venerdì 25 novembre 2011

Alice in Wonderland. Imparare dalle Esperienze.

L'invenzione di un mondo.
Era il 4 luglio del 1862 quando, in un momento di pura magia, Charles Lutwidge Dodgson - un timido matematico che scriveva con lo pseudonimo di Lewis Carroll, inventò la storia di una bambina che finisce nel Paese delle Meraviglie inseguendo un coniglio bianco.
Alice, l'eroina di questa saga bizzarra, cresce e rimpicciolisce; incontra la frenetica lepre marzolina, la terribile Regina di Cuori, un bruco che fuma e finisce a bere il tè con il Cappellaio Matto. Tutte queste avventure finirono in un libro, Alice’s Adventures Underground (Le avventure di Alice sotto terra), poi diventato Alice nel Paese delle Meraviglie, di cui questa settimana ricorrono i 150 dalla pubblicazione.
Dodgson adorava i bambini, in particolare una bambina dallo sguardo intenso di nome Alice. Fu per farle piacere che creò il Paese delle Meraviglie cambiando per sempre il paesaggio dell'infanzia.
Eppure, Dodgson sembrava il personaggio più inadatto a creare un luogo meraviglioso.
Studioso di matematica, autore di libri di logica, mai sposato e profondamente religioso, lasciò l'Inghilterra solo una volta per un giro del Continente, e trascorse quel periodo visitando cattedrali.
La sua immaginazione però balzava oltre i confini del sogno e della veglia.
(continua)




Il 4 luglio 1862, durante un viaggio in barca a remi sul Tamigi, Alice Liddell (nella foto) di appena dieci anni visse l'episodio centrale della sua vita quando chiese a Charles Dodgson, un amico di famiglia, di raccontarle una storia.
La storia le piacque tanto che chiese a Dodgson di scriverla in un libro e regalarglielo, cosa che lui fece.
Charles Dodgson, che già pubblicava racconti, usava come pseudonimo Lewis Carroll e quel libro si sarebbe intitolato: " Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie ".
Celebriamo la ricorrenza incollando qui un dialogo da quel fantastico libro:
Alice rise: «È inutile che ci provi», disse; «non si può credere a una cosa impossibile.»
«Oserei dire che non ti sei allenata molto», ribatté la Regina. «Quando ero giovane, mi esercitavo sempre mezz'ora al giorno. A volte riuscivo a credere anche a sei cose impossibili prima di colazione.»
[capitolo V]



Al contrario. Le bambine di Carroll rimandano a una perversione mentale. Morbosetta.
Le mie erano perversioni reali, dunque inconfessabili, per quanto agite nel vuoto e nell’inconsistenza. Non come le lolite che a dieci anni vanno a letto con chi capita e non vedono l’ora di raccontarlo alle madri, spesso consenzienti. Detesto quelle lolite e Nabokov che le racconta. Porcheriole da mezzocalzettismo borghese. Mille volte davvero più grande di lui Leopardi (non gliene importava nulla della vera Nerina, bastava lasciarla nel suo altarino)… la mia infanzia. Ecco, la mia infanzia di allora era l’acme del porno. Vertici mai più raggiunti. Una confusione scema e beata. Si può essere confusi e non averne un’idea? Ecco, quella è l’infanzia.
Carmelo Bene, Vita di Carmelo Bene. Bompiani.



Non mi pare che stiano giocando con lealtà,” protestava Alice, “e poi battibeccano tutti con quanto fiato hanno in gola che uno non riesce neanche a sentire la propria voce… e le regole poi, così imprecise, ammesso che ce ne siano, non le rispetta nessuno…”
Lewis Carroll


Alice:Non ci rivedremo più…
Cappellaio:Ci rivedremo. Nei giardini della memoria, nel palazzo dei sogni…
Alice:Ma i sogni non sono realtà!
Cappellaio:E chi può dire cosa è o non è?
Lewis Carroll


Un giorno Alice arrivò ad un bivio sulla strada e vide lo Stregatto sull'albero.
- "Che strada devo prendere?" chiese.
La risposta fu una domanda:
- "Dove vuoi andare?"
- "Non lo so", rispose Alice.
- "Allora, - disse lo Stregatto - non ha importanza".
Lewis Carroll, Alice nel paese delle meraviglie



«Sapeva che sarebbe stato sufficiente aprire gli occhi per tornare alla sbiadita realtà senza fantasia degli adulti».
Lewis Carroll, Alice nel paese delle meraviglie (1865)



Badate al senso, e le parole andranno a posto per conto proprio.
Lewis Carroll, Alice nel paese delle meraviglie, 1865


È un bel colpo dare un significato a una parola – disse Alice pensierosa.
“Quando faccio fare così tanto lavoro a una parola – disse Humpty Dumpty – poi le pago sempre lo straordinario”.
“Ma… un nome deve significare qualcosa?” chiese Alice dubbiosa.
“Quando io uso una parola – disse Humpty Dumpty sdegnoso – essa significa solo ciò che io voglio che significhi”.
Il problema è – soggiunse Alice – se sia possibile far sì che le parole abbiano significati diversi”.
Il problema è – concluse Humpty Dumpty – chi è che comanda”.
Lewiss Carrol, Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie


Ma allora - disse Alice - Se il mondo non ha assolutamente alcun senso, cosa ci impedisce di inventare uno?
Lewis Carroll.

Alice cominciava a sentirsi stanca di star seduta vicino alla sorella sulla riva del fiume, senza aver niente da fare: un paio di volte aveva sbirciato nel libro che sua sorella stava leggendo, ma non c'erano né figure né dialoghi, "è a cosa serve un libro, - pensava Alice, - senza figure e dialoghi?".
Lewis Carroll, Alice nel Paese delle Meraviglie


Alice ma tu ogni tanto impari qualcosa dalle tue esperienze passate o cosa? - “Cosa.”
Alice in Wonderland

“Se io avessi un mondo come piace a me, là tutto sarebbe assurdo:
niente sarebbe com’è, perché tutto sarebbe come non è, e viceversa!
Ciò che è, non sarebbe e ciò che non è, sarebbe!”
Lewis Carroll, Alice nel Paese delle Meraviglie

"Se non c’è nessun senso - disse il re - ci risparmiamo un mondo di fastidi, perché non abbiamo nessun bisogno di trovarcene uno."
Lewis Carroll, Alice nel Paese delle Meraviglie


“È inutile che si sporgano con la testa e mi gridino: “Carina, vieni su!" io mi limiterò ad alzare gli occhi e a chiedere, “E allora, chi sono io? Prima rispondete a questa domanda, e poi, se mi andrà a genio di essere quella persona, tornerò su; altrimenti me ne sto quaggiù finché non sarò qualcun altro" - però ahimè!" proruppe Alice, in un improvviso scoppio di pianto, “come vorrei che si affacciassero da quel buco! Non ne posso più di starmene qui tutta sola!
Lewis Carroll, Alice nel Paese delle Meraviglie


«”E tu chi sei?” domandò il Bruco. […] Intimidita, Alice rispose: “Io – a questo punto quasi non lo so più, signore – o meglio, so chi ero stamattina quando mi sono alzata, ma da allora credo di essere cambiata più di una volta”».
Lewis Carroll, “Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie”

Alice rise: «È inutile che io ci provi», disse ancora: «non si può credere ad una cosa impossibile.» «Oserei dire che non ti sei allenata molto», ribatté la Regina. «Quando ero giovane, mi esercitavo sempre mezz’ora al giorno. A volte riuscivo a credere anche a sei cose impossibili prima di colazione
Lewis Carroll, Alice nel Paese delle Meraviglie

Alice: “Per quanto tempo è per sempre”?

Bianconiglio: “A volte, solo un secondo”.

Lewis Carroll, “Alice nel paese delle meraviglie”


Cappellaio Matto: Sei terribilmente in ritardo, biricchina! Ad ogni modo il tempo si è offeso e si è fermato del tutto. Da allora neanche un ticchettio.
Alice: Il tempo è bizzarro nei sogni.
Lewis Carroll, Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie



“Se tu conoscessi il Tempo come lo conosco io - disse il Cappellaio, scuotendo la testa in segno di disprezzo - non parleresti di perderlo. E’ lui stesso.”
“Non capisco cosa vuoi dire” disse Alice.
“Certo che no! - disse il Cappellaio - scommetto che non gli hai neppure mai parlato!”
“Forse no - rispose, prudente, Alice - ma so che lo devo battere quando studio musica.”
“Ah! Ecco la spiegazione - disse il Cappellaio - Lui non sopporta di essere battuto.”
Lewis Carroll, Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie.


"Cappellaio Matto: Credi ancora che sia un sogno, non è vero? 
Alice: Ma certo, è solo un'invenzione della mia mente. 
Cappellaio Matto: Questo vorrebbe dire che non sono reale? 
Alice: Temo di sì, ma non mi sorprende che io sogni un mezzo matto
Cappellaio Matto: Ma dovresti essere mezza matta anche tu per sognare uno come me. 
Alice: Evidentemente lo sono... mi mancherai quando mi sveglierò".
Lewis Carroll, da Alice nel paese delle meraviglie


Cappellaio Matto: C’è un posto che non ha eguali sulla terra; questo luogo è un luogo unico al mondo: una terra colma di meraviglie, mistero e pericolo. Si dice che per sopravvivere qui bisogna essere matti come un cappellaio… E per fortuna, io lo sono.
Lewis Carroll, Alice nel Paese delle Meraviglie


– Ma io non voglio andare tra i matti, – osservò Alice.
– Ma qui non se ne può fare a meno, – disse il Gatto,
– siamo tutti matti. Io sono matto. Tu sei matta.
– Come fai a sapere che sono matta? – chiese Alice.
– Devi esserlo per forza, – disse il Gatto, – altrimenti non saresti venuta qui.
Alice pensò che quella non era affatto una prova; tuttavia continuò,
– E come fai a sapere che sei matto?
– Tanto per cominciare, – disse il Gatto,
– un cane non può essere matto. Su questo sei d’accordo?
– Suppongo di sì, – disse Alice.
– Dunque, un cane ringhia quando è arrabbiato, e scodinzola quando è contento.
Ora io invece ringhio quando sono contento, e scodinzolo quando sono arrabbiato.
Dunque sono matto.
– Di un gatto io direi che fa le fusa, non che ringhia, – disse Alice.
– Di’ quello che ti pare, – disse il Gatto.
Lewis Carroll, Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie





Lewis Carroll a Gertrude Chataway
Christ Church, Oxford 9 dicembre 1875
Mia cara Gertrude,
è assolutamente impossibile che tu continui a mandarmi ancora un bacio in ognuna delle tue lettere: le appesantisci talmente, che la cosa mi costa molto cara. Il postino mi ha portato la tua ultima lettera, con aria molto seria. «Due sterline signore!», mi ha detto «soprattassa per eccesso di peso, signore!» (credo che imbrogli un po' su questo… Spesso mi tocca pagare due sterline mentre, secondo me, dovrei pagare due pence…) «Oh, la supplico, signor postino! », ho detto io, piegando graziosamente ginocchio (avrei voluto che tu mi vedessi mettere in ginocchio a terra davanti un postino: era uno spettacolo affascinante), «che abbia la bontà di perdonarmi per questa volta, è solo una bambina a scrivermi!”
«Che diamine è una bambina» ha borbottato lui, «di cosa sono fatte le bambine?». « Di zucchero e spezie», ho cominciato rispondere, «e di tutto quel che...» ma mi ha interrotto brutalmente. «Ma no! Non volevo dire questo! Volevo dire: a che diamine servono le bambine, se spediscono lettere così pesanti?»
«In fede mia, è evidente che non servono granché», ho detto io con una certa tristezza.
«Mi faccia il piacere di non ricevere più lettere simili» ha detto, almeno non da quella bambina. La conosco bene, io: è molto, molto, molto cattiva». Non sarà mica vero, eh? Io credo che non ti abbia mai visto. E tu non sei molto cattiva, vero? Nonostante tutto, gli ho promesso che ci scriveremo pochissime lettere… «Non più di duemila quattrocento settanta» gli ho detto. «Oh!» Ma ha risposto sono così poche che non vale la pena di parlarne. «Volevo chiederle solo di non riceverne molte».
Quindi, capisci, da oggi bisogna che contiamo i nostri lettere: quando saremo arrivati alla duemilaquattrocentosettantesima, dovremo smettere di scriverci, altrimenti il postino ci darà gli otto giorni.
Mi piacerebbe tanto, qualche volta, ritrovarmi sulla spiaggia di Sandown; e tu?
Il tuo affezionato amico
Lewis Carroll


Gertrude Chataway (1866-1951) è stata la più importante amica, dopo Alice Liddell, di Lewis Carroll, autore di Alice nel paese delle meraviglie. Gertrude ha ispirato "La caccia allo Snark" ( 1876): il libro è dedicato a lei e si apre con una poesia che usa il suo nome come un doppio acrostico.
Carroll è diventato amico di Gertrude nel 1875, quando lei aveva nove anni e lui quarantatré, durante una vacanza presso la località balneare inglese di Sandown. Ha continuato a corrispondere, e trascorrere numerose vacanze al mare in sua compagnia.



Una delle citazioni utilizzate spesso da Jung sulla sincronicità è tratta da "Alice nel paese delle meraviglie " di Lewis Carrol, dove la Regina dice ad Alice:
"E' una memoria ben misera quella che ricorda solo ciò che è già avvenuto"
... solo un osservatore capace di ricordare il futuro sarebbe in grado di comprendere immediatamente e spiegare il Principio della Sincronicità.











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