lunedì 28 aprile 2014

Karl Marx & Friedrich Engels, dal Manifesto del Partito Comunista.

"La borghesia ha posto come unica libertà quella di un commercio privo di scrupoli.
In una parola, in luogo dello sfruttamento velato da illusioni religiose e politiche, ha introdotto lo sfruttamento aperto, spudorato, diretto e arido"
Karl Marx & F. Engels, da Il Manifesto del Partito Comunista



"La storia di ogni società esistita fino a questo momento, è storia di lotte di classi. Liberi e schiavi, patrizi e plebei, baroni e servi della gleba, membri delle corporazioni e garzoni, in breve, oppressori e oppressi, furono continuamente in reciproco contrasto, e condussero una lotta ininterrotta, ora latente ora aperta; lotta che ogni volta è finita o con una trasformazione rivoluzionaria di tutta la società o con la comune rovina delle classi in lotta. Nelle epoche passate della storia troviamo quasi dappertutto una completa articolazione della società in differenti ordini, una molteplice graduazione delle posizioni sociali. In Roma antica abbiamo patrizi, cavalieri, plebei, schiavi; nel Medioevo signori feudali, vassalli, membri delle corporazioni, garzoni, servi della gleba, e, per di più, anche particolari graduazioni in quasi ognuna di queste classi [...] La società civile moderna, sorta dal tramonto della società feudale, non ha eliminato gli antagonismi fra le classi. Essa ha soltanto sostituito alle antiche, nuove classi, nuove condizioni di oppressione, nuove forme di lotta."
Karl Marx e Friedrich Engels, da Il Manifesto del Partito Comunista




IL CAPITALISMO GENERA NATURALMENTE LE CRISI E QUINDI IL PROLETARIATO (MARX-ENGELS)

"Con quale mezzo la borghesia supera le crisi? Da un lato, con la distruzione coatta di una massa di forze produttive; dall'altro, con la conquista di nuovi mercati e con lo sfruttamento più intenso dei vecchi. Dunque, con quali mezzi? Mediante la preparazione di crisi più generali e più violente e la diminuzione dei mezzi per prevenire le crisi stesse.

A questo momento le armi che son servite alla borghesia per atterrare il feudalesimo si rivolgono contro la borghesia stessa.
Ma la borghesia non ha soltanto fabbricato le armi che la porteranno alla morte; ha anche generato gli uomini che impugneranno quelle armi: gli operai moderni, i proletari.

Nella stessa proporzione in cui si sviluppa la borghesia, cioè il capitale, si sviluppa il proletariato, la classe degli operai moderni, che vivono solo fintantoché trovano lavoro, e che trovano lavoro solo fintantoché il loro lavoro aumenta il capitale. Questi operai, che sono costretti a vendersi al minuto, sono una merce come ogni altro articolo commerciale, e sono quindi esposti, come le altre merci, a tutte le alterne vicende della concorrenza, a tutte le oscillazioni del mercato. [...]

Quelli che fino a questo momento erano i piccoli ordini medi, cioè i piccoli industriali, i piccoli commercianti e coloro che vivevano di piccole rendite, gli artigiani e i contadini, tutte queste classi precipitano nel proletariato, in parte per il fatto che il loro piccolo capitale non è sufficiente per l'esercizio della grande industria e soccombe nella concorrenza con i capitalisti più forti, in parte per il fatto che la loro abilità viene svalutata da nuovi sistemi di produzione. Così il proletariato si recluta in tutte le classi della popolazione.

Il proletariato passa attraverso vari gradi di sviluppo. La sua lotta contro la borghesia comincia con la sua esistenza.
Da principio singoli operai, poi gli operai di una fabbrica, poi gli operai di una branca di lavoro in un dato luogo lottano contro il singolo borghese che li sfrutta direttamente. [...]

La crescente concorrenza dei borghesi fra di loro e le crisi commerciali che ne derivano rendono sempre più oscillante il salario degli operai; l'incessante e sempre più rapido sviluppo del perfezionamento delle macchine rende sempre più incerto il complesso della loro esistenza; le collisioni fra il singolo operaio e il singolo borghese assumono sempre più il carattere di collisioni di due classi. Gli operai cominciano col formare coalizioni contro i borghesi, e si riuniscono per difendere il loro salario. Fondano perfino associazioni permanenti per approvvigionarsi in vista di quegli eventuali sollevamenti. Qua e là la lotta prorompe in sommosse.

Ogni tanto vincono gli operai; ma solo transitoriamente. Il vero e proprio risultato delle lotte non è il successo immediato, ma il fatto che l'unione degli operai si estende sempre più."

Karl Marx & Friedrich Engels, dal Manifesto del Partito Comunista


CHE COS'È IL MATERIALISMO DIALETTICO, LA FILOSOFIA ALLA BASE DEL MARXISMO (MARX, ENGELS, STALIN)

"Il materialismo dialettico è la concezione del mondo del partito marxista-leninista. 
Si chiama materialismo dialettico perché il suo modo di considerare i fenomeni della natura, il suo metodo per investigare e per conoscere i fenomeni della natura è dialettico, mentre la sua interpretazione, la sua concezione di questi fenomeni, la sua teoria, è materialistica
Il materialismo storico estende i principi del materialismo dialettico allo studio della vita sociale, li applica ai fenomeni della vita sociale, allo studio della società, allo studio della storia della società."
(Iosif Stalin, Materialismo dialettico e materialismo storico in "Questioni del leninismo", settembre 1938)


"Il materialismo filosofico marxista parte dal principio che il mondo e le sue leggi sono perfettamente conoscibili, che la nostra conoscenza delle leggi della natura, verificata dall'esperienza, dalla pratica, è una conoscenza valida, che ha il valore di una verità oggettiva."
Josif Stalin, dal Breve corso di storia del Partito Comunista (Bolscevico) dell'URSS, 1938


Sebbene sia stato esplicitato maggiormente nei testi di Engels, e sebbene alcuni ritengano che Marx non fosse molto interessato all'opera di sistematizzazione della sua dottrina filosofica realizzata dall'amico, in genere si ritiene che il materialismo dialettico fece la sua comparsa con la rivalutazione critica da parte di Karl Marx del metodo dialettico o evolutivo di Hegel che questi applicava all'analisi dell’Uomo, della sua storia e delle sue opereMarx capovolse il metodo di Hegel che a suo giudizio "poggiava sulla testa" (cioè sullo Spirito, visto come entità fondante la dialettica storica) "riportandolo sui piedi" (cioè basando la sua filosofia sulla supremazia della materia, di cui i fenomeni spirituali o mentali nel cervello umano sono un prodotto).

Fondamentalmente, ciò che Marx trattenne dell'idealismo hegeliano applicandolo tuttavia al mondo reale (in opposizione al mondo delle idee) fu:

-Il rifiuto sia della metafisica idealista (in particolare di tipo religioso) sia dell'empirismo, a favore di un metodo rivolto alla generalizzazione teorica basata sul metodo scientifico: scopo della scienza è scoprire quelle che nel gergo hegeliano sono le "leggi di movimento" dei sistemi che studia, basate sulle forze fondamentali che ne determinano l'evoluzione, rifiutando idee preconcette imposte sui fenomeni ma senza fermarsi neppure ad una mera descrizione statica della loro apparenza superficiale.

-Una visione olistica per cui ogni cosa è una parte connessa del complesso che è l’Universo ed è sottoposta, in quanto comunque materia organizzata in forme storicamente determinate, alle medesime leggi fondamentali. Marx rifiuta dunque ogni forma di dualismo.

-Il riconoscimento del mutare incessante della realtà, per Hegel frutto del dipanarsi teleologico della dialettica dello Spirito, per Marx al contrario frutto del risolversi e del continuo ricrearsi della contraddizione all'interno degli oggetti materiali, in un'evoluzione che non ha una direzione data dall'esterno ed è intervallata da balzi qualitativi (che nella storia umana sono le rivoluzioni).

Dalla visione materialista tradizionale, ormai già suffragata dalle scoperte dei naturalisti (specialmente Charles Darwin) Marx assume l'idea che la natura non-vivente precedette le forme viventi della natura, che come animali capaci di pensiero astratto e coscienti di sé gli esseri umani si sono evoluti da animali senza questa capacità, e che la mente e la coscienza non possono esistere separatamente da un corpo vivente.

Conseguenza fondamentale della filosofia marxiana è il nuovo ruolo del filosofo materialista-dialettico. 
Come il mondo secondo Marx non è basato sull'Idea ma sulla materia, così scopo del filosofo non è più solo "interpretare il mondo", ma "mutarlo": questo è quanto dichiara programmaticamente al termine delle fondamentali Tesi su Feuerbach (1845), sintetico manifesto che, differenziando il pensiero marxiano dalla principale corrente della sinistra hegeliana, fonda teoricamente il nuovo indirizzo filosofico. Come il mondo secondo Marx non è statico ma evolve dialetticamente seguendo le sue contraddizioni interne, così la filosofia di tipo nuovo deve schierarsi nello scontro tra forze antagoniste (tra le classi sociali) che dilania la società e porsi l'obiettivo della soluzione per via rivoluzionaria della contraddittorietà del reale, da cui non ci si può liberare per via contemplativa — se non finendo, come Hegel, per giustificare la presunta "razionalità" dell'ordine di cose esistente.

Testi fondamentali del materialismo dialettico sono l'Anti-Dühring (1878), che molti considerano un vero e proprio compendio del Capitale, e l'incompleto Dialettica della natura (1883) di Friedrich Engels. 
In essi Engels esplicita la sua concezione filosofica in modo particolarmente chiaro indicandola come "dialettica materialista". La dialettica marxiana secondo lui si applica anche alla natura e poggia su tre leggi:

1) La legge della conversione della quantità in qualità (e viceversa): in natura le variazioni qualitative possono essere ottenute dal sommarsi graduale di variazioni quantitative che culmina con un salto (inerentemente non-graduale) di qualità; la nuova qualità è considerata altrettanto reale di quella originaria e non è più ad essa riconducibile. Più in generale, ogni differenza qualitativa è collegata ad una differenza quantitativa e viceversa: non esistono le categorie metafisiche "quantità" e "qualità" bensì esse costituiscono due poli di un'unità dialettica.

2) La legge della compenetrazione degli opposti (ossia dell'unità e del conflitto degli opposti) garantisce l'unità ed al tempo stesso il mutamento incessante della natura: tutte le esistenze essendo costituite di elementi e forze in opposizione hanno il carattere di una unità in divenire; l'unità è considerata temporanea, mentre il processo di mutamento è continuo. Le categorie hanno contorni sfumati ma non per questo è illusoria o meno intensa la loro contrapposizione e la dinamica evolutiva che ne deriva.

3) la legge della negazione della negazione: ogni sintesi è a sua volta la tesi di una nuova antitesi che darà luogo ad una nuova sintesi che risolve le contraddizioni precedenti e genera le sue proprie contraddizioni.

Queste leggi per Engels, determinano un divenire, sia naturale che storico, necessario ed essenzialmente progressivo, che ha tuttavia caratteristiche rivoluzionarie, con svolte brusche e violente, e non quelle di una pacifica evoluzione gradualistica.


fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Materialismo_dialettico

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