martedì 22 novembre 2011

Maria Montessori. Per insegnare bisogna emozionare. Molti però pensano ancora che se ti diverti non impari.

Coi miei metodi la maestra insegna poco, osserva molto, e, soprattutto, ha la funzione di dirigere le attività psichiche dei bambini e il loro sviluppo psicologico. Perciò io ho cambiato il nome di maestra in quello di direttrice.
Maria Montessori

Il bambino è un corpo che cresce e un'anima che si svolge;
la duplice forma fisiologica e psichica ha una fonte eterna:
la vita; le sue potenzialità misteriose
noi non dobbiamo sviscerarle né soffocarle,
ma attenderne la successiva manifestazione.
Maria Montessori, La scoperta del bambino

Chiara Cammilleri:
la Montessori era l'inizio ora sono stati fatti passi giganteschi in avanti....
si conosce il nesso fra le emozioni e l'apprendimento, la percezione, la memoria, il corpo e l'apprendimento, il metodo dello story telling approach ...ma soprattutto il cervello narrativo con il motore dell' immaginazione..
Aggiungo come l' idea che stando seduti ognuno per sé senza lavorare in gruppi è tetra, che studiando le lingue straniere è quasi sempre sinonimo di studiare solo le regole grammaticali ...

"Aiutami a farlo da solo” – Maria Montessori.
Maria Montessori nasce a Chiaravalle (Ancona) il 31 agosto 1870 da una famiglia medio borghese. Trascorre infanzia e giovinezza a Roma. Fin da ragazza manifesta interesse per le materie scientifiche, soprattutto matematica e biologia, il che le causerà contrasti con il padre, che l'avrebbe voluta insegnante; la madre, invece non smise mai di sostenerla. Infine, si iscrisse a Medicina. Allora, gli ambienti professionali in genere, e tanto più a medicina, erano dominio totale degli uomini, molti dei quali, spiazzati e disorientati dall'arrivo della nuova "creatura", si presero gioco di lei, arrivando persino a minacciarla. Nel 1896, sarà la terza donna italiana a laurearsi in medicina, con specializzazione in psichiatria. Maria si dedica con passione e metodo alla ricerca in laboratorio. Oltre ai corsi di batteriologia e microscopia, segue ingegneria sperimentale. Studia anche pediatria all'Ospedale dei bambini, le malattie delle donne nei reparti del San Giovanni (Roma), e quelle degli uomini al Santo Spirito (Roma). In poche parole, era un genio.

La sua opera immortale è un metodo di insegnamento del tutto differente da qualsiasi altro in uso all'epoca. Invece dei modi tradizionali che includevano lettura e recita a memoria, istruisce i bambini attraverso l'uso di strumenti concreti. Viene da lei rivoluzionato il significato stesso della parola "memorizzare", che non viene più legata ad un processo di assimilazione razionale e/o puramente cerebrale, ma veicolata attraverso l'empirico uso dei sensi, che comporta sempre il toccare e il manipolare oggetti.

Ebbe fama mondiale. Visse in diverse parti d'Europa, prima di far ritorno in Italia dopo la caduta del fascismo e la fine della Seconda Guerra Mondiale. Muore il 6 maggio 1952 a Noordwijk, in Olanda, vicino al Mare del Nord. La sua opera continua a vivere attraverso le centinaia di scuole istituite a suo nome nelle più disparate parti del globo. Sulla sua tomba l'epitaffio recita: "io prego i cari bambini, che possono tutto, di unirsi a me per la costruzione della pace negli uomini e nel mondo". Durante gli anni '90 il suo volto è stato raffigurato sulle banconote italiane da Mille Lire.



Quando sono venuta per la prima volta per le vie di questo quartiere, dove la gente per bene passa solo dopo morta, ho avuto l'impressione di trovarmi in una città dove fosse avvenuto un gran disastro [...] Quando si entri in una di queste abitazioni, ciò che più colpisce è il buio, che non fa distinguere di pieno mezzogiorno un particolare della stanza.
Maria Montessori, Discorso inaugurale in occasione dell'apertura di una Casa dei Bambini


Il silenzio acuisce le nostre sensibilità. Stando in silenzio non solo possiamo ascoltare con maggiore attenzione la parola dell’altro, e quindi “incontrarlo”, ma riusciamo a cogliere profondamente la realtà che ci circonda. E’ importante allora permettere al bambino di vivere anche questa dimensione, preservando sempre nei suoi confronti una relazione di accoglienza e supporto. Favorire il silenzio non significa tuttavia imporlo, zittendo il bambino, ma piuttosto creare le condizioni affinché esso si manifesti spontaneamente: offrendo al bambino un ambiente non rumoroso, non interrompendolo verbalmente quando svolge con interesse un’attività, permettendogli di osservare un insetto che cattura la sua attenzione o un sassolino raccolto per terra, senza voler essere sempre interpreti con le nostre parole dei suoi pensieri. 
Maria Montessori


Ogni aiuto inutile è un ostacolo allo sviluppo
Maria Montessori


Tutti conoscono i due elementi su cui si aggira la pedagogia moderna
uno è di studiare e formare l'Individualità, cioè conoscere ogni bambino nel suol propri caratteri per indirizzarlo poi secondo le sue tendenze riconosciute; l'altro è quello di lasciarlo libero.
Maria Montessori


L'adulto deve dare e fare quel tanto che è necessario affinché il bambino possa utilmente agire da solo: se fa meno del necessario, il bambino non può agire utilmente; se l'adulto fa più del necessario, e perciò si impone o si sostituisce al bambino, spegne i suoi impulsi fattivi.
Maria Montessori


Spesso, tra bambini e genitori, si invertono le parti.
I bambini, che sono degli osservatori finissimi,
hanno pietà dei loro genitori e li assecondano
per procurare loro una gioia.
Maria Montessori



"Il bambino lasciato libero nelle sue attività deve trovare nell'ambiente qualcosa di organizzato in rapporto diretto con la sua organizzazione interiore che sta svolgendosi per leggi naturali."
Maria Montessori, L'autoeducazione nelle scuole elementari


"Lo sviluppo psichico si organizza con l’aiuto di stimoli esterni, che devono essere sperimentalmente determinati."
Maria Montessori


"La madre che imbocca il bambino senza compiere lo sforzo per insegnargli a tenere il cucchiaio, non lo sta educando, lo tratta come un fantoccio. Insegnare a mangiare, a lavarsi, a vestirsi è un lavoro ben più difficile che imboccarlo, lavarlo e vestirlo."
Maria Montessori


I così detti "bambini burattino". È un lavoro duro, ma è il meglio per i bambini. 
Le mie figlie sapevano già mettersi le scarpe da sole e nel piede giusto prima di compiere due anni (naturalmente quelle a strappo!) però non arrivavano mai prima delle 9:00 all'asilo, e neppure adesso, perché fanno tutto da sole: pazienza! Ci sarà tempo per lavorare sulla puntualità, ancora qualche anno possiamo permettercelo!




"Noi dobbiamo rinunciare all'inutile tentativo di ridurre il bambino ad uno stato di immobilità; dobbiamo invece aiutarlo a ordinare i suoi movimenti, dirigendoli a quelle azioni verso le quali tendono i suoi sforzi."
Maria Montessori



Lo studio dello sviluppo psichico del bambino è intimamente connesso con lo studio dello sviluppo del movimento della mano.
L’intelligenza del bambino raggiunge un certo livello, senza far uso della mano; con l’attività manuale egli raggiunge un livello più alto ed il bimbo che si è servito delle proprie mani ha un carattere più forte. Così anche lo sviluppo del carattere, che sembrerebbe un fatto tipicamente psichico, rimane rudimentale se il bambino non ha la possibilità di esercitarsi sull’ambiente (al che serve la mano).
"La mia esperienza personale mi ha dimostrato che se, per condizioni particolari di ambiente, il bambino non può far uso della mano, il suo carattere rimane ad un livello molto basso, resta incapace di ubbidienza,di iniziativa,pigro e triste; mentre il bambino che ha potuto lavorare con le proprie mani rivela uno sviluppo spiccato e forza di carattere”
Maria Montessori




La scuola è quell'esilio in cui l'adulto tiene il bambino fin quando è capace di vivere nel mondo degli adulti senza dar fastidio. 
Maria Montessori



Se v'è per l'umanità una speranza di salvezza e di aiuto, questo aiuto non potrà venire che dal bambino, perché in lui si costruisce l'uomo.   
Maria Montessori

Ciò che il bambino apprende deve affascinarlo, bisogna offrirgli cose grandiose: 
per cominciare offriamogli il mondo.
Maria Montessori

Whatever the child learns must fascinate him. We have to offer him things that are grand; to communicate with him we show him the world.


Per insegnare bisogna emozionare. 
Molti però pensano ancora che se ti diverti non impari. 
Maria Montessori.

L’interesse che spinge all’attività spontanea è la vera chiave psicologica dell’educazione.
Maria Montessori


Il nostro mondo è stato lacerato ed ha ora bisogno di essere ricostruito
Maria Montessori


La cultura si deve lasciar prendere attraverso l’attività, con l’aiuto di materiali che permettano al bambino di acquistarla da solo, spinto dalla natura della sua mente che cerca, e diretto dalle leggi del suo sviluppo".
Maria Montessori


"L'orgoglio della nuova maestra diventa quello di avere aiutato il bambino a fare senza di lei, di aver preparato le vie del suo andare spontaneo, abbattendo i principali ostacoli che potevano impedirlo."
Maria Montessori


L’importanza dell’errore per i bambini: ce lo insegna Maria Montessori
Torniamo a parlare del metodo educativo di Maria Montessori poichè crediamo debba diventare filosofia di vita per ogni educatore, genitore o insegnante. Oggi ci tengo molto a parlarvi dell’errore. Tutto il materiale montessoriano è creato in modo che sia il bambino stesso a commettere l’errore e a correggersi di conseguenza, senza l’intervento dell’adulto. L’esperienza è la più grande maestra di vita. L’adulto non deve intervenire in questo importante momento di crescita ma solo fornire al bambino un ambiente adeguato e gli strumenti corretti per poter sperimentare ed imparare da solo.
Un pensiero apparentemente semplice ma così difficile da mettere in pratica. Solitamente, infatti, noi genitori tendiamo a fare le cose al posto dei nostri bambini, a correggerli al primo sbaglio (spesso non hanno nemmeno il tempo di sbagliare!).
Il detto “sbagliando s’impara” è una delle più grandi verità! L’errore deve essere lodato, non punito! L’errore deve essere commesso, non soffocato! Maria Montessori ci insegna che l’errore commesso e auto corretto in modo autonomo porta all’indipendenza, alla crescita sana e alla creatività. E proprio per questo i bambini ed i ragazzi nelle sue scuole sono sì guidati dagli insegnanti nelle varie attività ma sono autonomi nell’imparare perchè lasciati liberi di sperimentare e di capire. Queste le sue sagge parole: “Noi vedremo come il bambino lavori da sé al proprio perfezionamento. La strada giusta gli é indicata non solamente dagli oggetti che adopera, ma altresi’ dalla possibilità di riconoscere da soli i propri errori per mezzo di questi oggetti”. Il bambino deve imparare attraverso l’errore a infilarsi una scarpa, a scrivere il proprio nome, a comprendere le tabelline. Solo così può crescere…
Anche l’ambiente ha un ruolo importante in questo. Nelle scuole montessoriane i tavoli sono volutamente in legno chiaro: in questo modo le macchie di pennarelli, penne o quant’altro sono ben evidenti e piatti e bicchieri per i bambini più piccoli non sono in plastica ma in vetro e ceramica, in modo che se cadono si rompono facendo comprendere così l’errore commesso. L’errore deve essere evidente, deve ritornare sotto i riflettori, deve ritrovare la sua valenza positiva.



Il bambino deve correggersi da solo: il pensiero di Maria Montessori
Tempo fa avevo scritto un articolo sulle nomenclature mute e parlate, che vengono utilizzate nelle case dei bambini Montessori. Una sorta di letto-scrittura accompagnata dalle immagini.
Ho preparato delle nomenclature scientifiche per la mia ludoteca utilizzando questa tecnica. Ho aspettato con trepidazione il momento in cui venissero utilizzate nel migliore dei modi e quel giorno è arrivato!
Era una domenica pomeriggio e vedo entrare una famiglia: mamma, papà, una bimba e un bimbo. Dopo le prime presentazioni mostro la struttura e la mamma, montessoriana convinta, mi fa i suoi complimenti e apprezzamenti sugli spazi e i materiali. Entrambi i bimbi frequentano una scuola montessori a Milano: la bimba in primaria e il bimbo nella casa dei bambini. Curiosa e felice di conoscere una così bella realtà chiacchieriamo per un bel po’ sulla scuola. Ad un certo punto Viola (così si chiama la bimba) prende un libro e inizia a leggere per una bimba più piccola presente in struttura. Legge con una fluidità pazzesca per essere in prima elementare quindi domando: “E’ molto che legge?”
Risposta: “Da quando aveva 4 anni/ 4 e mezzo”
Certo… Penso io. È andata in una scuola Montessori, dove tutto è a portata di mano, dove il tuo maestro interiore ti può guidare sfamando il periodo sensitivo che si è aperto. Quindi Viola legge.


Si sposta poi nella zona dei “giamburrasca”, stanza dei 5/7 anni, e prende la nomenclatura del cranio.
ludoteca-stanza-medi

La mia emozione era tanta. Ci sediamo al tavolo, estraggo la nomenclatura, inizio a nominare. Estraggo le mute, Viola le posiziona e le do i cartellini per completare la nomenclatura. Lei legge un cartellino per volta, posiziona, controlla, si autocorregge dove necessario. Nessuno fiata. Nessun intervento dell’adulto. In completa autonomia Viola svolge il suo lavoro concentrata. Completa il lavoro in modo perfetto. La mia ammirazione è alle stelle. Per lei, per i genitori che non sono caduti nella tentazione di correggere l’errore. Sono stati lì, vigili, ad attendere l’autocorrezione, fiduciosi che sarebbe avvenuta. Vi lascio il filmato che ho fatto a Viola durante il suo lavoro e che gentilmente i genitori mi hanno concesso di regalarvi. Purtroppo non ho filmato il momento in cui Viola sbaglia e prosegue per poi correggersi successivamente, ma qui troverete già immagini di autocorrezione.



Questo video serve a farci comprendere che l’intervento dell’adulto, se l’ambiente è preparato, è inutile, superfluo. Il bambino è in grado di autocorreggersi e da questo trae la giusta carica di autostima. Lui è un essere capace. Quante volte pronunciamo la frase: “Lascia stare che tanto non sei capace!” oppure “Faccio io che tu non riesci, non sei capace!”. Invece sì! Lui è capace. Lui riesce. Sbaglia, se ne accorge e si corregge. Tutto senza l’intervento di nessuno, basta lasciarlo provare.



https://youtu.be/GcN-kHIlL9I

Pubblicato il 07 gen 2016
Estraggo le mute, Viola le posiziona e le do i cartellini per completare la nomenclatura.
Lei legge un cartellino per volta, posiziona, controlla, si autocorregge dove necessario.
Nessuno fiata. Nessun intervento dell'adulto.
In completa autonomia Viola svolge il suo lavoro concentrata.


Da sempre l’uomo si è evoluto per tentativi ed errori. Tutto parte da un’intuizione, ma poi è la prova, l’esperienza, che ti fa vedere se è valida o no. E se non lo è, formuli un’altra ipotesi e poi di nuovo la metti in atto. Finché non trovi un risultato, che magari rimetterai a giudizio futuro in caso trovassi per strada nuovi “indizi” che mettono in discussione ciò che hai verificato. Questo meccanismo funziona così da sempre. Nel bambino però arriva l’adulto saccente che blocca questo processo, rendendo così il bambino privo di ingegno, di capacità di risolvere i problemi, di trovare soluzioni. La risposta che dovremmo dare non è la soluzione, ma aiutarli a formulare le loro ipotesi per poi provare a verificarle insieme.

A tal proposito viene subito richiamato il “mantra” montessoriano “aiutami a fare da solo”. Scrive Maria Montessori ne “La Mente del bambino”: “nessuno può ‘sviluppare’ un’altra persona. Lo ‘sviluppo’ non si può insegnare. “
Ognuno di noi è diverso dall’altro, ognuno ha i suoi tempi per apprendere, per meravigliarsi, per ipotizzare… Ognuno è guidato dal suo Maestro Interiore, la sua guida, il suo faro… Ed è quello che deve e può seguire. Con i suoi modi e i suoi tempi perché solo così potrà “svilupparsi”. Paragonare un bambino ad un altro è spesso una regola, ma, se ci ragioniamo sopra, con un adulto non lo facciamo. Perché? Perché è lecito dire: lui a 3 anni ancora non parla bene mentre il fratello faceva già grandi discorsi… Ma non dire : lui a 40 anni ha già scalato le montagne tu invece impari adesso ad andare in bicicletta? E qui sono capacità motorie e fonatorie, ma si ha questo atteggiamento anche per propensioni emotive.
L’adulto, essere formato, ricco di convinzioni, non viene messo in discussione per il solo fatto che è “adulto” quindi in grado di correggersi, valutarsi da sè, mentre il bambino, essere in formazione, che con fatica cerca il suo spazio, il suo nutrimento, viene continuamente messo alla prova, giudicato, indirizzato.
A tal proposito vi invito a leggere “Leo” un libro per bambini edito da Babalibri, che parla di un tigrotto che non sa fare tante cose (a differenza dei suoi amici), il cui padre è preoccupato per le sue difficoltà, mentre la madre attende fiduciosa che sbocci. L’importanza di comprendere che ognuno ha i suoi tempi, i suoi modi per nuotare nel mare della vita, è grandissima. È ciò che ci rende unici. Ma l’ambiente (fisico e psichico) come sempre fa la differenza.
pedagogia-montessoriana
Nel caso del video che vi ho proposto, se un adulto fosse intervenuto nella correzione, si sarebbe perso il senso del lavoro, la concentrazione, la fiducia, l’autostima. In questo caso, l’ambiente fisico ha esaurito un bisogno di risposte e l’ambiente psichico (l’adulto) ha permesso a Viola di cercarle e trovarle in autonomia. L’essere autonomi è il più grande regalo che possiamo dare ai nostri figli. Perché sono esseri capaci, che conoscono la giusta direzione e se dovessero sbagliare, tornano indietro e ripartono da capo. Non hanno pregiudizi, non hanno paura di essere giudicati (se non gli facciamo pesare gli errori). L’errore è nostro amico. Ci mette davanti ad una condizione di verità e ci permette di migliorare. Abbracciare l’errore, accoglierne le potenzialità e permettergli di autocorreggerci è elemento fondamentale per l’apprendimento ma soprattutto per uno sviluppo psicofisico sano.
Vivere Montessori vi invita a lasciar provare i vostri bambini, a guardarli con occhi fiduciosi e ad attendere il tempo della loro fioritura spontanea!
Educatrice Manuela Griso
http://www.eticamente.net/48009/il-bambino-deve-autocorreggersi-da-solo-il-pensiero-di-maria-montessori.html



"L’uomo è come l’oggetto lavorato a mano:
ognuno è diverso dall’altro, ognuno ha un proprio spirito creatore, che ne fa un’opera d’arte della natura."
Maria Montessori, La mente del bambino



La mente assorbente.
Il bambino è dotato di una mente diversa da quella dell'adulto. Questa forma mentale viene definita da Maria Montessori "mente assorbente", ovvero una mente dotata di una straordinaria capacità assorbente che gli consente di imparare. Assorbendo l'ambiente la mente infantile compie numerose operazioni: associa stimoli simili, discrimina quelli differenti, effettua confronti, elabora informazioni. Ricorrendo al concetto della mente assorbente la pedagogista ha messo in evidenza la specificità del carattere della mente infantile rispetto a quella dell'adulto ed ha sottolineato le enormi potenzialità di apprendimento del bambino nei primi anni di vita.

"[...] La forma psichica del bambino è diversa da quella dell'adulto. Gli adulti ammirano l'ambiente, possono ricordarlo, ma il bambino lo assorbe in sè. [...] Vi è nel bambino, verso qualsiasi cosa che esista nel suo ambiente, una sensibilità assorbente, e solo con l'osservare e assorbire l'ambiente è possibile l'adattamento."
Maria Montessori, La mente del bambino




Ha scritto Maria Montessori che l’obiettivo a cui puntare “è lo studio delle condizioni necessarie per lo sviluppo delle attività spontanee dell’individuo, è l’arte di suscitare gioia ed entusiasmo per il lavoroIl fatto dell’interesse che spinge ad una spontanea attività è la vera chiave psicologica dell’educazione. Lo sforzo del lavoro, dello studio, dell’apprendere è frutto dell’interesse e niente si assimila senza sforzo (...). Ma sforzo è ciò che si realizza attivamente usando le proprie energie e ciò a sua volta si realizza quando esiste interesse (...). Colui il quale nell’educare cerca di suscitare un interesse che porti a svolgere un’azione e a seguirla con tutta l’energia, con entusiasmo costruttivo, ha svegliato l’uomo”
Maria Montessori, Introduzione a Psicogeometria


"Insegnare i dettagli significa portare confusione. 
Stabilire i rapporti tra le cose significa dare conoscenza."
Maria Montessori



Stabilire i rapporti tra le cose. 
Anche insegnare a saper cogliere il dettaglio, è utile a stabile più precisamente le connessioni.



"Come l’embrione fisico incomincia il suo sviluppo accumulando cellule prima di costruire con esse i suoi organi speciali, così la vita psichica nasce con l’intelligenza che deve osservare e studiare l’ambiente e ricavarne tutte le impressioni per poterlo assimilare e incarnare."
Maria Montessori


"L’uomo ha due periodi embrionali: prenatale e postnatale; il primo è formativo dal punto di vista biologico, il secondo, a partire da esso, crea il vero “periodo formativo” nel quale tutte le funzioni sono organizzate per il nuovo disegno psichico della intelligenza creativa.
Con la sua nascita il bambino inizia il grande lavoro psichico per conquistare le caratteristiche dell’uomo, un lavoro peraltro duplice: quello di assorbire l’essenza e l’identità della specie: il movimento, il linguaggio, l’intelligenza da una parte, e l’altro di elaborare la propria realtà individuale secondo la peculiarità e le qualità della sua personale costituzione genetica."
Maria Montessori



“Il bambino non è più considerato come un essere senza forza,quasi un recipiente vuoto da riempire della nostra saggezza,ma come l’essere che, guidato da un maestro interiore, lavora infaticabilmente in gioia e felicità, secondo un preciso programma, alla costruzione di quella meraviglia della natura che è l’Uomo.”
Maria Montessori



Il Barattolo della Fortuna che Porta Calma e Felicità.
L’esperienza da genitore insegna che parlare con un bambino arrabbiato è inutile.
Se tuo figlio sta piangendo o in preda ad una crisi di rabbia è inutile provare a parlargli, non ti ascolterà e non smetterà di piangere sin quando non si sarà calmato.
La calma è la prima condizione necessaria per il dialogo, per l’ascolto e per la comprensione. In particolare essa è indispensabile affinché il bimbo recepisca e metabolizzi ciò che l’adulto intende fargli comprendere.
Ma come si fa a calmare un bambino alterato e nervoso?
Il Barattolo della Fortuna (che io ho realizzato con mia figlia e esplicitamente per mia figlia) è un oggetto “magico” capace di catalizzare l’attenzione del bambino grazie alla combinazione del movimento e del colore.
Ovviamente come ogni bene simbolico l’oggetto (senza nessun valore materiale oggettivo) diviene importante se caricato di una valenza emozionale.
Alla mia bambina ho proposto di costruire un Barattolo della Fortuna:
il barattolo della fortuna è un oggetto magico che si mette in opera seguendo una ricetta antica appartenente alla fatina delle stelle; ovviamente (appartenendo la ricetta alla fatina delle stelle) le stelline, le perline ed il diamante (di pura plastica) che hanno corredato l’opera sono giunti nella nostra cassetta della posta per magia e provengono da Stellandia, remota città di un remoto luogo nascosto nel cielo stellato.
Detto questo avrete compreso che nessuna educazione “pacifica”, impostata sulla fiaba come strumento di crescita, può esistere se non si adoperi positivamente la fantasia.
Una volta assemblato il barattolo esso diventerà il vostro strumento per ottenere la calma e l’attenzione del bambino:
quando il bimbo è nervoso provate a mostrargli il barattolo, giratelo dinnanzi ai suoi occhi e sotto il vostro vigile controllo (sopratutto se l’involucro è di vetro) incitate il bambino ad osservare come sono “dolci e calme” le stelle che si muovono nell’acqua;
se il bimbo non vuole andare a ninna prendete il barattolo e con una formuletta magica chiedete alla fatina delle stelle di portare un bel sogno al vostro bambino;
quando il piccolo non vuole andare a scuola chiedete alle stelle di portare una buona fortuna allo scolaretto o alla scolaretta in erba.
Il barattolo in sé altro non è che un miscuglio di fantasie ma le stelle che si muovono nell’acqua possono divenire catartiche.

La nostra formuletta magica recita:
<<Stella stellina che da me venisti grazie alla tua fatina porta la calma tua dolce nel mio cuore, un po’ di fortuna e tanto amore>>.

Per costruire il barattolo vi occorre:
– Una letterina della fatina delle stelle carica di lustrini (i lustrini non devono essere solo leggeri, aggiungete qualche brillantino più pesante che facendo rumore evocherà un suono simile a quello del mare o delle acque di un ruscello);
– un barattolo (il mio è di vetro, il suono nel vetro risulta migliore ma per ragioni o di sicurezza mi sento di consigliare l’uso della plastica, va bene anche un vecchio biberon con l’ausilio del suo tappo);
– colorante alimentare da sciogliere nell’acqua.

Vi basterà colorare l’acqua con il colorante alimentare e immergervi i lustrini, chiudere saldamente il tappo e trovare un bel fiocco.
Vi consiglio di coinvolgere il bambino nella preparazione del barattolo perché costruendolo e seguendo la novella della farita delle stelle (che ogni mamma è libera di ritagliare a suo modo sul bambino) il piccolo caricherà l’oggetto di significati e di aspettative positive.
… il resto è pura fantasia messa a disposizione del bambino e di una sua crescita dolce.

http://www.vitadamamma.com/96495/il-barattolo-della-fortuna-che-porta-calma-e-felicita.html








Donna straordinaria al centro del mondo il bambino.
Che ha grandi capacità di lavorare da solo con materiali auto correttivi impara sbaglia trova da solo i propri errori si auto corregge ed è piu soddisfatto a imparare da solo, senza l'aiuto dell'adulto. COME DICE MARIA MONTESSORI: L'ERRORE COMMESSO E AUTO CORRETTO IN MODO AUTONOMO PORTA ALL'INDIPENDENZA ALLA CRESCITA SANA E ALLA CREATIVITA'......




e la nostra scuola cosa insegna?
Molti insegnanti colpevolizzano, giudicano i ragazzi per gli errori commessi. questo toglie autostima e voglia di fare. Dobbiamo educare i bambini al piacere della sfida, al piacere della collaborazione e della condivisione per raggiungere i risultati. Lu





Si, vero, ma attenzione però. Non tutto ciò che ha detto la Montessori è stato capito e molte cose sono superate e mal interpretate. Che non accada ciò che è successo con un altro educatore che ha rovinato almeno tre generazioni americane; il Pediatra Benjamin Spok che poi ha dovuto ricredersi chiedendo perdono per i suoi metodi permissivi e le sue teorie sbagliate. Quando il Dottor Spok si pentì ormai era troppo tardi. I figli si educano nei primi anni di vita. Dopo è troppo tardi!




I bambini di oggi non sono i bambini dei tempi della Montessori .Tutto evolve.




Grande educatrice.....e grande donna.
Un essere umano degno di questo nome. Grazie a lei ho imparato a fare il docente.....
come educatore ho imparato a comunicare e ascoltare. Mai ad imporre......ma a proporre e consigliare. Peccato che la maggior parte dei docenti credono solo nell'imposizione delle regole.....moltissime....e quasi tutte inutili.




modello basato sull'educazione creativa, mi ricorda Makiguci vissuto in Giappone nei primi novecento




Montessori, 10 principi per educare alla libertà:

” Non trattate i bambini come fantocci: dategli fiducia e lasciategli eseguire anche i compiti che vi sembrano fuori dalla loro portata. Fateli stare a contatto con la natura e a prendersi cura di piante e animali. Puntate sui loro talenti e non continuata a evidenziarne i difetti. Sono stati scritti più di 100 anni fa ma sono ancora validissimi: ecco i principi dell’educazione di Maria Montessori, capostipite della pedagogia moderna che tutto il mondo ci invidia…”
1- Educare il bambino all’indipendenza
2- Mai impedire a un bambino di fare qualcosa perché è troppo piccolo
3- Abituare un bambino a fare con precisione è un ottimo esercizio per sviluppare l’armonia del corpo
4- L’educatore montessoriano deve essere un angelo custode che osserva e non interviene quasi mai
5- Mai forzare un bambino a fare qualcosa
6- Educare al contatto con la natura
7- Innaffiare le piante e prendersi cura degli animali abitua alla previdenza
8- Sviluppare i talenti e mai parlar male di un bambino
9- L’ambiente scolastico deve essere a misura di bambino
10- I bambini sono i viaggiatori della vita e noi adulti i suoi ciceroni.


Il Decalogo della Montessori

1-Non toccare mai un bambino se non si è stati invitati da lui a farlo.

2-Non parlare mai male del bambino in sua presenza o assenza.

3-Concentrarsi sul rafforzare e aiutare lo sviluppo di ciò che è positivo nel bambino(sui suoi pregi e i suoi talenti) così che la sua presenza possa lasciare sempre meno spazio per i difetti.

4-Essere attivi nel preparare l’ambiente. Prendersene cura in modo meticoloso e costante. Aiutare il bambino a stabilire relazioni positive con esso. Mostrare il posto giusto dove i materiali di sviluppo sono conservati e illustrarne l’uso corretto.

5-Essere sempre pronti a rispondere alla chiamata del bambino che ha bisogno di voi e ascoltare e rispondere sempre al bambino che vi chiama.

6-Rispettare il bambino che fa un errore e può prima o poi correggersi da solo, ma interrompere immediatamente e in modo fermo ogni uso scorretto dell’ambiente e ogni azione che mette in pericolo il bambino, il suo sviluppo o altre persone.

7-Rispettare il bambino che si riposa o guarda gli altri bambini lavorare o pensa a ciò che ha già fatto o farà. Mai chiamarlo o forzarlo ad altro tipo di attività.

8-Aiutare coloro che sono alla ricerca di un’attività e non riescono a trovarla.

9-Non stancarsi di ripetere le presentazioni ad un bambino che le ha rifiutate in precedenza, nell’aiutare il bambino ad acquisire ciò che non è ancora in suo possesso e a superare le imperfezioni. Fare ciò animando l’ambiente con cura, con riguardo e silenzio, con parole gentili e presenza amorevole. Far sentire la propria pronta presenza al bambino che la cerca e nasconderla al bambino che ha già trovato ciò di cui aveva bisogno.

10-Trattare sempre il bambino con le migliori maniere e offrirgli il meglio di ciò che si possiede in se stessi e che si ha a disposizione.





Ho scoperto il metodo Montessori da un quaderno di appunti di mia madre sono rimasta estasia dalle lettere ruvide, dalle scatole dei bottoni e dei lacci, dai banchi e dalle sedie su misura, dalle frasi della Montessori incastonate qua e là negli appunti. Ammiro la Montessori perchè è stata la prima educatrice a ideare un ambiente su misura per i bambini con lo scopo di renderli indipendenti. Insegno nella secondaria superiore ma ho sempre desiderato frequentare un corso sul Metodo Montessori per il suo alto valore formativo.



tanti non sopportano i figli a casa i quali vengono sbattuti di qua e di la, non capiscono il privilegio di essere genitori i figli si amano e si sostengono e soprattutto vanno goduti fin quando sono piccoli e condividere con loro i momenti più belli perché la fanciullezza dura poco




Grande donna ...grandioso il suo metodo che mette il bimbo al centro di un mondo da scoprire sperimentando. ....ma sapete che a Milano quando ero piccola io moltissime materne adottavano il metodo Montessori....oggi forse ne è rimasta una mentre pullulano all 'estero soprattutto in America. ..sembra che la maggior parte dei genietti della sylicon valley da Zuckerberg a Steven Jobs per citare i più famosi hanno avuto una formazione infantile tutti in scuole materne Montessori.....altro che collanine di pasta e pittura espressiva con mani e piedi....Tutto il mondo usa questo metodo noi no noi usiamo il metodo del rotolarsi per terra e salire sui tavoli come espressione di libertà del bambino. ....e non aggiungo altro perché urlerei come una iena ferita ! !!!!!!!!!!!!!!!



"Perché c’è bisogno (ancora) di Maria Montessori
Manuela Mimosa Ravasio.
In questi giorni in cui nei giornali appare come uno scandalo la richiesta del Miur di avere classi differenziate, cioè di “gruppi di livello”, vi propongo questa intervista al presidente dell’Opera Nazionale Montessori Benedetto Scoppola con cui ho scambiato due parole in occasione di un articolo su Gioia! sul Metodo. Nel documento del Miur si parla anche infatti di didattica cooperativa e didattica tra pari, elementi fondamentali del metodo montessoriano. L’organizzazione personalizzata delle attività poi, scandali o meno, è uno dei pilastri del buon insegnamento, come già spiegava Francesco Avvisati qui. Al di là degli anatemi quindi, al solito è il modo in cui verrà percepita l’indicazione che farà la differenza. E se il rispetto delle inclinazioni degli studenti verrà utilizzato per dividere e non per con-dividere nuovi stimoli, certo la colpa non può essere dello strumento. Anche con il fuoco del resto, ci si può salvare dal freddo o incendiare la casa.

Una prima domanda, per quale ragione dovremmo guardare con più attenzione al metodo Montessori?

Perché è necessario mettere bambini e ragazzi al centro del processo educativo, renderli protagonisti in quello che fanno, cosa che ha sempre detto Maria Montessori. Del resto, le stesse indicazione ministeriali per il curriculum insistono sull’autonomia e parlano di un programma che dovrebbe essere personalizzato e costruito sulle inclinazioni dell’alunno. Venendo poi alle recenti scoperte neuroscientifiche, oggi sappiamo che l’apprendimento avviene attraverso il movimento e il mettere in relazione aspetti percettivi con aspetti simbolici e linguistici è sempre stato una delle felici intuizioni di Montessori. Per esempio, far apprendere la matematica attraverso diversi materiali appositamente creati e toccare forme, quantità e dimensioni… Pensi che recentemente sono stato all’Università di Parma nel centro di Giacomo Rizzolati a cui dobbiamo la scoperta dei neuroni specchio e quando raccontavo loro come si insegna matematica con i materiali montessoriani sono rimasti a bocca aperta, perché solo dall’osservazione la nostra educatrice aveva capito come funziona il cervello di un bambino…

All’estero questo sembra lo abbiano capito. Come sta andando invece la percezione del metodo Montessori in Italia?

La situazione sta cambiando. Fino a dieci anni fa era all’interno delle stesse università che si negava Montessori, oggi invece chi studia didattica delle discipline la riscopre con nuovo interesse. Ci sono due difficoltà oggettive però nell’adozione del metodo: la prima è il bisogno di una grande opera di formazione degli insegnanti. Non è solo l’idea generale e i principi che servono, ma serve anche apprendere il metodo nei dettagli, nell’uso e nei tempi di presentazione dei materiali… è un processo lungo e faticoso. La seconda difficoltà è che bisognerebbe pensare all’ambiente scuola in modo diverso. Non c’è, nella cultura italiana, l’idea dell’utilizzo degli spazi a misura di bambino e di ragazzo. C’è la classe, c’è il docente e nessuno ha modo di crearsi il suo spazio e di muoversi in esso.

Ci sono però anche dei luoghi comuni poi che avvolgono il metodo…
Il luogo comune più sentito è che nelle classi Montessori i bambini fanno quello che gli pare… In realtà le attività sono molto codificate, ci sono molto direttive e altrettante regole e ai bambini si richiede di rispettarle in modo responsabile. Si tratta di un ordine serio e meditato, tanto è vero che all’inizio questo piacque al fascismo, solo che poi si resero conto che era un genere di ordine non funzionale a quell’ideologia…


L’altro luogo comune è che il metodo Montessori vada bene solo per le menti matematiche
Anche qui vengono in aiuto le recenti scoperte delle neuroscienze che hanno definitivamente mostrato che il metodo globale di lettura scrittura, in cui si vede la parola nella sua interezza, è inefficace. Montessori ha un approccio letterale, e ai bambini si insegna a disegnare e pronunciare lettera dopo lettera. Per altro è stato anche dimostrato che, quando i bambini hanno chiaro l’aspetto e la relazione tra lettera e suono, migliora anche la comprensione dei testi. Forse, nella produzione spontanea di testi, nel racconto, nella lettura dei libri, non fanno parte del metodo Montessori, ma questo non significa che non si possa arricchirlo con altri stimoli.
http://manuelamimosaravasio.com/perche-ce-bisogno-di-maria-montessori/



Dall’8 al 15 settembre del 1898 Montessori partecipò al Primo Congresso pedagogico a Torino.
In quei giorni fu uccisa a Ginevra per mano di un anarchico italiano l’imperatrice Elisabetta d’Austria. L’opinione pubblica più conservatrice mise sotto processo la scuola ed i maestri accusati di corrompere i costumi e la disciplina sociale; maestri ritenuti, per le loro rivendicazioni economiche, giuridiche e civili, troppo vicini alle idee socialiste. Montessori intervenne dopo la notizia del regicidio affermando, come ricorda nel suo libro “Antropologia Pedagogica”: “Voi sarete invano riformatori di metodi per l’educazione morale della scuola, se non pensate che esistono individui, quelli appunto capaci di commettere così nefandi delitti, i quali passano nella scuola senza essere tocchi in nessun modo dall’educazione. […] La riforma che s’impone è quella della scuola e della pedagogia, che ci conduca a proteggere nel loro sviluppo tutti i fanciulli, compresi quelli che si dimostrano refrattari all’ambiente della vita sociale (p.13 – Biblioteca ONM).

From 8 to 15 September 1898 Montessori partecipated at First Pedagogical Congress of Turin. During the conference, the Empress Elisabeth of Austria was killed in Geneva at the hands of an Italian. The more conservative voices of public opinion accused the school system and teachers of corrupting customs and social discipline; for their financial, juridical and civil claims, teachers were considered too close to Socialist ideology. Montessori spoke after the kill of the Empress Elisabeth, as she remember in her book “Pedagogical Antropology”, and she sayd: “It will be all in vain for you to reform the methods of moral education in our schools, if you do not bear in mind that certain individuals exist, who are the very ones capable of committing such unspeakable deeds, and who pass through school without ever once being influenced in any manner by education. […] The reform that is demanded in school and in pedagogy is one that will lead to the protection of all children during their years of development, including those who have shown themselves refractory to the environment of social life” (pp.16-17 – Library ONM).




Pedagogia, medicina e arte si incontrano: 
Ute Strub racconta il suo percorso
















Prosegue la pubblicazione del materiale che ho raccolto dalla voce di Ute Strub durante la settimana romana trascorsa insieme in occasione del seminario Giocare con la sabbia che ha tenuto per il Centro Nascita Montessori (in occasione del quale ho avuto l’onore di poter affiancare Ute come interprete).
Ute  Strub da giovane si recò a Berlino con il progetto di frequentare l’Accademia delle Belle Arti. Suo madre volle che passasse a salutare la sua ex insegnante Elfriede Hengstenberg, fisioterapista. Ute apprese così che la Hengstenberg  si era diplomata presso la scuola di Monaco di Baviera ed era poi tornata a Berlino, entrando così in contatto con Elsa Gindler, da cui prese  lezioni private, finendo per entrare nella sua cerchia di amici. Di tale cerchia faceva parte anche anche Charlotte Selver, nota pedagogista morta all’età di 102 anni nel 2003 e il maestro di musica Heinrich Jacoby.
Il trio Gindler-Selver-Jacoby  sviluppò un approccio pedagogico che introdusse una visione nuova della crescita personale di ciascuno e della percezione del movimentoIl frutto di questa collaborazione continuò a germogliare anche grazie al contributo di Elfriede Hengstenberg che proseguì il loro lavoro.
Nel 1924 Elfriede Hengstenberg approfondì la conoscenza dei principi della pedagogia della musica di Heinrich Jacoby, e li declinò, in maniera originale,  dando vita a innovativa teoria del movimento.

Dal 1928 al 1933 Elfriede insegnò e diffuse i suoi fondamenti teorici  presso la scuola montessoriana berlinese.
Nel 1935 fu inviata da Emmi Pikler, pediatra, a tenere dei corsi di formazione estivi a Budapest.
Entrambe le pedagogiste colsero immediatamente la straordinaria vicinanza dei relativi approcci, che ponevano al centro la libertà di movimento quale fondamento indispensabile per un lavoro di cura “sano” e “rispettoso” del naturale sviluppo personale di ciascuno. In poche parole possiamo così riassumere il senso più profondo del loro lavoro: si deve prestare la massima attenzione all’iniziativa personale di ciascuna persona, indifferentemente dal fatto che abbia poche ore di vita o molti decenni sulle spalle, per sfruttarla e accompagnare uno sviluppo naturale e rispettoso dei suoi tempi, bisogni, desideri, curiosità, competenze. A nessuno dobbiamo insegnare come muoversi, la natura provvede, noi possiamo solo snaturare, ostacolare, cancellare saperi con stolte anticipazioni.
La collaborazione tra le due grandi donne proseguì negli anni.





Hengstenberg si concentrò nello studio del movimento in relazione ai bambini grandi e agli adulti, Pikler su quello dei piccolissimi.
A Berlino questo studio si integrò con l’esperienza montessoriana (a cui si riferiscono le immagini di questo post), drammaticamente conclusasi per le persecuzioni naziste.

Qui si si inserisce la storia di Ute, allieva di Elfriede Hengstenberg, che, appena entrata in contatto con lei cambiò i suoi programmi, rinunciando a frequentare l’Accademia di Belle arti per diplomarsi fisoterapista e apprendere\proseguire il lavoro della sua maestra.
Nel ’79 Ute compie il primo viaggio a Loczy, con una regolarità che ancora oggi, all’età di 82 anni, non vede soluzione di continuità.
Per non polverizzare l’esperienza della maestra, Ute ha raccolto documenti e fotografie di Elfriede Hengstenberg e li ha raccolti in una pubblicazione

Ute ha inoltre recuperato gli attrezzi fatti costruire da Elfriede Hengstenberg per favorire il recupero motorio dei suoi pazienti (per anni si è occupata di malati cronici e terminali) e successivamente ha iniziato a proporli per l’educazione e la cura dei bambini: oggi li si trova frequentemente nelle scuole e nei nidi.
il bambino, se lasciato libero, scopre da solo strategie e punti di equilibrio
A Berlino è in atto una sperimentazione che vede le scuole protagoniste, per far rivivere l’esperienza della storica scuola montessoriana berlinese, reintroducendo l’intera attrezzatura allora utilizzata.
Merita attenzione, anche da parte degli scettici e dei timorosi, il fatto che questa reintroduzione degli attrezzi nelle scuole è fortemente sostenuta dalle GemeinUmpfalKasee  (le assicurazioni che coprono le spese degli incidenti scolastici) sulla base delle valutazioni secondo cui è vantaggioso investire nella prevenzione e in un’educazione motoria libera, in quanto da questa deriva una diminuzione degli incidenti, con relativo risparmio di denaro:

più libertà di movimento= meno incidenti!
Dal 2007 al 2010 Ute ha lavorato anche presso una comunità familiare che dista 18km da Berlino; l’esperienza è ora è portata avanti da una coppia che vi vive in forma stabile. Alcuni dei bambini che vi ha seguito frequentano regolarmente Strandgut (di cui ho scritto qui la sua testimonianza).
Dal ’92 Ute porta la sua esperienza in Spagna (a Barcellona e Girona) dove dapprima trasmetteva l’esperienza della sua maestra Elfriede Hengstenberg, poi quella di Emmi Pikler (è formatrice riconosciuta dall’Associaione Emmi Pikler) e ora diffonde il pensiero e l’esperienza di Strandgut.
Dal ’96 Ute ha portato in Germania  anche l’esperienza dei piklersplatz. Si tratta di gruppi stabili ( max 8 bambini) i cui genitori sono inviatati a sedersi ai lati mentre una  coordinatrice si occupa dei bambini.
Il senso della presenza degli adulti è quello di sviluppare le loro competenze osservative sul proprio bambino, aiutati in questo dalla conduttrice che si affianca a loro e li sostiene nell’osservazione
Periodicamente un incontro è riservato solo ai genitori, per le domande.



Termina questo racconto. A partire da settembre pubblicherò foto scattate in occasione della settimana trascorsa a Roma Con Ute, materiali che lei mi ha donato e che devo ancora tradurre, appunti di varia natura.
Con il Centro Nascita Montessori stiamo valutando in che forma divulgare il materiale raccolto e prodotto in quelle feconde giornate romane di giugno.
https://www.facebook.com/ivanopaolotodde/posts/10203804087896964





HomeMadeMamma
In cerca di materiale ed attività "montessioriani"?? 
Ecco una ricca raccolta di siti dove reperirli!!

Oggi vi segnalo una selezione di materiale Montessori disponibile gratis online. Si tratta principalmente di stampabili utilissimi per proporre ai bambini attività da svolgere a casa. Molti siti che vi segnalo sono in lingua inglese, ma quasi tutto il materiale è utilizzabile anche in italiano. E comunque un po’ di inglese non guasta mai!
cominciamo con Pinterest, dove si trova la bacheca “Montessori: Free Printables & Downloads" https://www.pinterest.com/.../montessori-free-printables.../
su MontessoriMom si trova una miniera di stampabili, tra cui quelli sul sistema solare http://www.montessorimom.com/our-solar-system/
su Imagine our life uno stupendo progetto di geografia per realizzare la mappa del mondo http://www.imagineourlife.com/.../montessori-continents.../
tutta in italiano;

la sezione download http://www.lapappadolce.net/category/download/ di La Pappadolce con cartamodelli, giochi di carta, materiale didattico (nomenclature Montessori; disegni da colorare; esercizi e schede di italiano, aritmetica, geometria, geografia, scienze, inglese per la scuola primaria)
su Montessori in pratica si accede ad una ricca sezione di materiale scaricabile http://www.montessoriinpratica.it/.../i-materiali..., dove si trovano anche le istruzioni per fare in casa le lettere smerigliate (per scaricare i pdf occorre registrarsi al sito, gratuitamente)
Montessori Print Shophttp://www.montessoriprintshop.com/Free_Montessori... ha una sezione di download gratuiti
Montessori for everyone http://www.montessoriforeveryone.com/Free-Downloads_ep_35... mette a disposizione moltissimo materiale suddiviso in più sezioni: culturale, linguistica, matematica.
su Wikisori http://www.wikisori.org/index.php/Main_Page oltre 500 scaricabili in diverse materie



Il disegno libero del bambino è usato come test per rilevare il loro sviluppo intellettuale e la loro capacità di osservazione. I disegni rivelano l'integrazione del bambino con l'ambiente.
Maria Montessori


La Maestra Larissa
Un passaggio della Montessori - che molti, e io stessa tra i tanti, apprezzano - sul disegno infantile, che sicuramente suscitera' un po' di discussione per le sue posizioni in merito:


"Il cosiddetto disegno libero non entra nel mio metodo: io evito le prove immature, inutilmente affaticanti e gli spaventosi disegni tanto in voga nelle scuole moderne d'idee avanzate (...), quegli strani scarabocchi del cosiddetto "disegno libero", in cui il bambino deve spiegare che cosa intende rappresentare con i suoi inomprensibili saggi"
Maria Montessori, "La scoperta del bambino"




Beh é come e noi dovessimo spiegare gli scarabocchi che facciamo mentre siamo al telefono o ad una conferenza... Forse sarebbe più giusto chiedere perché hanno usato quei colori, come si sono sentiti mentre disegnano. Inizialmente i bambini sperimentano i materiali ed imparano il gesto e non vogliono disegnare nulla... A volte inventano per fare un piacere a noi



hai ragione,,si tende sempre a chiedere al bambino cos'ha rappresentato come se dovesse esserci sempre un significato



ci hanno sempre detto che il disegno libero era necessario per i bambini ...... e ora?......... comincio a capirci poco............ fatemi sapere.... non si finisce masi di imparare....



benvenga il disegno libero! è importante la libertà di espressione in ogni età. Non è necessario che il bambino debba spiegare cosa ha rappresentato. "Spaventosi disegni"? E' già sbagliato l'approccio da parte dell'adulto .


Ma come?? Io impazzisco invece quando quello che per noi è un puntino per loro è una balena.. No?!



Io penso che una cosa non escluda l'altra: anzi, il disegno libero è comunque frutto delle abilità acquisite in quel momento dal bambino, anche attraverso le attività strutturate proposte dall'insegnante. La creatività si esprime al meglio quando si può disporre della più vasta gamma degli strumenti acquisiti.


Mmmmm no .... Non sono d'accordo .....spesso sono proprio loro che si presentano con i propri disegni e mi dicono loro cosa hanno rappresentato ....



Dissento. Il bambino nel disegno libero comunica stati d'animo, mettendo in atto le proprie abilita' cognitive connesse alla fase di sviluppo che sta vivendo



Sinceramente... i miei bambini di 5 anni, ma anche quando ne avevano 4, dopo aver lavorato con una scheda strutturata, mi chiedono di poter disegnare " a piacere" e sono molto contenti quando sono accontentati. Conta molto la padronanza che hanno acquisito.



La frase "non entra nel mio metodo" significa semplicemente, come è scritto subito dopo, che "noi non diamo lezioni di disegno [...], eppure molti dei nostri bambini sanno disegnare fiori, uccelli, paesaggi e persino schizzi immaginari in modo invidiabile". Quindi, dopo altri esempi, la Montessori conclude: " "Noi non insegnamo a disegnare disegnando, ma dando l'opportunità di preparare gli strumenti dell'espressione. Io considero questo un vero aiuto al disegno libero che, non essendo inefficace, né incomprensibile, incoraggia il bambino a continuare!
Maria Montessori, La scoperta del bambino, p.306



disegno libero è spontaneità ed emotività del bambino che esprime in quel momento. Spaventoso è solo l'adulto che non rispetta quel tempo del bambino e ha fretta di strutturargli tutto compreso il disegno.



Non vorrei dire cavolate ma la pedagogia di loris malaguzzi ha il concetto esattamente opposto nel senso che punta al disegno libero così come alle attività di gioco non strutturato. Fin qui non ci vedo granché male se non fosse per il fatto che dopo i bambini sono quasi "costretti" a giustificare e spiegare quello che hanno fatto,che cosa ci vedono e trovare per forza qualcosa di assolutamente creativo.ed è a questo punto che mi chiedo "ma cosa si intende per libero e spontaneo?".



Concordo pienamente! Sono per un'attività didattica strutturata anche nelle espressioni grafico-pittoriche. Ogni tanto lo si può proporre ai bimbi di 5 anni!



io li lascio disegnare liberamente e adoro tutti i loro disegni! (anche perchè I MIEI disegni la suora non li appendeva dicendo che erano brutti e con questo mi ha provocato una sofferenza che ricordo tutt'ora)



Nella sostanza, la posizione di Maria Montessori è la seguente:

a) quando il bambino manifesta interesse per il segno grafico mette insieme due aspetti destinati poi a separarsi: da un lato il segno si muoverà verso la rappresentazione e quindi il disegno; dall'altro prenderà la direzione dell'assunzione di significati formali, andrà cioè verso la scrittura; in altre parole, in disegno è preludio alla parola scritta;

b) il "disegno libero", in cui il bambino deve spiegare che cosa aveva inteso rappresentare con i propri strani scarabocchi, finisce per avere scarsa rilevanza educativa se è fine a se stesso e non preparazione "della mano e dei sensi";

c) inoltre è noto che in generale i bambini, che per un certo tempo appaiono artisticamente dotati, perdono poi improvvisamente ogni interesse per il disegno e per l'espressività grafica. Divenuti più grandi le loro rappresentazioni non migliorano, appaiono poche evolute dopo la prima 'esplosione' infantile. 
Maria Montessori assume dunque, nei confronti di questo problema, un'ottica particolare: non pare interessata ad affrontare il ruolo ed il valore in sé del disegno e delle attività grafiche in genere ma ne focalizza esclusivamente gli aspetti grafici connessi con la scrittura.



Disegni liberi cioè che decidono loro di fare, quando vogliono, in che modo preferiscono.... Spesso vogliono spiegarlo perché li abbiamo abituati così



il disegno libero spontaneo è assolutamente escluso in quanto considerato del tutto al di fuori della portata del bambino. La Montessori definisce il disegno libero "sgorbio dell’anima". Il disegno è visto come esercizio psicomotorio, come preparazione alla scrittura. Esso deve essere sempre assolutamente preciso come ogni cosa nell’ambito montessoriano. Solo molto più tardi e solo per alcuni soggetti particolarmente dotati sarà possibile un disegno libero.



Il disegno cosiddetto libero è tale solo se nasce spontaneamente dal bambino e solo cosi il bambino esprime al meglio se stesso, le sue emozioni. Se gli viene richiesto diventa per forza una consegna e dunque è un'altra modalità.



DOODLINGS.
Cos'è quel "vizio" di scarabocchiare disegnini su lutti i foglietti (in calce, a margine, di traverso) che mi capitano sotto mano, soprattutto in certe riunioni dove si chiacchiera molto e non si conclude niente? Ma, anche, nelle lunghe telefonate, quando l'altro, che per riguardo non dev'essere interrotto, non la smette di raccontare di sé, dei suoi acciacchi... Io, intanto, sempre a fare disegnini, a volte informali, ghirigori che si sviluppano in spirali concentriche irregolari; altre volte pietre tombali viste dall'alto, in prospettiva, o di sghembo; o i cipressi che da Bolgheri alti e schietti vanno chissà dove; o grattacieli arditissimi; o infine ritratti immaginari, spesso mostruosi, gibbosi, grifagni, non c'è limite alla fantasia dei miei disegnini.
Una gentile amica aveva preso l'abitudine di starmi a guardare e, come finiva la riunione, si precipitava a strapparmeli di mano, qualche volta mi pregava di datarli, più avanti volle addirittura che li firmassi. Lo consideravo un'innocua mania da collezionista, c'è gente che colleziona scatole di fiammiferi e altre cosucce assolutamente inutili. 
Ma un giorno m'informa che [...]
Manlio Cecovini, Dizionarietto di filosofia quotidiana





quando andavo a scuola, le magistrali, avevo un quaderno solo per questo.
Mentre i professori spiegavano o interrogavano, io scarabocchiavo.
Era come se tenendo le mani occupate, il corpo fisico impegnato in un'attività,
la mente potesse rendersi indipendente.
Se l'insegnante era interessante seguivo ciò che diceva
ma se era noiosa me ne andavo vagando per altri mondi... E lo faccio tuttora!
Scarabocchiavo spesso una casetta, le montagne sullo sfondo e vicino delle siepi con degli alberi alti che sembravano cipressi ma che io sapevo che non lo erano. In età adulta ho trovato quegli alberi nella realtà e sono i pioppi. Mi piacciono moltissimo per le loro foglie che si muovono al minimo soffio di vento resistendogli. Che dici, vado a vedere o potrei scoprire qualcosa che non mi garba?
Però non sono d'accordo con l'ultimo paragrafo,
per me tenere la mente (corpo) occupata consente allo spirito (anima) di poter emergere e volare...



Io figure geometriche......mi preoccupa la chiusura del sentimento e la troppa logica.
Uhmm dovrò cambiare disegno.




Sto osservando questa cosa con i piccoli,è interessante seguire come nasce la forma.
Ancora non so, forse vanno integrate la creazione naturale con quella guidata.



Mah....io tutti questi problemi non me li sono mai fatti.
Di solito gli metto davanti i colori e già subito ho un'indicazione di quello che preferiscono come tonalità. Hanno già un'idea precisa di cosa vogliono rappresentare. Hanno spesso dietro genitori che vorrebbero "definirli" in modo da fare bella figura. Io intervengo per degli una conoscenza su come mescolare i colori e uso dei pennelli. A me succede di capire il temperamento e anche chi è portato o ha proprio una passione. Sarebbe bello che lo capissero anche i genitori..ma di solito no.



Io rispetto il disegno libero dei bambini che attraverso forme e colori esternano se stessi, ciò che piace e ciò che temono. Il 99% delle volte sono loro stessi a spiegare cos'è questo e quel segno. La mia nipotina ha fatto un disegno dove appariva una casa alta e vicino una piccolina e mi ha spiegato che quella alta è la casa nostra, dei nonni, e quella più piccola è della sua famiglia in effetti noi nonni viviamo in una palazzina di tre piani e lei con la sua famiglia in una villetta. Quando vuol fare un regalo lei fa disegni e li dedica alla persona a cui vuol regalarlo (va ancora alla materna). Quando era piccolina, (1 anno e mezzo/due) si metteva sulle mie ginocchia e voleva che le disegnassi: il sole, un cuore, un fiore e una casa in seguito ha chiesto anche qualche animale. Sapeva bene quello che voleva ed oggi disegna molto bene. Nessuno l'ha sollecitata e quando non capisco cosa vuol rappresentare mi spiega pazientemente. Oggi parlo della mia esperienza con i nipoti perchè è la più recente ma lo stesso accadeva a scuola. Secondo me il disegno dei bambini non va mai corretto (il cane si fa così, la casa è più grande di..., il sole rosa non esiste e così via) Il disegno è anche espressione della fantasia dei bambini per questo non va corretto e tanto meno definito scarabocchio



viene in mente il Piccolo Principe con il suo disegno dell'elefante inghiottito dal serpente.
Importante attività per lo sviluppo del bambino e della sua capacità di esprimere le sue esperienze interiori del mondo che lo circonda. L'ho usato anche terapeuticamente, come ho usato il gioco e i pupazzetti per aiutare i bambini a dare forma alle parole che non avevano




Concordo con la Montessori che il disegno libero è propedeutico alla scrittura così come la scrittura è all'inizio per il bambino una forma di disegno a cui associare a fatica il suo valore simbolico (significato /significante). Penso che chiedere ad un bambino di interpretare il suo disegno libero sia uno sbaglio, sarebbe come chiedergli di spiegare un sogno, ne nascerebbe un altro racconto che non ha nulla a che vedere col sogno ma una sorta di ricordo trasformato da nuove fantasie che si rincorrono anche per compiacere e compiacersi. Nel bambino l'azione a volte precede il pensiero e anzi l'educazione consiste spesso nell'insegnargli a far precedere il pensiero all'azione.



chiedendo a un bimbo di spiegarci il suo disegno se ne capiscono le pulsioni interne e si puo' indirizzare il dialogo lungo quelle linee, lasciando al bimbo l'iniziativa di scegliere i percorsi.





ho un nipotino di cinque anni e mezzo e gli faccio spesso questa domanda ed è interessante vedere come si diverte all'idea che gli venga chiesta una interpretazione e allora comincia a inventare ...sai penso che la stessa cosa capita agli artisti quando un critico d'arte parla delle loro opere e così ad uno scrittore ...però stanno "al gioco".





..dai particolari disegnati e dall'uso del colore si colgono aspetti dello sviluppo intellettivo, sociale-emozionale. È' straordinario come, attraverso la grafica, si possano osservare alcuni aspetti che di quel bambino non si erano colti prima. Il disegno libero é rilevatore di pensieri aggiornati, della loro qualità ed armonia o meno, del suo stato psichico. Ricordo un disegno di un bambino di 5 anni...Un'ape che entra nella sua casetta, dove l'ape era perfetta in volo con un'espressione magica e la casetta curata in ogni minimo dettaglio (tendine, balconi con fioriere, il tetto di tegole, le finestre aperte al sole..., alberelli bassi e alti in giardino...). Il disegno era grande e proporzionato dai colori sfumati e solari. La casetta non era appunto un alveare ma in quella casetta c'era la sua serenità.
Il racconto del disegno viene più o meno spontaneo a seconda anche della sua riuscita.
Ci sono bambini che spiegano per ansia, vogliono esprimere attraverso il proprio capolavoro,altri che cancellano per insicurezza guardando i loro vicini, altri che non ti dicono nulla. Talvolta in alcune linee e colore mescolati, si nasconde la loro sofferenza... Montessori é stata sempre un'attenta osservatrice con capacità straordinarie che le hanno assicurato successi formativi in termini di evoluzione globale dei bambini di cui si occupava. Una donna di grande profilo umano che ha dato un'impronta pedagogica eccellente che è necessario seguire ancora.
Capire il tuo bambino attraverso l´interpretazione dei suoi disegni e dei colori
Psicologia in linea



Capire il tuo bambino attraverso l´interpretazione dei suoi disegni e dei colori

Il disegno è un linguaggio non verbale che il bambino usa spontaneamente per comunicare con il mondo degli adulti. E' attraverso il disegno che l'adulto può verificare lo stato d'animo del bambino e la sua maturazione affettiva, sociale e intellettiva e se ben interpretato può diventare un mezzo terapeutico in quanto esso riflette il benessere o il malessere di cui il bambino vuole liberarsi.

Per non bloccare la sua creatività , non bisogna assolutamente intervenire sul disegno, correggerlo o criticarlo tanto meno interferire con suggerimenti, piuttosto è necessario incoraggiarlo e gratificarlo. Non è solo attraverso un disegno che si riesce ad interpretare il suo stato interiore, ma occorre un insieme di lavori grafici per vedere se il bambino ha qualche problematica .

La ripetitività del disegno che si sussegue nel tempo, la prevalenza del colore nero (paura), l'assenza di alcune parti del corpo ( mani, viso, occhi), gli occhi senza pupilla (sempre se ripetitivi), sono segnali che dovrebbero essere approfonditi con persone competenti.

Attraverso il disegno della propria famiglia, fatto senza costringere il bambino, possiamo capire tante cose. Ad esempio il primo personaggio che disegna è quello che ammira di più; se disegna per primo se stesso , è un bambino egocentrico (fino a 5-6 anni è normale); se disegna se stesso in un angolino, ha scarsa fiducia di sé; tende a disegnare il suo rivale con una statura minore alla sua, questo per sminuire il potere che ha su di lui. In genere tendono ad escludere dal disegno alcuni componenti della famiglia perchè li rifiutano vuoi per paura, vuoi per gelosia, soprattutto se è nato da poco un fratellino o una sorellina . Anche il colore è molto importante nel disegno perchè ci invia dei messaggi importanti.

Solo dopo i sei anni i colori vengono utilizzati nella maniera giusta. Se un bimbo disegna un fumo grigio e intenso che esce dal camino significa che sta vivendo un periodo di ansia, se disegna un albero tutto marrone con radici profonde, vuol dire che sta attraversando un momento di tristezza; un tetto viola indica che stiamo chiedendo troppo al bambino. L' assenza di colore nel disegno, significa apatia e freddezza di sentimenti causati da momenti negativi che stanno vivendo.

Ecco ora il significato emotivo di alcuni colori nel disegno:

il nero è un colore negativo e significa assenza di colore, buio. Il bambino sta attraversando un disagio interiore;

il marrone esprime gioia e significa che il bambino sta vivendo un momento  o delle esperienze gioiose. Se prevale vuol dire che si stà chiedendo troppo;

il blu rappresenta la ricerca della serenità e di un ambiente rassicurante e affettuoso. Quando prevale c'è un forte autocontrollo,

il verde rappresenta la crescita interiore. Indica maturità e affermazione. Il bambino che ne fa uso è legato alle tradizioni, se lo usa prevalentemente, è sintomo di pigrizia;

il giallo indica che il bambino vive bene le proprie scelte. Sono intuitivi e amano portare a termine il proprio lavoro con costanza e determinazione. La prevalenza del colore giallo è indice di rapporto difficile con il padre o con la madre;

il rosso esprime energia, voglia di fare,desiderio di vivere intensamente la vita. Chi lo usa è un bambino impulsivo e molto estroverso. La prevalenza del rosso è indice di aggressività.

Nella figura umana il bambino tende a rappresentare se stesso, pertanto una figura umana ben definita, colorata, accurata ed armonica è indice di un bambino che vive un buon rapporto con se stesso e con il mondo che lo circonda. Tutto ciò naturalmente è legato all'età, all'ambiente che lo circonda ed al proprio vissuto.

Ad esempio a 3 anni il bambino disegna “l'uomo girino”, cioè un tondo a cui vengono attaccate delle linee (da 2 a 4 ) che rappresentano gambe e braccia. Solo in seguito aggiungerà dei particolari, primi tra i quali le parti essenziali del viso(occhi-bocca), in seguito e gradualmente aggiungerà i dettagli.

Solo dopo i 7 anni, la figura sarà abbastanza realistica, apparirà il profilo e la figura in movimento.

Secondo la teoria di Jung, è importante osservare il bambino mentre disegna e tenere in considerazione:
la disposizione sul foglio:
-se il bambino usa tutto lo spazio per disegnare indica sicurezza, intelligenza ed entusiasmo;
-se utilizza lo spazio alto del foglio è indice di timidezza, sensibilità, ottimismo, ma poco senso pratico;
-se si disegna nella parte bassa del foglio indica praticità, istintività e tendenza al pessimismo;
-se si disegna al centro, ha bisogno di essere al centro dell'attenzione e di essere gratificato;
-se si disegna a sinistra del foglio è indice di insicurezza, introspezione, attaccamento alla madre ed al passato;
-infine se si disegna nella parte destra indica un bambino sicuro, socievole, estroverso ed attaccato alla figura paterna e proiettato nel futuro;

la dimensione:
il disegno molto piccolo di sé, è tipico di un bambino con scarsa auto-stima, un bambino che non vuole apparire, mentre la figura grande è indice di sicurezza e fiducia in se stesso. Una parte celata di sé rappresenta il desiderio di nascondere quella parte che gli crea ansia. I bambini che soffrono di enuresi, nascondono la parte inferiore dietro ad un oggetto.

le proporzioni :
una testa grossa indica un bisogno di rapporti interpersonali, una testa piccola è sintomo di esperienze difficili vissute;

la bocca rossa rivela aggressività, quella sottile insoddisfazione, se assente è indice di carenze affettive;
le orecchie indicano curiosità per il mondo circostante, orecchie molto grandi scarsa autostima;
braccia lunghe quando il bambino ha voglia di abbracciare e comunicare; le mani invece hanno un significato ambivalente: servono per accarezzare ma anche per picchiare.

il tratto (linee, pressione ):
il tratto grafico rappresenta la personalità.
E' sottile e indeciso nei bambini timidi, insicuri o che hanno paura;
è sciolto e scorrevole in bambini affettuosi e socievoli;
è deciso in bambini che hanno forza di volontà;
è molto deciso in coloro che hanno grinta e determinazione, che nutrono orgoglio e risentimento e sono impulsivi;
i tratti arrotondati indicano tranquillità, quelli spigolosi stress e aggressività.

Fonte: Redazione - viveredonna.blogspot.com
http://www.adiantum.it/public/478-capire-il-tuo-bambino-attraverso-l-interpretazione-dei-suoi-disegni-e-dei-colori.asp



La mano libera del bimbo, percorrendo il foglio in lungo e in largo, lascia una traccia, un’espressione che codifica e rappresenta gli avvenimenti vissuti
NASCITA DEL GRAFISMO
1° fase : 18 / 20 mesi
Livello vegetativo / motorio
Stadio orale

2° fase : 20 / 36 mesi
Livello percettivo/rappresentativo
Stadio anale

3° fase : 36 / 48 mesi
Livello comunicativo /sociale
Stadio genitale

Le età delle diverse fasi sono generali e indicative.
Ogni bambino, poiché persona unica e irripetibile, manifesta nei confronti del disegno interessi e attitudini che comprendono influenze genetiche, caratteriali, ambientali (economiche, culturali) e psicologiche.


Che cosa è importante osservare :
  • L’occupazione dello spazio
  • L’impugnatura
  • Il punto di partenza
  • Il tratto
  • La pressione
  • La forma
  • Il materiale
  • La composizione
  • I legamenti 
  • La dimensione
  • Il dinamismo
IL DISEGNO
Nell’attivita’ rappresentativa il bambino trae grande piacere dalla triade “occhio , cervello, mano”.

Due processi fondamentali stanno alla base della maturazione percettiva :
  • Identificazione
  • Differenzazione

Il processo d’identificazione
L’attenzione del bambino è attratta verso cio’ che di comune c’e’ tra l’oggetto stimolo e i suoi schemi mentali (le esperienze di vita vissute).
Il processo d’identificazione è molto usato dal bambino piccolo che senza alcun problema, “sistema” il nuovo stimolo tra i propri schemi mentali, senza preoccuparsi se coesistono differenze rilevanti.
Al bambino non interessano le corrispondenze, ma si accontenta delle somiglianze e delle analogie.
I tratti che rappresentano l’oggetto sono pochi ed essenziali.
Il bambino vede solo gli aspetti della realta’ che hanno qualche attinenza con i suoi bisogni e le sue correnti affettive.
Fin verso i 10 anni il bambino non disegna quello che “vede”, ma quello che “sa” delle cose.
Il disegno non riproduce la realta’, ma esprime una definizione di significati.
La grammatica del disegno infantile risiede in gran parte negli “errori” che il bambino compie.
Comprendere il significato di tali “errori” è importante per conoscere quali sono i bisogni, le richieste e gli interessi del bambino.


In questo contesto s’inseriscono:

o La trasparenza (il bambino al di la di ciò che è possibile, disegna quello che per lui è significativo e che gli suscita reazioni emotive)

o Il ribaltamento (il bambino si colloca all’interno delle situazioni che va a rappresentare e se ne lascia coinvolgere)

o I rapporti di grandezza (il bambino tende a enfatizzare, aumentando le dimensioni di ciò che per lui ha un significato affettivo importante)

o La collocazione spaziale (il bambino tende a posizionare nel centro del foglio ciò che per lui riveste maggior importanza. Il centro è il filo conduttore del disegno).

Il processo di differenzazione
L’attenzione è centrata sulle differenze che oggetti e situazioni percepite presentano rispetto a oggetti e situazioni note.
Verso i 10 anni i bambini tendono a tenere sempre piu’ conto delle proporzioni metriche degli oggetti e della loro disposizione secondo un piano d’insieme.
Il bambino rinuncia a rappresentare ciò che sa a vantaggio di ciò che vede.
Si entra nella fase del realismo visivo, in contrapposizione al realismo intelletivo dell’eta’ precedente.
Dai 10 ai 14 anni , il ragazzo consolida questo modalita’ d’espressione, perfezionando la sua tecnica grafica.

LA FIGURA UMANA
Evoluzione del disegno
3/4 anni

Il bambino rappresenta “la persona”.
In un unico schema rappresenta chiunque.
  • CERCHIO (la testa molto grande) da cui si dipartono le braccia e le gambe. L’omino “cefalopode” universale per tutte le razze del mondo.
  • Ben presto all’interno del cerchio compaiono due occhi grandi. Successivamente compaiono la bocca e il naso.

4 anni e mezzo
  • Primo abbozzo di tronco, a cui spesso è aggiunto l’ombelico che affascina molto i bambini. A volte lo posizionano al di fuori della figura.


5 anni
  • L’omino è riconoscibile, le braccia e le gambe sono collocate in modo corretto al tronco. Compaiono le orecchie spesso di dimensioni eccessive. L’occhio acquista un contorno più preciso, nel centro compare la pupilla (che rimarrà anche nelle figure di profilo). Il tronco si allunga e si allarga e diventa più grande della testa. Braccia e gambe sono bidimensionali e a volte compaiono accenni di vestiario. L’omino è posto sempre in verticale.

6 anni
  • L’omino è proporzionato, compare il collo, le braccia “acquistano” le mani. Ci vuole un po’ più di tempo affinché le braccia diventino una prosecuzione delle spalle e la testa si sollevi sul collo. L’omino è inserito in un contesto e personalizzato.

Il cammino per arrivare alla figura completa di organi e abiti in corretti atteggiamenti di quiete e di moto dura almeno 10 anni e in alcuni casi non si conclude mai.

CENNI SULL’INTERPRETAZIONE
DEL DISEGNO DELLA FIGURA UMANA
L’assunto che sta alla base del disegno della figura umana è che in tale figura il soggetto proietta il proprio vissuto corporeo, l’immagine del suo Io e del suo mondo affettivo.

Fino all’età di circa 12 anni può essere uno strumento utile nella valutazione dello sviluppo mentale del bambino.

Che cosa è importante osservare :
  1. Successione delle figure
  2. Espressione e/o atteggiamento
  3. Confronto tra le due figure
  4. Dimensione della figura rispetto al foglio
  5. Collocazione del disegno sul foglio
  6. Movimento
  7. Tracciato del disegno
  8. Ombreggiatura
  9. Trasparenza
  10. Figura schematica / stilizzata 
  11. Presentazione (fronte - profilo - schiena) 
  12. Ambientazione
  13. Omissioni

Come più volte ricordato, durante la giornata di studio, l’interpretazione e l’analisi del disegno della figura umana, deve essere utilizzato solo da studiosi che hanno un bagaglio teorico-scentifico approfondito e consistente, e che comunque partono dal presupposto che ogni test, per essere utilizzato nel modo più adeguato, è solo uno strumento che ha bisogno di essere avvalorato da un’indagine molto complessa e articolata.

IL DISEGNO DELL’ALBERO
Il disegno dell’albero è considerato un valido aiuto per comprendere gli aspetti più autentici ma nascosti, della personalità.
In termini psicanalitici, l’albero è il simbolo del Sé, cioè di quell’energia che investe l’intera persona e ne rivela la vera essenza.

Che cosa è importante osservare :
  1. Collocazione del disegno sul foglio
  2. Dimensione del disegno
  3. Ambientazione
  4. Proporzioni tra le parti (radici, tronco, chioma)
  5. Omissioni
  6. Inserimenti
  7. Antropomorfizzazioni
  8. Tratto grafico
  9. Ombreggiature
  10. Stereotipie

Anche per il disegno dell’albero valgono le stesse considerazioni sopra esposte.
La simbologia dell’albero è molto interessante e affascinante, infatti il suo ciclo naturale ricorda l’evoluzione di un essere vivente.
La nascita e lo sviluppo della vita all’interno di un nucleo protetto (radici); la crescita e l’evoluzione con tutti i “pericoli” e le problematiche a esse legate , la carica energetica entusiasmante e vitale necessaria alla crescita; la maturazione e il lento degrado (il tronco e la chioma).
La vita dell’albero, legata al ciclo delle stagioni, simbolicamente rappresenta la vita dell’essere umano, che in base a situazioni naturali e/o esistenziali, “impara” a dosare e utilizzare al meglio le proprie risorse e potenzialità.
Come nell’albero, il ciclo periodicamente si ripete.

IL DISEGNO DELLA CASA
La casa è uno dei temi più rappresentati dai bambini. La casa simboleggia il rifugio, il calore familiare, il nucleo originario amato o sofferto.
Può essere accogliente ma anche respingente.
Può essere reale o immaginaria.
In ogni caso, il disegno della casa esprime un importante contenuto emotivo del bambino e in esso il bambino proietta se stesso.


Che cosa è importante osservare:
  1. Evoluzione del disegno rispetto l’età del soggetto
  2. Dimensione della casa
  3. Tipologia della casa
  4. Omissioni
  5. Ambientazione
  6. Collocazione del disegno
  7. Utilizzo e scelta dei colori

A 4/5 anni il disegno della casa presenta tratti semplici : un quadrato con sopra un triangolo.
Dai 5 ai 6 anni il disegno si arricchisce di particolari (porta, finestre, camino, etc.)
Verso i 7 anni la casa è inserita in un ambiente ricco di altri elementi : sole, alberi, strade, prati, fiori, nuvole, etc.

Casa accogliente
Segni che denotano un bambino aperto, spontaneo, estroverso, curioso, sicuro dei suoi rapporti affettivi :
Casa grande
Finestre aperte con tendine colorate
Porta con maniglia ben visibile
Comignolo con il fumo
Presenza di una strada lineare che va verso il basso
Presenza di un sole non oscurato da nuvole
Presenza di alberi e/o di altri elementi distanti dalla casa
I bambini introversi, timidi, molto sensibili, che hanno bisogno di continue conferme da parte dei familiari tendono a disegnare una casa piccola, sulla base inferiore del foglio e con meno elementi rappresentati. I colori sono più tenui, il tratto più leggero.

Casa respingente
Segni che denotano situazioni problematiche:
Finestre assenti , sbarrate , chiuse, minuscole e/o sotto il tetto
Porte assenti, sbarrate, con presenza di chiavistelli
Presenza di due porte
Tetto schiacciato o molto allargato, non proporzionato al resto della casa
Comignolo senza fumo o assente
Strada tortuosa - strada che va verso l’alto - strada che s’interrompe bruscamente - strada che si biforca
Presenza di recinti e di palizzate
Presenza di alberi attorno alla casa
Casa disegnata in lontananza inserita in un paesaggio molto vasto (collina, monti, prati)
Presenza di sole coperto da nuvole
Mancanza di colori

Quando un bambino disegna un castello solitamente esprime una grande fantasia e creatività, anche in questo caso ciò che importa osservare è il messaggio emotivo del disegno.
Può essere il “rifugio ideale”, oppure una “prigione”.

Secondo Ribaud, i bambini allevati in orfanotrofio (ricerca) quando disegnano una casa tendono a riempire il foglio di tantissimi oggetti. Per loro la casa non è un rifugio emotivo.
I bambini adottati che hanno vissuto in istituto solitamente disegnano due case e due strade.
Le case inoltre, tendono a avere poche e piccole aperture verso l’esterno.
Per i bambini nomadi la casa è il carrozzone e spesso anche quando si adeguano a modelli di vita stanziale, permangono dei particolari tipici delle roulotte (tetti piatti , scalette).
Per i bimbi nomadi comunque la casa ha poca risonanza emotiva , infatti per loro la vita affettiva e sociale si svolge all’aperto.

IL DISEGNO DELLA FAMIGLIA
Con il disegno della famiglia, reale o immaginaria, il bambino / ragazzo, esprime le dinamiche relazionali intrafamiliari.
Ogni bambino ha un particolare modo di vivere i rapporti con gli altri membri della famiglia che dipende, oltre che dal suo temperamento anche dal sesso e dalla posizione che occupa nella gerarchia familiare.
Nel disegno della famiglia è fondamentale conoscere la realtà socio / culturale e economica del soggetto a cui è somministrato il test.

Cosa è importante osservare:
  1. Livello grafico e formale
  2. Rapporti spaziali tra i personaggi
  3. Personaggio valorizzato
  4. Personaggio svalorizzato
  5. Personaggio aggiunto
  6. Personaggio omesso
  7. Movimento / staticità
  8. Ambientazione
  9. Dimensioni dei personaggi
  10. Uso e scelta dei colori

Come sempre, quando si studia un disegno, è importante osservare:
La forza , il ritmo , l’ampiezza del tracciato, la zona del foglio occupata dal disegno, la direzione della strutturazione del disegno.
Nel disegno della famiglia queste voci rivestono un’importanza interpretativa molto forte.
Altri fattori importanti da considerare sono:
Il grado di perfezione del disegno (livello di quantità e qualità dei particolari disegnati),
struttura formale dei personaggi disegnati (prevalenza di forme tondeggianti - quadrate- spigolose),
postura dei personaggi,
differenzazione di sesso e di ruolo,
grado di dinamicità e d’interazione,
presenza o meno di un’ambientazione,

vicinanza (intimità realmente vissuta o desiderata),

lontananza (distacco emotivo, isolamento, separazione effettiva, gelosia edipica, competizione tra fratelli),

valorizzazione di un personaggio (disegnato per primo , più particolareggiato, dimensioni maggiori, posizione centralizzata),

svalorizzazione di un personaggio (disegnato per ultimo, lontano dal gruppo, con pochi particolari, dimensione più piccola),

omissioni (personaggio non disegnato, rimosso, disegnato e poi cancellato, parti del corpo non disegnate e/o eliminate),

personaggi immaginari aggiunti (animale, mostro, bambino, uomo, donna).

USO E SCELTA DEI COLORI
Il colore usato dai bambini ci dà delle indicazioni sulla loro personalità ed anche sul loro stato psicofisico.

I colori rappresentano il mondo emotivo del bambino e come si relaziona con la realtà.

Un bimbo che usa colori vivaci, caldi, con i quali ricopre tutto il foglio, esprime un carattere estroverso e bisognoso di spazi. Userà tutti i colori e i pastelli necessari per comunicare la sua creatività.

Un bimbo sofferente o triste utilizzerà pochi colori, probabilmente delicati e stesi sulla carta con leggerezza.

Colorare può attivare un processo di benessere che stimola la fantasia e la fiducia in se stessi e verso gli altri.

Molti bambini che non sono stati abituati a colorare, usano con molta parsimonia e timore i colori, specialmente gli acquarelli e le tempere, perché ciò che prevale è la paura di sporcare e di sbagliare.
Ciò potrebbe far perdere interesse e motivazione nei confronti di tutto ciò che è nuovo e diverso dal solito.

Esiste un parallelismo tra enfasi del colore e emotività.
I bambini tra i 3 e i 6 anni, hanno per il colore un forte interesse che precede l’interesse per la forma.

Le tonalità sono tanto più forti quanto più il bambino è piccolo. Con la crescita subentrano le sfumature e i toni si fanno meno netti e violenti.
L’assenza del colore in un disegno infantile può rivelare un vuoto affettivo e a volte una tendenza antisociale.
In media i soggetti bene adattati utilizzano almeno cinque colori nei loro disegni; i bambini particolarmente insicuri e/o con problemi relazionali ne usano in media due.
Solo con la crescita un bambino utilizza colori adeguati agli oggetti disegnati.
Fino agli otto anni il bambino usa il colore sotto la spinta delle sue emozioni.
Oggetto e colore che piacciono hanno la stessa risonanza emotiva.

SIMBOLOGIA DEI COLORI
Colori caldi : rosso - giallo - arancione
Colori freddi : verde - blu - violetto


Effetti /valenze psicologiche dei colori

I colori caldi esprimono, suscitano, provocano, ispirano:
attività , eccitazione, serenità, gioia, impulsività (positiva/negativa)

I colori freddi esprimono, suscitano, provocano, ispirano:
passività, calma, inerzia, tristezza, malinconia, riflessione

Secondo la teoria cromatica di Kandinsky (1940) il colore possiede particolari caratteristiche di sonorità e di movimento.
Per es. un cerchio colorato di giallo dà l’impressione che il giallo si espanda all’infuori e si “avvicini” a chi guarda, mentre un cerchio colorato di blu sviluppa un movimento centripeto, allontanandosi.
L’occhio è colpito dal giallo e affonda nel blu.

Per Kandinsky il giallo guardato direttamente, soprattutto inglobato in una forma geometrica, rende inquieti, punge, eccita in modo esasperante. E’ il colore della follia e del delirio.
Il blu tanto più diventa profondo, tanto più invita l’uomo verso l’infinito, e ciò può destare nostalgia.
Il verde assoluto è il colore più tranquillo, non ha movimento, nè risonanze emotive; se prevalgono tonalità di giallo prende vita, viceversa se prevale il blu diventa riflessivo.
Il rosso è vivace , possiede energia e determinazione . Rappresenta la vita ma anche la morte.
L’arancione (rosso /giallo) ha in sé il movimento del giallo e la forza del rosso, esprime gioia e allegria.
Il marrone (rosso- nero) esprime inibizione e carenza di energia.
Il violetto (rosso - blu) esprime un senso di lontananza , di tristezza e di solitudine.
Il bianco è la somma dei colori, è un non suono, un silenzio che nasconde in sé infinite possibilità. Il bianco è il simbolo della giovinezza, della purezza, della pace.
Il nero è “un nulla” senza possibilità, senza avvenire, né speranza. Musicalmente è la fine del suono.
Sul nero qualsiasi colore risalta e si precisa, mentre sul bianco i colori si offuscano e s’indeboliscono.
L’equilibrio tra nero e bianco dà origine al grigio che non ha né sonorità , né movimento.
Questa mancanza di movimento è inconsolabile ed è diversa da quella del verde che nasce da colori vivi.
La simbologia dei colori assume significati diversi nella storia dei popoli.
Per es. in Cina il bianco è il colore del lutto; in alcune tribù dell’Africa Orientale il nero è il colore della gioia; per i giapponesi , i tibetani, e anche per diversi occidentali il rosso è il simbolo del male.




Ricercatori

Apple (1931) Traube (1937) pionieri - test famiglia
Porot (1952) Minkowska (1952 ) prime applicazioni sistematiche (test famiglia)
Luis Corman ( test proiettivo a indirizzo psicanalitico, test famiglia)
Florence Goodenough (test di intelligenza figura umana)
Karen Machover (test proiettivo figura umana)
Karl Kock ( test albero)



BIBLIOGRAFIA
Evi Crotti “ Alberto Magni
“Come interpretare gli scarabocchi”
Edizioni Red
Evi Crotti - Alberto Magni
“Colori”
Edizioni Red
Marthe Bernson
“Dallo scarabocchioi al disegno”
Armando Editore
Anna Oliverio Ferraris
“Il significato del disegno infantile”
Bollati Boringhieri
Karen Machover
“Il disegno della figura umana”
Organizzazioni Speciali - Firenze
Karl Koch
“Il reattivo dell’albero”
Organizzazioni Speciali - Firenze
D. Passi Tognazzi
“Metodi e tecniche nella diagnosi della personalità”
Giunti Barbera
Franca Medioli Cavara
“Il disegno nell’età evolutiva - esercitazioni psicodiagnostiche”
Boringhieri



http://www.psicologi-italia.it/psicologia/disegni-bambini/1042/interpretazione-disegni-bambini.html







I disegni della mente dei bambini

 INTRODUZIONE DI ANGELA TESSITORE


L'uso del disegno ha una doppia funzione, diagnostica e terapeutica
Quando l'ansia raggiunge livelli tali da bloccare la capacità verbale della vittima, 
l'espressione grafica può diventare l'unica forma di comunicazione efficace.

Lasciati liberi di disegnare i bambini possono riprodurre i loro incubi notturni, possono illustrare le parti del corpo che sono state toccate, le zone violentate; spesso un fiore appassito, senza petali e privo di colori o un lottatore vinto esprimono l'immagine che il minore ha di sé in quel momento.

In casi di violenza intrafamiliare si può ricorrere al disegno cinetico della famiglia dove si chiede di raffigurare tutti i membri della famiglia mentre stanno facendo qualcosa. La vicinanza, la distanza o le barriere che interpone tra le figure possono fornire una rappresentazione grafica dei rapporti familiari nel loro complesso e del ruolo che sente di occupare all'interno del nucleo.

Un altro metodo è il disegno del corpo soprattutto quando il minore denuncia sintomi psicosomatici come dolori di stomaco, di testa, oppure paura di aver subito dei danni irreparabili; tale disegno può evidenziare un'immagine di sé e del proprio corpo drasticamente deformata. La violenza infatti costituisce una pericolosa violazione di quella distanza interpersonale che è fondamentale per mantenere integra l'immagine di sé tanto che il bambino può provare una forte sensazione di espropriazione anche sul piano fisico.

Il disegno come strumento di terapia e diagnosi diminuisce nella fascia dell'adolescenza, qui infatti perde la sua carica protettiva e di immediatezza che invece aveva negli anni precedenti.


I DISEGNI NELLA MENTE DEL BAMBINO
di Francesca Piperno e Stefania Di Biasi


Dipartimento di Scienze Neurologiche e Psichiatriche dell’Età Evolutiva, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”

L’obiettivo dello studio è stato quello di analizzare i disegni della famiglia di bambini vittime di abuso (fisico e/o sessuale), confrontati con quelli di bambini non abusati.

Sono stati analizzati i disegni di 12 bambini vittime di abuso fisico, 12 vittime di abuso sessuale e 12 non abusati, di età compresa tra i 5 ed i 10 anni. I disegni della famiglia sono stati valutati utilizzando una specifica Scala di Screening (FDI). Questa scala analizza variabili qualitative e quantitative, come la qualità del disegno, la percezione che il bambino ha dei membri della famiglia e di se stesso al suo interno. I risultati hanno evidenziato differenze significative tra il campione dei bambini abusati (fisicamente e/o sessualmente) ed il gruppo di controllo.

I bambini abusati tendono a disegnare il corpo umano in modo distorto, la figura umana è povera di dettagli ed il disegno presenta più indicatori traumatici; nella maggior parte dei casi i bambini abusati omettono dal disegno il principale caregiver.

In conclusione, i disegni della famiglia dei bambini vittime di abuso (fisico e/o sessuale) mostrano in modo significativo più indicatori di stress emotivo rispetto a quelli dei bambini del gruppo di controllo.


INTRODUZIONE
Negli ultimi anni i bambini vittime di abuso sessuale e fisico sembrano aumentare, ma è la legge del silenzio ciò che rende il fenomeno un dramma non facilmente riconoscibile e conoscibile. La segretezza, la vergogna, la paura insita sulla scena dell’abuso sessuale e del maltrattamento, soprattutto intrafamiliare, costringe gli specialisti ad attivare ogni risorsa: educativa, sociale, psicologica, medica, per capire, proteggere, curare sia le vittime che gli abusanti.

Da parte loro, i bambini si trovano a dover elaborare diversi tipi di sentimenti in rapporto ai diversi tipi di trauma. La loro possibilità di elaborazione psicologica dipende dalla modalità con cui i bambini possono sopportare l’oggetto traumatico, l’azione traumatica e la propria immagine durante e lungo l’evento traumatico. Il trauma derivato dal maltrattamento o abuso sessuale diviene sempre un danno psichico. Il danno mentale che registriamo riguarda l’area relazionale, quell’area affettiva tra genitore e figlio che dovrebbe costituire il motore della vita psichica. Per aiutare le vittime è necessario trovare strumenti capaci di cogliere il disagio del bambino anche quando il trauma non trova parole per essere espresso.

In questo lavoro vorremmo descrivere i disegni dei bambini vittime di maltrattamento fisico e di abuso sessuale, confrontare entrambi con i disegni di un campione di bambini normali al fine di delineare la qualità della sofferenza mentale connessa con esperienze traumatiche.

In passato molte ricerche hanno messo in dubbio la validità del disegno come test proiettivo (Hagood, 1992, Thomas e Gray 1992; Thomas e Jolly, 1998; Veltman e Browne 2002), tuttavia il disegno viene considerato dalla psicoanalisi, come dalla psicologia dello sviluppo, il mezzo che permette al bambino di esprimere il suo disagio, la sua angoscia e la sua modalità difensiva contro il dolore.

Con il disegno il bambino è messo in condizione di rivolgere una richiesta di aiuto, ma anche di comunicare vissuti che non possono essere rappresentati tramite la parola, perché troppo dolorosi o rimossi: “È lo sguardo che testimonierà la vita” (Sacco, 1996).

Tra le varie tecniche il Disegno della Famiglia (Ddf) è un test largamente usato nel corso della valutazione psicodiagnostica, poiché permette al clinico (Carlson, 1991) di entrare in contatto:
•          con la percezione che il bambino ha di se stesso,
•          con la percezione che il bambino ha delle figure genitoriali,
•          con alcuni indicatori di sviluppo in merito all’organizzazione mentale.


IL DISEGNO DELLA FAMIGLIA 
Il test ideato da Corman (1967) ha lo scopo di indagare le relazioni che il bambino ha instaurato con le figure genitoriali e con le altre persone della famiglia.

Il disegno della famiglia viene considerato, nell’ambito della metodologia di ricerca sul bambino e la famiglia, uno strumento elettivo per indagare le rappresentazioni mentali dei legami “in sintonia con i concetti della developmental pychology” (Tambelli et al. 1995). 

Il Ddf rivela l’immagine della famiglia che il bambino ha acquisito nel corso della crescita, quindi pensiamo che colga le fantasie che combinano i vissuti soggettivi e il loro incontro con il mondo esterno.


DISEGNO DELLA FAMIGLIA E MALTRATTAMENTO 
Nei casi di maltrattamento infantile il disegno della famiglia viene ritenuto dalla letteratura uno strumento di indagine clinica e di ricerca particolarmente significativo (Veltman e Browne, 2001, 2002) dato che:

• disegnando se stesso, come parte integrante di una famiglia, 
il bambino può esprimere pensieri e sentimenti inibiti;

•  il clinico può essere messo in condizione di accostare eventuali conflitti familiari 

• spesso i bambini maltrattati o abusati presentano disturbi del linguaggio 
e/o difficoltà nella comunicazione verbale: il disegno potrebbe quindi aiutare questi bambini a veicolare le loro emozioni esprimendo graficamente i loro vissuti. 
Nel contesto clinico individuale, il disegno della famiglia fornisce un ampliamento della lettura del disagio del bambino; semmai appare problematico quale valore possiamo attribuirgli se lo usiamo in ambito sperimentale su casistiche. 

Da diversi anni molti contributi si sono orientati al suo uso per la ricerca in età evolutiva, 
con lavori di diverso spessore per la variabilità metologica e teorica. 
La vastità degli studi trova un suo limite nella eterogeneità della metodologia e dei parametri utilizzati per valutare il Ddf.

Veltman e Browne (2001, 2002) hanno svolto una revisione della letteratura sulla qualità del disegno della famiglia in bambini maltrattati e bambini vittime di abuso sessuale. 
Sono stati revisionati 317 studi, tra questi sono stati selezionati i 23 più rilevanti. 

Da un’attenta analisi dei lavori emerge che le variabili maggiormente prese in considerazione 
(Allik et al., 1985; Freeman et al., 1985; Thomas e Silk, 1990; Hammer, 1997) sono:

1) Grandezza e valorizzazione dei personaggi: 
la grandezza della figura umana riflette l’autostima del bambino;  è inoltre importante valutare non solo la grandezza dell’intera figura,  ma anche quella di alcune singole parti del corpo.

2) Posizione delle figure sul disegno  (vicinanza affettiva): la distanza tra i membri della famiglia potrebbe essere l’espressione grafica  della distanza emotiva tra gli individui.

3) Omissione di personaggi o di parti del corpo: l’omissione di se stessi  è espressione di forti vissuti di inadeguatezza.

In sintesi dalla letteratura (Carpenter, Kennedy et al., 1997; Veltman e Browne 2002) emerge che:

• Il disegno della famiglia discrimina i bambini sofferenti da quelli normali.

• I bambini maltrattati tendono ad omettere se stessi e una delle figure genitoriali, 
e a disegnare il corpo in modo distorto, povero di dettagli, con scarsa differenziazione sessuale;  emerge inoltre aggressività, clima negativo e tratto marcato.

 • I bambini abusati sessualmente tendono a disegnare figure grandi o con genitali in evidenza,  mani tagliate, assenza di piedi.

Quindi, gli studi indicano che il Ddf è un buon strumento per comprendere l’ansia e le paure, ma contemporaneamente sottolineano che non è corretto utilizzarlo come unica forma di diagnosi  né come indicatore di abuso o negligenza, in quanto il Ddf va integrato  con tutto il processo di assessment. Il Ddf permette di accertare la presenza 
di un pregresso abuso ma non il tipo di violenza subito dal bambino.

OBIETTIVI DELLA RICERCA 
In questa prospettiva, ci proponiamo di indagare se le rappresentazioni colte al Ddf differenzino:

• i bambini clinici dai normali: è importante verificare se gli strumenti che abitualmente usiamo 
siano capaci di identificare i bambini abusati, che spesso soffrono in silenzio;

• i bambini maltrattati dai bambini abusati sessualmente, 
per poter individuare aree di sofferenza e di vulnerabilità specifica, 
che possono pesare diversamente nello sviluppo futuro.

In particolare, l’obiettivo del nostro lavoro è di capire se nel disegno i bambini maltrattati 
e abusati sessualmente, rappresentino sé stessi e le proprie figure di riferimento con caratteristiche diverse  e se le eventuali differenze possano essere assunte come indicatori sui diversi rischi psicopatologici  connessi con la sofferenza mentale di tipo traumatico. 

Inoltre la qualità della rappresentazione potrà dare indicazioni su come il trauma incida sullo sviluppo e la maturazione degli affetti,  al fine di offrire interventi psicoterapeutici volti ad affrontare il dolore mentale.

SOGGETTI E METODI
È stata presa in considerazione una casistica di bambini vittime di abuso sessuale ed abuso fisico, diagnosticati negli ultimi due anni (2001-2003) presso il nostro centro, e bambini non abusati selezionati in modo casuale presso diversi circoli scolastici di Roma.

Il campione totale è composto da 36 bambini (18 maschi e 18 femmine), di età compresa tra i 5 ed i 10 anni.

Tutti i bambini erano normodotati sul piano cognitivo.

Il campione è stato così suddiviso:

• GRUPPO M: 12 bambini vittime di abuso fisico (4 femmine e 8 maschi; età compresa tra i 5.6 e 9 anni)

• GRUPPO A: 12 bambini vittime di abuso sessuale (7 femmine e 5 maschi; età compresa tra 5 e 10 anni)

• GRUPPO C: 12 bambini appartenenti al gruppo di controllo ( 7 femmine e 5 maschi; età compresa tra 6 e 9 anni)


Per ogni bambino è stata effettuata un’attenta valutazione psicodiagnostica, ponendo particolare attenzione alla presenza di difficoltà cognitive, problemi comportamentali, disturbi del tono dell’umore, adattamento e competenze sociali.

Per analizzare i disegni della famiglia abbiamo sviluppato una griglia di valutazione  e per evitare interpretazioni soggettive, abbiamo scelto di privilegiare indici formali,  tralasciando letture simboliche o contenutistiche.

Per la scelta delle variabili abbiamo fatto riferimento all’ampio ed esauriente lavoro
di Tambelli, Zavattini e Mossi (1995), che oltre ad illustrare un’articolata rassegna critica sull’uso del test,  propongono una revisione del sistema di analisi, revisione che in parte abbiamo utilizzato nel nostro lavoro  ad integrazione del sistema indicato da Corman (1967). 

In rapporto all’obiettivo di ricerca, e cioè come il bambino si percepisce e si colloca all’interno del nucleo familiare, ci siamo interessati di verificare i seguenti indici in rapporto alla famiglia reale:

  • la maturità grafico-rappresentativa;
  • i personaggi omessi;
  • la distorsione del corpo;
  • il ruolo delle identificazioni;
  • la vicinanza affettiva

RISULTATI E DISCUSSIONE DEI DATI

1.         Maturità grafico-rappresentativa (grafico1)

Si vuole misurare secondo i parametri di Piaget (Piaget e Inhelder, 1956,1969,1971), 
Kellogg (1969) e di Lurcat (1985), se il livello grafico è compatibile con l’organizzazione cognitiva di base del bambino  (Tambelli, Zavattini e Mossi, 1995). 

Sebbene tutti i bambini abbiano un livello cognitivo adeguato alla norma, nei bambini vittime di abuso (fisico e/o sessuale) il livello grafico del Ddf risulta inferiore all’organizzazione cognitiva di base.

Bambini maltrattati. Lo schema corporeo è accennato, spesso stilizzato, mancano particolari,  è assente l’uso della prospettiva, anche nei bambini sopra i sette anni.

Bambini abusati sessualmente. 
Questo gruppo appare con caratteristiche non omogenee, al suo interno solo metà dei bambini risulta carente nella rappresentazione grafica rispetto al livello cognitivo e in relazione al campione normale.

Possiamo considerare la povertà grafica e l’immaturità del disegno come un primo indicatore di sofferenza, che investe le funzioni mentali nell’ambito simbolico-rappresentativo. 

Si profila un’ area di rischio che coinvolge aspetti neuropsicologici e meta-rappresentativi. 

Bambini intelligenti che disegnano in modo immaturo sono bambini che sollecitano l’attenzione dello specialista, ma solo un assessment approfondito potrà indicare quale direzione diagnostica e terapeutica è necessario intraprendere.

Bambini normali. 
Eseguono disegni articolati, il corpo è ricco di particolari, le figure sono complete.
Le esperienze di abuso appaiono correlate, in modo significativo, con un rischio nell’uso delle funzioni grafico-rappresentative.

2. Omissione dei personaggi (grafico 2)
Indica la modalità che il bambino può usare per svalorizzare un personaggio eliminando un personaggio immaginario e comunicare così qualcosa di innapagato o non accettato dalla famiglia 
(Tambelli, Zavattini e Mossi, 1995).

Bambini maltrattati. 
I personaggi maggiormente omessi sono i genitori. 
Questa modalità è coerente con i dati relativi all’identificazione. Il genitore violento viene escluso oppure non registrato insieme alla madre. Pertanto vengono aggiunti personaggi esterni al nucleo familiare, per lo più coetanei, oggetti e/o animali. Escludere i genitori lascia un vuoto nelle figure di base necessarie a proseguire il processo di identificazione. Escludere il caregiver indica il bisogno di tenersi lontano dai sentimenti dolorosi e dalle fantasie, forse perché intrise di aggressività verso il padre violento. (D. al posto di una famiglia disegna un pesce piccolo che grida “AIUTO”, mentre un grande pesce sta per inghiottirlo).

Bambini abusati sessualmente. 
I bambini appaiono maggiormente ambivalenti, cancellano se stessi o i genitori, in un caso omettono tutta la famiglia. Il numero di personaggi aggiunti non è significativo. Il senso di colpa sembra gravare in parte sul bambino, ma in maniera significativa sono i genitori ad essere eliminati. (G. disegna solo una casa stilizzata in mezzo ad un mare agitato; S. disegna tre figure sospese nel vuoto, senza mani, e un maschio omettendo se stessa).

Bambini normali. 
Il campione normale non omette nessun genitore. La coppia genitoriale è valorizzata in modo significativo. (G. disegna i genitori che passeggiano a braccetto, lei li guarda sorridendo; L. pur essendo figlio unico disegna un gruppo familiare ricco di particolari e la coppia di genitori incornicia tre bambini di tre diverse età).

 3. Distorsione del corpo (grafico 3)
Questa variabile misura la cura con cui il bambino disegna le figure umane: 
capacità di rappresentare il corpo in modo adeguato per forma, grandezza e particolari (Tambelli, Zavattini e Mossi, 1995).

L’ esperienza di abuso (fisico e/o sessuale) appare correlata in modo significativo con una alterata e distorta rappresentazione grafica dell’immagine corporea.

Bambini maltrattati. 
Il dato più inquietante riguarda le deformazioni, schematizzazioni del corpo, in particolare l’assenza o la deformazione del viso. Le alterazioni del corpo rimandano ad una scarsa immagine del proprio corpo, corpo fisicamente attaccato, non visto nella sua fragilità, privo del rispecchiamento che viene fornito da un adulto protettivo, una marcata espressione di angoscia relazionale.

Bambini abusati sessualmente. 
Un numero significativo di bambini distorce il corpo. Il contatto fisico con la sessualità adulta genera una alterata percezione del proprio schema corporeo, i pupazzi sono devitalizzati con il volto vuoto di espressione: l’immobilità emotiva generata dal trauma. 

Ci sembra importante sottolineare come “l’erotizzazione del disegno”, uno degli aspetti che viene considerato patognomonico dalla letteratura nei casi di abuso sessuale, nel nostro campione emerga solo in 2 bambini su 12.
Pensiamo che l’ abuso sessuale determini una distorsione e una devitalizzazione più complessa di tutto il corpo.

Bambini normali. La deformazione e la schematizzazione sono assenti.

 4. Identificazione (grafico 4)
Riguarda la scelta del personaggio che il bambino indica alla domanda 
Chi vorresti essere?”. 
Rappresenta il personaggio i cui attributi il bambino vuole fare suoi e la risposta non tiene conto dei livelli più profondi che in genere non sono direttamente espressi, ma che sono deducibili da indici indiretti come la valorizzazione di un personaggio (Tambelli, Zavattini e Mossi, 1995).

Bambini maltrattati. 
I bambini vittime di abuso fisico si identificano nel 67% dei casi con se stessi, nel 33% con altro (animali, amici, fratelli eccetera), nello 0% dei casi con genitori e con nessuno. 

Tutti i bambini escludono i genitori dalle loro scelte, al desiderio di essere qualcuno d’altro si sovrappone una scelta di realtà: essere se stesso. La letteratura indica come centrale in età evolutiva la scelta di un ‘engramma’ che ruota intorno all’idea di famiglia con padre, madre, bambino che ricevono il 75% delle scelte (Tambelli et al., 1995). 

I bambini esposti a violenza sentono che si devono distaccare dagli adulti perché i loro modelli contengono aggressività e vedono i genitori come inaffidabili. Se nel passaggio verso la pubertà il distacco dalle figure genitoriali è compatibile con il processo di svincolo, che cosa significa anticiparlo? (C. disegna una piccola casa in un angolo e commenta: “La casa di un cagnolino…il padre sfonda tutta la casa…trovano un gattino, ma il cane lo ammazza”)

Bambini abusati sessualmente. 
I bambini vittime di abuso sessuale si identificano nel 42% dei casi con nessuno, nel 33% con se stessi, nel 25% con altro e nello 0% dei casi con i genitori. Tutti i bambini escludono i genitori dalle loro scelte, s’impone in misura simile sia il desiderio di essere se stessi sia il desiderio di essere nessuno.

La ferita aperta dall’abuso allontana il desiderio di assomigliare ad un genitore. Appare interessante che il genitore abusante e il genitore non abusante siano entrambi vissuti come poco desiderabili, questo conferma che l’abuso sessuale nasce da dinamiche confusive e coinvolge tutto il nucleo familiare. Essere se stessi denuncia un tentativo di fare affidamento sulle proprie risorse, ma non volere desiderare di assomigliare a qualcuno, sembra essere la soluzione estrema di un bambino che, oppresso dalla realtà, non trova neanche nella fantasia una via di fuga. Come si organizza l’identità di un bambino che desidera non essere presente nella realtà relazionale che abusa di lui?

Bambini normali. 
I bambini appartenenti al campione di controllo si identificano nel 50 % dei casi con uno dei genitori, nel 42% dei casi con altro (fratelli, sorelle), nell’8% dei casi con se stessi e nello 0% dei casi con nessuno.
Si dividono, quindi, tra il desiderio di essere un genitore ed il desiderio di essere un fratello, scelte coerenti con i dati della letteratura ( Bruening, Wagner, Johnson, 1997) in cui emerge il bisogno di modelli, ma anche le tensioni relative alla rivalità con i fratelli. Processi compatibili con le dinamiche familiari normali.


5. Vicinanza affettiva (grafico 5)
Lo spazio che il bambino pone tra se stesso e i vari personaggi della famiglia.
Bambini maltrattati. In modo significativo, emerge un’assenza/negazione dei legami primari, la metà dei bambini si disegna isolato, solo tre sono vicino alla madre, tre vicino ad un fratello. Si conferma la perdita di una dimensione affettiva centrale intorno ai genitori. Questo dato combinato con le identificazioni testimonia di un vuoto relazionale vissuto nella famiglia. Essere lontano significa essere solo, non poter contare su relazioni che forniscano sicurezza.

Bambini abusati. In modo significativo, quasi la totalità dei bambini si disegnano isolati. La solitudine è totale, perché non c’è genitore in grado di accogliere il loro malessere. 
Essere da soli può dunque indicare il rifiuto di rapporti che sono fonte sia di atti violenti sia di atti morbosi. L’isolamento dalla famiglia o meglio dai genitori rischia di far perdere a questi bambini quegli importanti investimenti che sono necessari per le turbolente trasformazioni dei processi d’ identità.

Bambini normali. Tutti si disegnano vicino o in mezzo ai genitori: in 12 casi su 12 si collocano graficamente vicino o in mezzo alla coppia genitoriale.

 CONCLUSIONI
 Il numero limitato dei casi non ci permette di trarre conclusioni e ci limitiamo a dare spunti di riflessione sul problema.

In accordo con la più recente letteratura abbiamo scelto di distaccarci dalla interpretazione tradizionale di Corman (1967), privilegiando una lettura che ci indicasse la visione emozionale del bambino su di sé e sulla sua famiglia (Bombi e Pinto,1993; Tambelli et al.,1995).

In accordo con la letteratura i dati indicano che il Ddf differenzia popolazioni normali da popolazioni con sofferenze emotive. 

Tutte le variabili analizzate differenziano in modo statisticamente significativo i campioni clinici dal gruppo di controllo.

I bambini che hanno sperimentano una forma di abuso (fisico e/o sessuale) proiettano il loro dramma interiore sul disegno: i vissuti di solitudine, angoscia, inadeguatezza emergono sia dall’analisi grafica che da quella contenutistica.

 - I bambini maltrattati
•  contano solo su se stessi e il loro rischio psicopatologico sarà in rapporto a quali figure si sceglieranno come modelli di identificazione alternativi ai genitori;

•  vanno incontro a serie difficoltà per quanto riguarda l’apprendimento scolastico.

• L’effrazione traumatica del maltrattamento rappresenta un rischio globale per lo sviluppo anche a causa del contesto socio-culturale deprivato e deprivante.

- I bambini che hanno subito abuso sessuale

• segnalano con il loro desiderio di non essere nessuno, un nascente disinvestimento dalle relazioni;

• mostrano punti di vulnerabilità nell’area dei disturbi dell’umore, l’inibizione emotiva sembra caratterizzare i loro disegni.

•   L’impatto del trauma rimanda al declino degli affetti verso i legami primari e alla perdita del piacere di fantasticare.

In sintesi quello che emerge riguarda, in rapporto alla fase di sviluppo esaminata, una diversa espressività clinica per gravità a favore dei bambini esposti e vittime di abuso fisico e un’ area di vulnerabilità per i bambini abusati sessualmente. Il Ddf non può differenziare singoli casi per eventi traumatici, ma può descrivere i loro effetti sia sul piano neuropsicologico che psicopatologico, e aiutare il clinico nella comprensione della sofferenza mentale infantile per poter costruire percorsi terapeutici specifici per il trauma.

BIBLIOGRAFIA
 –          Castellazzi V.L., Il test del disegno della famiglia, LAS, Roma 1996.
–          Castellazzi V.L., Nannini M.F., Il disegno della figura umana come tecnica proiettiva, Roma 1992.
–          Carpenter M., Kennedy M., Amstrong A.L., Moore E., Indicators of abuse or neglect preschool children’s drawing, “Journal Psychosocial”, Nurs Ment Health Serv., 1997.
–          Cox M., Children’s drawings of the human figure, LEA, Hove 1993.
–          Corman L., Le test du dessin de famille dans la pratique medico-pedagogique, Presses Universitaires de France, Paris 1967.
–          Di Leo J.H., I disegni dei bambini come aiuto diagnostico, Giunti Barbera, Firenze 1973.
–          Dunn J., O ’ Connor TC., Levy I., Out of the Picture: a study of family drawings by children from step-, single-parent, and non-step family. J Clin Child Adolesc Psychol, 2002, vol.31, pp: 505-12.
–          Kellog R., Analisi dell’Arte Infantile, Emme, Milano 1969.
–          Koch K., Der Baumtest, Hans Huber, Bern 1949.
–          Luquet G.H., Il disegno infantile, Armando, Roma 1927.
–          Machover K., Drawing of the human figure: a method of personality investigation, G.L. Anderson, Anderson 1951.
–          Tambelli R., Zavattini G.C., Mossi P., Il senso della famiglia. Le relazioni affettive del bambino nel “Disegno della Famiglia”, La Nuova Italia, Roma 1995.
–          Thomas G.V., Silk A.M.J., An Introduction to the psychology of children’s drawings, Harvester Wheastheaf, New York 1990.
–          Veltman M.W., Browne K.D., Pictures in the Classroom: can teachers and Professionals Identify maltreated children’s drawings? Child Abuse Rewiew. vol.9, 2000, pp. 328-336.
–          Veltman M.W., Browne K.D., Identifying childhood abuse through favourite kindkinetic family drawings, Arts in Psychotherapy, vol.28, n.4, 2001, pp. 251-259.
–          Veltman M.W., Browne K.D., Three Decades of Child Maltreatment Research for School Years, Trauma, Violence & Abuse, Vol.2, n.3, 2001, pp. 215-239.
–          Veltman M.W., Browne K.D., The Assessment of drawings from children who maltreated: a systematic review, Child Abuse Review, vol.11, n.1, 2002, pp.19-37.
–                    Veltman M. W., Browne K.D., Trained raters’ evaluation of Kinetic Family physically abused children, Arts in Psychotherapy, 625, 2002, pp.1-10.


https://sites.google.com/site/noatviolence/la-rappresentazione-mentale-della-famiglia-nei-bambini-maltrattati-e-abusati-sessualmente




Fortunato S. / Criminologia Clinica
Il SOSPETTO NELL’ABUSO ALL’INFANZIA
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Specialista in Criminologia Clinica, specializzazione conseguita alla Facoltà di Medicina e Chirurgia
 dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia
già Docente di Indagine e Semiotica del Linguaggio all’Università degli Studi di L’Aquila
Docente di Criminologia Clinica alla Libera Università Ludes di Lugano (Svizzera)
 E-mail: direttore@criminologia.it 59100 Prato (PO) Via Ponzano 26
Presidente CSI- PERITI E CONSULENTI FORENSI,
UNITED NATIONS Academic Impact Member (Nazioni Unite)


L’interpretazione del disegno nel sospetto d’abuso all’infanzia

PARERE SPECIALISTICO CRIMINOLOGICO CLINICO A BASE EPISTEMOLOGICA ED ERMENEUTICA
[...]

Sull’interpretazione del disegno nel sospetto d’abuso all’infanzia1
Il disegno del bambino (come dell’adulto) può dirci tante cose, ma il rischio sta sempre nell’interpretazione che ne fa l’adulto. Il disegno è una forma di linguaggio e, il linguaggio, per sua natura, non è mai neutro2

Il bambino inizia con lo scarabocchio, che rappresenta l’anticamera del disegno, poi diventa comunicazione. Il disegno è una forma di espressione del proprio stato d’animo, dei propri sentimenti, emozioni, pensieri, angosce, ansie e quant’altro. Nell’interpretazione però, c’è incertezza semantica per colmare la quale vale la frase di Karl Popper: «E’ facile ottenere conferme, o verifiche, per quasi ogni teoria, se quel che cerchiamo sono appunto delle conferme»3
.
Prendiamo il disegno di Goya, sotto in figura: 
la scena del sonno della ragione rappresenta un uomo addormentato (probabilmente Goya stesso) mentre prendono forma, attorno a lui, strani uccelli notturni (sembrano dei pipistrelli giganti), inquietanti volti ghignanti e demoniaci felini che, come suggerisce il titolo, sono generati della sua mente. Cosa dovremmo dedurre sul piano clinico da questo disegno? Goya era depresso? Abusato sessualmente o cosa?

Il sonno della ragione genera mostri, autore: 
Francisco Goya4

1
 Per un approfondimento sul tema, rimando alla mia opera: 
Sul metodo e contro il metodo scientifico in perizia, prefazione di Piero Luigi Vigna, 
Post-fazione di Ferrando Mantovani, Ed. GraficaElettronica 2007

2
 Luce Irigaraym Parlare non è mai neutro, Ed. Riuniti, Roma 91

3
 Karl Popper, Logica della scoperta scientifica, Einaudi, Torino

4
Il sonno della ragione genera mostri (El sueño de la razón produce monstruos) è un'acquaforte e acquatinta realizzata nel 1797 dal pittore spagnolo Francisco Goya e facente parte - è il foglio n° 43 - di una serie di 80 incisioni ad acquaforte chiamata Los caprichos (I capricci) pubblicata nel 1799.


6
Prendiamo L’Urlo5
il celebre dipinto di Edvard Munch: l'opera è un simbolo dell'angoscia e dello smarrimento che segnano tutta la vita del pittore norvegese. 
La scena rappresenta un'esperienza vera della vita dell'artista:
mentre si trovava a passeggiare con degli amici su un ponte della città di Nordstrand (oggi quartiere di Oslo), il suo animo venne pervaso dal terrore.
Così descrive la scena lo stesso Munch con alcune righe scritte sul suo diario mentre era malato a Nizza: 
«Camminavo lungo la strada con due amici quando il sole tramontò, il cielo si tinse all'improvviso di rosso sangue. Mi fermai, mi appoggiai stanco morto ad un recinto. Sul fiordo nero-azzurro e sulla città c'erano sangue e lingue di fuoco. I miei amici continuavano a camminare e io tremavo ancora di paura... e sentivo che un grande urlo
infinito pervadeva la natura»6

Domande: sul piano clinico come dovremmo interpretare il disegno? 
Depressione? Manie persecutorie? Istinto di morte? Abuso sessuale o cosa?

5
L'urlo, o anche Il grido, è un celebre dipinto di Edvard Munch (titolo originale in norvegese: Skrik). Realizzato nel 1893 su cartone con olio, tempera e pastello, come per altre opere di Munch è stato dipinto in più versioni; quella collocata alla Nasjonalgalleriet di Oslo ha dimensioni 91 x 73,5 centimetri.

6
 Nello studio della sua opera si legge questa interpretazione: 
«L’artista ci offre il ricordo, lo scatto di quel momento per lui inspiegabilmente terrificante attraverso i suoi occhi. Filtra il reale attraverso il suo stato d’animo, la sua intima sofferenza, il pesante tanfo della paura. I colori del tramonto perforano la sua sensibilità con violenza, animandosi di cruenta intensità. Ed ecco che allora, nell’impeto dell’angoscia, l’uomo che urla solitario sul ponte perde ogni forma umana, diventa preda del suo stesso sentimento, serpentiforme, quasi senza scheletro, privo di capelli, deforme. 

Si perde insieme alla sua voce inascoltata ed alla sua forma umana tra le lingue di fuoco del cielo morente, così come morente appare il suo corpo, le sue labbra nere putrescenti, le sue narici dilatate e gli occhi sbarrati, testimoni di un abominio immondo. Munch parla con il suo linguaggio unico e drammatico dell’impotenza dell’uomo di fronte alla supremazia della natura, di fronte alla quale siamo piccoli ed inequivocabilmente soli, noi uomini che viviamo della falsità dei rapporti umani, della cecità che porta gli amici dell’artista ad allontanarsi ignari di fronte all’orrendo spettacolo di cui egli è intimo testimone. Il dipinto fa in realtà parte di un più vasto progetto, una narrazione ciclica intitolata “Il Fregio della vita” (1893-1918) composta da numerose tele elaborate secondo quattro temi fondamentali:

Il risveglio dell’amore, L’amore che fiorisce e passa, Paura di vivere, di cui fa parte Il Grido, e La Morte» (così in Wikipedia.org) 

7 Se volessimo affermare che il disegno X potrebbe avere un’unica interpretazione (cosa ovviamente non vera, giacché osservando un qualunque disegno ognuno che l’osserva, con l’occhio, vede ciò che cerca), questa interpretazione o teoria perché sia scientifica deve poter scartare o escludere il verificarsi di certi eventi possibili, deve poter proibire o vietare, il verificarsi di certi eventi7 .

Il dogma del significato a cui il disegno ha dato origine, può essere eliminato adottando, come criterio di demarcazione, la falsificabilità.

In altre parole, le asserzioni (o i sistemi di asserzioni), sono scientifiche soltanto se sono in grado di entrare in collisione con l'esperienza o, più precisamente, soltanto se possono essere controllate in modo sistematico, vale a dire, se possono essere sottoposte a controlli che potrebbero confutarle.

Detto in parole popperiane:
«Il criterio dello stato scientifico di una teoria è la sua falsificabilità, confutabilità o controllabilità»8.

Da ciò segue che il disegno, in quanto tale, dice tutto e dice niente, ossia ontologicamente è e, al tempo stesso, non-è; il che ci porta a dire, che è fuori dalla scienza perché in contrasto sia col principio della non contraddizione della logica, in base a cui, non possano essere contemporaneamente validi un enunciato (semplice) e il suo opposto (cioè l’enunciato ottenuto attraverso la negazione del primo); sia col principio del terzo escluso, in base a cui, per qualsiasi enunciato (semplice) valgono o l’enunciato stesso o la sua negazione e ovviamente non entrambi. P.Q.M Non si può stabilire l’abuso all’infanzia dall’interpretazione del disegno, se non in modo arbitrario e su un piano assolutamente opinabile. Nella fattispecie, inoltre, pur volendo fare uno sforzo, le sei fotografie sopra riprodotte, riferite ai disegni nel fascicolo per cui c’è processo, rivelano vivacità di colori, estro e fantasia, che c’entra l’abuso sessuale? Prof. Saverio Fortunato Specialista in Criminologia Clinica 7 Karl R. Popper, op. cit. 8 ibidem

http://www.saveriofortunato.it/forense/disegno/sulla_interpretazione_del_disegno_nel_sospetto_d_abuso_all_infanzia_di_Prof_Saverio_Fortunato.pdf


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