro potenza è basata quasi totalmente sulla scuola. [...]
Ficcatevi in testa che il supremo bene dell'umanità non è tanto l'istruzione ne l'incivilimento, bensi la libertà creativa il pieno sviluppo dell'individuo e delle sue capacità. Le scuole vanno abolite e al loro posto si potrebbero mettere dei istituti di ricerca aperti a tutti/e gli individui di ogni età ma senza obbligo di frequentazione, senza voti, senza esami...... Semplicemente laboratori di ogni materia ove ognuno puo recarsi per dare una risposta alle proprie curiosità e approfondire quanto più gli pare un determinato argomento......



Antonella Scalvini
Non riesco ad immaginare un mondo autodidatta





Antonella Scalvini Non si tratta di un mondo da autodidatti, anzi!
E' un mondo di collaborazione, ma di collaborazione attiva e libera.
Diverso da quello che si trova a scuola.


Daniele Iavarone 
Forse Antonella non conosce le scuole tipo Summerhill, dove i bambini imparano senza necessariamente essere offesi o limitati nelle loro capacità.
[...] io sono contrario alla scuola proprio perché non insegna questo:
i bambini non sanno pensare in modo logico, né creativo. Non sanno argomentare, non sanno cercare le informazioni utili dai testi che leggono etc.
Sono robot. Operai che devono obbedire per far contenti maestri e genitori.
Non dico che non ci siano eccezioni da entrambe le parti, ma se un panettiere brucia migliaia di panini e ne fa bene solo uno, il bisogno della città non viene soddisfatto e di certo non si può dire che sia un bravo cuoco.


Roberto Padovan 
E' tutta la società che non va. I genitori dovrebbero essere i primi educatori.
Ma sono costretti ad abbandonare i figli agli altri perché devono lavorare entrambi tempo pieno. Sottopagati entrambi


Sofia Maggi 

non trovo esagerato, chiaramente la scuola è una prigione senza sbarre, oltretutto costringono i bambini a stare seduti fermi per 4/5 ore di seguito, almeno in galera puoi alzarti in piedi e camminare nella cella


Andrea Mottola

Magari fosse 1/10 di quello che avete scritto...
Le scuole sono diventate delle giungle dove non c'è più rispetto per i professori, prima facevano bene a bacchettare, ora appena alzi la voce i genitori degli studenti ti fanno il mazzo... Io ho finito da poco la scuola e vi dico la verità : è l'anarchia totale


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