martedì 12 agosto 2014

Il simbolismo di Sassu è inteso come bellezza, ma di ordine etico, non formale; il suo romanticismo è affettivo, evoca gli oggetti del ricordo, dei luoghi…Anche se con una resistenza inconscia, egli arriva egualmente a esprimere il proprio impulso: di essere reale, di seguire una allegoria interna, una solitudine, una durata che fanno parte della sua coscienza


“Il simbolismo di Sassu è inteso come bellezza, ma di ordine etico, non formale; il suo romanticismo è affettivo, evoca gli oggetti del ricordo, dei luoghi…Anche se con una resistenza inconscia, egli arriva egualmente a esprimere il proprio impulso: di essere reale, di seguire una allegoria interna, una solitudine, una durata che fanno parte della sua coscienza”.
Salvatore Quasimodo

"Negli ultimi trent’anni abbiamo avuto tre grandi allevamenti di cavalli. Il primo è quello di Picasso, che ha proliferato quadrupedi più o meno genuini o bastardi sulle pareti di tutte le gallerie d’arte del mondo. Ricordate il cavallo morente nel famoso quadro intitolato “Guernica”? Ha avuto più figli e nipoti quel mammifero che i Patriarchi del Vecchio Testamento. Un cavallo espressionista. Altra scuderia, quella di Marino Marini, scultore: con prodotti potentemente stilizzati in senso nuovo e moderno, ma fedeli a un ideale di purezza e nudità arcaica. Cavalli ridotti talmente all’essenziale da saper esprimere un sentimento più umano che equino. E il terzo allevamento appartiene ad Aligi Sassu. Cavalli galoppanti, rampanti, volanti, per lo più imbizzarriti, pieni di estro, eleganza, mattini di primavera e fantasia; e colore rosso, giallo, bianco, viola, verde; lunghe criniere, lunghe code. L’idea-cavallo abbandonata a sé stessa in scalpitanti fantasmagorie al sole mediterraneo, su spiagge e dirupi solitari. Cavalli che erano folate di vento, bizze d’amore, fiamme, rondini, strane creature, più simili a un sogno che a un capitolo di storia naturale. Cavalli essenzialmente lirici. Questi destrieri hanno avuto un meritato successo, oltre al resto erano espliciti, vivificanti e allegri. […]"
Dino Buzzati


Aveva nove anni Aligi Sassu quando la sua famiglia si trasferì a Thiesi, in provincia di Sassari paese natale di suo padre, Antonio. Un luogo lontanissimo dalla Milano dove Aligi era nato il 17 luglio del 1912 e dove a soli sette anni ebbe il suo primo incontro con la pittura futuristia. A Thiesi andò a scuola e visse per tre anni prima che la famiglia facesse ritorno nella brumosa lombardia.
Ma i colori abbacinanti della Sardegna, i paesaggi contesi tra roccia e mare, le tinte del sole e della terra dove i cavalli correvano sulla spiaggia, quei cavalli che diverranno il suo marchio di fabbrica, rimarranno impressi per sempre nell’animo dell’artista, destinati ad accompagnarlo lungo tutto il suo cammino di pittore. E Thiesi non dimenticò e gli dedicò un museo, il Museo Sassu che avrà come nucleo quelle due importanti opere murali: I Moti Angioini e La Vita e la Natura (entrambe degli anni ’60) che l’artista lasciò al paese negli anni ’60.
La collezione permanente curata da Alfredo Paglione e Silvia Pegoraro, con la collaborazione di Elsa Betti ruota invece attorno alle 120 opere grafiche donate da Helenita Olivares Sassu e Vicente Sassu Urbina, vedova e figlio adottivo dell’artista, nonché da Alfredo Paglione, cognato dell’artista, noto gallerista e collezionista milanese e da Antonio Serra di Thiesi, parente e amico di Sassu.


Acquaforte, acquatinta, puntasecca, litografia le tecniche che tra il 1929 ed il 1955 Sassu ha privilegiato per sue grafiche in una produzione che può dirsi parallela a quella pittorica. I temi sono quelli che ne caratterizzano l’opera complessiva: la realtà sociale, il mito, il soggetto sacro accanto a quello profano e ralvolta anche provocatorio. Affermano i curatori: “Dal punto di vista del linguaggio l’immediatezza espressiva diventa graffiante, come nei 35 lavori della cartella Aligi Sassu. Opera grafica del 1963, presentata in mostra con l’introduzione di Salvatore Quasimodo e il saggio critico di Giorgio Mascherpa. Qui le Crocefissioni del 1930 e del 1942 convivono con i vari Ciclisti, Musici e Giocatori di dadi del 1931, con La ruffiana e Le modelle del 1939, e con altri lavori che denotano il profondo legame di Sassu con la letteratura”.

Nella mostra permentente non ci sarà la Commedia dantesca, il noto ciclo di acrilici degli anni ’80 considerato l’apice della sua capacità di potente “narratore”, ma in compenso si potranno ritrovare altre opere “letterarie”: da pagine dei Promessi Sposi all’Orlando Furioso, dall’Apocalisse alle grafiche che illustrano le poesie dell’amico Raffaele Carrieri e poi le xinque grandi litografie Omaggio alla Sardegna, con i versi del poeta sardo Sebastiano Satta che restituiscono il mito di una terra arcaica e maestosa.
Non potevano mancare i cavalli, protagonisti di una raccolta di 10 litografie e di nove incisioni a colori, dove attraverso più racconti emerge tutta la potenza e la vitalità che Sassu ritrovava nello splendido animale.
Completano la raccolta del Museo diversi fogli sciolti di grande formato degli anni ’80: “ancora una volta mito e realtà, immaginazione visionaria e potenza della natura s’intrecciano nell’universo di Sassu, dove il colore non abbandona mai il suo ruolo di generatore della forma e non cessa mai di essere il veicolo di profonde emozioni”.
MUSEO ALIGI SASSU via Grau, Thiesi (Ss) info: Comune di Thiesi tel. 079/885583



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