martedì 20 febbraio 2018

Milan Kundera. L'insostenibile leggerezza dell'essere. Titolo originale in ceco Nesnesitelná lehkost bytí.

Un mondo dove la Merda è negata e dove tutti si comportano come se non esistesse.
Questo ideale estetico si chiama Kitsch. […]
Il Kitsch elimina dal proprio campo visivo
tutto ciò che nell'esistenza umana è essenzialmente inaccettabile.
Milan Kundera, l'insostenibile leggerezza dell'essere


La storia è leggera al pari delle singole vite umane, insostenibilmente leggera, leggera come una piuma, come la polvere che turbina nell'aria, come qualcosa che domani non ci sarà più.
Milan Kundera, L'insostenibile leggerezza dell'essere


5 GENNAIO 1968 INIZIA LA “PRIMAVERA DI PRAGA”
Alle ore 20 di quel 5 gennaio Radio Praga diffuse un comunicato del plenum del Partito in cui si informa della sostituzione di Novotny con Dubcek alla funzione di premio segretario. In breve tempo In tutto il paese si moltiplicano comunicati di appoggio al "nuovo corso".
Il 22-23 gennaio: Il plenum del CC del Partito comunista slovacco elegge primo segretario Vasil Bil'ak . Il 25 gennaio il presidente dell'Unione scrittori, Eduard Goldstuker rilasciò un'intervista a Radio Praga, nella quale affermò: "Ritengo che ciò che è accaduto nel nostro paese abbia un grande significato storico. Per la prima volta... possiamo costruire veramente un socialismo illuminato".
Ma il tentativo riformatore verrà bruscamente interrotto:
Nella notte tra il 20 e 21 agosto 1968 le truppe sovietiche del Patto di Varsavia entrano a Praga con l'obiettivo di bloccare sul nascere l'ascesa al potere di Alexander Dubček.
Questa stagione ispirò artisti e scrittori da Václav Havel a Milan Kundera che ambientò nella Praga di questi anni il suo famoso romanzo "L'insostenibile leggerezza dell'essere".
In immagine: 22 agosto 1968 Carri armati sovietici a Praga.
Antonio A. – Fonte “Charta 77”





PRIMAVERA DI PRAGA - FRANCESCO GUCCINI
Di antichi fasti la piazza vestita
grigia guardava la nuova sua vita,
come ogni giorno la notte arrivava,
frasi consuete sui muri di Praga,
ma poi la piazza fermò la sua vita
e breve ebbe un grido la folla smarrita
quando la fiamma violenta ed atroce
spezzò gridando ogni suono di voce...

Son come falchi quei carri appostati,
corron parole sui visi arrossati,
corre il dolore bruciando ogni strada
e lancia grida ogni muro di Praga.
Quando la piazza fermò la sua vita,
sudava sangue la folla ferita,
quando la fiamma col suo fumo nero
lasciò la terra e si alzò verso il cielo,
quando ciascuno ebbe tinta la mano,
quando quel fumo si sparse lontano,
Jan Hus di nuovo sul rogo bruciava 
all'orizzonte del cielo di Praga...

Dimmi chi sono quegli uomini lenti
coi pugni stretti e con l'odio fra i denti,
dimmi chi sono quegli uomini stanchi
di chinar la testa e di tirare avanti,
dimmi chi era che il corpo portava,
la città intera che lo accompagnava,
la città intera che muta lanciava
una speranza nel cielo di Praga,

dimmi chi era che il corpo portava,
la città intera che lo accompagnava,
la città intera che muta lanciava
una speranza nel cielo di Praga,
una speranza nel cielo di Praga,
una speranza nel cielo di Praga...

https://youtu.be/FmUgOE_i73Q


Per Sabina vivere nella verità, non mentire né a se stessi né agli altri, è possibile soltanto a condizione di vivere senza pubblico. Nell'istante in cui qualcuno assiste alle nostre azioni, volenti o nolenti ci adattiamo agli occhi che ci osservano, e nulla di ciò che facciamo ha più verità. Avere un pubblico, pensare a un pubblico, significa vivere nella menzogna. Sabina disprezza la letteratura nella quale gli autori rivelano ogni piega intima di se stessi e dei loro amici. L'uomo che perde la propria intimità perde tutto, pensa tra sé Sabina. E l'uomo che se ne sbarazza di sua spontanea volontà è un mostro. Per questo Sabina non soffre per nulla di dover tenere nascosto il proprio amore. Al contrario, solo in quel modo può “vivere nella verità”.
Milan Kundera, L'insostenibile leggerezza dell'essere


Ma era davvero l'amore? Quel voler morire accanto a lei era evidentemente un sentimento eccessivo: era solo la seconda volta in vita sua che la vedeva! Non si trattava piuttosto dell'isteria di un uomo che, scoprendo nel profondo della sua anima la propria incapacità di amare, aveva cominciato a fingere l'amore con se stesso? D'altra parte, il suo subconscio era tanto vigliacco da scegliere per la sua commedia quella povera cameriera di provincia che non aveva praticamente nessuna possibilità di entrare nella sua vita!
Guardava i muri sporchi del cortile e si rendeva conto di non sapere se fosse isteria o amore.
L'insostenibile leggerezza dell'essere, Milan Kundera


Ti chiedono cos'hai e non capiscono quando dici “niente” perché non sanno che anche la leggerezza può essere insostenibile.
 “L'insostenibile leggerezza dell'essere”


— (Parmenide vedeva l'intero universo diviso in coppie di opposizioni: luce-buio, spesso-sottile, caldo-freddo.
Uno dei poli dell'opposizione era per lui positivo (luce, caldo..) l'altro negativo. Questa suddivisione può apparirci di una semplicità puerile. Salvo in un solo caso: che cos'è positivo, la pesantezza o la leggerezza? Parmenide rispose: il leggero è positivo, il pesante è negativo.
Aveva ragione oppure no? Questo è il problema. )
http://bored-dandy.tumblr.com/post/163442119618/parmenide


Ma davvero la pesantezza è terribile e la leggerezza meravigliosa?
Il fardello più pesante ci opprime, ci piega, ci schiaccia al suolo.
Ma nella poesia d'amore di tutti i tempi la donna desidera essere gravata dal fardello del corpo dell'uomo. Il fardello più pesante è quindi allo stesso tempo l'immagine del più intenso compimento vitale. Quanto più il fardello è pesante, tanto più la nostra vita è vicina alla terra, tanto più è reale e autentica. Al contrario, l'assenza assoluta di un fardello fa si che l'uomo diventi più leggero dell'aria, prenda il volo verso l'alto, si allontani dalla terra, dall'essere terreno, diventi solo a metà reale e i suoi movimenti siano tanto liberi quanto privi di significato. Che cosa dobbiamo scegliere allora? La pesantezza o la leggerezza?
Milan Kundera

Un dramma umano si può sempre esprimere con la metafora della pesantezza.
Diciamo, ad esempio, che ci è caduto un fardello sulle spalle.
Sopportiamo o non sopportiamo questo fardello, sprofondiamo sotto il suo peso,
lottiamo con esso, perdiamo o vinciamo. Ma che cos'era successo in realtà a Sabina?
Niente. Aveva lasciato un uomo perché voleva lasciarlo. Lui l'aveva forse perseguitata?
Aveva cercato di vendicarsi? No. Il suo non era un dramma della pesantezza, ma della leggerezza. Sulle spalle di sabina non era caduto un fardello, ma l'insostenibile leggerezza dell'essere.
Milan Kundera


"Chi è pesante non può fare a meno di innamorarsi perdutamente di chi vola lievemente nell’aria, tra il fantastico e il possibile: mentre i leggeri sono respinti dai loro simili e trascinati dalla “compassione” verso i corpi e le anime possedute dalla pesantezza. Così accade nel romanzo: Tomáš ama Tereza, Tereza ama Tomáš: Franz ama Sabina, Sabina (almeno per qualche mese) ama Franz; quasi come nelle Affinità elettive si forma il perfetto quadrato delle affinità amorose»
Pietro Citati




Non avevo mai pensato al parallelismo tra questi due libri stupendi... Interessantissimo!


Una domanda è come un coltello che squarcia la tela di un fondale dipinto per permetterci di dare un'occhiata a ciò che si nasconde dietro…
Milan Kundera. L’insostenibile leggerezza dell’essere

Una domanda per la quale non esiste risposta è una barriera oltre la quale non è possibile andare. In altri termini: sono proprio le domande per le quali non esiste risposta che segnano i limiti delle possibilità umane e tracciano i confini dell'esistenza umana.
Milan Kundera. L’insostenibile leggerezza dell’essere

La stupidità deriva dall'avere una risposta per ogni cosa. 
La saggezza deriva dall'avere una domanda per ogni cosa.
Milan Kundera





L’umanità sfrutta le mucche come il verme solitario sfrutta l’uomo: si è attaccata alle loro mammelle come una sanguisuga. L’UOMO E' UN PARASSITA DELLA MUCCA; questa è probabilmente la definizione che un non-uomo darebbe dell’uomo nella sua zoologia.
Milan Kundera


Subito all'inizio della Genesi e' scritto che Dio creò l'uomo per affidargli il dominio sugli uccelli, i pesci, e gli animali. Naturalmente la Genesi e' stata scritta da un uomo non da un cavallo. Non esiste alcuna certezza che Dio abbia davvero affidato all'uomo il dominio sugli altri animali. E' invece più probabile che l'uomo si sia inventato Dio per santificare il dominio che egli ha usurpato sulla mucca e sul cavallo. Si', il diritto di uccidere un cervo o una mucca e' l'unica cosa sulla quale l'intera umanità sia fraternamente concorde, anche nel corso delle guerre più sanguinose.
Questo diritto ci appare evidente perché in cima alla gerarchia troviamo noi stessi. Ma basterebbe che nel gioco entrasse una terza persona, ad esempio un visitatore da un altro pianeta, il cui Dio gli abbia detto : " Regnerai sulle creature di tutte le altre stelle!" , e tutta l'evidenza della Genesi diventerebbe di colpo problematica. Un uomo attaccato a un carro da un marziano, o magari fatto arrosto da un abitante della Via Lattea, si ricorderà forse della cotoletta di vitello che era solito tagliare nel suo piatto e chiederà scusa ( in ritardo! ) alla mucca.
Milan Kundera, l'insostenibile leggerezza dell'essere


Non certo la necessità, bensì il caso è pieno di magia.
Se l'amore deve essere indimenticabile,
fin dal primo istante devono posarsi su di esso le coincidenze,
come uccelli sulle spalle di Francesco d'Assisi.
Milan Kundera, L'insostenibile leggerezza dell'essere


«La nostra vita quotidiana è bombardata da coincidenze
o, per meglio dire, da incontri fortuiti
tra le persone e gli avvenimenti chiamati coincidenze.[...].
L'uomo, spinto dal senso della bellezza, 
trasforma un avvenimento casuale in un motivo 
che va poi a iscriversi nella composizione della sua vita».
Milan Kundera, “L’insostenibile leggerezza dell’essere”


«Le vite umane sono costruite come una composizione musicale. L’uomo, spinto dal senso della bellezza, trasforma un avvenimento casuale in un motivo che va poi a iscriversi nella composizione della sua vita. Ad esso ritorna, lo ripete, lo varia, lo sviluppa, lo traspone, come fa il compositore con i temi della sua sonata. […] L’uomo senza saperlo compone la propria vita secondo le leggi della bellezza persino nei momenti di più profondo smarrimento. Non si può quindi rimproverare ad un romanzo di essere affascinato dai misteriosi incontri di coincidenze, ma si può a ragione rimproverare all’uomo di essere cieco davanti a simili coincidenze della vita di ogni giorno, e di privare così la propria vita della sua dimensione di bellezza».
Milan Kundera, L’insostenibile leggerezza dell’essere



Forse se fossero rimasti insieme ancora per qualche tempo, avrebbero cominciato a capire a poco a poco le parole che dicevano. I loro vocabolari di sarebbero pudicamente e lentamente avvicinati l'uno all'altro come amanti molto timidi, e la musica dell'uno avrebbe cominciato a intrecciarsi con la musica dell'altro. Ma è troppo tardi.
Milan Kundera, “L'insostenibile leggerezza dell'essere”


Il tempo umano non ruota in cerchio ma avanza veloce in linea retta.
È per questo che l'uomo non può essere felice, perché la felicità è desiderio di ripetizione.
Milan Kundera. L'insostenibile leggerezza dell'essere


«Il momento in cui nasce l’amore si presenta così: la donna non resiste alla voce che chiama all’aperto la sua anima spaventata; l’uomo non resiste alla donna la cui anima presta orecchio alla sua voce».
Milan Kundera, “L’insostenibile leggerezza dell’essere”


Aveva dietro le spalle sette anni di vita passati con Tereza e adesso si rendeva conto che quegli anni erano più belli nel ricordo che non quando li aveva vissuti. L'amore tra lui e Tereza era stato bellissimo ma anche faticoso: aveva dovuto sempre nascondere qualcosa, mascherare, fingere, riparare, tirarle su il morale, consolarla, dimostrarle ininterrottamente il proprio amore, subire le accuse della sua gelosia, del suo dolore, dei suoi sogni, sentirsi colpevole, giustificarsi e scusarsi.
Ora la fatica era scomparsa e rimaneva solo la bellezza.
Milan Kundera, L’insostenibile leggerezza dell’essere


Per diminuire la sofferenza di Tereza, Tomàs la sposò e le procurò un cucciolo. |
Lo portò a Tereza. Lei alzò il cagnolino, se lo strinse al petto e quello le bagnò la camicetta.... Benché in genere le cagne si affezionano di più ai padroni maschi che alle padrone, con Karenin avvenne il contrario. Decise di innamorarsi di Tereza. Tomàs gliene fu riconoscente. Gli accarezzava la testolina e gli diceva:”Fai bene, Karenin. Era proprio quello che volevo da te. Visto che io solo non basto, devi aiutarmi tu”.
Milan Kundera, da L'insostenibile leggerezza dell'essere


Nietzsche esce dal suo albergo a Torino. Vede davanti a sé un cavallo e un cocchiere che lo colpisce con la frusta. Nietzsche si avvicina al cavallo e, sotto gli occhi del cocchiere, gli abbraccia il collo e scoppia in pianto. Ciò avveniva nel 1889 e a quel tempo anche Nietzsche era già lontano dagli uomini. In altri termini, proprio allora era esplosa la sua malattia mentale. Ma appunto per questo mi sembra che il suo gesto abbia un significato profondo. Nietzsche era andato a chiedere perdono al cavallo per Descartes. La sua pazzia (e quindi la sua separazione dell’umanità) inizia nell’istante in cui piange sul cavallo. È questo il Nietzsche che amo.
Milan Kundera, L'insostenibile leggerezza dell'essere, VII, 2


Adesso provava la stessa strana felicità e la stessa strana tristezza di allora.
Quella tristezza voleva dire: Siamo all'ultima stazione.
Quella felicità voleva dire: siamo insieme.
La tristezza era la forma e la felicità il contenuto.
La felicità riempiva lo spazio della tristezza.
 Milan Kundera, L'insostenibile leggerezza dell'essere





La chirurgia porta l’imperativo fondamentale della professione medica fino al limite estremo, dove l’umano tocca il divino. (…) Dio, si potrebbe dire, ha previsto l’omicidio, ma non la chirurgia. Non si immaginava che qualcuno avrebbe avuto il coraggio di infilare una mano dentro un meccanismo inventato da lui, imballato con cura nella pelle, sigillato e chiuso agli occhi dell’uomo. Quando Tomaš appoggiò per la prima volta il bisturi sulla pelle di un uomo sotto anestesia e poi incise la pelle con gesto energico e l’aprì con un taglio netto e preciso (come fosse stata un tessuto inanimato, un cappotto, una gonna, una tenda), provò la breve ma intensa sensazione di compiere una profanazione. Ma era proprio quello ad attrarlo!…
Milan Kundera,  L’insostenibile leggerezza dell’essere


La nostra vita quotidiana è bombardata da coincidenze o, per meglio dire, da incontri fortuiti tra le persone e gli avvenimenti chiamati coincidenze.[…]. L'uomo, spinto dal senso della bellezza, trasforma un avvenimento casuale in un motivo che va poi a iscriversi nella composizione della sua vita. Ad esso ritorna, lo ripete, lo varia, lo sviluppa, lo traspone, come fa il compositore con i temi della sua sonata.

Si direbbe che nel cervello esista una regione del tutto particolare che si potrebbe chiamare memoria poetica e che registra ciò che ci affascina, che ci commuove, che rende bella la nostra vita. Da quando lui ha conosciuto Tereza, nessuna donna ha il diritto di lasciare in quella parte del suo cervello foss'anche la più fuggevole impronta.

L'amore comincia con una metafora. In altri termini: 
l'amore comincia nell'istante in cui la donna si iscrive con la sua prima parola nella nostra memoria poetica
Milan Kundera, “L’insostenibile leggerezza dell’essere”


Tomàs ancora non si rendeva conto che le metafore sono una cosa pericolosa.
Con le metafore è meglio non scherzare. Da una sola metafora può nascere l'amore.
Milan Kundera


Quando sedete di fronte a qualcuno che si mostra amabile, deferente, cortese, è molto difficile tenere sempre a mente che nulla di ciò che dice è vero, che nulla è sincero. Diffidare (continuamente e sistematicamente, senza vacillare nemmeno per un attimo) richiede uno sforzo enorme e anche un suo allenamento.
Milan Kundera, L’insostenibile leggerezza dell’essere


Tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci guardi. A seconda del tipo di sguardo sotto il quale vogliamo vivere, potremmo essere suddivisi in quattro categorie. La prima categoria desidera lo sguardo di un numero infinito di occhi anonimi: in altri termini, desidera lo sguardo di un pubblico. [...] La seconda categoria è composta da quelli che per vivere hanno bisogno dello sguardo di molti occhi a loro conosciuti [...] C'è poi la terza categoria, la categoria di quelli che hanno bisogno di essere davanti agli occhi della persona amata [...] E c'è infine una quarta categoria, la più rara, quella di coloro che vivono sotto lo sguardo immaginario di persone assenti. Sono i sognatori.
Milan Kundera, L’insostenibile leggerezza dell’essere


L'amore significa rinunciare alla forza.
Milan Kundera. L’insostenibile leggerezza dell’essere

«E gli amori sono come gli imperi: quando scompare l'idea su cui sono fondati, periscono anch'essi».
Milan Kundera, “L’insostenibile leggerezza dell’essere”

È un amore disinteressato: Tereza non vuole nulla da Karenin. Non vuole nemmeno l’amore.
Non si è mai posta quelle domande che torturano le coppie umane: mi ama? Ha mai amato qualcuna più di me? Mi ama più di quanto lo ami io? Forse tutte queste domande rivolte all’amore, che lo misurano, lo indagano, lo esaminano, lo sottopongono a interrogatorio, riescono anche a distruggerlo sul nascere. Forse non siamo capaci di amare proprio perché desideriamo essere amati, vale a dire vogliamo qualcosa (l’amore) dell’altro invece di avvicinarci a lui senza pretese e volere solo la sua semplice presenza.
 Milan Kundera, L’insostenibile leggerezza dell’essere


«Aveva dietro le spalle sette anni di vita passati con Tereza e adesso si rendeva conto che quegli anni erano più belli nel ricordo che non quando li aveva vissuti. L'amore tra lui e Tereza era stato bellissimo ma anche faticoso: aveva dovuto sempre nascondere qualcosa, mascherare, fingere, riparare, tirarle su il morale, consolarla, dimostrarle ininterrottamente il proprio amore, subire le accuse della sua gelosia, del suo dolore, dei suoi sogni, sentirsi colpevole, giustificarsi e scusarsi.
Ora la fatica era scomparsa e rimaneva solo la bellezza».
Milan Kundera, “L’insostenibile leggerezza dell’essere”

«È un amore disinteressato: Tereza non vuole nulla da Karenin. Non vuole nemmeno l’amore. Non si è mai posta quelle domande che torturano le coppie umane: mi ama? Ha mai amato qualcuna più di me? Mi ama più di quanto lo ami io? Forse tutte queste domande rivolte all’amore, che lo misurano, lo indagano, lo esaminano, lo sottopongono a interrogatorio, riescono anche a distruggerlo sul nascere. Forse non siamo capaci di amare proprio perché desideriamo essere amati, vale a dire vogliamo qualcosa (l’amore) dell’altro invece di avvicinarci a lui senza pretese e volere solo la sua semplice presenza».
Milan Kundera , “L’insostenibile leggerezza dell’essere”



Non esiste alcun modo di stabilire quale decisione sia la migliore, perché non esiste alcun termine di paragone. L’uomo vive ogni cosa subito per la prima volta, senza preparazioni. 
Come un attore che entra in scena senza aver mai provato. 
Ma che valore può avere la vita se la prima prova è già la vita stessa? 
Per questo la vita somiglia sempre a uno schizzo. Ma nemmeno “schizzo” è la parola giusta, perché uno schizzo è sempre un abbozzo di qualcosa, la preparazione di un quadro, mentre lo schizzo che è la nostra vita è uno schizzo di nulla, un abbozzo senza quadro.
Milan Kundera, L’insostenibile leggerezza dell’essere 


Non si può mai sapere che cosa si deve volere perché si vive una vita soltanto e non si può ne confrontarla con le proprie vite precedenti, né correggerla nelle vite future. […] 
Non esiste alcun modo di stabilire quale decisione sia la migliore, perché non esiste alcun termine di paragone. L’uomo vive ogni cosa subito per la prima volta, senza preparazioni. Come un attore che entra in scena senza aver mai provato. Ma che valore può avere la vita se la prima prova è già la vita stessa? Per questo la vita somiglia sempre a uno schizzo. Ma nemmeno “schizzo” è la parola giusta, perché uno schizzo è sempre un abbozzo di qualcosa, la preparazione di un quadro, mentre lo schizzo che è la nostra vita è uno schizzo di nulla, un abbozzo senza quadro.

Milan Kundera, da “L’insostenibile leggerezza dell’essere”, Adelphi, Milano, 1985.



Desiderava fare qualcosa che non lasciasse possibilità di ritorno. Desiderava distruggere brutalmente tutto il passato dei suoi ultimi sette anni. Era la vertigine. L'ottenebrante, irresistibile desiderio di cadere. La vertigine potremmo anche chiamarla ebbrezza della debolezza. Ci si rende conto della propria debolezza e invece di resisterle, ci si vuole abbandonare a essa. Ci si ubriaca della propria debolezza, si vuole essere ancor più deboli, si vuole cadere in mezzo alla strada, davanti a tutti, si vuole stare in basso, ancora più in basso.
Milan Kundera, L'insostenibile leggerezza dell'essere


Ma è proprio il debole che deve saper essere forte e andar via,
quando il forte è troppo debole per poter far del male al debole.
Milan Kundera



"L'idea dell'eterno ritorno è misteriosa e con essa Nietzsche ha messo molti filosofi nell'imbarazzo: pensare che un giorno ogni cosa si ripeterà così come l'abbiamo già vissuta, e che anche questa ripetizione debba ripetersi all'infinito! Che significato ha questo folle mito? Il mito dell'eterno ritorno afferma, per negazione, che la vita che scompare una volta per sempre, che non ritorna, è simile a un'ombra, è priva di peso, è morta già in precedenza, e che, sia stata essa terribile, bella o splendida, quel terrore, quello splendore, quella bellezza non significano nulla. Non occorre tenerne conto, come di una guerra fra due Stati africani del quattordicesimo secolo che non ha cambiato nulla sulla faccia della terra, benché trecentomila negri vi abbiano trovato la morte tra torture indicibili. 
E anche in questa guerra fra due Stati africani del quattordicesimo secolo, cambierà qualcosa se si ripeterà innumerevoli volte nell'eterno ritorno? Sì, qualcosa cambierà: essa diventerà un blocco che svetta e perdura, e la sua stupidità non avrà rimedio. Se la Rivoluzione francese dovesse ripetersi all'infinito, la storiografia sarebbe meno orgogliosa di Robespierre. Dal momento, però, che parla di qualcosa che non ritorna, gli anni di sangue si sono trasformati in semplici parole, in teorie, in discussioni, sono diventati più leggeri delle piume, non incutono paura. C'è un’enorme differenza tra un Robespierre che si è presentato una sola volta nella storia e un Robespierre che torna eternamente a tagliare la testa ai francesi. Diciamo quindi che l'idea dell'eterno ritorno indica una prospettiva dalla quale le cose appaiono in maniera diversa da come noi le conosciamo: appaiono prive della circostanza attenuante della loro fugacità. Questa circostanza attenuante ci impedisce infatti di pronunciare un qualsiasi verdetto. Si può condannare ciò che é effimero?
La luce rossastra del tramonto illumina ogni cosa con il fascino della nostalgia: anche la ghigliottina. Or non è molto, mi sono sorpreso a provare una sensazione incredibile: stavo sfogliando un libro su Hitler e mi sono commosso alla vista di alcune sue fotografie:mi ricordavano la mia infanzia; io l'ho vissuta durante la guerra; parecchi miei familiari hanno trovato la morte nei campi di concentramento hitleriani; ma che cos'era la loro morte davanti a una fotografia di Hitler che mi ricordava un periodo scomparso della mia vita, un periodo che non sarebbe più tornato? Questa riconciliazione con Hitler tradisce la profonda perversione morale che appartiene a un mondo fondato essenzialmente sull'esistenza del ritorno, perché in un mondo simile tutto è già perdonato e quindi tutto è cinicamente permesso.
Se ogni secondo della nostra vita si ripete un numero infinito di volte, siamo inchiodati all'eternità come Gesù Cristo alla croce. E'un'idea terribile. Nel mondo dell'eterno ritorno, su ogni gesto grava il peso di una insostenibile responsabilità. Ecco perché Nietzsche chiamava l'idea dell'eterno ritorno il fardello più pesante (das schwerste Gewicht). Se l'eterno ritorno è il fardello più pesante, allora le nostre vite su questo sfondo possono apparire in tutta la loro meravigliosa leggerezza. Ma davvero la pesantezza è terribile e la leggerezza è meravigliosa? Il fardello più pesante ci opprime, ci piega, ci schiaccia al suolo. Ma nella poesia d'amore di tutti i tempi la donna desidera essere gravata dal fardello del corpo dell'uomo. Il fardello più pesante è quindi allo stesso tempo l'immagine del più intenso compimento vitale. Quanto più il fardello è pesante, tanto più la nostra vita è vicina alla terra, tanto più è reale e autentica. Al contrario, l'assenza assoluta di un fardello fa sì che l'uomo diventi più leggero dell'aria, prenda il volo verso l'alto, si allontani dalla terra, dall'essere terreno, diventi solo a metà reale e i suoi movimenti siano tanto liberi quanto privi di significato. Che cosa dobbiamo scegliere allora? La pesantezza o la leggerezza? Questa domanda se l'era posta Parmenide nel sesto secolo avanti Cristo....... Parmenide rispose: il leggero é positivo, il pesante é negativo. Aveva ragione oppure no? Questo é il problema. Una sola cosa é certa: l'opposizione pesante-leggero é la più misteriosa e la più ambigua fra tutte le opposizioni".
Milan Kundera, L'insostenibile leggerezza dell'essere,  (incipit) cap. Primo


L'insostenibile leggerezza dell'essere - M. Kundera
Miliardi d’anni fa gli unici elementi chimici che componevano il nostro quasi neonato universo erano l’idrogeno e l’elio, stretti in abbracci autodistruttivi per formare nubi cosmiche, nelle quali la loro densità era variabile, a seconda della zona presa in esame. Da questi ammassi di materia sarebbero nate le stelle e dai processi di nucleosintesi all’interno di esse sarebbero stati formati tutti gli altri elementi che compongono il mondo in cui viviamo e che hanno dato origine alla creazione più complessa e labile della natura: la vita. Alla base di tutto questo ci sono quindi due concetti fondamentali: la <b> densità </b> (che non è altro che il rapporto tra massa e volume) e il <b> numero atomico </b>, che distingue un atomo dall’altro, rendendolo speciale. L’essere, dunque, ha tra le sue caratteristiche fondamentali quella di possedere un <b> peso </b> che lo qualifica come leggero (ogni atomo ha una massa piccolissima), ma che lo rende contemporaneamente pesante, perché su di esso agiscono forze costanti: non solo la gravità, ma anche la coscienza, la responsabilità, la consapevolezza, l’amore, l’odio, la religiosità, la sofferenza … Kundera ha quindi colto nel profondo quello che ci rende così drammaticamente complicati, imprigionando la sua riflessione nella vita di quattro personaggi principali e facendola uscire poco alla volta, grazie al simbolo, all’allusione, alla poesia e soprattutto alla filosofia di Nietzsche (il romanzo inizia proprio con una riflessione sull’Eterno Ritorno), Eraclito, Cartesio …

La trama de “L’insostenibile leggerezza dell’essere" ricorda le evoluzioni di una bandiera, magari quella ceca, lasciata precipitare dalla finestra dell’ultimo piano di un palazzo di Praga: le vicende si intrecciano e ritornano su loro stesse, facendoci scoprire lati precedentemente nascosti dalla prospettiva e rivelando esiti definitivi e drammatici come la vita. La leggerezza e la pesantezza, che sembrano due opposti incapace di convivere in una sola persona e attratti dal loro contrario, sono in realtà in ognuno di noi e albergano nell’animo di tutti i personaggi:

<b> Tomàs </b>, che appare il personaggio più “leggero", insieme a Sabina, è invece trascinato sul fondo della propria relazione con Tereza dalla dipendenza dalla poligamia, che egli intende come un interesse scientifico per individuare l’unicità di ogni donna attraverso l’analisi della sua fisicità e del suo comportamento sotto le lenzuola. Tutta la pesantezza del suo destino è in quel verbo “schiacciare" che compare nella narrazione della sua fine.
<b> Tereza </b>, invece, che appare come il peso morto ancorato alla cintura del marito, ha in sé moltissima leggerezza: essa è la bambina nella cesta che <i> galleggia </i> sul fiume, la giovane donna che si libera dalle catene della sua infanzia e, portando con sé la sua valigia <i> pesante </i>, va via dalla sua città di provincia, scappa da Zurigo, trema di gelosia e sogna (e cosa c’è di più leggero per astrazione e di più pesante per le sensazioni che suscita di un incubo?). Nella vicenda di Tomàs e Tereza si inserisce la pittrice Sabina, che è molto simile al medico di Praga (Tomàs, apputno) nel suo leggero svolazzare da un tradimento all'altro e da una città all'altra, ma che è anch'essa condannata alla pesantezza della dipendenza e attratta dalla solidità del suo amante: Franz. Di quest'ultimo non le piace la debolezza, proprio perché ama la sua forza come se fosse la zavorra che la lega alla terra e le impedisce di fuggire. Franz, al contrario, è attratto dalla leggerezza di Sabina, che viene trasfigurata in una dea, essere metafisico onnisciente, capace di vedere e giudicare le sue azioni e, proprio per questo suo potere, di influenzarle. La vita di ognuno di noi è quindi preda di un continuo squilibrio, come se fossimo perennemente sul piatto di una bilancia, che improvvisamente può schizzare all'indietro, in quei momenti in cui la parte più leggera del nostro animo si libra nell'aria, oppure balzare in avanti, trascinato dalla pesantezza di una stagione monotona e frustrante. La sensazione che ci resta è quella di una forte vertigine, che, come scrive Kundera, non è paura di cadere, ma attrazione per il vuoto. La vertigine potremmo anche chiamarla ebbrezza della debolezza. Ci si rende conto della propria debolezza e invece di resisterle, ci si vuole abbandonare ad essa. Ci si ubriaca della propria debolezza, si vuole essere ancora più deboli, si vuole cadere in mezzo alla strada, davanti a tutti, si vuole stare in basso, ancora più in basso.“
http://imnotsuperdoc.tumblr.com/post/57052897299/linsostenibile-leggerezza-dellessere-m



L' insostenibile leggerezza dell'essere.
Titolo originale Nesnesitelná lehkost bytí
Autore Milan Kundera
1ª ed. originale 1984
L'insostenibile leggerezza dell'essere (in ceco: Nesnesitelná lehkost bytí) è un romanzo di Milan Kundera scritto nel 1982 e pubblicato per la prima volta in Francia nel 1984.
TRAMA
Romanzo, che si svolge a Praga negli anni intorno al 1968, descrive la vita degli artisti e degli intellettuali cecoslovacchi nel periodo fra la Primavera di Praga e la successiva invasione da parte dell'Unione Sovietica. La storia si focalizza sul gruppo noto come il Quartetto di Kundera, composto da Tomáš (un chirurgo di fama e successo che ad un certo punto perde il lavoro a causa di un suo articolo su Edipo che, anche a causa delle modifiche operate dai redattori del giornale a cui lo ha inviato, risulta molto critico nei confronti dei comunisti cechi), la sua compagna Tereza (una fotografa), la sua amante Sabina (una pittrice) e un altro amante di SabinaFranz (un professore universitario).



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