mercoledì 23 aprile 2014

Marc Chagall. La mia anima è la mia patria. Vi posso entrare senza passaporto e mi sento a casa. Questa casa accoglie la mia tristezza e la mia solitudine, e non ha altre case intorno: furono distrutte durante la mia infanzia, i loro inquilini ora volano nell’aria vivono nella mia anima



Il 7 luglio 1887 nasceva il pittore Marc Chagall
Le sue opere all’inizio possono far sorridere, attraverso i colori carichi di intensa allegria..
Poi, leggendo la storia della sua vita, quelle opere si possono vedere con occhi diversi, più malinconici. Molte delle opere più note di Chagall ritraggono l’amatissima moglie Bella, morta al termine della Seconda Guerra Mondiale, quando lei e Marc furono costretti a fuggire dalla Francia. È lei infatti la donna con i capelli bruni ritratta ne “La passeggiata (1917-1918) e nell’opera “Compleanno” (1915). Questo dipinto in particolare ha una storia da raccontare.
La stessa Bella ne parlò in un suo libro, spiegando l’origine del quadro.
Disse che un giorno, mentre decorava la casa con dei fiori per festeggiare il compleanno del marito, lui le chiese di fermarsi, la baciò e disse che voleva ritrarla così, in quell’atto di amore. Accadeva prima della guerra, prima della persecuzione nazista, prima della morte di Bella. L’arte aveva bloccato in uno splendido istante ciò che anni dopo non sarebbe stato mai più. Chagall aveva origini ebraiche, era nato nell'Impero russo (nell'attuale Bielorussia) e in seguito fu naturalizzato francese. Nelle opere di Chagall convivono con forza le tematiche legate a queste tre diverse “patrie”, insieme all’amore sconfinato per la moglie Bella e quello malinconico per la sua infanzia. Le atmosfere oniriche, i mondi surreali e la tenerezza dei personaggi che popolano le sue opere hanno reso l’arte di Chagall un ponte tra la pittura e la poesia..




"Se ogni vita va inevitabilmente verso la fine, dobbiamo, durante la nostra, colorarla, con i nostri colori di amore e di speranza...Forse in questa Casa verranno i giovani e i meno giovani a cercare un'ideale di fraternità e d'amore, così come i miei colori e le mie linee l'hanno sognato...Forse non ci saranno più nemici...E tutti, qualsiasi religione abbiano, potranno venirvi e parlarvi di questo sogno, lontano dalle malvagità e dall'eccitazione...E' possibile questo sogno? Ma nell'arte come nella vita, tutto è possibile se, alla base , c'è l'Amore"
Dal discorso inaugurale del Museo pronunciato da Marc Chagall il 7 luglio 1973, giorno del suo compleanno


Mio padre aveva occhi azzurri, ma le
sue mani erano piene di calli.
Egli lavorava, pregava e taceva.
Anch’io ero così taciturno come lui.
Che ne sarebbe stato di me?
Dovevo restare così per tutta la vita,
seduto davanti ad una parete oppure
trascinare anch’io barili? Osservai le
mie mani. Erano troppo delicate….
Dovevo cercare una professione particolare,
un’occupazione che non mi costringesse
a voltare le spalle al cielo e alle stelle e
che mi consentisse di trovare il senso
della mia vita. Sì, cercavo proprio questo.
Ma nella mia patria nessuno aveva mai
pronunciato prima di me le parole “arte, artista”.
“Che cos’è un artista?” mi chiesi”.
Marc Chagall



La mia anima è la mia patria.
Vi posso entrare senza passaporto e mi sento a casa.
Questa casa accoglie la mia tristezza
e la mia solitudine, e non ha altre case intorno:
furono distrutte durante la mia infanzia,
i loro inquilini ora volano nell’aria
vivono nella mia anima
Marc Chagall



Se creo qualcosa usando il cuore,
molto facilmente funzionerà;
se invece uso la testa sarà molto difficile.
Marc Chagall


"Un quadro per me è una superficie coperta di rappresentazioni di cose (oggetti, animali, forme umane) in un certo ambito in cui la logica e l'illustrazione non hanno nessuna importanza... Esiste forse una misteriosa quarta o quinta dimensione che, intuitivamente, fa nascere una bilancia di contrasti plastici e psichici colpendo l'occhio dello spettatore mediante concezioni nuove e insolite."
Marc Chagall


"Ho sempre considerato clown, acrobati e attori come creature tragiche.
Ai miei occhi assomigliano alla gente ritratta in certi quadri religiosi.
Ancora oggi, quando dipingo una crocifissione o un altro quadro religioso,
mi assalgono gli stessi sentimenti di allora, quando ritraevo la gente del circo.
Eppure non c’è niente di 'letterario' in questi quadri,
ed è difficile spiegare perché io trovi una rassomiglianza psico-plastica
fra queste due arti della composizione."

«Se un pittore è ebreo e dipinge la vita, come potrebbe rifiutarsi di accogliere elementi ebraici nella sua opera? Ma se è un buon pittore, il quadro si arricchisce. L'elemento ebraico è, ovviamente, presente, ma la sua arte vuole raggiungere una risonanza universale»





Un canto d’amore e di dolore appassionato, un insieme struggente e, forse, solo un artista come Chagall poteva catturare le sfumature dell’animo umano nella narrazione artistica in un modo così spirituale e leggiadro, fatto di figure fluttuanti che abbracciano tutte le arti.


https://youtu.be/e-6cI13FQ94



Marc Chagall e la decorazione della cupola dell’Opéra Garnier di Parigi
di Laura Corchia

Commissionata a Marc Chagall negli anni Sessanta del Novecento su invito dell’amico André Malraux, allora Ministro degli Affari Culturali, la decorazione della cupola dell’Opéra Garnier di Parigi, rappresenta uno dei più grandi capolavori dell’artista bielorusso.

Il pittore vi ha raffigurato le opere di 14 compositori: Moussorgsky, Mozart, Wagner, Berlioz, Rameau,Debussy, Ravel, Stravinsky, Tchaikovsky, Adam, Bizet, Verdi, Beethoven e Gluck. Contrassegnate dall’inconfondibile stile di Chagall, le immagini si stagliano su un fondo bianco e nel loro complesso creano un’opera virtuosa, frutto di un gigantesco cantiere che fu oggetto di uno scandalo mediatico.  Il 23 settembre 1964, l’Opéra di Parigi festeggia in pompa magna l’inaugurazione del nuovo soffitto della Grande Salle: 220 metri quadri dipinti da Marc Chagall, il più francese dei pittori russi.  Il soffitto era stato realizzato nel più stretto riservo al fine di evitare sguardi troppo curiosi, ma il progetto viene scoperto e l’opera, ancora in cantiere, attira le ire dei critici del mondo dell’arte che gridano alla scandalo rilanciando l’eterna diatriba tra classico e moderno. L’immenso affresco vedrà comunque la luce grazie alla determinazione del Ministro e alla tenacia del pittore, ai tempi già settantasettenne.

Garnier

Marc Chagall è  un pittore visionario, con uno stile quasi “naif” e fanciullesco; le sue immagini sono costellate di capre accanto a violinisti, innamorati che volano, case sbilenche, scorci e prospettive ardite. Tutto ciò è accompagnato da un grande amore per la moglie Bella, evidente in tutte le sue opere.

La sua è un’arte fatta di bellezza e di grazia e nella decorazione del soffitto di questo teatro si può sentire la musica, la danza e la linfa vitale dell’arte mescolarsi per creare un mondo altro, divino e umano insieme,  in cui il genio e la tradizione si mescolano con il “surreale”.

Difficilmente si riesce a coniugare con tanta grazia un insieme di arti, come la danza, la musica e l’arte, ma Chagall ci è riuscito, con la sua passione per il colore che la bella Parigi gli aveva immediatamente suggerito, sussurrato in un orecchio.

Il risultato è  l’armonia dell’Universo che fa muovere oggetti e creature fondendoli insieme in uno spazio senza legge di gravità, senza limiti, senza peso.

La decorazione del soffitto rievoca la Ruota della Vita, con le sue gioie e i suoi dolori, i suoi canti e le sue danze, le sue tragedie e le sue guerre, le sue rivincite e le sue rinascite.

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Ogni pannello corrisponde ad un artista, una sua opera, un soggetto e un colore.
Nel pannello centrale, la “Carmen” di Bizet in rosso, accanto  “La Traviata” di Verdi dominata dal giallo, poi  Beethoven con il “Fidelio” resi in blu e verde e l’”Orfeo e Euridice” di Gluck in verde.

Andando verso l’esterno, nel pannello principale: Moussorgski con “Boris Godounov” in blu, “Il flauto magico” di Mozart in un celeste chiaro, “ Tristano e Isotta” di Wagner in sfumature di verde, come pure il “Romeo e Giulietta” di Berlioz, il bianco è’ dedicato ad un’opera di Rameau. Il viaggio tra arte, pittura, danza e lirica continua con Debussy “Pelleas e Melisanda” anche loro nel blu, mentre “Dafne e Cloe” di Ravel si svolge nel rosso, Tchaikovsky con  “Il Lago dei Cigni” e Adam con “Giselle” entrambi sono ambientati nel giallo dorato, mentre infine Stravinsky con “L’Uccello di Fuoco” è dominato dai colori rosso, verde e blu. Un insieme suggestivo, scenografico, di sicuro impatto emotivo e artistico.

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Gli stucchi dorati e le luminarie di cristallo creano un’atmosfera magica e sognante. Un canto d’amore e di dolore appassionato, un insieme struggente e, forse, solo un artista come Chagall poteva catturare le sfumature dell’animo umano nella narrazione artistica in un modo così spirituale e leggiadro, fatto di figure fluttuanti che abbracciano tutte le arti.


Il dipinto di Chagall in questo strepitoso video: https://vimeo.com/89377796


Chagall
1. Il vero nome essendo ebreo era Moishe Segal, mentre quello russo era Mark Zacharovič Šagalov, abbreviato in Šagal. La versione che tutti conosciamo è quella francese trascritta come Chagall.
2. È uno dei pittori in assoluto più longevi: visse fino a 97 anni , e dei più produttivi:
dipinge per quasi 80 anni! Difficilissimo calcolare il numero delle sue opere:
oltre a tele, acquarelli, guache, acqueforti, ci sono vetrate, ceramiche, sculture…

3. Per diciannove anni Chagall non vide mai alcuna forma d’arte.
La tradizione ebraica vietava la riproduzione di immagini soprattutto a soggetto religioso.
In casa aveva solo delle fotografie di famiglia. Scoprì l’arte per caso grazie a un disegno di un compagno di scuola, rimase talmente affascinato da voler diventare un artista.

4. Chagall lasciata Parigi per Berlino a causa della guerra riuscì a tornare nella capitale francese solo nel 1923. Il suo studio sigillato prima della partenza e nel quale custodiva ben 150 opere era stato violato. Il pittore al suo interno trovò un anziano profugo e delle sue tele nessuna traccia. La portinaia le aveva buttate,  o le aveva usate come tettoie per le gabbie degli animali.

5. Quando morì la moglie Bella, per molti anni Chagall cadde in uno stato di profonda tristezza tanto da non dipingere più per nove mesi.

6. Chagall e Picasso ebbero un rapporto odi et amo.
Indubbiamente i due artisti erano diversi per stile e personalità.
Nonostante la stima reciproca c’era una certa rivalità ma non furono in grado di essere amici.  Chagall riferendosi al cubista spagnolo disse una volta:
Sono come una zanzara che ronza intorno a Picasso. 
Lo pungo una volta, due, ma poi mi schiaccia. […] 
Picasso dà sempre inizio a nuove mode. 
Dipinge due occhi su un sedere e tutti lo copiano”.

7. Dopo la morte di Bella Chagall ebbe due relazioni.
La prima con Virginia Haggard McNeil, che tenne a lungo tenuta nascosta.
La figlia Ida l’aveva assunta come governate per il padre.
Bella e appassionata d’arte, fece breccia nel cuore del pittore.
Fra loro 28 di differenza. La trentenne era sposata con un artista scozzese, spesso depresso, e aveva una figlia. La loro relazione durò fino al 1951 ed ebbero anche un figlio David. Virginia ottenuto il divorzio dal marito andò a vivere con il suo nuovo amante, un fotografo belga conosciuto a New York. Chagall sposò nel 1952 Valentina Brodsky (Vava), donna di origini ebreo-russe, che Ida aveva assunta come segretaria del padre, di venticinque anni più giovane di lui.

8. Tra il 1954 e il 1966 Chagall lavora assiduamente ai diciassette grandi quadri che compongono il ciclo del Messaggio Biblico: i temi sono tratti dal Pentateuco (Genesi, Esodo) e dal Cantico dei Cantici (12+5). Queste opere andranno a costituire il cuore del Musée National Message Biblique Marc Chagall a Nizza, voluto da Chagall stesso che vi realizzerà anche grandi vetrate sulla creazione e uno splendido mosaico esterno. La prima pietra fu posta nel 1969 e il museo fu inaugurato il 7 luglio del 1973, nel giorno dell’ottantaseiesimo compleanno del’artista.

9. Chagall morì il 28 marzo 1985 nella sua casa di Saint-Paul-de-Vence e si fece seppellire nel cimitero cristiano. L’artista dipinse sempre i grandi valori biblici. Il mondo ebraico spesso disapprovò le sue interpretazioni come per le “Crocifissioni”. Chagall, di origini ebraiche, dichiarò di essere fiero “di appartenere al piccolo popolo ebraico da cui nacque Cristo e il cristianesimo”.

10. Chaim Potok, scrittore e rabbino statunitense scrisse due romanzi probabilmente ispirati a Chagall.  “Il mio nome è Asher Lev” (1970) e “Il dono di Asher Lev” (1990) raccontano la storia di un giovane ebreo newyorkese che si scontra con la tradizione ebraica restia all’uso delle immagini. Scandalizzando la società ebraiche il protagonista dipinge delle crocifissioni.
L’uomo è costretto a lasciare la sua comunità per trasferirsi in Europa e in particolare a Parigi.
7 luglio 2017
http://libreriamo.it/arte/10-cose-che-forse-non-sapete-su-chagall/




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