martedì 3 dicembre 2013

Secondo le teorie di Platone, di Aristotele e poi degli Stoici, l’ira si trasforma in passione come “atto emozionale appartenete alla zona irrazionale dell’anima”, quindi al pari degli altri vizi capitali, l’ira è una “malattia dell’anima”. Pur essendo considerata una deformazione, l’ira secondo Aristotele, Platone e anche gli Epicurei è un peccato a cui addomesticare e incanalare tutte le altre passioni che possono fuorviare il giusto compimento delle azioni umane. Ma anche tra i filosofi c’è chi non la pensa così: gli Stoici e gli Scettici in particolare sostenevano sì la teoria della “malattia dell’anima” per la quale, piuttosto di addomesticare, era necessario negare il peccato dell’ira, evitando così la possibilità di coinvolgerelo nel girone degli impulsi negativi


Secondo le teorie di Platone, di Aristotele e poi degli Stoici, l’ira si trasforma in passione come “atto emozionale appartenete alla zona irrazionale dell’anima”, quindi al pari degli altri vizi capitali, l’ira è una “malattia dell’anima”. Pur essendo considerata una deformazione, l’ira secondo Aristotele, Platone e anche gli Epicurei è un peccato a cui addomesticare e incanalare tutte le altre passioni che possono fuorviare il giusto compimento delle azioni umane. Ma anche tra i filosofi c’è chi non la pensa così: gli Stoici e gli Scettici in particolare sostenevano sì la teoria della “malattia dell’anima” per la quale, piuttosto di addomesticare, era necessario negare il peccato dell’ira, evitando così la possibilità di coinvolgerelo nel girone degli impulsi negativi

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