IL GIOVANE DANTON, BOHÉMIEN E RIVOLUZIONARIO
di Giancarlo Ferraris - 1 giugno 2016
Personaggio irruento e sbrigativo, la sua formazione giovanile è ispirata tuttavia a principi squisitamente illuministici: cambiare la società senza fare piazza pulita del passato, rispettando la natura umana e soprattutto la libertà di coscienza. [...]
La vita a Parigi.
[...] Nella Francia del XVIII secolo il matrimonio era uno dei modi migliori per sistemarsi, ma l’operazione, se così la si può definire, non era affatto agevole dal momento che essa, perlomeno dalla parte maschile, presupponeva o nobiltà di nascita o influenza sociale o il possesso di una carica pubblica da proporre alla parte femminile, per la quale la cosa era, comunque, più agevole, essendo limitata al possesso di una dote più o meno sostanziosa.
Jérôme-François Charpentier non aveva pregiudizi nei confronti del corteggiatore di sua figlia anzi si preoccupò che il suo futuro genero non andasse alla ricerca di cause da discutere, ma trovasse una sistemazione stabile attraverso l’acquisto – la prassi era perfettamente legale nella Francia dell’ancien régime – di una carica pubblica, utilizzando il denaro della dote di Antoinette-Gabrielle e le poche risorse finanziarie di cui lo stesso Georges Jacques, pur magari chiedendole ai parenti di Arcis-sur-Aube, aveva comunque disponibilità. Fu così che il 29 marzo 1787 Georges Jacques comperò la carica di avvocato del Consiglio del Re dall’avvocato Huet de Paisy pagandola settantottomila lire, somma ottenuta mettendo insieme parte del denaro della dote di Antoinette-Gabrielle, i soldi chiesti in prestito ai parenti e quelli datagli da mademoiselle Duhauttoir originaria di Troyes e amante dello stesso avvocato Huet. Nel giugno Georges Jacques e Antoinette-Gabrielle si sposarono nella Chiesa di Saint-Germain-l’Auxerrois. Fu, da quello che sappiamo, un matrimonio d’amore allietato dalla nascita di tre figli: François (1788-1789), Antoine (1790-1858) e François Georges (1792-1848).
Gli avvocati del Consiglio del Re erano una corporazione di professionisti della legge che presentavano le cause direttamente al sovrano, oltre a consigliarlo nelle sue decisioni, oppure ad organismi delegati. L’appartenenza ad esso, che presupponeva anche una buona conoscenza dei meccanismi che regolavano l’amministrazione del Regno di Francia, era di per sé un prestigio considerando gli stretti rapporti che lo legavano alla Corte di Versailles. I colleghi di Georges Jacques rifiutavano quasi tutti le nuove idee che si andavano sempre più diffondendo e che lo stesso Georges Jacques sentiva invece come proprie. Il Consiglio decise di metterlo alla prova, chiedendogli di tenere un discorso in latino su un tema ben preciso: La situazione politica e morale della Francia nei sui rapporti con la giustizia. Il giovane provinciale, consapevole che la richiesta celava un inganno, si mantenne cauto, impressionando i colleghi per la sua padronanza della lingua latina, ma segnalando nello stesso tempo la necessità di tassare la nobiltà e il clero per far fronte alla gravissima situazione finanziaria e contenere il malcontento popolare. Il discorso rivela, oltre all’innata tempra rivoluzionaria di Georges Jacques, anche il fatto che egli avesse compreso il bisogno, per la salvezza della Francia, di ministri riformatori capaci di accostarsi al popolo e di aggirare, al tempo stesso, l’opposizione della nobiltà e del clero.
Dopo aver aperto un nuovo studio legale nella Cour du Commerce-Saint-André nel quartiere parigino de la Monnaie, Georges Jacques, in considerazione dell’estrazione aristocratica della sua clientela, iniziò a firmarsi D’Anton, come se fosse anch’egli un nobile, mantenendo questo vezzo fino a quando la Rivoluzione non iniziò a radicalizzarsi fortemente.
In coincidenza con l’apertura del nuovo studio Georges Jacques, insieme alla novella sposa Antoinette-Gabrielle, andò ad abitare in Rue des Cordelieres affittando, nonostante la non leggera situazione debitoria, un appartamento composto da sala da pranzo, due salotti e tre camere da letto, convinto che la sua nuova situazione professionale richiedesse una dimora adeguata. [...]
I prodromi della Rivoluzione.
[...] Nei mesi precedenti la presa della Bastiglia (14 luglio 1789) una grande folla di parigini si recava ogni giorno al Palais-Royal, dove chiunque poteva salire su un tavolo e tenere un discorso pubblico. Georges Jacques comprese subito che aveva la possibilità di sfruttare appieno il suo fisico caratteristico ed imponente, la sua voce profonda e stentorea, il suo stesso spirito da bohémien che lo avvicinava, almeno in parte, alle condizioni della gente a cui si rivolgeva: i suoi frequenti sermoni suscitarono, infatti, sempre applausi scroscianti. Alla vigilia dell’evento che doveva trasformare la Francia, Georges Jacques fu però colpito da un lutto dolorosissimo: la morte del figlio François. Il piccolo fu seppellito ad Arcis-sur-Aube, dove lo stesso Georges Jacques si trattenne per alcune settimane. Ritornò poi a Parigi, per buttarsi a capofitto nella Rivoluzione durante la quale, nonostante la sua grande albagia e la sua immensa venalità, incarnò l’amore, la generosità, la moderazione e la tolleranza, soprattutto negli anni del Terrore che. a differenza del suo quasi coetaneo Robespierre. egli considerò sempre e soltanto come un’emergenza provvisoria. E il suo carattere ardente e spavaldo emerse anche il 5 aprile 1794 sul palco della ghigliottina, quando rivolgendosi al boia disse: “Non dimenticare di mostrare la mia testa al popolo: ne vale la pena”.
Per saperne di più
O. Blanc, Portraits de femmes, Paris, 2006
F. Furet – D. Richet, La Rivoluzione francese, trad. it., Bari, 1974
N. Hampson, Danton, il tribuno del popolo, trad. it., Milano, 1983
La Reveu des Deux Mondes, 1° settembre 1962
D. Lawday, Danton, Paris, 2012
L. Madelin, Danton, trad. it., Milano, 1934
A. Mathiez, Autour de Danton, Paris, 1926
J. Michelet, Histoire de la Révolution française, Paris, 1979, vol. I
J. F. E. Robinet, Danton, mémorie sur sa vie privée, Paris, 1865
A. Roussellin de Saint-Albin, Fragments Historiques, Paris, 1873
A. Soboul, “Danton” in I Protagonisti della Storia Universale. La Rivoluzione francese e il periodo napoleonico, trad. it., Milano, 1968, vol. VIII
G. Walter, “Table Analytique – Personnages” in J. Michelet, Histoire de la Révolution française, Paris, 1952, vol. II
H. Wendel, Danton, trad. it. Milano, 1931
C. Wolikow, “Danton Georges Jacques” in Dictionnaire Historique de la Révolution française, Paris, 2005, vol. II
http://www.storiain.net/storia/il-giovane-danton-bohemien-e-rivoluzionario/
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