martedì 8 aprile 2014

Murray Bowen, non a caso, sostiene che la famiglia è un sistema essenzialmente emozionale ed affettivo, percorso da correnti emotive molto profonde ed embricato con i processi cellulari e somatici. Emozioni intense, non sempre controllabili, come l'amore, l'odio, la rabbia, tra i membri di una famiglia, esprimono un bisogno fondamentale di fedeltà ed attaccamento al legame.




Una riflessione sul genogramma familiare utilizzato nell'approccio sistemico-relazionale La famiglia umana è un' entità bio-psico-sociale, che si estende oltre i confini della cellula nucleare legata alle due generazioni genitori-figli, infatti le distanze fisiche, temporali, culturali, tra tutte le generazioni in vita, rinviano sempre a complessi fattori emozionali e psicologici, che si fondano su quelle ineliminabili radici dell'appartenenza, che sono prima di tutto di ordine biologico: basti pensare a quel un topos, rappresentato dalla somiglianza fisica tra parenti stretti. 
Murray Bowen, non a caso, sostiene che la famiglia è un sistema essenzialmente emozionale ed affettivo, percorso da correnti emotive molto profonde ed embricato con i processi cellulari e somatici. Emozioni intense, non sempre controllabili, come l'amore, l'odio, la rabbia, tra i membri di una famiglia, esprimono un bisogno fondamentale di fedeltà ed attaccamento al legame.
Un esempio è dato da quella caratteristica transgenerazionale, che lega appunto le generazioni nel tempo,e molto ben rappresentata dal bisogno di lealtà con il quale gli individui, per un debito di riconoscenza, si impegnano a perpetuare e a riproporre le aspettative ed i valori della famiglia cui appartengono. Il sentimento di lealtà, l'orgoglio dell'appartenenza, i sensi di colpa e di esclusione che accompagnano i tradimenti, rappresentano il fondamento emozionale su cui si struttura il passaggio dei modelli di relazione degli stili di funzionamento, dei miti familiari, da una generazione alla altra.
Quanto detto, è presupposto utile, a far ritenere che una continuità intergenerazionale copre un processo temporale molto ampio, che comprende almeno tre generazioni, per cui la rappresentazione grafica, attraverso il genogramma, emblematizza intrecci generazionali significanti sul piano relazionale e simbolico. 
Questo strumento, declinato attraverso una diegesi rievocativa (utilizzo non a caso la locuzione diegesi, poiché dal greco dia, attraverso, ed egheomai, condurrre, guidare, allude a una narrazione della propria storia, attraverso un peculiare ed inestricabile snodarsi di fatti ed eventi tra loro strutturalmente embricati, in modo tale da costituirne lo svolgimento e il suo senso) di cui si sono occupati autori come M. Bowen ed altri, è una specie di albero genealogico, legato alla memoria emotiva del narratore, strutturato su tre generazioni, perché è stato ritenuto sufficiente ad individuare nessi e connessioni tra i vari sottosistemi di una famiglia; in fondo, sono tre le generazioni contemporaneamente in vita e tre sono i ruoli che un individuo finisce per ricoprire nell'arco della della sua esistenza (nonno, genitore, figlio)
Il genogramma familiare, quindi permette come dice Vittorio Cigoli, di percorrere la “attraverso la storia degli affetti”, la nostra storia che “è il prodotto a livello genetico di quattro diverse generazioni, dunque di una complessa combinazione” Chi narra , veramente vive un tempo dilatato, un tempo che trova il suo senso attraverso la profondità che deve includere, per consentire l'individuazione attraversando però il suo sentimento di appartenenza, senza il quale, ritengo, si apra la voragine di un rischio psicopatologico, veramente alto: come diceva Euripide, un nothos, un bastardo, è un nulla, senza storia, senza nome. Invece questo viaggio della memoria consente di trasformare il canovaccio, in un testo sceneggiato,dotato di senso. Attraverso la narrazione ci si libera della prosa del presente e attraverso lo sguardo sul passato, si captano nessi, connessioni, come dice, Le Goff, “ogni storia è un vedere ed è la passione che fa da filtro allo sguardo”. L'obiettivo, è quello di sollecitare la riflessività e l'autoconoscenza , mirando al significato che la persona attribuisce, tramite questa epifania della memoria emotiva,quella rinviata dall'emisfero destro che spesso non mente, ai simboli rappresentati della sua storia, attraverso le generazioni. 
D'altro canto un principio epigenetico, fa sì che le relazioni e gli interscambi attuali di una famiglia siano espressione di quelli precedenti, per cui, per fare architettura, bisogna prima fare archeologia...come diceva Moreno,per poter fare luce dentro di noi e ritrovare, attraversando la storia della nostra appartenenza, un possibile sentiero verso l'individuazione.


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