martedì 20 maggio 2014

Sandor Ferenczi. Riteneva che ogni malato che chiedeva aiuto dovesse riceverlo e che spettava allo psicoanalista inventare il modo per risolvere i problemi che gli venivano posti. Ferenczi è diventato così l'ultima risorsa di casi considerati disperati, che i colleghi indirizzavano a lui da ogni punto della terra.


"Riteneva che ogni malato che chiedeva aiuto dovesse riceverlo e che spettava allo psicoanalista inventare il modo per risolvere i problemi che gli venivano posti. Ferenczi è diventato così l'ultima risorsa di casi considerati disperati, che i colleghi
indirizzavano a lui da ogni punto della terra."
Judith Dupont, introduzione a: Sandor Ferenczi, Diario clinico (scritto nel 1932 e pubblicato solo nel 1985 a Parigi), ed.it. Cortina, pag.33.




Ha avuto un'infanzia molto più difficile di quella di Freud ed è stato originalissimo, ha tentato metodi nuovi e più democratici nei confronti delle persone in cura. Per questo è stato molto avversato soprattutto da Ernest Jones che fu il più grande biografo di Freud, e apparteneva anche lui al gruppo di primo psicoanalista. Considera che questo diario clinico ha dovuto aspettare 53 anni prima di essere pubblicato. [...] Ora, a quanto so, è stato rivalutato. Io ho letto una raccolta di saggi su di lui: L'eredità di Sàndor Ferenczi, a cura di L. Aron e A. Harris, uscita negli USA nel 1993 e in italia nel 1998 nell'edizione Borla curata da Franco Borgogno e Carlo Brosio. Borgogno ho potuto ascoltarlo a Torino al Congresso su Bion del 97 e mi ha ispirato fiducia, ha parlato con molto calore di Ferenczi paragonando Cogitation di Bion al Diario Clinico di Ferenczi.






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