martedì 18 marzo 2014

Nicolai Lilin. Educazione Siberiana. Non esiste niente a questo mondo che non possa essere condiviso in modo da accontentare tutti. Chi vuole troppo è un pazzo, perché un uomo non può possedere più di quello che il suo cuore riesce ad amare.

Mamma Siberia, proteggimi dalla morte
Nicolai Lilin, Educazione Siberiana


«Ma ricordati, dobbiamo avere rispetto per tutte le creature viventi eccetto che per la polizia, la gente che lavora nel governo, i banchieri, gli usurai e tutti quelli che hanno IL POTERE DEL DENARO e sfruttano le persone semplici. Rubare a queste persone è permesso. »
Nicolai Lilin, Educazione Siberiana (Nonno Kuzja)



Ma la Chiesa e la religione non dovevano mai essere considerati una struttura.
Mio nonno diceva che Dio non aveva creato i preti, ma solamente uomini liberi, e che comunque esistono anche preti buoni: in quel caso non è peccato andare nei luoghi dove loro svolgono la loro attività, ma è senz'altro peccato pensare che davanti a Dio i preti abbiano più potere di altri uomini.
Nicolai Lilin, Educazione Siberiana


[...] avevano siglato delle tregue tra di loro, per vivere in pace e guadagnarci tutti quanti, facendo così prosperare l'intera comunità. Se da qualche parte della Russia due poteri criminali si scontravano su una certa questione, lui si metteva in viaggio, e usando la propria autorevolezza costringeva la gente a a dialogare, a trovare le vie per una soluzione pacifica.
Quando gli facevo domande su questo suo ruolo di "uomo di pace", mi rispondeva che la guerra la fa chi non segue i principi veri, chi non ha dignità. Perchè non esiste niente a questo mondo che non possa essere condiviso in modo da accontentare tutti. "Chi vuole troppo è un pazzo, perchè un uomo non può possedere più di quello che il suo cuore riesce ad amare. Tutti vogliono fare affari, vedere le loro famiglie felici e far crescere i propri figli nel bene e nella pace: questo è giusto [...]
Nicolai Lilin, Educazione Siberiana (nonno kuzja)


Non esiste niente a questo mondo che non possa essere condiviso in modo da accontentare tutti.
Chi vuole troppo è un pazzo, perché un uomo non può possedere più di quello che il suo cuore riesce ad amare.
Nicolai Lilin


I tatuaggi bisogna «soffrirli».
Dopo aver vissuto qualcosa di particolare,
lo si racconta tramite il tatuaggio come in una specie di diario.
Nicolai Lilin, Educazione Siberiana

Un tatuaggio non è semplicemente un disegno.
Vedi, un tatuatore è come un confessore.
Lui scrive la storia di un uomo sul suo corpo.
Le vite dell'uomo possono sembrare tutte simili.
Si nasce, si cresce, ci s'innamora, si fanno figli, si lavora, si muore.
Alcuni si godono la vita, altri no. Ma noi Siberiani, Kolìma, la combattiamo.
Nicolai Lilin, Educazione Siberiana


- Guarda gli animali, secondo te loro ne sanno qualcosa della felicità?
- Beh, penso che anche gli animali ogni tanto si sentono tristi o felici,
solo che non riescono a esprimere i loro sentimenti..- ho risposto io.
Lui mi ha guardato in silenzio e poi ha detto:
- E lo sai perché Dio ha dato all’uomo una vita più lunga di quella degli animali?
- No, non ci ho mai pensato..
- Perché gli animali vivono seguendo il loro istinto e non fanno sbagli.
L’uomo vive seguendo la ragione,
quindi ha bisogno di una parte della vita per fare sbagli,
un’altra per poterli capire,
e una terza per cercare di vivere senza sbagliare.
Nicolai Lilin, Educazione Siberiana.



Quella fiaba parlava di un branco di lupi che erano messi un po’ male perché non mangiavano da parecchio tempo, insomma attraversavano un brutto periodo. Il vecchio lupo capo branco però tranquillizzava tutti, chiedeva ai suoi compagni di avere pazienza e aspettare, tanto prima o poi sarebbero passati branchi di cinghiali o di cervi, e loro avrebbero fatto una caccia ricca e si sarebbero finalmente riempiti la pancia. Un lupo giovane, però, che non aveva nessuna voglia di aspettare, si mise a cercare una soluzione rapida al problema. Decise di uscire dal bosco e di andare a chiedere il cibo agli uomini. Il vecchio lupo provò a fermarlo, disse che se lui fosse andato a prendere il cibo dagli uomini sarebbe cambiato e non sarebbe più stato un lupo. Il giovane lupo non lo prese sul serio, rispose con cattiveria che per riempire lo stomaco non serviva a niente seguire regole precise, l'importante era riempirlo. Detto questo, se ne andò verso il villaggio.
Gli uomini lo nutrirono coi loro avanzi, e ogni volta che il giovane lupo si riempiva lo stomaco pensava di tornare nel bosco per unirsi agli altri, però poi lo prendeva il sonno e lui rimandava ogni volta il ritorno, finché non dimenticò completamente la vita di branco, il piacere della caccia, l'emozione di dividere la preda con i compagni.
Cominciò ad andare a caccia con gli uomini, ad aiutare loro anziché i lupi con cui era nato e cresciuto. Un giorno, durante la caccia, un uomo sparò a un vecchio lupo che cadde a terra ferito.
Il giovane lupo corse verso di lui per portarlo al suo padrone, e mentre cercava di prenderlo con i denti si accorse che era il vecchio capo branco. Si vergognò, non sapeva cosa dirgli.
Fu il vecchio lupo a riempire quel silenzio con le sue ultime parole:
“Ho vissuto la mia vita come un lupo degno, ho cacciato molto e ho diviso con i miei fratelli tante prede, così adesso sto morendo felice. Invece tu vivrai la tua vita nella vergogna, da solo, in un mondo a cui non appartieni, perché hai rifiutato la dignità di lupo libero per avere la pancia piena. Sei diventato indegno. Ovunque andrai, tutti ti tratteranno con disprezzo, non appartieni né al mondo dei lupi né a quello degli uomini. Così capirai che la fame viene e passa, ma la dignità una volta persa non torna più.
Nicolai Lilin, Educazione Siberiana




L’inferno sembrava non avere una fine, e il branco moriva di fame. Il capobranco, il più vecchio di tutti, procedeva in testa e rassicurava i giovani, dicendogli che presto sarebbe arrivata la primavera. Ma, a un certo punto, un giovane lupo decise di fermarsi. Disse che ne aveva abbastanza del freddo e della fame e che sarebbe andato a stare con gli uomini. Perché la cosa importante era di restare vivo. Così, il giovane, si fece catturare e col passare del tempo, dimenticò di essere mai stato un lupo. Un giorno, di molti anni dopo, mentre accompagnava il suo padrone a caccia, lui corse servile a raccogliere la preda. Ma, si rese conto che la preda era il vecchio capobranco. Divenne muto per la vergogna, ma il vecchio lupo parlò e gli disse così: "Io muoio felice perché ho vissuto la mia vita da lupo, tu invece, non appartieni più al mondo dei lupi e non appartieni al mondo degli uomini". La fame viene e scompare, ma la dignità, una volta persa, non torna mai più.
John Malkovich “Educazione siberiana” film di Gabriele Salvatores





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