martedì 16 giugno 2015

Gianluca Lo Presti‎. Nostro figlio è dislessico. Autostima.

"La dislessia non è qualcosa che si ha, non è una malattia, non è niente di tutto questo. E’ qualcosa che si è. Io sono dislessico."
Giacomo Cutrera




POTENZIAMENTO O RIABILITAZIONE dei DSA?
Dopo la diagnosi di DSA molti genitori iniziano per i loro figli un percorso di incontri con Psicologi, Logopedisti, Educatori, Pedagogisti, Psicomotricisti, (ognuno di questi, adeguatamente formato con competenze specifiche per i DSA) al fine di migliorare le abilità.
Nei DSA, dal punto di vista puramente Formale si parla di Riabilitazione o di Rieducazione Funzionale. E questo si fa quando si emettono le ricevute fiscali [esempio, nel nomenclatore dell’CNOP alla voce “Abilitazione e Riabilitazione Psicologica” con il cod.28 si legge “Rieducazione funzionale di specifici processi o abilità cognitive” (fonte)]. Oppure quando si elaborano progetti di intervento all’interno del Servizio Sanitario Nazionale. E’ dunque un “linguaggio” ufficiale. Infatti nei manuali diagnostici (per approfondire il DSM-5 correlato con i Disturbi Evolutivi, ti consiglio questo libro) si parla di “Disturbo”, e DSA significa, appunto, “Disturbo Specifico di Apprendimento”. Associato alla parola “disturbo” vi è poi la parola “Riabilitazione”.
Nonostante ciò, proprio negli ultimi anni si è cercato sottolineare che i DSA più che dei “Disturbi” siano delle “Caratteristiche”. Nel dettaglio il PARCC sui DSA indica che:
Dislessia, disortografia e discalculia possono essere definite caratteristiche dell’individuo, fondate su una base neurobiologica; il termine caratteristica dovrebbe essere utilizzato dal clinico e dall’insegnante in ognuna delle pos- sibili azioni (descrizione del funzionamento nelle diverse aree e organizzazione del piano di aiuti) che favoriscono lo sviluppo delle potenzialità individuali e, con esso, la Qualità della Vita.” (PARCC, 2011, pp. 21-22).
In sintesi, ci sono contesti formali in cui si parla di Riabilitazione. 
Anche si sta portando avanti la campagna di sensibilizzazione di definire i DSA come delle Caratteristiche (cosi facendo allontaneremmo anche il concetto di Riabilitazione).
Un esempio è tratto dal commento (in una discussione inerente proprio questo dibattito) di Giacomo Cutrera (Vide-presidente AID) il quale indica così il suo punto di vista:


Giacomo Cutrera:
"Quello che racconto è uguale da almeno cinque anni e, si, la dislessia è una carattristica, una neurodiversità, una varietà neurobiologica, sicuramente non una malattia o un handicap. Credo ci sia un pò di confusione sul termine "abilitazione" ne posso parlare da informatico perché ho fatto questo argomento come tesi. La sintesi vocale è considerata a livello scientifico come strumento compensativo e "abilitativo" perchè la "lettura con le orecchie" ha tutti gli aspetti positivi della lettura: aumenta il vocabolario mentale, la padronanza del linguaggio e indirettamente aumenta anche la velocità di lettura perché conoscendo più termini essa diventa più agevole, in sostanza viene considerato abilitativo perché aiuta nell'acquisizione di nuove abilità o nel rinforzo di esse, la stessa cosa vale per le mappe e per esempio per i programmi per la scrittura al computer con 10 dita sono abilitativi perché permettono di acquisire tale abilità. In generale quello di cui io parlo è abilitazione e acquisizione di strategie, cosa che molti fanno autonomamente, ma che può essere utile apprendere da un maestro o da qualcuno che ti indica un metodo e ti supporta nell'apprendimento di esso, la mia personale competenza da non esperto arriva fino a qui. per la validità di altre strategie lascio la parola a gli esperti, io non ho mai fatto logopedia quindi non posso dire nulla a riguardo, ma mio fratello che è dislessico e aveva anche un disturbo del linguaggio l'ha fatta e a lui è stata molto utile, quindi credo sia una bella idea quella di spendere un po' di tempo per fare chiarezza" 
Giacomo Cutrera, 11 settembre alle ore 17:22


Come sempre Giacomo Cutrera è chiaro su molti aspetti.
Non è però ora mia intenzione parlare di quando fare il potenziamento, come esso funziona ed ed entro che età è bene iniziarlo (lo scriverò nei prossimi giorni sempre qui nel mio sito -> “Potenziamento”, mentre qui trovi un video che ho realizzato dal titolo “3 regole sul potenziamento dei DSA“ https://www.youtube.com/watch?v=sggb7XLLuSw ) dunque vediamo adesso perché è bene parlare di Potenziamento e non di Riabilitazione.

ECCO PERCHE’ NEI DSA E’ MEGLIO PARLARE DI POTENZIAMENTO 
(e non di Riabilitazione)

Iniziamo subito da un chiarimento terminologico: Potenziamento o Riabilitazione dei DSA?
Per il termine Riabilitazione il dizionario della Treccani riporta quanto segue:
Il complesso delle misure mediche, fisioterapiche, psicologiche e di addestramento funzionale intese a migliorare o ripristinare l’efficienza psicofisica di soggetti portatori di minorazioni congenite o acquisite” (fonte: http://www.treccani.it/vocabolario/riabilitazione/)
Mentre per il termine Potenziamento, sempre il dizionario della Treccani indica come:
Rendere potente o più potente, dare incremento, conferire maggior valore, sviluppo, forza (…), fornirle i mezzi necessari per un solido sviluppo” 
(fonte: http://www.treccani.it/vocabolario/potenziare/).
In sintesi, si Riabilita qualcosa che prima c’era ed ora non c’è più
Dunque non possiamo associarla ai DSA. 
Se avessimo un bambino che prima legge e poi, di colpo (causa trauma, incidente, etc) non legge più (al di la che NON sarebbe un DSA, perchè il DSA è innato) allora parleremmo di Riabilitazione.
Ma nei DSA la caratteristica è innata. Dunque è un qualcosa che non c’è mai stata e che stenta a svilupparsi

Vediamo due casi esemplificativi:
Caso 1 (Riabilitazione) Carlo legge come tutti, sino a quando, in 3° classe primaria, ha un brutto incidente con la macchina, sbatte purtroppo la testa, non ha nulla di grave, ma, oltre mal di testa, da quel giorno legge più lentamente e con errori. In questo caso faremo una Riabilitazione, per un soggetto che NON ha DSA ma un deficit cognitivo su base traumatica.

Caso 2 (Potenziamento) Mario inizia la scuola e da subito mostra difficoltà nel leggere, queste difficoltà diventano molto più evidenti nel corso degli anni, siamo a settembre della 3° classe primaria in cui, dopo una visita specialistica (in assenza di traumi, assenti problemi visivi etc) viene posta diagnosi di DSA. (per approfondire i criteri diagnostici per DSA, ti consiglio di visionare questo libro). In questo caso parleremo di Potenziamento delle abilità di lettura (pur considerando che in documenti ufficiali spesso si scrive “Riabilitazione”).
Visto che è dunque nelle nostre intenzioni dare il più aiuto possibile nello svilupparsi dell’abilità: noi “Potenziamo” le abilità di velocità e correttezza della lettura nella Dislessia; “Potenziamento” le abilità ortografiche per la diminuzione degli errori ortografici nella Disortografia; “Potenziamo” le abilità grafiche di scrittura per migliorare la qualità del gesto grafico; “Potenziamo” le abilità i calcolo per aumentare la velocità ma soprattutto diminuire gli errori.
Nel mio lavoro, ormai da anni parlo di Potenziamento delle abilità di Apprendimento, attraverso l’uso di specifici esercizi per la lettura, scrittura e calcolo. Che possono essere svolti sia con operatore che a casa (meglio se in entrambi i contesti).

In tal senso nel mio ultimo libro “Nostro figlio è dislessico”, trovi tutti gli esercizi e le attività di potenziamento da me consigliate (ecco dove trovare il libro, scopri di più).

Dunque invito tutti voi a:
1-  DSA come delle Caratteristiche.
2- Potenziamento delle abilità
3- Condividere questo post (se lo trovate utile) e dare un occhiata a queste pagine che ho scritto per voi -> 
(PDF: http://shop.erickson.it/front4/Image/Products/LIBRO_978-88-590-0600-8_X420_Nostro-figlio-e-dislessico/Pdf/SFO_978-88-590-0600-8_Nostro-figlio-e-dislessico.pdf )

Con un cordiale saluto
Gianluca Lo Presti




Giacomo Cutrera
La musichetta delle pubblicità

Una mia amica da ripetizioni e mi ha domandato se c'era qualcosa in particolare, qualche strategia utile per i ragazzi dislessici
Qualche strategia per fare in modo che i concetti rimangano più impressi.

Io non sono un esperto di dislessia quindi mi sono limitato a farle un esempio di quello che vivo io.

" Se io ti dico Rosita, tu a chi pensi? " lei non mi ha risposto e mi ha detto che ci doveva pensare, ma poi le ho detto che la domanda non era seria e che poteva anche dirmi una stupidata se voleva. 
Lei ha sogghignato e mi ha detto: "Mi è venuta in mente la gallina di Banderas, quella della pubblicità"

"Esatto" ho risposto io e poi ho iniziato a dirle frasi che richiamavano a pubblicità, e le ho chiesto: 
- Quale musica veniva fatta ascoltare ?
- Quale attore era presente ?
- Quale marca pubblicizzava ?
- Trama, note a margine ecc..

Lei ricordava tutto partendo da una piccola frase. 
Hai appreso un sacco di informazioni, informazioni poco utili nella vita, ma le hai immagazzinate in memoria in maniera perfetta.

Tu hai imparato quelle cose perché chi ha fatto quella pubblicità ha collegato quel concetto a immagini, parole, suoni e un contesto pratico. 
Hanno usato almeno quattro canali di apprendimento per far giungere una serie di informazioni interconnesse. che poi ti ricordi perfettamente.

Quando io studiavo a scuola le informazioni mi arrivavano da un unico canale : La Lettoscrittura (leggi da pagina 1 a 7). 
Io da buon dislessico ho un disturbo specifico su questo canale e quindi se le informazioni passano da esso faccio una fatica bestiale ad acquisirle efficacemente.

Nel mio percorso di studi ho trovato anche e per fortuna professori che non si limitavano a propormi i concetti mediante questo unico canale, ma facevano esempi concreti, mostravano immagini e davano il senso dei teoremi mostrando la loro utilità pratica. 
Quando spiegavano questi professori io non avevo alcun problema ad apprendere perchè la difficoltà nella lettura era controbilanciata dalla mia alta ricettività sugli altri canali.
Prova a usare più canali.

Ho rivisto questa mia amica qualche mese dopo e mi ha detto che tutto questo non è utile solo per i ragazzi dislessici, ma è utile per tutti i ragazzi a cui da ripetizioni.
Spesso si pensa che bisogna insegnare ai dislessici proponendo cose semplificate, ma la realtà è esattamente opposta
Un insegnante che ricerca un metodo più efficace per trasmettere dei concetti sarà più incisivo sia per i ragazzi dislessici e per tutti gli altri.





Sono stata insegnante di scuola primaria per 38 anni.
Ebbene la strategia dell'associazione visiva e uditiva è sempre stata vincente per tutti.




Mia figlia dislessia discalcula in terza elementare non sapeva neanche incolonnare un operazione ora al secondo anno di superiori mi porta 10- al compito di matematica e non ha voluto più il sostegno
....con tanto impegno e credere tanto in se stessi !!!!!



Salvatore Marzella 
Brava che strategia ha usato?




Si fa degli schemi e studia con quelli....
però il cammino è stato lungo, da piccola per due anni due volte a settimana dalla logopedista e in più quattro volte a settimana una ragazza che la seguiva a casa sono passati otto anni nel frattempo quella ragazza e' diventata psicologa e grazie a lei Eleonora ha raggiunto grandi traguardi e alla sua grande volontà di riscattarsi ...il cammino è ancora lungo lo scoglio grande è ancora non saper leggere l'orologio e contare il resto ma sono sicura che arriverà anche a quel traguardo !



Ho notato che molti commenti parlano di dislessia come una malattia deficitaria, ma non lo è, i nostri figli sono normalissimi, no, ho sbagliato, perché sono più intelligenti della norma, hanno solo un modo diverso di apprendimento e capito come funziona vanno da loro senza più aiuti e con grandi soddisfazioni come sta succedendo a mia figlia. Sono orgogliosa di avere una figlia dislessica



Sono la nonna di una ragazza di tredici anni dislessica e discalculica. 
Ha fatto le elementari da incubo con insegnanti che la consideravano una spina nel fianco. 
Alle medie peggio ancora, è stata bocciata e la sua disistima è cresciuta così tanto che ora si è adultizzata. Ha elaborato strategie di compensazione attraverso distorsioni della realtà in cui le bugie e i sotterfugi sono il suo vero mondo. La scuola per lei ora è solo un peso e, nonostante i nostri sforzi, ha perso interesse e curiosità. Che fare?




Ciao a tutti ... anche mio figlio di 15 anni è DSA con certificazione; fa il secondo superiore ma ho costatato che fino alle medie con il sostegno le cose sono andate abbastanza bene ma ora alle superiori trovo difficoltà con lui che non vuole usare i mezzi compensativi perché lo fanno sentire diverso e ha paura di diventare il soggetto dei sui compagni che lo additerebbero come privilegiato, cosa che era accaduta alle scuole medie



Progetto Screening DSA
Problema: Sono ancora molti i bambini, bambine e studenti con Disturbi Specifici di Apprendimento, che pur faticando negli apprendimenti scolastici, non vengono segnalati come oggetto di attenzione. Così facendo si rischiano non solo i classici abbandoni scolastici ma anche un eventuale sviluppo di problematiche a carattere emotivo.

Obiettivo: identificazione precoce delle difficoltà e disturbi specifici di apprendimento nelle classi 3-4-5 della scuola primaria.

Le Fasi

Raccolta dati
1- > Colloqui con insegnanti + Test collettivi (1° screening di 1° livello, su tutti i soggetti)

2- > Test individuali (2° livello di screening, solo su soggetti segnalati in precedenza)



Attività di recupero mirato
3- > Potenziamento abilità di lettura nei casi segnalati al 2° livello di screening


Segnalazione definitiva
4- > Si considera 3° livello di screening tutti qui soggetti che non hanno avuto un significativo miglioramento dalle attività di recupero.



Questi soggetti andranno segnalati come oggetto di attenzione specialistica, così come indicato dal comma 2, art.3 legge 170/10, il quale indica che: “Per gli studenti che, nonostante adeguate attività di recupero didattico mirato, presentano persistenti difficoltà, la scuola trasmette apposita comunicazione alla famiglia”.


Strumenti possibili
BVN 5-11 (consigliata nel rapporto prezzo qualità).
http://www.erickson.it/Libri/Pagine/Scheda-Libro.aspx?ItemId=37487


SPEED
http://www.erickson.it/Multimedia/Pagine/Scheda-Minikit.aspx?ItemId=40518


PR-CR 2
http://www.giuntios.it/catalogo/test/prcr-2-2009


Attenzione: si sconsiglia altamente l’uso delle prove MT.  Queste in quanto fondamentali in fase diagnostica ( sostituibili per lo screening con Le prove di valutazione della lettura sono state sviluppate nell’ambito dell’attività di ricerca dell’unità di Neuropsicologia dell’IRCCS Fondazione Santa Lucia di Roma , qui:
http://www.hsantalucia.it/modules.php?name=content&pa=showpage&pid=1032


Importante: NON somministrate le prove di Lettura di Parole e Non-parole della DDE-2 nello screening! Sono prove essenziali ai fini diagnostici e NON di screening.

Per approfondire gli strumenti di potenziamento puoi consultare il libro “Nostro figlio è dislessico”  da pagina 125 a pag. 142, QUI
http://www.erickson.it/Libri/Pagine/Scheda-Libro.aspx?ItemId=41218





Gianluca Lo Presti
Nostro figlio è dislessico
Manuale di autoaiuto per i genitori di bambini con DSA

Presentazione (Claudio Vio) Introduzione
PRIMA PARTE
Capire e affrontare i Disturbi Specifici di Apprendimento

Capitolo primo
Le difficoltà di apprendimemo che un bambino incontra a scuola

Capitolo secondo
Disturbi Specifici di Apprendimento: domande & risposte

Capitolo terzo
Tuttoo sulla diagnosi di DSA

Capitolo quarto
Dopo la diagnosi di DSA

SECONDA PARTE
Aiutare uno studente con DSA nell'apprendimento scolastico

Capitolo quinto
Pianificazione delle attività di studio e tecniche motivazionali

Capitolo sesto
Strategie di studio per i DSA

Capitolo settimo
Potenziare le abilità di apprendimento

Capitolo ottavo
Attività dispensativc c strumenti compensativi 143

Capitolo nono
Autonomia di studio nei DSA 169

Le 3 cose da ricordare dopo aver letto questo libro 175

Bibliografia 179

Appendici 185

Lasciate che vi racconti una storia.
"In seconda elementare G. si era fatto ancor più nervoso e irritabile, a tratti pieno di rabbia e permaloso, mentre i rapporti con i compagni peggioravano. La differenza con il resto della classe sì era fatta evidente. Anche a casa la situazione non era allegra: la sua resistenza si era fatta più forte e usava tattiche di tutti i tipi per evitare di fare i compiti. Lasciava libri e quaderni a scuola o tornava senza penne, senza colori, senza astuccio. Glieli ricompravo, e li perdeva di nuovo. Una vera disperazione. Ogni tanto svolazziva qualche quaderno o scappava qualche urlo, insieme alla pazienza. Mi sarebbe servita una «mamma di sostegno», o almeno qualcuno che mi spiegasse come aiutarlo. Ero sola e un po' sconfortata. Il papà, un po' perché allergico alle attività scolastiche, un po' per la preoccupazione di rivedere come in un piccolo specchio il riflesso di personali sofferenze tra i banchi, si teneva fuori. Non riuscivo a capire cosa gli impedisse di imparare a leggere e a scrivere come gli altri, cosa lo portasse ad avere un rapporto cosi faticoso con la scuola.
Il racconto è di Anna Di Lauro (2012), una mamma con un figlio con DSA. Vi siete mai trovati in questa situazione? Sappiate che non siete i soli, perché sono molte le storie simili a queste che ascolto ogni giorno quando ho di fronte un genitore che elenca tutte le difficoltà che incontra con il proprio figlio, anche solo dall'iniziare a fargli eseguire i compiti a casa, sino ai problemi nell'apprendimento della lettura, scrittura o calcolo. Da qui nascono molti dubbi e domande, come, ad esempio: Perché accade questo?, Cosa ha mio figlio?. Come posso aiutarlo?
Fino a quando un giorno si scopre che si è dì fronte a un disturbo specìfico dell'apprendimento (DSA). Questo libro, sulla base di anni di lavoro dedicato esclusivamente alla diagnosi e all'aiuto dì bambini, famiglie e insegnanti nell'ambito dei DSA, è stato specificamente realizzato per guidare i genitori di bambini con dislessia, disortografia, disgrafia e dìscalculìa.
Nella Prima parte del volume, «Capire e affrontare i Disturbi Specifici di Apprendimento», si spiega in parole semplici cosa sono i DSA, come si manifestano e le varie implicazioni emotive che spesso si devono affrontare, cosa fare e come comportarsi passo dopo passo con la scuola una volta ottenuta la diagnosi, e come, ad esempio, ottimizzare il Piano Didattico Personalizzato (PDP). Nella Seconda parte, «Aiutare uno studente con DSA nell'apprendimento scolastico», si passano in rassegna, invece, le tecniche educative, le strategie dì studio, di potenziamento e le attività dispensativi e compensative per soggetti con DSA. Leggendo il testo, incontrerete inoltre dei box di approfondimento, realizzati da esperti nei DSA o psicologi — che ringrazio personalmente sin da ora — ai quali ho chiesto il proprio autorevole contributo al fine dì aiutare ancor di più con chiarimenti o guide di maggiore specificità.1
Adesso tocca a voi. Leggete con attenzione, confrontatevi con altri genitori e applicate giorno dopo giorno i consigli, i materiali e gli strumenti di questo libro insieme ai vostri figli.
Fatene buon uso.

1. Ove non diversamente specificalo, i box di approfondimento sono a cura dell'autore.

http://shop.erickson.it/front4/Image/Products/LIBRO_978-88-590-0600-8_X420_Nostro-figlio-e-dislessico/Pdf/SFO_978-88-590-0600-8_Nostro-figlio-e-dislessico.pdf



Gianluca Lo Presti‎
"Nostro figlio è dislessico" libro di G. Lo Presti

Le 7 regole per coltivare l'autostima di tuo figlio.

(Per chi cliccherá "partecipa" all'evento, avrà a disposizione guide e risorse per i Disturbi Specifici Apprendimento che pubblicherò fino alla presentazione online di settembre 2015. Basta "partecipare" per garantirsi il proprio posto comodamente seduti a casa)

Nel libro "Nostri figlio è dislessico" parleremo anche di autostima, ecco i nostro suggerimenti:

1 - Dai obiettivi realistici

Per evitare che si scoraggi, se l’obiettivo è impegnativo si può aiutare il bambino a tagliare il traguardo attraverso alcune tappe. Se, ad esempio, ha 4 in matematica, è irrealistico pretendere un 8 a breve termine. È invece più facile che riesca ad arrivare al 5 la volta successiva, al 6 quella dopo ancora e al 7 alla terza prova per raggiungere l’8 alla quarta.

2 - “Ancorarlo” nei suoi successi

Per rafforzare la memoria dei successi (quali che siano: anche un goal alla partita all’oratorio) può essere utile creare un “calendario dei successi”, sul quale annotarne uno ogni settimana perché sia immediatamente visibile.

3 - Criticarlo, ma in modo costruttivo

Se rompe un piatto apparecchiando, non bisogna aggredirlo immediatamente. Invece, è meglio prima complimentarsi per aver assolto al suo compito, e poi dirgli che “però sarebbe stato meglio se il piatto fosse stato ancora intero”. In generale, funziona molto bene la “regola del sandwich”: un complimento, una critica, un complimento (“Grazie per avermi aiutato, ma non hai ancora sistemato camera tua. Ah, dimenticavo: ancora bravo per l’8 in italiano”).

4 - Credere in lui

Basta una frase: “Ho fiducia in te, ce la farai”. Sembra una banalità, ma il fatto di sapere che qualcuno crede il lui, per il bambino è fondamentale, e lo aiuta ad aver fiducia nelle proprie capacità per affrontare senza paura anche situazioni nuove. Una fiducia che si può rafforzare anche affidandogli qualche responsabilità in casa (adeguata alla sua età, ma senza mettere l’asticella troppo in basso: il “ti piace vincere facile” fa danni).

5 - Sostenerlo

Quando lo scoramento prende il sopravvento a causa di una caduta nella strada verso il traguardo, bisogna aiutare il bambino a rialzarsi. Facendogli capire che nella vita un fallimento può sempre capitare, ma che alla lunga gli sforzi vengono comunque ricompensati.

6 - Fare il tifo per lui

Il rafforzamento positivo nei confronti del bambino si ottiene anche con piccole cose: “Simpatica la tua maglietta”, “Bella questa pettinatura”, “Il tuo zaino è molto più ordinato di una volta”… Però bisogna evitare di fare l’errore di sovrastimare le sue capacità: dirgli in continuazione “sei un genio”, per esempio, rischia di essere controproducente. Perché, alla prova dei fatti, potrebbe accorgersi di non essere veramente a un livello molto più alto di compagni e amici. E cadere dall’alto di un piedistallo fa più male.

7 - Fargli coltivare i suoi talenti

La buona riuscita a scuola non sempre va di pari passo con le capacità di ciascuno: Einstein (giudicato uno studente mediocre dai suoi professori) ne è l’esempio. Quindi, per preparare un bambino alla vita, è bene fargli coltivare i suoi talenti e le sue passioni, senza pregiudizi: preferite che vostro figlio diventi un ottimo cuoco o un pessimo medico?

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Leggi tutti i post su Dislessia, DSA nel blog:
http://gianlucalopresti.net/nostro-figlio-e-dislessico/






POTENZIAMENTO O RIABILITAZIONE dei DSA?

Dopo la diagnosi di DSA molti genitori iniziano per i loro figli un percorso di incontri con Psicologi, Logopedisti, Educatori, Pedagogisti, Psicomotricisti, (ognuno di questi, adeguatamente formato con competenze specifiche per i DSA) al fine di migliorare le abilità.

Nei DSA, dal punto di vista puramente Formale si parla di Riabilitazione o di Rieducazione Funzionale. E questo si fa quando si emettono le ricevute fiscali [esempio, nel nomenclatore dell’CNOP alla voce “Abilitazione e Riabilitazione Psicologica” con il cod.28 si legge “Rieducazione funzionale di specifici processi o abilità cognitive” (fonte)]. Oppure quando si elaborano progetti di intervento all’interno del Servizio Sanitario Nazionale. E’ dunque un “linguaggio” ufficiale. Infatti nei manuali diagnostici (per approfondire il DSM-5 correlato con i Disturbi Evolutivi, ti consiglio questo libro) si parla di “Disturbo”, e DSA significa, appunto, “Disturbo Specifico di Apprendimento”. Associato alla parola “disturbo” vi è poi la parola “Riabilitazione”.

Nonostante ciò, proprio negli ultimi anni si è cercato sottolineare che i DSA più che dei “Disturbi” siano delle “Caratteristiche”. Nel dettaglio il PARCC sui DSA indica che:

“Dislessia, disortografia e discalculia possono essere definite caratteristiche dell’individuo, fondate su una base neurobiologica; il termine caratteristica dovrebbe essere utilizzato dal clinico e dall’insegnante in ognuna delle pos- sibili azioni (descrizione del funzionamento nelle diverse aree e organizzazione del piano di aiuti) che favoriscono lo sviluppo delle potenzialità individuali e, con esso, la Qualità della Vita.” (PARCC, 2011, pp. 21-22).

In sintesi, ci sono contesti formali in cui si parla di Riabilitazione. Anche si sta portando avanti la campagna di sensibilizzazione di definire i DSA come delle Caratteristiche (cosi facendo allontaneremmo anche il concetto di Riabilitazione).

Un esempio è tratto dal commento (in una discussione inerente proprio questo dibattito) di Giacomo Cutrera (Vide-presidente AID) il quale indica così il suo punto di vista:

Schermata 2015-09-17 alle 01.59.43

Come sempre Giacomo Cutrera è chiaro su molti aspetti.

Non è però ora mia intenzione parlare di quando fare il potenziamento, come esso funziona ed ed entro che età è bene iniziarlo (lo scriverò nei prossimi giorni sempre qui nel mio sito -> “Potenziamento”, mentre qui trovi un video che ho realizzato dal titolo “3 regole sul potenziamento dei DSA“) dunque vediamo adesso perché è bene parlare di Potenziamento e non di Riabilitazione.

ECCO PERCHE’ NEI DSA E’ MEGLIO PARLARE DI POTENZIAMENTO (e non di Riabilitazione)

Iniziamo subito da un chiarimento terminologico: Potenziamento o Riabilitazione dei DSA?

Per il termine Riabilitazione il dizionario della Treccani riporta quanto segue:

“Il complesso delle misure mediche, fisioterapiche, psicologiche e di addestramento funzionale intese a migliorare o ripristinare l’efficienza psicofisica di soggetti portatori di minorazioni congenite o acquisite” (fonte: http://www.psy.it/lo_psicologo/nomenclatore.html)

Mentre per il termine Potenziamento, sempre il dizionario della Treccani indica come:

“Rendere potente o più potente, dare incremento, conferire maggior valore, sviluppo, forza (…), fornirle i mezzi necessari per un solido sviluppo” (fonte).

In sintesi, si Riabilita qualcosa che prima c’era ed ora non c’è più. Dunque non possiamo associarla ai DSA. Se avessimo un bambino che prima legge e poi, di colpo (causa trauma, incidente, etc) non legge più (al di la che NON sarebbe un DSA, perchè il DSA è innato) allora parleremmo di Riabilitazione.

Ma nei DSA la caratteristica è innata. Dunque è un qualcosa che non c’è mai stata e che stenta a svilupparsi. Vediamo due casi esemplificativi:

Caso 1 (Riabilitazione) Carlo legge come tutti, sino a quando, in 3° classe primaria, ha un brutto incidente con la macchina, sbatte purtroppo la testa, non ha nulla di grave, ma, oltre mal di testa, da quel giorno legge più lentamente e con errori. In questo caso faremo una Riabilitazione, per un soggetto che NON ha DSA ma un deficit cognitivo su base traumatica.

Caso 2 (Potenziamento) Mario inizia la scuola e da subito mostra difficoltà nel leggere, queste difficoltà diventano molto più evidenti nel corso degli anni, siamo a settembre della 3° classe primaria in cui, dopo una visita specialistica (in assenza di traumi, assenti problemi visivi etc) viene posta diagnosi di DSA. (per approfondire i criteri diagnostici per DSA, ti consiglio di visionare questo libro). In questo caso parleremo di Potenziamento delle abilità di lettura (pur considerando che in documenti ufficiali spesso si scrive “Riabilitazione”).

Visto che è dunque nelle nostre intenzioni dare il più aiuto possibile nello svilupparsi dell’abilità: noi “Potenziamo” le abilità di velocità e correttezza della lettura nella Dislessia; “Potenziamento” le abilità ortografiche per la diminuzione degli errori ortografici nella Disortografia; “Potenziamo” le abilità grafiche di scrittura per migliorare la qualità del gesto grafico; “Potenziamo” le abilità i calcolo per aumentare la velocità ma soprattutto diminuire gli errori.

Nel mio lavoro, ormai da anni parlo di Potenziamento delle abilità di Apprendimento, attraverso l’uso di specifici esercizi per la lettura, scrittura e calcolo. Che possono essere svolti sia con operatore che a casa (meglio se in entrambi i contesti).

In tal senso nel mio ultimo libro “Nostro figlio è dislessico”, trovi tutti gli esercizi e le attività di potenziamento da me consigliate (ecco dove trovare il libro, scopri di più).

Dunque invito tutti voi a:

1-  DSA come delle Caratteristiche.

2- Potenziamento delle abilità

3- Condividere questo post (se lo trovate utile) e dare un occhiata a queste pagine che ho scritto per voi -> 
http://shop.erickson.it/front4/Image/Products/LIBRO_978-88-590-0600-8_X420_Nostro-figlio-e-dislessico/Pdf/SFO_978-88-590-0600-8_Nostro-figlio-e-dislessico.pdf  


http://gianlucalopresti.net/2015/09/17/potenziamento-e-riabilitazione-nei-dsa/


https://www.youtube.com/watch?t=1&v=sggb7XLLuSw



Con un cordiale saluto

Gianluca Lo Presti

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