martedì 30 luglio 2013

Elémire Zolla. Beh io ebbi una fortuna, che credo abbastanza rara. Dei genitori incredibilmente distratti, non si apprendevano a me, cioè non avevano l’impressione di dover ricavare qualcosa da me o di dovermi instillare qualcosa, non mi facevano insegnamenti come in genere i genitori ritengono di dovere fare.


Beh io ebbi una fortuna, che credo abbastanza rara.
Dei genitori incredibilmente distratti, non si apprendevano a me, cioè non avevano l’impressione di dover ricavare qualcosa da me o di dovermi instillare qualcosa, non mi facevano insegnamenti come in genere i genitori ritengono di dovere fare. 
Elémire Zolla




E. ZOLLA è stato il mio prof. di Letteratura Angloamericana.
Era uno studioso molto colto e preparato, le sue lezioni erano molto affascinanti.
Grazie per avermelo ricordato, Ivano Paolo Todde!
La tua impressione è giusta: era assolutamente fuori dal comune, circondato da un'aura di mistero. Veniva a lezione quasi sempre vestito di bianco, parlava a bassa voce e ci incantava con le sue digressioni sulle analisi simboliche dei topoi letterari.
Anche dopo tanti anni mi ricordo le sue suggestive letture e analisi dei racconti di E. A. Poe!
Cosi a memoria, mi vengono in mente due suoi libri che ho amato molto: ''I Letterati e lo Sciamano'' , sulla cultura degli Indiani d'America e  'Lo stupore infantile'', un viaggio metafisico attraverso lo spazio e il tempo volto al recupero di un primordiale stupore per il mondo .



Innanzitutto grazie Ivano per l'uso intelligente che fai di questo nostro salotto virtuale e per il contatto sempre diretto con i tuoi amici e interlocutori. Bello anche questo tuo messaggio e che dire, io sono vissuta in un epoca in cui come Zolla si parlava con voce flautata e ritmi lentissimi e soprattutto con tanta passione dentro per tutto ciò che noi chiamavamo bellezza, forse i tempi fornivano maggiori opportunità che molti di noi con la testa tra le nuvole hanno sprecato però come è stato bello quel sognare e avventurarsi nel corridoi senza scopo e senza quella ammorbante necessità di essere concreti e produttivi. Chiedere "ma a che serve quello che fai o quello che studi" suscitava immediatamente un disgustoso diniego e ci si difendeva dicendo "lo faccio per passione" ....a volte penso a questa eroica generazione dei nostri figli che si sono prodigati con la promessa di un futuro certo ad imbottirsi la testa di tecnica , di economia e industria e poi la promessa non solo non è stata mantenuta ma ha lasciato questi ragazzi come in uno stato di preanestesia, con un sogno abortito e una ricerca al buio di quella cosa bella che da piccoli aspettavamo sempre come una sorpresa.... vedo tanta depressione ...e mi chiedo se non è ora di restituire tutto ciò che abbiamo loro tolto. Io non ho rimpianti anche se forse ho lasciato andare tante fortunose opportunità.


Esistono luoghi dove si è condannati a fantasticare:
la catena di montaggio, il colombario burocratico, la sala d’attesa, la prigione, ogni radunanza dove manchi la passione spirituale o l’esercizio dei muscoli se non della mente.
Allorché comparvero le catene di montaggio si osò congetturare che gli operai addetti (o, che è lo stesso, coloro che sorvegliano i quadranti delle fabbriche automatiche o i guidatori al volante su un’autostrada), una volta perfettamente allenati alle loro manovre meccaniche, avrebbero avuto la mente del tutto sgombra per pensare. In verità alla catena di montaggio e in altrettanti frangenti l’uomo può soltanto fantasticare.
La differenza tra fantasticheria e pensiero, sia pure un pensiero riccamente nutrito di fantasia, è manifesta: basta il colpo d’occhio su due opposte figure: l’uomo che fantastica seduto in un’anticamera con il piede o la mano che tradiscono nei loro movimenti automatici e nervosi il lavorio dell’immaginazione, e, di contro, l’uomo che medita e contempla, assorto senza alcun gesto o contrazione.”
Elémire Zolla, Storia del fantasticare



«In Italia si levano oggi proteste contro l’insegnamento del latino imposto anche a chi non debba diventare latinista. Orbene, questo è in perfetta armonia con la tendenza dei tempi, la quale però vuole altro ancora: oltre al latino si abolisca l’italiano, perfettamente sostituibile con il particolare italiano richiesto dalla qualifica lavorativa: il gergo tecnico, la corrispondenza commerciale (che d’altra parte si svolge sempre più con cifrari), la tecnica pubblicitaria».
Elémire Zolla, Eclissi dell’intellettuale





All’inizio degli anni Sessanta Elémire Zolla pubblicò quest’opera grandiosa, che è rimasta unica per la sua concezione e la sua vastità. Insieme raccolta di testi mirabili e spesso ignoti e interpretazione di tutta l’esperienza mistica dell’Occidente, essa ci appare come una summa di quel pensiero che ebbe nel Logos o nel Cristo il suo asse. Ed è un percorso dalle sterminate ramificazioni, che va dalle dottrine misteriche pagane sino a quelle dei Padri della Chiesa, dal rigore dei primi ordini monastici fino alla passione francescana e alle folgorazioni dei grandi mistici dell’età moderna, da Juan de la Cruz a Jean-Pierre de Caussade. Sono figure e pagine che non si possono attraversare senza mutare prospettiva sul passato della nostra civiltà.



Io non sono attratto dalle persone che si allontanano dalla realtà. Sono i pazzi a allontanarsi dalla realtà. A me interessano le persone che riescono a mettersi fuori dal gioco degli interessi. Del proprio interesse, dell’interesse altrui, del servizio agli altri o del servizio a sé stessi, come che sia. Che riescono a uscire da questa capsula di leggi nella quale tutti sono contenuti, e riescono a fare un respiro in un’aria purissima, nell’aria della loro libertà
Elémire Zolla, registrazioni televisive mai pubblicate, risalenti al 1996 e 1997, raccolte insieme ad altre nel film «Extraritratti. Elémire Zolla»
realizzato da Antonello Colimberti per RaiSat.



Da Heidegger impariamo come si definisca il Superuomo di Nietzsche:
colui che si redime dalla volontà di vendetta e non si oppone più al trascorrere del tempo.
Elémire Zolla


«Alle nove di mattina sono zarathustriano: alle dieci buddhista: alle undici taoista: alle dodici induista: alle tredici calvinista: alle quattordici sciamano: alle quindici islamico sunnita: alle sedici sufi; e quando il sole tramonta, divento cattolico, una beghina di Napoli o di Torino».
Elémire Zolla


La mente è senza tregua attiva, simile ad un fuso svolge una tela di pensieri, immagini, sensazioni, la tela scorre dinanzi all’attenzione per cadere quindi nel nulla. Si spreca così costantemente la sostanza della mente, la quale da questa emorragia è illanguidita e come assopita. Se si ferma il flusso, al contrario, a poco a poco, la forza torna a irraggiare, si acquistano potenze insospettate. […] Ogni volta si tronchi una curiosità, un desiderio che non abbiano di mira la quiete, o si schiacci un’ossessione incipiente, ecco si è nutrita la potenza della mente. La sensazione di frescura, di vigore è immediata. […] Tra tutti i frutti sarà una compassione per i profani che vivono in modo materiale e impuro gli archetipi. Si è udito il diapason, i piaceri comuni appaiono stonati. È come l’ascolto di certe campane tibetane così fuse e forgiate da dare, percosse, una limpidissima serie di armoniche che getta nell’estasi; ogni musica in seguito vale nella misura in cui si accosti a quella scala. […] sarebbe impossibile, salvo l’oblio di questa grazia, scambiare un povero dovere sociale per il bene. Anzi, si sa ormai che l’unico criterio possibile del bene sociale sarebbe questo: che favorisca chi desideri vivere orientato a questo centro; si diffonde pace anche materiale in un corpo sociale così illuminato e orientato e vi fioriscono arti magnifiche e austere.
Elemire Zolla, Il satanismo


La mente è un albero i cui rami sono i cinque sensi:
le fronde abbondanti sono il desiderio, i frutti l'angoscia.
Con l'ascia, la parola del sommo maestro, lo si taglia e Kanha dice:
l'albero non ricresce.
L'albero cresce dall'acqua di peccato e di virtù, ma il saggio ligio al maestro lo taglia.
Chi non conosce il segreto del taglio, scivolando e cascando, folle, lo scambia per l'esistenza.
Il vuoto è l'albero, il cielo è l'ascia, abbatti l'albero,
non rimarranno nè radici nè rami.
Elémire Zolla, Le tre vie


«Non si devono infrangere i pensieri con forza, svuotando l’attenzione, ma accettare che ogni tipo di pensiero si manifesti, senza porre ostacoli, poiché come sorge scompare. Se si usa energia per reprimerli, i pensieri assorbono quell’energia e resistono, si rimpiattano e risorgono; l’energia dell’attenzione non deve dirigersi ai pensieri transitanti, semmai si applichi a un’immagine semplice senza volontà di lotta, nella grande tranquillità che coincide con la mente naturale».
E. ZOLLA, La filosofia perenne. L’incontro fra le tradizioni d’Oriente e d’Occidente.


Nelle civiltà tradizionali la fantasticheria era sconosciuta o condannata, la mente era ammutolita dal lavoro fisico o dalla preghiera. Il pensiero si avvaleva di immagini, sì, ma non ne era mai vittima. La perfezione aboliva persino il sogno: «I saggi dell'antichità, vegliando, si scordavano se stessi. Quando dormivano non sognavano" scrisse Lie-tseu.
Elémire Zolla, "Storia del fantasticare"



L'Occidentale ha represso la metafisica totemica come ha negato ogni rispetto alchemico alla natura apparentemente inanimata... La bestia non ha diritti e che differenza c'é tra un idiota ed una bestia? ... Ma ora va nascendo dalla perversione dell’Occidente, distruttore di animali, di idioti, di selvaggi e di santi, di foreste e di mondi sotterranei, una terra nuova sotto nuovi cieli: una distesa di scorie sotto caligini di fetore. O meraviglioso contrappasso! Lucifero con la gola serrata, sequestrato nell'immondezzaio! L'adoratore del fuoco, l'Uomo umano è ora umano sino alla fusione coi suoi rifiuti... I cieli delle sue contrade non gli può spiacere che incombano velati da grigi nugoli densi di zolfo ed ammoniache, piuttosto che cerulei e percorsi da cirri".
Elémire Zolla, Le meraviglie della natura



L’oggettività in sé e per sé è un’ubbìa. La sede dell’osservatore seleziona e conforma il reale.
La fede è la sostanza che ci compone e la natura quale ci appare. Allucinazione collettiva e percezione della realtà sono la stessa cosa. La fede, sostanza di cui siamo fatti, è deliberata allucinazione… la vita, nella fortuna o nella sciagura, è una palestra nella quale allenarsi alla cognizione e al superamento degli antipodi.
Elemire Zolla, Uscite dal mondo



"Uscire dallo spazio che su di noi hanno incurvato secoli e secoli è l'atto più bello che si possa compiere. Quasi nemmeno ci rendiamo conto delle nostre tacite obbedienze e automatiche sottomissioni, ma ce le possono scoprire, dandoci un orrore salutare, i momenti di spassionata osservazione, quando scatta il dono di chiaroveggenza e libertà e per l'istante si è padroni, il destino sta svelato allo sguardo. Per mantenersi in questo stato occorre non avere interessi da difendere, paure da sedare, bisogni da soddisfare; si raccolgono i dati, si dispongono nell'ordine opportuno e, al di là dei recinti dove si sta rinchiusi, si spalanca l'immensa distesa del possibile".
Elemire Zolla, Uscite dal mondo


Enormi sono le differenze fra chi sceglie il due invece del tre, per esempio nel mettere ordine dentro all'uomo, che é diviso pertanto in anima e corpo invece che in spirito, anima e corpo. Dapprima i cristiani (per esempio san Paolo) divise l'uomo per tre, poi decisero di fare un sol fascio di spirito e animo. Le rispettive conseguenze sono enormi: diviso per due, l'uomo singolo sembra che possa sopravvivere; diviso per tre, tutto diventa più sfumato, complesso, profondo. Lo spirito é universale, all'uomo singolo é dato in prestito ed esso non é mai altro che eterno, in ogni momento.
Elémire Zolla, "Uscite dal mondo"


La metafisica, ben più di un linguaggio, é una esperienza trasformativa.
Il metafisico, grazie ad un sistema di simboli, tramuta in metafisica ogni attività ed inattività e, di là dagli atti, tramuta la propria vita interiore.
E' questa metamorfosi intima e totale che definisce il metafisico nel senso più pieno.
Egli estirpa ogni identificazione con la sua persona sociale e storica, non si riconosce con l'individuo che sembra essere - nato da certi genitori, in certa data, con un suo carico di ricordi - egli si identifica con l'essere come tale.
Elémire Zolla, Uscite dal mondo


Secondo Niccolò Cusano la conoscenza raziocinante andava oltrepassata:
soltanto la contemplazione poteva dare accesso all'essere.
Elémire Zolla, Uscite dal mondo


Niccolò Cusano venne a Bisanzio per favorire l'unione della due Chiese e ne ricevette una illuminazione da cui nacque la sua opera maggiore "De docta ignorantia", nella quale estrometteva la garrula logica a favore della sapienza (gnosi), lente che unifica tutti i raggi, concentrandoli in uno, producendo la congiunzione degli opposti.
Elémire Zolla, "Uscite dal mondo"


"La sapienza e il luogo della intelligenza si celano agli occhi dei viventi...se anche nelle cose per natura più evidenti ci imbattiamo in difficoltà come uccelli notturni che tentano di vedere il sole, allora, ciò che desideriamo è sapere di non sapere. Se potremo giungere a tanto avremo raggiunto la dotta ignoranza. Nessun altra dottrina più perfetta può sopraggiungere all'uomo (anche al più diligente) oltre a quella di sapere di essere dottissimo nella sua propria ignoranza: e tanto più uno sarà dotto, quanto più si saprà ignorante".
Niccolò Cusano, La dotta ignoranza


Dove fuggire, dove trovar scampo dalla miseria della vita moderna? Nelle città d'Europa si entrava in una chiesa; nell'austera penombra, dove tremolavano le candele, nello stagnante sentore di incensi, lo smarrito fuggiasco dal presente, ritornava a un passato mantenuto intatto, realtà alternativa e parallela a fianco della vita quotidiana.
Elémire Zolla, "Uscite dal mondo"


Voglio spiattellare un segreto del mestiere di Guido Ceronetti:
appena può si pianta davanti a questi rebus (i quadri di Hieronymus Bosch) e si lascia incantare. Accade, di conseguenza, che le parole gli si arrivino, scattino proiettando aculei, mettano strane elitre e ronzino per l'aria è si contorcano tutte come queste piante di Bosch, e poi si dispongano in periodi circolari come questi cavalleggeri che crollano in tondo sulle più strane cavalcature.
Audaci diventano le metafore di chi viene a imbeversi di Bosch.
Elemire Zolla, Uscite dal mondo


Pericolo dei pericoli é restare affascinati, ossessionati, posseduti; conferiti a un altrui destino e morti al nostro. Culmine dell'ingiustizia é la rapina psichica... Lo schianto di un torto o la potenza di un inganno o il dolore di una percossa, aprono le porte alla forza psichica altrui, che ci cattura e trasforma in larve. Allora é la massima sventura, quando abdichiamo al nostro per ammirare, amare, seguire, accecati, il destino e la volontà di chi ci abbia piegato e stregato, contenti di non essere, di non aver più diritto a niente... Si é precipitati nella schiavitù... Non ha destino né diritto lo schiavo; non può più ascoltare e seguire, dicevano i Romani, il suo genio.
Elémire Zolla, Uscite dal mondo


Certe filosofie hanno detto che la realtà è un caos incontenibile su cui noi si stende una coperta di fredda e smorta cenere, l’esistenza quotidiana. Nei momenti di verità erompe e ci sommerge questo magma sottostante dove sonno e veglia stanno agglutinati. Sono i momenti di furia o di estasi che, Platone insegna, fondano ogni realtà. Ma non è necessario fremere e svanire in questo fuoco primordiale per intendere ciò che sto dicendo.
Basta una lieve chiaroveggenza,
come quella che dettò ad Arthur Schnitzler i quattro versi:
L’uno nell’altro scorrono sonno e veglia
verità e menzogna. Non c’è certezza,
niente sappiamo degli altri e di noi.
Sempre giochiamo, chi lo sa è saggio.
Elémire Zolla, Uscite dal mondo



"Levin (personaggio in "Anna Karenina" di Tolstoj") non raggiunge la semplice bontà, ma ottiene la libertà interiore per cui la sua vita cessa di essere alla mercé delle circostanze e della opinione sociale. E' solo allora che egli si accorge, con orrore, sotto qual giogo penino gli uomini assoggettati al mondo."
Elémire Zolla, "Uscite dal mondo"


L'esistenza comune e quotidiana deve subire l'irruzione dell'entusiasmo, che sovverte i sentimenti e nell'entusiasta immette i germi del Cristo eversore, gettandolo a distruggere con furia la vita qual é, per ricostruire tutto secondo princìpi nuovissimi.
Elémire Zolla, Uscite dal mondo


Aggirandomi per le città indù, quante volte mi ha colpito grata, gentile e malinconica, l'apparizione della scritta 'Ospedale per animali'. Fra gente povera questa dedizione mi giungeva al cuore, come la vista delle mucche vaganti tra le folle: segno che idee straordinariamente superiori a quelle che hanno foggiato la civiltà europea su quella terra avevano avuto libertà di diffondersi, di aggrapparsi alla mente collettiva. Nella casta maggiore, tra i devoti non si ostacola, anzi si imprime l'orrore della caccia e d'ogni macello, ma la tendenza naturale dell'uomo alla benevolenza e alla pace è stata lasciata andare fino in fondo dai giaina, da secoli, da prima del Buddha. Essi evitano con cura di uccidere il minimo insetto o perfino di molestarlo, anzi affermano che ogni anima va rispettata e per anima intendono ogni ordine, ogni vitalità che la materia possa assumere... [...] Nelle città formicolanti, nei villaggi pacifici dell'India non c'è forzatura, eppure ogni assoluto vi è ammesso, possono viverci la loro passione di purezza integrale i giaina. Se lo sguardo mi si volge all'Occidente vedo che il sogno morale assoluto non è rimasto senza vita: già Esiodo parla dell’Età dell’oro quando si viveva con mente calma, divina, paghi della terra, senz’ombra di sopraffazione e Pitagora proscrisse i sacrifici e l’uso di carni… […] Fino a Giamblico i pitagorici si asterranno dalle carni per amor della pace, e nelle Metamorfosi Ovidio parla di loro con amore melodioso. […] Alla fine del mondo antico, già soffocato dai cristiani, Porfidio ci lascia le pagine più lavorate, più eloquenti contro l’abuso della natura, sulla stoltezza di chiamare irrazionali le specie animali, che tanti filosofi osano far proprie. […] I cristiani furono a tutta prima disorientati, ci vollero secoli perché s’imbevessero della loro dottrina, perché questa si formasse… […] Nel De oratione Tertulliano mostra la sua indole più patetica e trepida, giungendo al culmine rapito dove canta: ‘Tutti glia angeli pregano. Ogni creatura prega. Il bestiame prega al pari della fiera, china il ginocchio e, all’uscir dalla stalla o dalla spelonca, non guarda con muso ozioso al cielo, ma fa secondo costume vibrare lo spirito. Ma anche gli uccelli che, ecco, s’innalzano al cielo estendono le ali in luogo delle mani, in forma di croce e dicono qualcosa che sembra orazione’… […] Con il cristianesimo imperante come poi con l’Islam cesserà ogni licenza all’amore della natura”.
Elémire Zolla, Uscite dal mondo



"Come sono miseri, trasparenti, pressoché incoscienti, gli uomini; forze che essi quasi nemmeno riescono a concepire [le divinità dei miti: gli archetipi] li possono annientare in un nonnulla.
Queste forze sono reali, mentre la mente umana é un ombra, un balocco."
Iris Murdoch - "Henry and Cato"
Elémire Zolla, Uscite dal mondo


Quando Grigorij Rasputin comparve al cospetto di del primo ministro Stolypin, come pochi esperto di uomini e di affari, questi si sentì soverchiato e quasi ne fu paralizzato; allora immaginò di essere vittima di un tentativo di ipnosi e si mise a inveire. Il suo era lo sgomento di un uomo tutto calato in un mondo politico, positivo, dalla religiosità puramente canonica, di fronte ad uno sguardo infuocato, mite, insanabile, dell'altro mondo, che lo gettava, per la prima volta in vita sua, nel panico.
Elémire Zolla, Uscite dal mondo


Tra il 1954 e il 1955 usciva la trilogia di J. R. R. Tolkien, "Il signore degli anelli":
il maggiore studioso di letteratura inglese e medioevale aveva scritto, a sua volta, una epopea secondo le regole del genere cavalleresco, diventando il servitore appassionato delle forze stesse che aveva sentito pulsare nei versi di uomini morti da più di un millennio.
Elémire Zolla, Uscite dal mondo.



IL SIGNORE DEGLI ANELLI
Gandalf mette in guardia Frodo dall'affrontare il Male con le sue armi. L'unica maniera per vincere sarà perseguire un fine che il Maligno non potrà mai credere, che non ha nulla a che vedere con l'acquisto del potere, cosa che, per il Maligno, é pura follia.
Elémire Zolla, Uscite dal mondo


Qualcuno, a sentir parlare della creazione di una nuova epopea cavalleresca, ha scosso la mano dicendo che preferiva leggersi epopee antiche vere. Obiezione encomiabile, se Tolkien, con "Il signore degli anelli", non avesse scritto qualcosa di uguale alle epopee antiche, di altrettanto vero.
Opera di così impalpabili forze, "Il signore degli anelli" si divulgò smisuratamente, senza bisogno di persuasioni e avalli, perché parlava per simboli e figure di un mondo perenne oltre che arcaico, dunque più presente a noi del presente.
Elémire Zolla, Uscite dal mondo



Esiste uno stato ottimo e magico dell'uomo, quando egli si sente sostenuto da una sottile energia che lo contiene...l'uomo in tale stato é "in forma", simile ad una pianta colma di linfe, in crescita, felice (che vuol dire: fertile)...la psiche e il corpo, a un uomo così privilegiato, non pesano, operano congiunti e in silenzio...un uomo così benedetto coglie i segni dell'avvenire sentendoli come cenni delle forze, delle divinità stesse, che lo misero al mondo, circondarono di certe cose, persone, occasioni, dandogli il suo destino, e che ora lo conducono con apparizioni, sogni, parole significative, ispirandolo.
Elémire Zolla, Uscite dal mondo


"Quando "io sono" si può, lecitamente, completare in "io sono l'essere", si vive l'esperienza metafisica: le sensazioni del mondo esterno sussistono, ma la mente non le subisce, né le contrasta....la persona che sta vivendo l'esperienza metafisica può sembrare, a chi la osservi da fuori, tutta presa dagli eventi e, di fatto, li affronta lucidamente e con prontezza. L'essere ritirata in se stessa, insegnano i maestri, la dispone ai colpi d'intuizione, agl'interventi fulminei: indovina giusto, imbrocca la via, porta il tocco ispirato all'opera da compiere."
Elémire Zolla - "Archetipi"


"Almeno due volte al giorno ognuno di noi conosce l'esperienza metafisica: al momento del risveglio e quando ci si assopisce. L'esperienza metafisica è il momento di comunione col tutto, quando l'individuo dimentica la propria biografia, le illusioni della storia, della propria stessa identità, della propria decadenza, e partecipa del respiro universale". "Rintracciare l'archetipo significa impadronirsi dei ritmi che sottintendono l'esperienza umana, la politica, la poesia... svelare il rapporto tra soggetto e oggetto, tra conoscente e conosciuto."
Elémire Zolla, Archetipi.



“Un archetipo è ciò che aduna in un insieme una pluralità di oggetti, coordinandoli a certi sentimenti e pensieri. Il contatto con un archetipo non si può esprimere nel linguaggio ordinario, esige esclamativi e idiotismi, comporta una certa eccitazione. Quando una mente feriale sfiori un archetipo, smarrisce il suo instabile equilibrio e cade nella disperazione. Può capitare all’improvviso: scatta l’amore durante una recita galante, scoppia la furia nell’occasione più futile, cala la disperazione quando l’ambizione è soddisfatta, il dovere compiuto, l’affetto di tutti assicurato … Una vita del tutto sensata e disciplinata è un’utopia: crede di poter ignorare gli archetipi. L’uomo ha bisogno di assiomi per la mente e di estasi per la psiche come ha bisogno di cibo per il corpo: estasi e assiomi possono provenire solo dal mondo degli archetipi. Né bastano estasi lievi, brividi modesti: la psiche cerca la pienezza del panico. L’uomo vuole periodicamente smarrirsi nella foresta degli archetipi. Lo fa quando sogna, ma i sogni non bastano. Deve sparire da sveglio, rapìto da un archetipo in pieno giorno”
Elémire Zolla, Archetipi


Un archetipo colpisce tutti, almeno una volta nella vita, nella forma di un evento o di una sequela, di un atto unico di poche battute, e si trascorre il resto della esistenza reiterandolo, incantati: dannati ad una infinita monotonia. E' quasi impossibile trovare un controcanto, escogitare un trauma che ne liberi, perché, qualunque cosa gli succeda, l'ossesso si industria a farla rientrare nella sua ossessione.
Elémire Zolla, Archetipi


La psiche in "samadhi", unificata, può affermare "Sono", ma non più "Sono questo", "Sono quello". Non perché abbia subìto una perdita; al contrario, ha ottenuto un vertiginoso accrescimento. Si é detto finora che essa si é distaccata, distolta, internata, ritratta: non ha sofferto una diminuzione, si é, anzi, arricchita, ha conosciuto via via una dilatazione, un affrancamento sempre maggiori. "Sono" é anteriore, più vasto di "Sono questo" o "Sono quello"; indica l'essere nella sua massima potenzialità, non compromesso, non confinato da una denominazione limitativa e contrastiva.
Elémire Zolla, Archetipi


Il rovescio del "samadhi" é ciò che i vecchi psichiatri chiamavano nevrastenia, l'indugio accigliato e penoso sulle cose, che ogni sensazione centellina e cincischia, indugia su ogni immagine vagabonda:
non c'é circolazione, lucidità mentale e la psiche si smarrisce in una incessante fantasticare.
Elémire Zolla,  "Archetipi"



"Quando "io sono" si può, lecitamente, completare in "io sono l'essere", si vive l'esperienza metafisica: le sensazioni del mondo esterno sussistono, ma la mente non le subisce, né le contrasta."
Elémire Zolla, "Archetipi"


"Su tutto ciò che entra nel mondo dei nomi e delle forme, un nome é inflitto, una forma imposta, ma se l'orecchio interiore presta ascolto alla melodia segreta, alla pura musicalità dall'essere, si é liberi interiormente, quali che siano le maschere sociali via via indossate.
Non si é le varie persone successivamente interpretate, sotto la maschera si rimane senza volto; si é un vuoto risonante."
Elémire Zolla, "Archetipi"


Sotto le dittature fondate sulla ripetizione e l'immobilismo, l'ebete dall'occhio entusiasta é l'unico "nel giusto", i cartelloni del regime ne replicano all'infinito le fattezze.
Elémire Zolla,  "Archetipi"



Carlos Castaneda raggiunge la libertà di concezioni della fisica quantistica, di cui nessuno osa prendere atto fuori dei laboratori. Come ammettere che un elettrone salti da un'orbita a un altra in modo istantaneo? Che un quark arrivi prima di partire? Che la polarizzazione dei fotoni causi degli eventi nel loro passato? Che si possa prospettare uno spazio immaginario accanto a quello ordinario? Che l'magazzinaggio della memoria sia non localizzabile?
Elémire Zolla, Verità segrete esposte in evidenza


Per l’europeo in viaggio per altri continenti il partito preso del disprezzo fu l’unica alternativa al mito del buon selvaggio. L’indigeno che avesse un re era servo della tirannide; se sottomesso a una teocrazia, andava punito per la sua superstizione; se viveva democraticamente, mostrava di essere un fanciullo inetto, una vittima del suo disordine; se preferiva un oligarchia,era esempio di abiezione e di oscurantismo. Si sapeva sempre come comportarsi: erano animaleschi i popoli sani, disgustosi i malati, della gente ignuda ci si scandalizzava, dell’abbigliata si rideva per compassione.
Elèmire Zolla, Tratto da "Verità segrete esposte in evidenza"


I bramini impararono a celare la loro metafisica, che faceva sembrare un gioco per principianti la filosofia europea; la loro grammatica, che comprendeva tutto quanto faticosamente la linguistica europea è venuta “scoprendo” in questo secolo. I medici incaici dovevano usare di soppiatto la penicillina, prima che gli europei la “scoprissero”. Che i cinesi non avessero usato a fini bellici la polvere da sparo era segno della loro inferiorità. Ha fatto forse in tempo la cultura europea a sterminare tutto ciò che poteva sopravviverle? Quale popolo non è stato privato del suo spirito,quale non ribalbetta le parole d’ordine dell’europa suicida?
Elèmire Zolla, Tratto da "Verità segrete esposte in evidenza"




Già in epoca illuministica l'industria crea nuove masse sradicando il popolo dalle campagne.
Le merci industriali, sostituendosi ai prodotti artigianali, impongono la loro ideologia.
La merce industriale é essenzialmente riproducibile, non ha niente di unico, di insostituibile.
Non ha anima e abitua a concepire il mondo come cosa senza anima.
Elémire Zolla, "Verità segrete esposte in evidenza"


PERSONALITÀ DISTURBATE: L'INDUSTRIALE
Il lamento dei poeti e dei dotti non commosse nessuno, quando le fabbriche imbruttirono i paesaggi e lo spirito che aveva spinto ad erigerle contaminò le menti. "Che profitti producono i poeti e i dotti?" domandò l'industriale? "Come può essere vero ciò che non rende, non serve a niente?".
Elémire Zolla, "Verità segrete esposte in evidenza"


Poco importa che l'industriale sia un libero imprenditore o un funzionario statale.
La sua mente rimane ugualmente deforme.
Elémire Zolla, "Verità segrete esposte in evidenza"


I modelli di società futura sono fondati sulla ideologia del progresso costante e della espansione economica e gli unici modelli alternativi sono custoditi in esempi viventi nei popoli risparmiati dalla industrializzazione.
Soltanto gli indigeni possono fornire all'America l'esempio di una vita che non sfrutti la natura come una nemica da offendere e piegare, mostrare un modello di armonia senza competizione.
Elémire Zolla, "Verità segrete esposte in evidenza"


L’industriale è stato forse il primo uomo nella storia a preferire il brutto al bello.
Dove ha steso la mano, ha distrutto l’arte. Il suo occhio non è soltanto ottuso, ma anche malefico.
Dove l’industria è padrona, l’arte è distrutta e vige l’avanguardia. Se all’industriale si parla di cultura, c’è pericolo che se ne occupi. Aprirà un “reparto” dove “esperti” curino la “produzione” della cultura. Posso testimoniare: gl’industriali enunciano tali programmi senza ridere. Come esperti, l’industriale non saprà mai scegliersi se non coloro che gli ispirano fiducia, cioè mostrino di saper ricavare un profitto dall’arte e dalla cultura.
Elèmire Zolla, da "Verità segrete esposte in evidenza".


Quando le fabbriche imbruttirono i paesaggi e lo spirito che aveva spinto a erigerle contaminò le menti, il lamento dei poeti e dei dotti non commosse nessuno. Che profitto producono i poeti e i dotti? Domandò l’industriale. Come può essere vero ciò che non rende,non serve a niente? Insiste. Egli era infatti il figlio spirituale di quei filosofi che uguagliarono sapere e potenza politica. Poco importa che l’industriale sia un libero imprenditore o un funzionario statale, la sua mente rimane uguale deforme. Dal suo mondo sono sbandite la contemplazione e dunque l’arte, il pensiero, ogni studio disinteressato. A sentir parlare di contemplazione, guarda incredulo e per quanto s’ingegni non riesce a immaginare che cosa sia; è difficile capire se in lui prevalga allora l’odio o il disprezzo. Il tempo libero egli desidera che si ammazzi, crea anzi l’industria della distrazione. Ma che l’uomo contempli, che abbia come fine di contemplare e consideri l’azione un sacrificio, questo per lui è il male. Infatti, l’umanità che tenesse fermo come proprio fine il guardare alle cose con letizia, non saprebbe che farsene di buona parte delle merci che l’industriale osa offrirle. E soprattutto non proverebbe ne rispetto ne invidia per lui. Non vorrebbe sconciate le campagne e i borghi, rilutterebbe ad abbandonare i campi. Non lavorerebbe più del necessario, non accetterebbe potendo lavori non contemplabili. L’industriale ha dovuto torturare per sottometterli i popoli savi e fieri: gli indigeni d’America, gli Africani, gli Indù, e anche quegli inglesi che, nel primo ‘800, disperati, gli incendiavano le prime fabbriche.
Elèmire Zolla. "Verità segrete esposte in evidenza"


Nel Settecento non si finiva di interrogarsi su come, nei millenni, si fossero retti gli imperi d'Egitto, del Perù, della Cina: grazie agli inganni sacerdotali.
Un tipico inganno del genere si vede e tocca visitando le rovine di Corinto. Nel tempio di Apollo si preserva la conduttura attraverso la quale la voce rintonante di un sacerdote recava profezie al popolo, passando per la profonda voce di Apollo.
Guai a svelare, nei tempi quando funzionava, questo gioco di prestigio, adesso svelato al sole del Peloponneso!
Guai a mostrare, prima di Machiavelli, gli arcani politici in virtù dei quali si reggevano autorità e potere.
E' curioso che l'interesse per l'argomento si sia quasi estinto a partire dalla rivoluzione francese.
Elémire Zolla, "Verità segrete esposte in evidenza"


"Quiete", in sanscrito, è "samadhi"; la si potrà chiamare anche la "condizione di buon pastore" o "condizione di testimone". I Padri greci parlano di "apatia" che, Isacco il Siro avverte, sta non già nel non sentire, ma nel non accogliere."
Elémire Zolla, Verità segrete esposte in evidenza



Ha fatto forse in tempo la cultura europea a sterminare tutto ciò che poteva sopravviverle? Quale popolo non è stato privato del suo spirito, quale non ribalbetta le parole d’ordine dell’europa suicida?
In quel che resta di scuole europee, occidentali si insegna ancora, per poco, una storia che abbraccia appena le vicende del mondo antico mediterraneo e la conseguente storia dell’Europa; un angolo assai male illuminato nel buio che copre la vita dell’umanità. Si insegna la letteratura di quello spicchio di storia, la sua musica, le sue arti figurative, e quelle dell’altra storia e dei popoli diversi, se si considerano, si giudicano per qualcosa di simile, di dipendente. Chi ha mai osato, anche in pieno romanticismo, rovesciare i termini, giudicare non soltanto la cultura indù dal punto di vista di un Indù incontaminato, ma la stessa civiltà europea quale può apparirgli? Chi guarda alla letteratura bianca innamorato di ritmi più sottili e di simbologie più complesse? Chi vorrà ascoltare la musica occidentale con un orecchio che prediliga altri toni, scale non temperate e intervalli ben più brevi o con la sensibilità di chi sa gustare gli undici ritmi sovrapposti di certi danzatori americani? E soprattutto: non ammetta una musica salvo parli di esperienze estatiche e di archetipi metafisici?
Questo spaesamento totale e redentore è pur possibile.
Ed esso soltanto consentirà di rivisitare e riamare ciò che di sublime cela la tradizione dell’occidente.
Una viva cattedrale, più complessa della stessa Chartres, ci accoglie se entriamo nel mondo di assoluta precisione e di trascendenza spalancato alla nostra mente da un Griaule, e cito a caso dalla pleiade di opere che compongono una nuova, diversa arte, di fronte alla quale la letteratura puramente letteraria impallidisce. La filosofia che può spiegarla, sostituirsi al pensiero sia illuministico che romantico,è esposta, nuova e immemorabile, nell’opera di un sapiente di villaggio come Nisargadatta Maharaj: basterebbero infatti a educare un uomo rinnovato pochi autori, una manciata di cibo integro è sufficiente. Per chi adotti una filosofia sincretica, il contrasto fra illuminismo e romanticismo è uno sgradevole ricordo, l’avanguardia un incubo d’infanzia da scordare senza perdere un attimo di tempo.
Elèmire Zolla.
Tratto da "Verità segrete esposte in evidenza".


Più non si parla di crescita ciclica, norma d’ogni naturale trasformazione delle forme artistiche bensì di attualità, progresso ed evoluzione lineare, che è un moto, inesistente in natura e immaginario nella storia. Ugualmente le materie predilette cesseranno presto di essere la pietra e il legno, il respiro non sarà più il metro del verso poetico e i ritmi in genere non coincideranno con quelli fisiologici, come accade in natura per la crescita di cristalli e piante. Si useranno materie sinistre come il ferro o l’acciaio legati simbolicamente alla morte e incapaci di cementare tra loro i mattoni composti di terra e fuoco. La pura coesività verrà presentata come un valore in sé e bitumi e altre materie maledette formeranno asfalti. L’aria sarà sulfurea nelle città rette dal disordine o da una simmetrica meccanica, nota in antico come un tipico connotato demoniaco. Le opere che andranno a decorare questo agglomerato non potranno che essere oggetti destinati a deridere e confondere il ricordo di ornamenti ispirati al ramo, alla foglia, alle curve del corpo. Chi volesse dar voce ai simboli della modernità urbana: dalle lamiere contorte alle superfici bucherellate, udrebbe appunto la risata satanica che irride alla bellezza rimossa.
Elèmire Zolla, Radicare la bellezza al di là della bellezza, in Gli arcani del potere



"La verità dimora presso i deboli perchè la ragione è superflua al forte, ma è l'unica forza dell'oppresso, che dall'oppressione è costretto a forgiarsi con ogni cura quella sua unica arma. Chi geme sotto un'oppressione alimenta con sudore e sangue la pianta della conoscenza; per il potente la conoscenza è oggetto di disprezzo o di curiosità o di ornamento, solo la vittima ne ha fame e bisogno".
Zolla, Gli arcani del potere - Elzeviri 1960-2000- Martirio e potenza.

L'uomo massificato non metterà mai in dubbio il parere dell'esperto tutelato da una posizione burocratica.
Elémire Zolla, Gli arcani del potere


Gli affetti da ossessione cercheranno di trasferirla, almeno in parte, su chi è sano.
Cominceranno a deviare lo sguardo sugli oggetti della loro ossessione, a domandare quali effetti suscitano, e se la risposta ottenuta non è isterica, mostreranno meraviglia, notando che se non si é succubi della propria ossessione, lo si sarà di ossessioni altrui, inevitabilmente.
Elémire Zolla, Gli arcani del potere


Oramai il silenzio in é diventato come l'acqua per il beduino, il cibo per l'affamato: una ossessione.
Chi protesta viene accusato di ipersensibilità fanatica
Si trova come un individuo sano che voglia salvarsi e salvare da una fuga di gas, in mezzo a lebbrosi dal naso consumato, i quali scuotono le spalle ai suoi allarmi.
Elémire Zolla, Gli arcani del potere





Aristotele diceva il contrario per le premesse a poter essere filosofo: non si deve essere oppressi, bensì liberi, benestanti, non necessitati al lavoro per poter fare una ricerca diciamo così "rilassata" e concentrata della (e tutta sulla) verità, senza essere distolti da altro.


Io non sono attratto dalle persone che si allontanano dalla realtà. Sono i pazzi a allontanarsi dalla realtà. A me interessano le persone che riescono a mettersi fuori dal gioco degli interessi. Del proprio interesse, dell’interesse altrui, del servizio agli altri o del servizio a sé stessi, come che sia. Che riescono a uscire da questa capsula di leggi nella quale tutti sono contenuti, e riescono a fare un respiro in un’aria purissima, nell’aria della loro libertà.
Elémire Zolla.


Vivere è assorbire luce. Si guardino le verdure negli orti. Prima di verdeggiare erano celate, virtuali, nel seme. E che cosa rende seme un duro e ruvido granello? Che cosa rende seme il seme? Il bisogno di luce, il quale, per poco, che possa, esplode fuori da quella scorza. Il seme è un bisogno di luce, la verdura è quel bisogno che si appaga. Mangiando le verdure, cuocendole e distillandole nello stomaco, l'animale ne estrae un' essenza che assimila a se stesso, sicchè al colmo dell'intera cottura e distillazione, esse diventano parte dell'animale che vede la luce, diventano visioni di luce.
Elemire Zolla


Questo il modo di conoscere Dio…Se non ti eguagli a Dio non puoi conoscerlo con la ragione: infatti È CONOSCIBILE SOLO IL SIMILE DAL SIMILE. ACCRESCITI FINO ALLA DISMISURA, DI COLPO SCIOGLITI DA OGNI CORPO; LEVATI SOPRA OGNI TEMPO e diventa Evo e conoscerai Dio.
Elémire Zolla, I Mistici dell’Occidente. Adelphi


Io sono è la puntura di spillo o la stretta di chele dello scorpione da cui tutto nasce, attenzione a quel primario dolore! Che si superi l’io sono, e la libertà potrà inondare; è un punto simile al punto geometrico, non occupa spazio, ma determina ogni costruzione spaziale: si disciolga, si cancelli.
Elémire Zolla, Le tre vie.


Non dimentichiamo che dal vaso di Pandora , aperto dallo stolto Epimeteo, uscirono tutte le sciagure che afflissero l'uomo, rimase nel fondo uno dei mali, la massima jattura per i Greci, la Speranza. Essa dipende dall'uomo: se è saggio, la renderà inoffensiva tenendola chiusa là dentro, evitando di lasciarsene contaminare. Così pensavano i Greci. Come ogni vizio, basterà rovesciarla, ed ecco la speranza trasformata in cosa virtuosa. Ma chi è più saggio e incontaminato di un bambino?
Elémire Zolla



Quando (la liberazione) è turbata e si disperde negli oggetti molteplici, si chiama mente; quando è persuasa d’una sua intuizione, si chiama intelligenza; quando, stoltamente,si identifica con una persona,si chiama io;quando, invece d’indagare in maniera coerente, si frammenta in una miriade di pensieri vaganti, si chiama coscienza individuale; quando il movimento della coscienza, trascurando l’agente, si protende al frutto dell’azione, si chiama fatalità;quando si attiene all’idea “L’ho già visto prima” in rapporto a qualcosa di veduto o non veduto,si chiama memoria; quando gli affetti di cose godute in passato persistono nel campo della coscienza anche se non si scorgono,si chiama latenza inconscia; quando è consapevole che la molteplicità è illusoria, si chiama sapienza; quando, in direzione opposta, si oblia nelle fantasie, si chiama mente impura;quando si trattiene nell’io con le sensazioni, si chiama sensibilità; quando rimane non manifestata entro l’essere cosmico, si chiama natura; quando suscita confusioni fra realtà e apparenza, si chiama illusione; quando si discioglie nell’infinito, si chiama liberazione; pensa “sono legato” e c’è l’asservimento, pensa “sono libero” e c’è la liberta”.
Yogavasistharamayana, da Elémire Zolla: Le Tre Vie. Adelphi


FILOSOFARE
Naropa, nel X secolo, fu iniziato da Tilopa, il quale gli insegnò che pensare senza alcun fine è "il gran gesto" ("mahamudra") con cui ci si salva dalla realtà fenomenica, trascendendo ogni pensiero diretto a un fine, portandosi al di là di ogni dualismo e di ogni linguaggio.
Elémire Zolla. Le tre vie


Perchè si dice che la fortuna arride a colui che trovi i quadrifogli in un prato?
 La condizione è che il quadrifoglio non sia stato minuziosamente cercato. S’impara cioè a trovare i quadrifogli non grazie ad uno sforzo cruccioso di volontà bensì per abbandono, per perizia inventiva: “La fortuna non è nei quadrifogli, ma nella capacità di trovarli senza proporselo; non si trova la fortuna, si trova perchè si ha fortuna”. Un gruppo di persone sullo stesso prato vede il quadrifoglio ma non lo nota; uno solo lo riconosce, s’accorge cioè di vederlo. Non si tratta di esplorare metodicamente il prato, ma di coglierne d’acchito le minime variazioni, senza lasciarsi influenzare da ciò che ci si aspetta di trovare. Chi trova il quadrifoglio scioglie un rebus e ciò lo predispone a fare altrettanto con gli altri enigmi della vita.
Elémire Zolla, Gli arcani del potere.


Il fumatore di oppio, essendosi portato al di sopra dell'Io, non prende più in considerazione un avvenimento o due, ma, piuttosto, il susseguirsi continuo di tutti gli avvenimenti; non li prende più in considerazione dal punto di vista dell'individuo, ma dal punto di vista dell'umanità, fuori dal tempo e dallo spazio in cui gli individui vivono e si agitano.
Nguyen-Te-Duc-Luat - Citato in "Il dio dell'ebbrezza" di Elémire Zolla


L'incontro con Dioniso può nascere da un vinello qualunque che fa precipitare, all'improvviso, in una esuberante risata ed ogni parola, ed ogni gesto, anche il più serio, il più impegnato, fanno piegare in due dai singulti, perché tutto si rivela come un immenso scherzo. Gli antichi avrebbero detto: Dioniso si é presentato, ha illuminato la terra, mosso i venti, sconvolto i cuori, infondendo una energia inattesa. Ha, comunque spezzato leggi e costumanze, ha immerso nella natura animale e vegetale, ha infranto l'identità personale.
Elémire Zolla - "Il dio dell'ebbrezza"


Si presenta al bambino un coetaneo, i due si guardano a vicenda, contraccambiano noia, stando immobili e indifferenti l'uno al cospetto dell'altro. Ma, d'un tratto, una parola cade nel silenzio o una corrente scatta fra i loro occhi e subito si sentono trasportati in altro, incomparabile spazio. Distanza, differenza, intervallo di separazione sono svaniti, essi formano una unità. Corrono furiosamente gridando, eccitandosi; esaltati soffiano fiatoni fitti fitti, come se stessero nuotando in un'acqua ribollente. Dura quel che dura, qualcuno interviene, basta una voce posata e tornano in sé, separati, distinti. Questo trasporto ha un nome proprio Dioniso. Avevano subìto la sua POSSESSIONE i bambini, DI LUI AVEVANO AVUTO CONOSCENZA. Oggi tutto rimane, incerto, confuso, disatteso, tuttavia si può ancora avvertire che ogni comparsa dionisiaca è una voragine che squarcia l'esistenza.
Elémire Zolla, "Il dio dell'ebbrezza"



Se un adepto parla al maestro sufi di sofferenze, di certa gente sventurata, con l'inevitabile punta di compiaciuta ammirazione per la propria sollecitudine pietosa, egli, il maestro, si piegherà in due dalle risate, dicendo che tanti hanno anelato di raggiungere l'estinzione del proprio io e che quegli sventurati se la vedono offrire.
Non stupisce che i manoscritti della biblioteca parlino di tanti maestri lapidati dalla furia dei profani.
Elémire Zolla, Aure


Le sincronicità mostrano l'unica legge che valga nel mondo subatomico, dove non funziona il rapporto di causa effetto.
Nel cuore della realtà della materia vigono soltanto coincidenze, sincronismi.
Il balenare di un'aura accompagna le coincidenze che notiamo nella vita ordinaria, perché, oscuramente, intuiamo che, attraverso di esse, si manifesta la verità più riposta e se ne resta esaltati: il momento appare glorioso.
Elémire Zolla, Aure


Antaura, l'opposto dell'aura, era, in Grecia, il demone del malessere e della emicrania.
Elémire Zolla - "Aure"


L'università indù di Benares sorse tra le due guerre grazie ad una donazione negli anni sessanta.
Ai margini del gran parco, fu costruito il tempio...i testi sono scalpellinati sulle pareti...questo libro di marmo vorrebbe comprendere ogni idea nel suo abbraccio.
Di Ramakrishna si legge il detto: "E' un verme nello sterco, innamorato del suo rifugio, l'uomo mondano; se lo tiri fuori non vive più".
Una parete mostra gli ostacoli che ci impediscono di accorgerci di essere Dio: l'ira, la mollezza, l'avidità, rappresentate rispettivamente da uno scorpione, una casa accogliente, un fuoco divampate.
Elémire Zolla, Aure



"Se il grano non muore rimane solo" (Giov. XII, 24)
Elèmire Zolla scrive:" Le piante rettamente coltivate si sacrificano in paziente ascesi, lasciando che la loro anima vegetativa resti a lungo sepolta nella mortificazione; quando spunteranno dal suolo non saranno arse dalla veemenza del sole, ma svetteranno imbevendosene, come il frumento, che se ne fa intridere, dalle ariste sonore alle mute radici, e dopo aver formato grani ricolmi di bianca linfa, li fa indorare e condensare dal solleone fino a ridurli in vive pietre. Vivranno un destino, non saranno sbalestrate dal caso".
'Le meraviglie delle natura', p. 145


APATIA
«Lun-ciu chiese al medico di dirgli di che cosa soffrisse:
«la lode mi lascia freddo, lo sdegno non mi sfiora, un guadagno non mi rallegra, una perdita non mi rattrista; morte e vita, ricchezza e penuria mi sono uguali. Gli uomini, per me, valgono quanto i maiali ed io con loro. Mi sento estraneo in casa mia come in una locanda e in patria come fra i barbari. Nessuna onoreficenza mi alletta e nessun supplizio mi spavente: fortuna e disgrazia, profitto o svantaggio, gioia o pena, tutto mi è uguale. Perciò non mi posso risolvere a servire il mio principe, a stare con parenti e amici, moglie e figli, a badare ai famigliari. Che malattia è? Come guarirne?
Il medico lo fa spogliare e porre contro il sole così da vedere i visceri in trasparenza ed esclama:
«Ecco! Il tuo cuore è un oggettino vuoto, sei orifizi sono già aperti, il settimo sta per aprirsi.
Tu soffri della saggezza dei saggi.
L'unica illusione di cui debba disfarti è questa: di prendere la tua saggezza per una malattia»
(Lie-tseu - Filosofo cinese)
citato in «Le origini del trascendentalismo» di Elémire Zolla"


Elémire Zolla (Torino, 9 luglio 1926 -- Montepulciano, 29 maggio 2002) è stato uno scrittore, filosofo e storico delle religioni italiano, conoscitore di dottrine esoteriche e studioso di mistica occidentale e orientale.

ELEMIRE ZOLLA - La verità è uno specchio - RARO '97 - Il filo d'oro - Werner Weick documentario

https://www.youtube.com/watch?v=8Pdqf2FZUmE


Elemire Zolla, grande conoscitore di sapienza tradizionale, filosofo, esoterista, scrittore, saggista, professore universitario di Letteratura angloamericana, qui intervistato da Leopoldo Antinozzi per il programma radiofonico Lo Specchio del Cielo, andato in onda il 22 marzo 1987 su RadioRai. 
https://youtu.be/GlUYuuYdhWc







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