martedì 19 giugno 2018

Dino Buzzati, Sessanta racconti, La fine del mondo.

Le formiche mentali, Dino Buzzati.
Io Angelo da Polpet, ero seriamente disturbato dalle FORMICHE MENTALI. Le quali mi dicevano: Lo sai che non esisti? O, se esisti, esisti male? Perchè mangi carne di pesce? Come mai non ti sei inserito? Oppure: a noi formiche, vuoi bene? Guai se non ti sottometti al nostro amore. Finchè, una sera, chiese aiuto alla Santa. La quale venne e battè le mani dicendo: Orsù, saccenti animaleti, lasciatelo in pace. Così fu, per grazia dell'Onnipotente.
Da allora potei accudire serenamente al mio lavoro, alla famiglia, al culto di Dio.




Poi vorrei fare qualcosa d’altro, o studiare o suonare il piano, o scrivere qualche capolavoro; ma mi viene un’apatia spaventosa e sento che il mio cervello si spappola nella vita attiva.
Dino Buzzati, da una lettera del 1930 all’amico Arturo Brambilla


Tornando a casa.
"C'era, sulle scale, la fioca, avara, disperata luce di sempre, per cui gli uomini, rincasando alla sera, sentono il peso della vita."
Dino Buzzati, Il crollo della Baliverna [1954], Milano, Mondadori, 1997


C'è in voi uomini una specie di vergogna… 
Ci tenete a mostrarvi cattivi, peggio di quello che siete, così va il mondo!
Dino Buzzati da Il cane che ha visto Dio in Il crollo della Baliverna [1954], Milano, Mondadori, 1984


Su, amore mio, prendi l'aereo, prendi il razzo interplanetario, il tappeto volante. Non vedo l'ora. 
Non ne posso più. Vieni, tesoro, te lo giuro, saremo infelici.
Dino Buzzati, Le notti difficili


…il tempo è fuggito tanto velocemente che l’animo non è riuscito ad invecchiare.
Dino Buzzati, Il deserto dei Tartari, 1940


Ma una decisione bisognava pur prenderla, e ciò gli dispiaceva. Egli avrebbe preferito continuare l'attesa, rimanere assolutamente immobile, quasi a provocare il destino affinché si scatenasse davvero.
Dino Buzzati, Il deserto dei tartari.


«Così una pagina lentamente si volta, si distende dalla parte opposta, aggiungendosi alle altre già finite, per ora è solamente uno strato sottile, quelle che rimangono da leggere sono in confronto un mucchio inesauribile. Ma è pur sempre un'altra pagina consumata, signor tenente, una porzione di vita».
Dino Buzzati, Il deserto dei tartari


Che triste sbaglio, pensò Drogo, forse tutto è così, crediamo che attorno ci siano creature simili a noi e invece non c'è che gelo, pietre che parlano una lingua straniera, stiamo per salutare l'amico ma il braccio ricade inerte, il sorriso si spegne, perché ci accorgiamo di essere completamente soli.
Dino Buzzati, Il deserto dei tartari.


Ci terremo semplicemente per mano e andremo con passo leggero, dicendo cose insensate, stupide e care. Fino a che si accenderanno i lampioni e dai casamenti squallidi usciranno le storie sinistre delle città, le avventure, i vagheggiati romanzi. E allora noi taceremo, sempre tenendoci per mano, poiché le anime si parleranno senza parola.“
Dino Buzzati, Inviti superflui.


Vorrei con te passeggiare, un giorno di primavera, col cielo di color grigio e ancora qualche vecchia foglia dell'anno prima trascinata per le strade dal vento, nei quartieri della periferia; e che fosse domenica. In tali contrade sorgono spesso pensieri malinconici e grandi; e in date ore vaga la poesia, congiungendo i cuori di quelli che si vogliono bene. Nascono inoltre speranze che non si sanno dire, favorite dagli orizzonti sterminati dietro le case, dai treni fuggenti, dalle nuvole del settentrione. Ci terremo semplicemente per mano e andremo con passo leggero, dicendo cose insensate, stupide e care. Fino a che si accenderanno i lampioni e dai casamenti squallidi usciranno le storie sinistre della città, le avventure, i vagheggiati romanzi. E allora noi taceremo sempre tenendoci per mano, poiché le anime si parleranno senza parola. Ma tu - adesso mi ricordo - mai mi dicesti cose insensate, stupide e care. Né puoi quindi amare quelle domeniche che dico, né l'anima tua sa parlare alla mia in silenzio, né riconosci all'ora giusta l'incantesimo delle città, né le speranze che scendono dal settentrione. Tu preferisci le luci, la folla, gli uomini che ti guardano, le vie dove dicono si possa incontrare la fortuna. Tu sei diversa da me e se venissi quel giorno a passeggiare, ti lamenteresti d'essere stanca; solo questo e nient'altro.
Dino Buzzati, Inviti Superflui


Tutto ciò che ci affascina nel mondo inanimato, i boschi, le pianure, i fiumi, le montagne, i mari, le valli, le steppe, di più, di più, le città, i palazzi, le pietre, di più, il cielo, i tramonti, le tempeste, di più, la neve, di più, la notte, le stelle, il vento, tutte queste cose, di per sé vuote e indifferenti, si caricano di significato umano perché, senza che noi lo sospettiamo, contengono un presentimento d’amore. (…)  Dovunque c'era nascosto il pensiero inconfessato di lei.
Dino Buzzati


Di solito, tra uomo e donna, soltanto uno dei due si innamora. L'altro, o l'altra, accetta o subisce.
Nel nostro caso, meravigliosamente, la passione è pari in entrambi. Pazzi tutti e due. Ciò è bellissimo ma fa anche paura. Siamo come due foglie furiosamente sospinte l'una verso l'altra da opposti venti. Che cosa accadrà quando si incontreranno?
Dino Buzzati, da Una lettera d’amore, ne “Le notti difficili”


Come se fosse diversa dalle solite. Come se fra loro due dovessero succedere molte altre cose. 
Come se ci fosse stata una predestinazione. Come quando uno, senza alcun particolare sintomo, ha la sensazione di stare per ammalarsi, ma non sa di che cosa né il motivo.
Dino Buzzati, Un amore


O forse invece lei confusamente capisce che, ballando, diventa un'altra creatura? 
Nel profondo di sé, forse indovina che questo è un bellissimo modo di vendicarsi? 
In questo perdersi nel ritmo non trova forse una liberazione?
Dino Buzzati, Un amore


Eppure, in quella svergognata e puntigliosa ragazzina una bellezza risplendeva ch'egli non riusciva a definire per cui era diversa da tutte le altre ragazze come lei, pronte a rispondere al telefono. Le altre, al paragone, erano morte. In lei, Laide, viveva meravigliosamente la città, dura, decisa, presuntuosa, sfacciata, orgogliosa, insolente. Nella degradazione degli animi e delle cose, fra suoni e luci equivoci, all'ombra tetra dei condomini, fra le muraglie di cemento e di gesso, nella frenetica desolazione, una specie di fiore.
Dino Buzzati, Un amore


La bocca aveva labbra sottili ma rilevate non apertamente sensuali, però maliziose. 
Il labbro inferiore, relativamente, sporgeva un poco, tanto più che il mento era piccolo, stretto e di profilo rientrante. Non aveva rossetto. […] Lui si ricordò di una Madonna di Antonello da Messina. 
Il taglio del volto e la bocca erano identici. La Madonna aveva più dolcezza, certo. 
Ma lo stesso stampo netto e genuino.
Dino Buzzati, Un amore


"Un mattino verso le dieci un pugno immenso comparve nel cielo sopra la citta; si aprì poi lentamente ad artiglio e così rimase immobile come un immenso baldacchino della malora. Sembrava di pietra e non era pietra, sembrava di carne e non era, pareva anche fatto di nuvola, ma nuvola non era. Era Dio; e la fine del mondo. Un mormorio che poi si fece mugolio e poi urlo, si propagò per i quartieri, finché divenne una voce sola, compatta e terribile, che saliva a picco come una tromba."
Dino Buzzati, Sessanta racconti, La fine del mondo.

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Illustrazione, Dino Buzzati 

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