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Carl Schmitt. IL DESTINO NON È PIÙ DELLA POLITICA, BENSÌ L’ECONOMIA.
“Che i contrasti economici siano divenuti politici e che sia potuto sorgere il concetto di «posizione di potere economica» indica solo che IL CULMINE DI DEL ‘POLITICO’ PUÒ ESSERE RAGGIUNTO PARTENDO DALL’ECONOMIA, come da ogni altro settore della realtà. Sotto questa impronta è nata l’espressione molto citata di Walther Rathenau, secondo cui OGGI IL DESTINO NON È PIÚ LA POLITICA, BENSÍ L’ECONOMIA. Sarebbe piú corretto dire che, ORA COME PRIMA, IL DESTINO CONTINUA AD ESSERE RAPPRESENTATO DALLA POLITICA, ma che nel frattempo è solo accaduto che L’ECONOMIA È DIVENTATA QUALCOSA DI ‘POLITICO’ E PERCIÒ ANCHE ESSA «DESTINO». Fu perciò anche errato credere che una posizione politica conquistata con l’aiuto di una superiorità economica fosse (come ha detto Joseph Schumpeter nella sua ‹Soziologie des Imperialismus› del 1919) «essenzialmente non bellicosa». Essenzialmente non bellicosa, e proprio in base all’essenza ideologica liberale, è solo la terminologia. UN IMPERIALISMO FONDATO SU BASI ECONOMICHE CERCHERÀ NATURALMENTE DI CREARE UNA SITUAZIONE MONDIALE NELLA QUALE ESSO POSSA IMPIEGARE APERTAMENTE, NELLA MISURA CHE GLI È NECESSARIA, I SUOI STRUMENTI ECONOMICI DI POTERE, COME RESTRIZIONE DEI CREDITI, BLOCCO DELLE MATERIE PRIME, SVALUTAZIONE DELLA VALUTA STRANIERA e cosí via. Esso considererà come «violenza extraeconomica» il TENTATIVO DI UN POPOLO O DI UN ALTRO GRUPPO UMANO DI SOTTRARSI ALL’EFFETTO DI QUESTI METODI «PACIFICI». Esso IMPIEGHERÀ MEZZI DI COERCIZIONE ANCORA PIÚ DURI, MA SEMPRE «ECONOMICI» e quindi (secondo questa terminologia) non politici, essenzialmente pacifici, come ad esempio quelli elencati dalla Società delle nazioni di Ginevra nelle «linee direttive» per l’attuazione dell’art. 16 del suo Statuto (n. 14 della risoluzione della seconda assemblea della Società delle nazioni, 1921): sospensione dell’approvvigionamento dei mezzi di sussistenza alla popolazione civile e blocco della fame. Infine esso dispone ancora di strumenti tecnici di uccisione fisica violenta, di armi moderne tecnicamente perfette, che sono state rese di tanta inaudita utilità, mediante un impiego di capitale ed intelligenza, per essere realmente usate in caso di necessità. Per l’impiego di questi strumenti, SI STA FORMANDO D’ALTRA PARTE UN VOCABOLARIO NUOVO ESSENZIALMENTE PACIFISTICO CHE NON CONOSCE PIÚ LA GUERRA MA SOLO ESECUZIONI, SANZIONI, SPEDIZIONI PUNITIVE, PACIFICAZIONI, DIFESA DEI TRATTATI, POLIZIA INTERNAZIONALE, MISURE PER LA PRESERVAZIONE DELLA PACE. L’AVVERSARIO NON SI CHIAMA PIÚ NEMICO, MA PERCIÒ EGLI VIENE POSTO, COME VIOLATORE E DISTURBATORE DELLA PACE, ‹HORS-LA-LOI› E ‹HORS L’HUMANITÉ›, e una guerra condotta per il mantenimento o allargamento di posizioni economicistiche di potere deve essere trasformata, con il ricorso alla propaganda, nella «crociata» e nell’«ultima guerra dell’umanità». Questo è il frutto della POLARITÀ DI ETICA ED ECONOMIA. In essa è presente d’altra parte una straordinaria sistematicità e conseguenzialità, ma anche questo sistema pretende di essere non politico e che apparentemente è antipolitico serve o ai raggruppamenti amico-nemico già esistenti o conduce a nuovi raggruppamenti di questo tipo e non può sfuggire alla conseguenzialità del ‘politico’.”
CARL SCHMITT (1888 – 1985), “Il concetto di ‛politico’” - Testo del 1932 con una premessa e tre corollari (I trad. it. di Delio Cantimori, in CARL SCHMITT, “Principii politici del Nazionalsocialismo”, Sansoni, Firenze 1935), in ID. “Le categorie del ‛ politico’” – ‘Saggi di teoria politica’ a cura di Gianfranco Miglio e Pierangelo Schiera (trad.), il Mulino, Bologna 1981 (II, ed., I ed. 1972), 8., pp. 164 – 165.
“ Daß die wirtschaftlichen Gegensätze politisch geworden sind und der Begriff der «wirtschaftlichen Machtstellung» entstehen konnte, zeigt nur, daß von der Wirtschaft wie von jedem Sachgebiet aus der Punkt des Politischen erreicht werden kann. Unter diesem Eindruck ist das vielzitierte Wort Walther Rathenaus entstanden, daß heute nicht die Politik, sondern die Wirtschaft das Schicksal sei.
Richtiger wäre zu sagen, daß nach wie vor die Politik das Schicksal bleibt und nur das eingetreten ist, daß die Wirtschaft ein Politikum und dadurch zum »Schicksal« wurde. Es war deshalb auch irrig zu glauben, eine mit Hilfe ökonomischer Überlegenheit errungene politische Position sei (wie Josef Schumpeter in seiner Soziologie des Imperialismus 1919 sagte) «essentiell unkriegerisch». Essentiell unkriegerisch, und zwar aus der Essenz der liberalen Ideologie heraus, ist nur die Terminologie. Ein ökonomisch fundierter Imperialismus wird natürlich einen Zustand der Erde herbeizuführen suchen, in welchem er seine wirtschaftlichen Machtmittel, wie Kreditsperre, Rohstoffsperre, Zerstörung der fremden Währung usw., ungehindert anwenden kann und mit ihnen auskommt. Er wird es als «außerökonomische Gewalt» betrachten, wenn ein Volk oder eine andere Menschengruppe sich der Wirkung dieser «friedlichen» Methoden zu entziehen sucht. Er wird auch schärfere, aber immer noch «wirtschaftliche» und daher (nach dieser Terminologie) unpolitische, essentiell friedliche Zwangsmittel gebrauchen, wie sie z.B. der Genfer Völkerbund in den «Richtlinien» zur Ausführung des Art. 16 der Völkerbundsatzung (Ziffer 14 des Beschlusses der 2. Völkerbundversammlung 1921) aufgezählt hat: Unterbindung der Nahrungsmittelzufuhr an die Zivilbevölkerung und Hungerblockade. Schließlich verfügt er noch über technische Mittel gewaltsamer physischer Tötung, über technisch vollkommene moderne Waffen, die mit einem Aufgebot von Kapital und Intelligenz so unerhört brauchbar gemacht worden sind, damit sie nötigenfalls auch wirklich gebraucht werden. Für die Anwendung solcher Mittel bildet sich allerdings ein neues, essentiell pazifistisches Vokabularium heraus, das den Krieg nicht mehr kennt, sondern nur noch Exekutionen, Sanktionen, Strafexpeditionen, Pazifizierungen, Schutz der Verträge, internationale Polizei, Maßnahmen zur Sicherung des Friedens. Der Gegner heißt nicht mehr Feind, aber dafür wird er als Friedensbrecher und Friedensstörer ‹hors-la-loi› und ‹hors l‘humanité› gesetzt, und ein zur Wahrung oder Erweiterung ökonomischer Machtpositionen geführter Krieg muß mit einem Aufgebot von Propaganda zum «Kreuzzug» und zum «letzten Krieg der Menschheit» gemacht werden. So verlangt es die Polarität von Ethik und Ökonomie. In ihr zeigt sich allerdings eine erstaunliche Systematik und Konsequenz, aber auch dieses angeblich unpolitische und scheinbar sogar antipolitische System dient entweder bestehenden oder führt zu neuen Freund- und Feindgruppierungen und vermag der Konsequenz des Politischen nicht zu entrinnen.”
CARL SCHMITT, “Des Begriff des Politischen”, Text von 1932 mit einem Vorwort und drei Corollarien, Duncker & Humblot, Berlin 1991 (3. Aufl. der Ausg. Von 1963), 8. ‛Entpolitisierung durch die Polarität von Ethik und Oekonomie’, S. 76 – 79.
Giosuè Carducci: Pianto antico
L'albero a cui tendevi
la pargoletta mano,
il verde melograno
da' bei vermigli fior,
nel muto orto solingo
rinverdì tutto or ora,
e giugno lo ristora
di luce e di calor.
Tu fior de la mia pianta
percossa e inaridita,
tu de l'inutil vita
estremo unico fior,
sei ne la terra fredda,
sei ne la terra negra
né il sol più ti rallegra
né ti risveglia amor.
La nebbia a gl'irti colli
Piovigginando sale,
E sotto il maestrale
Urla e biancheggia il mar;
Ma per le vie del borgo
Dal ribollir de' tini
Va l'aspro odor de i vini
L'anime a rallegrar.
Gira su' ceppi accesi
Lo spiedo scoppiettando:
Sta il cacciator fischiando
Su l'uscio a rimirar
Tra le rossastre nubi
Stormi d'uccelli neri,
Com'esuli pensieri,
Nel vespero migrar.
Carducci. San Martino
http://youtu.be/2Qeex3dnN4Q
http://youtu.be/Y_zhIjbao6o
L'atmosfera piena di brio del borgo è dovuta al giorno di San Martino (cioè l'11 novembre) in un paesetto della Maremma (Bolgheri o Castagneto), poichè per le vie si diffonde quell'odore aspro di vino e di carne che viene cotta sullo spiedo, ma i pensieri dell'uomo sfuggono a quest'allegria e volano lontani proprio come gli uccelli.
Questo giorno risulta di una certa importanza per gli agricoltori perchè segna la fine del lavoro nei campi e l'inizio del travaso del vino dai tini nelle botti. All'allegria del borgo si contrappone quella tristezza del paesaggio autunnale in quanto avvolto dalla nebbia.
PARAFRASI
La nebbia, sciogliendosi in una leggera pioggerella, risale per le colline rese quasi ispide dalle piante ormai prive di foglie e, spinto dal ventate fredde, il mare rumoreggia frangendosi sulla scogliera, con onde spumose colorate di bianco. Ma per le vie del piccolo paesello si propaga, dai tini dove fermenta il mosto, l’odore aspro del vino nuovo che porta gioia ai cuori.Nel frattempo sui ceppi bruciati nel focolare scoppiettano quelle gocce di grasso cadenti dallo spiedo su cui cuoce la cacciagione; e il cacciatore se ne sta sull'uscio a guardare stormi di uccelli che, messi a confronto con le nubi rossastre del tramonto, sembrano neri, come quei pensieri che si vorrebbe mandar via lontano.
Schema delle rime:ABBC
La lirica è composta da quattro quartine formate da settenari, i primi tre di ogni strofa risultano piani, l'ultimo è tronco; in ogni quartina il primo verso è esente dalla rima, il secondo e il terzo rimano tra loro; il quarto verso è in rima con gli ultimi versi di ogni strofa.
I particolari suoni di / ebbia/, / iggi /, / eggia / nella prima strofa di San Martino diventano onomatopeicie ci fanno sentire l'acquerugiola che lievemente scende sul paesaggio e ci fanno vedere il mare che rumoreggia sulla costa.
L'onomatopea domina la terza strofa: i suoni / ppi/, /cce/, /spied/, /scoppie/, / ttando/, /fischia/, /uscio/ servono a evidenziare quei rumori causati dal focolare e lo zufolare soprappensiero del cacciatore.
Nella lirica vengono usate molte figure retoriche quali la prosopopea,nel 4^ verso con l'umanizzazione del mare, l’iperbato nel 6^-7^ verso in cui viene invertito l’ordine, la paronomasia che riproduce un uguale suono e attua una funzione onomatopeica , infine la similitudine negli ultimi tre versi: secondo alcuni il poeta esprimerebbe il desiderio di vedere volare via, lontano, come gli uccelli, i suoi tetri pensieri; altri, invece, propongono di leggere "esuli" nel senso di "sperduti, che vagano lontano e si perdono nell'infinito".
http://balbruno.altervista.org/index-272.html
Analisi "San Martino" di Giosuè Carducci
“San Martino” è una lirica scritta da Giosue Carducci,un poeta verista dell’ottocento, sostenitore del classicismo in Italia. La lirica si riferisce all’11 novembre giorno di San Martino.
La nebbia, accompagnata da una leggera pioggia autunnale, sale verso i colli ricoperti di alberi spogli mentre il mare rumoreggia e spumeggia sotto l’impeto del maestrale; ma per le vie del paese, l’odore del mosto che fermenta nelle botti, rallegra gli animi degli abitanti.
Sopra ceppi di legno accesi è posto uno spiedo che scoppietta; il cacciatore fischia sulla porta ed osserva tra le nubi che rosseggiano al tramonto del sole gli stormi di corvi che se ne vanno lontano come lontano la sera se ne vanno le preoccupazioni.
Analisi del componimento
Due immagini si alternano all’interno della lirica: una di malinconia e l’altra di allegria.
Nella prima strofa vi è il ritratto di un tipico paesaggio autunnale: ci sono infatti gli elementi fondamentali della stagione, ovvero la nebbia palpabile, gli alberi spogli che ricoprono i colli ed il mare in tempesta.
A differenza della prima, la seconda strofa, sprigiona un senso di allegria del tutto assente nella precedente; da sensazioni di freddo e tristezza si passa a una situazione molto più calda e vivace, si descrive infatti l’atmosfera che si viene a creare in un piccolo borgo dopo la vendemmia: il mosto fermenta nelle botti diffondendo nell’aria il suo aspro profumo.
In questa strofa il “ma” ha un doppio valore:il cambiamento di scena e il cambiamento di sentimento.
Nella terza strofa si ha l’immagine di un focolare domestico ove il fuoco è stato acceso per cucinare, si passa quindi ad un ambiente più ristretto, dopo che già si è passati da un paesaggio ad un borgo.
Nell’ultima strofa, l’atmosfera si presenta più pensosa della precedente dato che si incontra un uomo pensieroso che,appoggiato all’uscio della sua casa, osserva l’atmosfera che si crea al tramonto e gli stormi di uccelli neri che si dirigono lontano.
Versione in prosa:
La nebbia, accompagnata da una leggera pioggerellina autunnale, sale verso i colli ricoperti di alberi spogli mentre il mare ondeggia e spumeggia sotto l’impeto del maestrale; nei borghi del villaggio, l’odore del mosto che fermenta nelle botti, rallegra gli animi degli abitanti.
Sopra ceppi di legno schioppettanti è posto uno spiedo con il quale si sta cucinando della carne; il cacciatore se ne sta sull’uscio della della porta a contemplare stormi di uccelli che volano tra le nuvole, come fossero pensieri che volano lontano, riflettendo il rossore del sole tramontante.
Analisi del componimento:
Il componimento del Carducci è una lirica che si compone di quattro quartine di settenari. Le rime seguono lo schema ABBC e viene ripetuta alla fine di ogni quartina la rima in –AR (mar…rallegrar…rirmirar…migrar).
Il suono che prevalentemente viene ritrovato all’interno della poesia è quello prodotto dalla lettera R.
La prima strofa è composta di due frasi principali mentre la seconda lo è di una principale e l’altra subordinata; queste prime due quartine costituiscono due periodi indipendenti.
Le ultime due, invece, sono legate dal fatto che il periodo continua dalla terza(una frase principale e una subordinata che prosegue nella successiva quartina) alla quarta strofa(una subordinata ed una principale).
Angelo Branduardi
Le fanciulle senza amore
son vascelli senza vele
son lanterne senza luce sono corpi senza cuore. Le fanciulle senza amore...
Villanella a ballo del XVII sec. detta anche "rionna": ballo in tondo
Caricato il 15 gen 2010
Canzone napoletana del '600 - Anonimo.
Registrazione rara da un concerto a Zurigo.
Li 'ffigliole che n'hanno ammore songo varche senza la vela,
so' lanterne senza cannela
songo cuorpe senza lu core,
li 'ffigliole che n'hanno ammore.
Laura Montanaro Mi pare sia tratta da "la gatta Cenerentola "
di Roberto De Simone
Maura Bernardi Diciamo che nel 600 pesava molto di piu' il fatto che la donna fosse sola...diventava suora...
come la monaca di Monza.Un certo peso pero' l'ha avuto fino agli anni 50/60 anche da noi ..
essere zittella ti relegava in un ruolo brutto,di donna frustrata e acida.Ora e' diverso...non parlerei solo di donne....parlerei di donne, di uomini e di amore.Si',proprio di persone e di amore...e' l'amore il motore del mondo, e' la nostra luce interna che nutre l'anima ...se d'improvviso l'amore manca anche l'anima muore..certo si vive ancora ma una luce preziosa si sara' spenta..importante che non muoia la capacita' d'amare!
https://youtu.be/Zb0SVMNL318
"Io sono il trovatore, sempre vado per terre e paesi. Ora sono giunto a questo, lasciate che prima di partirne IO CANTI..."
"Ich bin der Minnesänger, ich reise durch Länder und Städte.
Nun bin ich hier, lasst mich singen, bevor ich weiterziehe..."
"E il vecchio uomo si addormentò, e sognò di essere una farfalla, o forse era solo una farfalla che sognava di essere un vecchio uomo addormentato…”
"Ch'io sia la fascia che la fronte ti cinge, così vicina ai tuoi pensieri".
Inizia così questa canzone tratta da una poesia dei Pellerosse del Nuovo Messico.
Si canta dell'amore cerebrale, vero, ma anche di sangue, di passione pura fatta d'istinto.
Che i Pellerossa fossero un popolo guerriero, questo lo si sapeva, ma che fossero anche dei passionali in amore, questo può risultare sorprendente ai più, oltretutto qui si canta dell’amore fisico ma che non sfocia mai nella semplice constatazione di un rapporto meccanico, anzi, vengono coinvolti tutti i settori emotivi e sensoriali innescando in questo modo una carica di erotismo per niente volgare o scontata. Eros e Thanatos si rincorrono, “Ch’io sia il grano di mais frantumato dai tuoi denti selvaggi“: Si evidenzia il completo stato di dedizione quasi sacrificale dell’amante nei confronti della sua donna e di nuovo, ecco riversarsi in una potente immagine erotica e passionale: “Ch’io sia al tuo collo turchese, caldo della tempesta del tuo sangue.” per poi scivolare tra le dita di lei, come la lana del telaio, quasi come una inconsapevole ricerca di una via di fuga. Ma a questo punto è la donna a sentirsi coinvolta da questo innesco, o meglio, è il desiderio e speranza dell’uomo: “C’io sia il tuo sogno notturno, quando nel sonno parli e gemi“.
E' un testo poetico stupendo, dei Navajo, che ci fa capire quanto poco sappiamo della cultura dei nativi americani, io lo lessi tanti anni fa ai tempi della tesi su Canti Erotici dei Primitivi di Alfonso di Nola e mi è rimasto molto impresso...
Ch' io sia la fascia che la fronte ti cinge, cosi' vicina ai tuoi pensieri .....
Ch' io sia il grano di mais frantumato dai tuoi denti selvaggi .....
Ch' io sia, al tuo collo, turchese caldo della tempesta del tuo sangue!
Ch' io sia la lana variopinta del telaio, la lana che scivola tra le tue dolci dita .....
Ch' io sia la tunica di velluto sul flusso e riflusso del tuo cuore .....
Ch'io sia la sabbia nei mocassini, che accarezza le dita dei tuoi piedi...
Ch' io sia il tuo tenero sogno notturno, quando, nelle nere braccia morbide del tuo sonno, tu gemi girandoti gioiosa..
Ch'io sia la fascia che la fronte ti cinge, così vicina ai tuoi pensieri
Ch’io sia il grano di mais frantumato dai tuoi denti selvaggi
Ch’io sia al tuo collo turchese, caldo della tempesta del tuo sangue
C’io sia il tuo sogno notturno, quando nel sonno parli e gemi
"La pulce d'acqua" è una canzone ispirata da una leggenda indiana, da una storia degli Indiani del Nord America, gli uomini dalla pelle rossa, un popolo di guerrieri e mistici innamorati della propria terra. Un popolo che oggi è studiato e molto amato per la loro mentalità pervasa di spiritualità e per il loro stretto rapporto con la natura, per la loro considerazione per gli animali e per le piante. Nella cultura degli indiani d'America, cosi' impregnata di spiritualità e di armonia verso tutto il creato, la malattia puo' essere causata dal malato stesso che ha infranto un tabù oppure, come succede in questo brano, non ha rispettato gli elementi naturali, provocando l'intervento di uno spirito maligno che lo punisce con un malessere o addirittura con la perdita dello spirito, dell'ombra. Compito dell'uomo o della donna di medicina, è quindi quello di riportare l'equilibrio interiore.
Angelo Branduardi. "La pulce d'acqua"
E` la pulce d'acqua
che l'ombra ti rubò
e tu ora sei malato
e la mosca d'autunno
che hai schiacciato
non ti perdonerà.
Sull'acqua del ruscello
forse tu troppo ti sei chinato,
tu chiami la tua ombra,
ma lei non ritornerà.
E` la pulce d'acqua
che l'ombra ti rubò
e tu ora sei malato
e la serpe verde
che hai schiacciato
non ti perdonerà.
E allora devi a lungo cantare
per farti perdonare
e la pulce d'acqua che lo sa
l'ombra ti renderà.
http://youtu.be/R_u9ciXQVNc
tutte le immagini sono tratte dalle opere di Vicente Romero Redondo.
http://youtu.be/ZewtY3CgV-Y
Angelo Branduardi, Il Bambino Dei Topi
Parliamo ancora di lui
sottovoce, quando viene sera,
seduti vicini, con un po’ di paura
Di quando ci rincorreva
ridendo in quel modo strano
e poi si nascondeva
a spiarci da lontano
Viveva là sulla collina
Passava le sue giornate
a guardare i passeri volare
Giocava con i topi, ma con noi non parlava
Noi lo tormentavamo
cercando di farlo piangere
ma lui non ci badava e se ne andava
Suo padre non lo amava
ogni giorno lo picchiava
non poteva sopportare quei suoi occhi strani
Sua madre lo consolava
lui se ne andava sotto la pioggia
a piedi nudi, camminava adagio
Sono così lontane
le cose accadute allora
ma qualche volta di lui noi parliamo ancora
Nelle sere d’estate
quando qui ci si annoia
seduti vicini lasciando che il tempo passi
"Il bambino dei topi"
( Luisa Zappa - Angelo Branduardi )
Angelo Branduardi, Il Bambino Dei Topi
Da un concerto in Germania del 1991. Tour "Il Ladro".
Canzone bella,parla di tempi remoti,di gente povera e semplice ma anche rozza e crudele.
I bambini non avevano gran divertimenti ma si dilettavano a prendersi gioco di un ragazzo particolare... silenzioso non parlava con nessuno, giocava con gli uccelli e I topi...lo chiamavano il bambino dei topi. Non viveva molto bene, il padre lo picchiava perchè era strano, diverso... Oggi si chiamerebbe vittima di abusi e vittima di bullismo, allora era il matto del paese e se eri diverso, schernito. A quei tempi c'era molta ignoranza e cattiveria......e oggi, che abbiamo più cultura e strumenti per capire... siamo così cambiati?
https://youtu.be/4QPZTHSXPJg
Il 1 gennaio 1449 nasceva Lorenzo de' Medici, e forse non è un caso: è forse, chissà, un segno del destino, un auspicio e un Augurio per un nuovo anno che comincia...
Quant'è bella giovinezza che si fugge tuttavia!
Chi vuol essere lieto, sia: di doman non c'è certezza.
Lorenzo de Medici. Trionfo di Bacco e Arianna
Può una poesia essere di per sè musica e allo stesso tempo un piccolo trattato di filosofia? Questi versi di Lorenzo De' Medici detto il Magnifico ne è un esempio formidabile. E’ l’invito alla vita, è il “Carpe Diem“. Lorenzo De Medici prende spunto dal Carnevale a Firenze in cui si usava travestirsi e andare in giro a cantare ballate. Lorenzo le ballate le componeva, componeva questi cosidetti canti carnascialeschi. Il tono scherzoso della maggior parte di questi canti finiva, tuttavia, per sacrificare inevitabilmente tutta la potenza poetica e ne inibiva tutto il potenziale lirico. Nel caso del “Trionfo di Bacco e Arianna“, invece, avviene il miracolo: Versi sorprendenti che diventano quasi un inno alla vita, a viverla perchè esiste ora e qui, perchè poi passa e non si sa se ritorna.Proprio come quel “Trionfo”, il carro mascherato sul quale ci sono uomini e donne travestiti, Bacco e Arianna, i satiretti, le ninfe, tutti giovani e belli. Il carro passa e con esso passa il Tempo…e la giovinezza. E di domani non c’è certezza. Lorenzo il Magnifico visse solo 43 anni, dal 1449 al 1492, e a soli 20 anni, avendo perso il padre, si trovò a governare la città di Firenze: Lo fece con forza e con la passione di chi sapeva cogliere tutti i lati belli della vita.
Quest'è Bacco e Arianna
belli e l'un dell'altro ardenti:
perchè ll tempo fugge e inganna,
sempre insieme stan contenti.
Queste ninfe e altre genti
sono allegre tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c'è certezza.
Questi lieti satiretti
delle ninfe innamorati,
per caverne e per boschetti
han loro posto cento agguati;
or, da Bacco riscaldati,
ballan, saltan tuttavia.
chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c'è certezza.
Queste ninfe anche hanno caro
da lor essere ingannate;
non può fare a amor riparo
se non gente rozze e ingrate;
ora, insieme mescolate,
suonan, cantan tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c'è certezza.
Mida vien dietro a costoro:
ciò che tocca or diventa.
E, che giova aver tesoro,
s'altri poi non si contenta?
Che dolcezza vuoi che senta
chi ha sete tuttavia?
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c'è certezza.
Donne e giovinetti amanti,
viva Bacco e viva Amore!
Ciascun suoni, balli e canti!
Arde di dolcezza il core!
Non fatica! Non dolore!
Ciò c'ha a esser convien sia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c'è certezza.
Quant'è bella giovinezza
che si fugge tuttavia!
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c'è certezza.
Il testo proviene dai "Canti Carnascialeschi"
di Lorenzo De Medici detto "Il Magnifico"
http://youtu.be/axU--HxXSe8
"Laila è bella e velenosa...nel suo bacio il vino di Shiraz, nel suo cuore il cobra di Birmania".
Il vino non è solo enologia e cultura o simbolo, il vino può essere poesia, come nelle parole di un antico amante nepalese che viveva in Birmania qualche migliaio di anni fa. Vino inebriante che ti rallegra e spesso ti fa sincero, ma subdolamente si prende la volontà, proprio come certi amori...
E Laila, così bella, così spregiudicata, donna voluttuosa contro un uomo volubile.
E un sapore disinibitorio come quello del vino di Shiraz, frutto velenoso: acre, dolce, e traditore.
http://youtu.be/4TtZeqFWMVg
Vanità di vanità cantata da Branduardi
Vai cercando qua, vai cercando là,
ma quando la morte tri coglierà
che ti resterà delle tue voglie?
Vanità di vanità.
Sei felice, sei, dei pensieri tuoi,
godendo solo d'argento e d'oro,
alla fine che ti resterà?
Vanità di vanità.
Vai cercando qua, vai cercando là,
seguendo sempre felicità,
sano, allegro e senza affanni...
Vanità di vanità.
Se ora guardi allo specchio il tuo volto sereno
non immagini certo quel che un giorno sarà della tua vanità.
Tutto vanità, solo vanità,
vivete con gioia e semplicità,
state buoni se potete...
tutto il resto è vanità.
Tutto vanità, solo vanità,
lodate il Signore con umiltà,
a lui date tutto l'amore,
nulla più vi mancherà.
Tutto vanità, solo vanità, vivete con gioia e semplicità, state buoni se potete... tutto il resto è vanità. Tutto vanità, solo vanità, lodate il Signore con umiltà, a Lui date tutto l'amore, nulla più vi mancherà....
Vai cercando qua, vai cercando là, ma quando la morte ti coglierà che ti resterà delle tue voglie? Vanità di vanità. Sei felice, sei, dei pensieri tuoi, godendo solo d'argento e d'oro, alla fine che ti resterà? Vanità di vanità. Vai cercando qua, vai cercando là, seguendo sempre felicità, sano, allegro e senza affanni... Vanità di vanità. Se ora guardi allo specchio il tuo volto sereno non immagini certo quel che un giorno sarà della tua vanità.
Bellissima poesia di Filippo Neri, lavoro straordinario di Branduardi!
State buoni se potete (Versione integrale) è un film italiano del 1983 diretto da Luigi Magni, con Johnny Dorelli e Philippe Leroy. [[[[[ Film per tutti ]]]]]
Descrizione:
Durante il XVI secolo, nella Roma papale, il colto e gentile don Filippo Neri dedica la sua missione parrocchiale all'infanzia abbandonata fondando alcuni istituti di raccolta ed educazione. State buoni se potete, raccomandava spesso Filippo ai ragazzi dell'oratorio. E la sua storia personale si snoda e si intreccia alle vicende di vari papi, tra cui Sisto V, personaggi religiosi, tra cui Ignazio di Loyola, Carlo Borromeo, Giovanni della Croce, Teresa D'Avila e Francesco Saverio.
******************************************************* Paese Italia Anno 1983 Durata 149 min
Angelo Branduardi - Il cantico delle creature
A te solo Buon Signore
Si confanno gloria e onore
A Te ogni laude et benedizione
A Te solo si confanno
Che l'altissimo Tu sei
E null'omo degno è
Te mentovare.
Si laudato Mio Signore
Con le Tue creature
Specialmente Frate Sole
E la sua luce.
Tu ci illumini di lui
Che è bellezza e splendore
Di Te Altissimo Signore
Porta il segno.
Si laudato Mio Signore
Per sorelle Luna e Stelle
Che Tu in cielo le hai formate
Chiare e belle.
Si laudato per Frate Vento
Aria, nuvole e maltempo
Che alle Tue creature dan sostentamento.
Si laudato Mio Signore
Per sorella nostra Acqua
Ella è casta, molto utile
E preziosa.
Si laudato per Frate Foco
Che ci illumina la notte
Ed è bello, giocondo
E robusto e forte.
Si laudato Mio Signore
Per la nostra Madre Terra
Ella è che ci sostenta
E ci governa
Si laudato Mio Signore
Vari frutti lei produce
Molti fiori coloriti
E verde l'erba.
Si laudato per coloro
Che perdonano per il Tuo amore
Sopportando infermità
E tribolazione
E beati sian coloro
Che cammineranno in pace
Che da Te Buon Signore
Avran corona.
Si laudato Mio Signore
Per la Morte Corporale
Chè da lei nesun che vive
Può scappare
E beati saran quelli
nella Tua volontà
che Sorella Morte
non gli farà male
Il Menestrello D'Italia, anche se l italia non se lo merita a Branduardi. Infatti lui e il Menestrello del mondo, io penso che in una vita precedente lui fosse un musicista/menestrello/buffone di corte. Uno dei grandi patrimoni dell umanita.
Angelo Branduardi e' un monumento artistico ricco di poesia. E' un quadro meravoglioso sotto forma di uomo. Ha sempre proposto la sensibilita' dell'arte. e' un vero Artista. Leo carucci.
Sia lodato sempre e ovunque il Signore per tutte le realtà belle e buone che ha creato. Sia lodato il Signore perchè ha creato tutto buono e solo Lui trasforma il male che noi facciamo in un bene nuovo, cosicchè il bene vince e trionfa sempre sul male. Sia lodato sempre nostro Signore.
Si laudato Mio Signore Per la Morte Corporale Chè da lei nesun che vive Può scappare E beati saran quelli nella Tua volontà che Sorella Morte non gli farà male
ho sempre adorato il Cantico delle Creature *_* la Natura è un'entità che mi meraviglia ogni giorno, e mi emoziona, e questo cantico la esalta in maniera sublime
Ho 15 anni, sono ateo e comunista, ma Branduardi è uno dei miei cantautori preferiti, e questa canzone mi fa venire i brividi lungo la schiena, perché ammiro San Francesco, l'unico santo " comunista " della storia, il Cantico è il testo in assoluto più importante della letteratura italiana, perché è il primo testo in lingua volgare, e perché Branduardi sa rendere bella qualsiasi cosa.
A te solo Buon Signore Si confanno gloria e onore A Te ogni laude et benedizione A Te solo si confanno Che laltissimo Tu sei E nullomo degno è Te mentovare. Si laudato Mio Signore Con le Tue creature Specialmente Frate Sole
Questa è un esempio di musica ITALIANA di cui andare orgogliosi. Di questi tempi è un baluardo da difendere nonostante il Paese faccia sempre più schifo e gli italiani lo osservino decadere senza fare nulla.
non bisogna essere credenti per apprezzare il cantico delle creature. Si, magari per un ateo non è Dio da ringraziare, ma chiamiamola anche natura, caso o quello che ci pare, un pensiero a chi o cosa ci ha dato queste cose, di cui spesso non consideriamo la bellezza e l'importanza, non fa mai male!
Si laudato Mio Signore Per la Morte Corporale Chè da lei nesun che vive Può scappare E beati saran quelli nella Tua volontà che Sorella Morte non gli farà male
Io non sono cristiana, ma questa canzone mi emoziona tantissimo. Primo perchè è una preghiera universale, secondo perchè è espressione del nostro medioevo, terzo perchè è opera di un uomo geniale e speciale quale Francesco D'Assisi, quarto (ma non ultimo) perchè è musicata e cantata dal grande ANGELO.
Quoto in pieno. Personalmente non sono credente ma ritengo che il cantico delle creature sia una delle poesie, se non la poesia, più belle in assoluto. Hanno una forza immensa queste parole..
Parliamo di antico, presente e speriamo futuro, di tutte le bellezze che avevamo, abbiamo, e forse avramo! Poesia, fede, natura. Tutto, eppure ognuna cosa presa singolarmente per rendere grazie di quello che abbiamo a qualcuno, che sia il Signore che la Natura
ho i brividi dall'inizio alla fine... sono un'assisano, abito vicino S. Damiano, dove un mio umile concittadino del 1200 scrisse questo inno al mondo, alla vita, alla natura, a Dio! complimenti al grande Branduardi!
vi siete chiesti mai perchè Branduardi si chiama "Angelo" la sua voce viene da altrove entra come una spada dolce dentro il cuore e lo apre quando canta apre i miei sentimenti e la mia pelle inizia a vibrare in tutto il corpo
io a volte ascolto questa canzone quando sono incazzato per rasserenarmi, è una delle canzoni che conosco che da più serenità , grazie san francesco grazie branduardi (tra l' altro sono ateo , però mi rasserena lo stesso)
non c'è altro che l'immensità, il cui candore ti abbaglierà, e se tu saprai sentire la gioia, tu saprai capire la bellezza, che c'è attorno a te, non c'è chiusura, ma solo apertura al mondo che in divenire poi t'appare
Negli anni si è spesso frainteso il messaggio di san Francesco trasformandolo in un "figlio dei fiori" medievale. In realtà l'ecologismo francescano non ha senso se viene staccato dalla sua origine religiosa, cioè dal fatto che per lui il creato deve essere contemplato proprio perché è "creato" da Dio, e la pace e la coscienza che vengono raggiunte contemplandolo sono dono di Dio, non della natura come fine a sé stessa. D'altra parte lo stesso Cantico delle creature non è che una preghiera...
@piepra785 in realtà [...] Branduardi non ha composto questa musica, ma l'ha presa (come ha fatto anche per altre sue canzoni) dalla tradizione popolare celtica (il cane di lilly e il vagabondo è scozzese :D). Nel 1996 i secret garden hanno pubblicato un brano chiamato "the rap", ascoltatelo, è identico al cantico. Branduardi fu accusato da alcuni di plagio ma si difese appunto dicendo che entrambi (lui e i secret garden) avevano rimaneggiato la stessa musica popolare.
Grazie per tanta grandezza offerta al mondo... nettare vivo di puro altissimo Amore
Altissimu, onnipotente bon Signore,
Tue so' le laude, la gloria e l'honore et onne benedictione.
Ad Te solo, Altissimo, se konfano,
et nullu homo ène dignu te mentovare.
Ad Te solo, Altissimo, se konfano,
et nullu homo ène dignu te mentovare.
Laudato sie, mi' Signore cum tucte le Tue creature,
spetialmente messor lo frate Sole,
lo qual è iorno, et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de Te, Altissimo, porta significatione.
Laudato si', mi Signore, per sora Luna e le stelle:
in celu l'ài formate clarite et pretiose et belle.
Laudato si', mi' Signore, per frate Vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale, a le Tue creature dài sustentamento.
Laudato si', mi Signore, per sor'Acqua.
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.
Laudato si', mi Signore, per frate Focu,
per lo quale ennallumini la nocte:
ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.
Laudato si', mi Signore, per sora nostra matre Terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti fior et herba.
Laudato si', mi Signore, per quelli che perdonano per lo Tuo amore
et sostengono infrmitate et tribulatione.
Beati quelli ke 'l sosterranno in pace,
ka da Te, Altissimo, sirano incoronati.
Laudato s' mi Signore, per sora nostra Morte corporale,
da la quale nullu homo vivente pò skappare:
guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà ne le Tue sanctissime voluntati,
ka la morte secunda no 'l farrà male.
Laudate et benedicete mi Signore et rengratiate
e serviateli cum grande humilitate.
Questa è la versione originale del cantico delle Creature come l'ha scritta San Francesco. [...] Dalle sue parti si parlava così! Si chiama italiano volgare! [...] Tutte le lingue hanno un'evoluzione, A quell'epoca non si parlava lo stesso italiano di adesso!!!
Metto il testo completo del Cantico delle Creature:
1° parte
Altissimu, onnipotente bon Signore, Tue so' le laude, la gloria e l'honore et onne benedictione. Ad Te solo, Altissimo, se konfano, et nullu homo ène dignu te mentovare.
2° parte
Ad Te solo, Altissimo, se konfano, et nullu homo ène dignu te mentovare. Laudato sie, mi' Signore cum tucte le Tue creature, spetialmente messor lo frate Sole, lo qual è iorno, et allumini noi per lui. Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore: de Te, Altissimo, porta significatione.
3° parte
Laudato si', mi Signore, per sora Luna e le stelle: in celu l'ài formate clarite et pretiose et belle Laudato si', mi' Signore, per frate Vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale, a le Tue creature dài sustentamento. Laudato si', mi Signore, per sor'Acqua. la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta. Laudato si', mi Signore, per frate Focu, per lo quale ennallumini la nocte: ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.
5°parte
Laudato s' mi Signore, per sora nostra Morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò skappare: guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali; beati quelli ke trovarà ne le Tue sanctissime voluntati, ka la morte secunda no 'l farrà male. Laudate et benedicete mi Signore et rengratiate e serviateli cum grande humilitate.
State buoni , Se potete - [Tutto il Film] - San Filippo Neri
Quanta tristezza nel constatare che nel corso dei secoli, purtroppo una grossa fetta del clero, quella gerarchicamentìre più rappresentaiva di Dio, ha fatto i suoi porci comodi. Non lamentiamoci del calo delle vocazioni, ammesso che in passato siano state tutte così vere. Dio non è fra questa gente,questo clero che ancora ostenta ricchezza e potere.Dio è nei santi sacerdoti,nelle sante suore e nei santi comuni laici che hanno vissuto e vivono veramente il vangelo.
Il fascino irresistibile che emana dal S.Filippo del grande L.Magni poggia a mio avviso (oltre che sulle doti del bravissimo J.Dorelli) sul carisma che le grandi figure di eretici e rivoluzionari hanno da sempre suscitato in ognuno di noi...molti gli esempi da S.Francesco al Savonarola fino a don Milani e a don Gallo. Cinematograficamente, di pari forza e dignità è il personaggio di padre Gabriel in Mission di Joffè del 1986 portato in scena da un'indimenticabile J.Irons
qualcosa la dice (a parte che già con il suo capolavoro di musica ha dato tutto il valore al film) Angelo risponde al Don Filippo quando gli viene fatta la domanda se riconosce Leonetta ormai diventata suora e lui dice: '' non non me la ricordo ( ripete due volte la battuta). Sono le uniche che dice nel film per il resto partecipa solo artisticamente come musicista
http://youtu.be/Ps0O3Z0UUPY
Alla fiera dell'est
Angelo Branduardi
Alla fiera dell'est, per due soldi, un topolino mio padre comprò
Alla fiera dell'est, per due soldi, un topolino mio padre comprò
E venne il gatto, che si mangiò il topo, che al mercato mio padre comprò
E venne il gatto, che si mangiò il topo, che al mercato mio padre comprò
Alla fiera dell'est, per due soldi, un topolino mio padre comprò
E venne il cane, che morse il gatto, che si mangiò il topo
che al mercato mio padre comprò.
Alla fiera dell'est, per due soldi, un topolino mio padre comprò
E venne il bastone, che picchiò il cane, che morse il gatto,
che si mangiò il topo che al mercato mio padre comprò.
Alla fiera dell'est, per due soldi, un topolino mio padre comprò
E venne il fuoco, che bruciò il bastone, che picchiò il cane,
che morse il gatto, che si mangiò il topo che al mercato mio padre comprò.
Alla fiera dell'est, per due soldi, un topolino mio padre comprò
E venne l'acqua che spense il fuoco che bruciò il bastone che picchiò il cane
che morse il gatto, che si mangiò il topo che al mercato mio padre comprò.
Alla fiera dell'est, per due soldi, un topolino mio padre comprò
E venne il toro, che bevve l'acqua, che spense il fuoco,
che bruciò il bastone, che picchiò il cane,
che morse il gatto, che si mangiò il topo che al mercato mio padre comprò.
Alla fiera dell'est, per due soldi, un topolino mio padre comprò
E venne il macellaio, che uccise il toro, che bevve l'acqua,
che spense il fuoco, che bruciò il bastone, che picchiò il cane,
che morse il gatto, che si mangiò il topo che al mercato mio padre comprò.
Alla fiera dell'est, per due soldi, un topolino mio padre comprò
E l'angelo della morte, sul macellaio, che uccise il toro, che bevve l'acqua,
che spense il fuoco, che bruciò il bastone, che picchiò il cane,
che morse il gatto, che si mangiò il topo che al mercato mio padre comprò.
Alla fiera dell'est, per due soldi, un topolino mio padre comprò
E infine il Signore, sull'angelo della morte, sul macellaio,
che uccise il toro, che bevve l'acqua, che spense il fuoco,
che bruciò il bastone, che picchiò il cane, che morse il gatto,
che si mangiò il topo che al mercato mio padre comprò.
Alla fiera dell'est, per due soldi, un topolino mio padre comprò
Cosa posso dire ancora? Prima ci ritrovammo uniti nella stessa casa, poi nell’animo.
Col pretesto delle lezioni ci abbandonammo completamente all’amore…
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