domenica 17 settembre 2017

Italo Calvino, Se una notte d’inverno un viaggiatore. Non si meravigli se mi vede sempre vagare con gli occhi. In effetti questo è il mio modo di leggere, ed è solo così che la lettura mi riesce fruttuosa. Se un libro m’interessa veramente, non riesco a seguirlo per più di poche righe senza che la mia mente, captato un pensiero che il testo le propone, o un sentimento, o un interrogativo, o un’immagine, non parta per la tangente e rimbalzi di pensiero in pensiero, d’immagine in immagine, in un itinerario di ragionamenti e fantasie che sento il bisogno di percorrere fino in fondo, allontanandomi dal libro fino a perderlo di vista.

Rilassati. Raccogliti. Allontana da te ogni altro pensiero. 
Lascia che il mondo che ti circonda sfumi nell'indistinto.
La porta è meglio chiuderla; di là c'è sempre la televisione accesa.
Dillo subito, agli altri: «No, non voglio vedere la televisione!»
Alza la voce, se no non ti sentono:
«Sto leggendo! Non voglio essere disturbato!»
Forse non ti hanno sentito, con tutto quel chiasso; dillo più forte, grida:
«Sto cominciando a leggere il nuovo romanzo di Italo Calvino!»
O se non vuoi non dirlo; speriamo che ti lascino in pace.
Prendi la posizione più comoda: seduto, sdraiato, raggomitolato, coricato.
Coricato sulla schiena, su un fianco, sulla pancia. In poltrona, sul divano,
sulla sedia a dondolo, sulla sedia a sdraio, sul pouf.
Sull'amaca, se hai un'amaca. Sul letto, naturalmente, o dentro il letto.
Puoi anche metterti a testa in giù, in posizione yoga.
Col libro capovolto, si capisce.
Italo Calvino, Se una notte d'inverno un viaggiatore


… insomma quante volte, quando il passato mi pesava troppo addosso, non mi aveva preso quella speranza del taglio netto: cambiare mestiere, moglie, città, continente, - un continente dopo l'altro, fino a far tutto il giro, - consuetudini, amici, affari, clientela. Era un errore, quando me ne sono accorto era tardi.
Perché a questa maniera non ho fatto altro che accumulare passati su passati dietro le mie spalle, moltiplicarli, i passati, e se una vita mi riusciva troppo fitta e ramificata e ingarbugliata per portarmela sempre dietro, figuriamoci tante vite, ognuna con il suo passato e i passati delle altre vite che continuano ad annodarsi gli uni agli altri.
Italo Calvino, Se una notte d'inverno un viaggiatore, “Guarda in basso dove l'ombra s'addensa”


Bastano quegli occhi un po’ pesanti e un po’ acquosi a farmi capire che il dramma che c'è stato tra loro non è ancora finito: lui continua a venire ogni sera in questo caffè per vederla, per farsi riaprire la vecchia ferita, forse per sapere chi è che la accompagna a casa stasera; e lei viene ogni sera in questo caffè forse apposta per farlo soffrire, o forse sperando che l'abitudine a soffrire diventi per lui un'abitudine come un'altra, acquisti il sapore del niente che le impasta la bocca e la vita da anni.
Italo Calvino, Se una notte d'inverno un viaggiatore, pag. 21


Il fatto che qualcuno dimostri ancora tanto scrupolo e metodica attenzione, anche se so bene che tutto è inutile, ha su di me un effetto tranquillizzante, forse perché viene a compensare il mio modo di vivere impreciso, che - malgrado le conclusioni cui sono giunto, - continuo a sentire come una colpa
Italo Calvino, Se una notte d'inverno un viaggiatore



Anche se il vostro abbraccio -confessalo- è avvenuto solo nella tua immaginazione,
è pur sempre un abbraccio che può realizzarsi da un momento all'altro.
Italo Calvino, Se una notte d'inverno un viaggiatore


Cominciare. Sei tu che l'hai detto, Lettrice. Ma come stabilire il momento esatto in ci comincia una storia? Tutto è sempre cominciato già da prima, la prima riga della prima pagina d'ogni romanzo rimanda a qualcosa che è già successo fuori dal libro. Oppure la vera storia è quella che comincia dieci o cento pagine più avanti e tutto ciò che precede è solo un prologo.
Italo Calvino, Se una notte d'inverno un viaggiatore


E ogni mercoledì la damigella profumata mi dà un biglietto da cento corone perché la lasci sola col detenuto. E al giovedì le corone se ne sono già andate in tanta birra. E quand'è finita l'ora della visita la damigella esce col puzzo della galera sulle sue vesti eleganti; e il detenuto torna in cella col profumo della damigella sui suoi panni da galeotto. E io resto con l'odore di birra. 
La vita non è altro che uno scambio di odori.
Italo Calvino, Se una notte d’inverno un viaggiatore 


Difatti era stabilito che passassi di qui senza lasciare tracce: e invece ogni minuto che passo qui lascio tracce: lascio tracce se non parlo con nessuno in quanto mi qualifico come uno che non vuole aprir bocca: lascio tracce se parlo in quanto ogni parola detta è una parola che resta e può tornare a saltar fuori in seguito, con le virgolette o senza le virgolette.
Italo Calvino, Se una notte d’inverno un viaggiatore


Ho provato un senso di vertigine, come non facessi che precipitare da un mondo all’altro e in ognuno arrivassi poco dopo che la fine del mondo era avvenuta.
Italo Calvino, se una notte d'inverno un viaggiatore


Sei uno che per principio non s'aspetta più niente da niente. Ci sono tanti, più giovani di te, o meno giovani, che vivono in attese d'esperienze straordinarie; dai libri, dalle persone, dai viaggi, dagli avvenimenti, da quello che il domani tiene in serbo. Tu no, tu sai che il meglio che ci si può aspettare è di evitare il peggio. Questa è la conclusione a cui sei arrivato, nella vita personale come nelle questioni generali e addirittura mondiali.
Italo Calvino, Se una notte d’inverno un viaggiatore


Non si meravigli se mi vede sempre vagare con gli occhi. In effetti questo è il mio modo di leggere, ed è solo così che la lettura mi riesce fruttuosa. Se un libro m’interessa veramente, non riesco a seguirlo per più di poche righe senza che la mia mente, captato un pensiero che il testo le propone, o un sentimento, o un interrogativo, o un’immagine, non parta per la tangente e rimbalzi di pensiero in pensiero, d’immagine in immagine, in un itinerario di ragionamenti e fantasie che sento il bisogno di percorrere fino in fondo, allontanandomi dal libro fino a perderlo di vista.
Italo Calvino, Se una notte d’inverno un viaggiatore


Ci sono giorni in cui ogni cosa che vedo mi sembra carica di significati: messaggi che mi sarebbe difficile comunicare ad altri, definire, tradurre in parole, ma che appunto mi si presentano come definitivi. Sono annunci o presagi che riguardano me e il mondo insieme: e di me non gli avvenimenti esteriori dell'esistenza ma ciò che accade dentro, nel fondo; e del mondo non qualche fatto particolare ma il modo d'essere generale di tutto. Comprenderete dunque la mia difficoltà a parlarne, se non per accenni.
Italo Calvino, Se una notte d'inverno un viaggiatore (Sporgendosi dalla costa scoscesa)

La cosa che vorrei di più al mondo è far girare indietro gli orologi.
Italo Calvino,  Se una notte d'inverno un viaggiatore

E’ inutile che guardi l'orologio; se qualcuno era venuto ad aspettarmi ormai se n'è andato da un pezzo; è inutile che mi arrovelli nella smania di far girare indietro gli orologi e i calendari sperando di ritornare al momento precedente a quello in cui è successo qualcosa che non doveva succedere.
Italo Calvino,  Se una notte d'inverno un viaggiatore


"Questo intendo quando dico che vorrei risalire il corso del tempo:
vorrei cancellare le conseguenze di certi avvenimenti e restaurare una condizione iniziale. Ma ogni momento della mia vita porta con sé un’accumulazione di fatti nuovi e ognuno di questi fatti nuovi porta con se le sue conseguenze, cosicché più cerco di tornare al momento zero da cui sono partito più me ne allontano: pur essendo tutti i miei atti intesi a cancellare conseguenze d'atti precedenti e riuscendo anche a ottenere risultati apprezzabili in questa cancellazione, tali da aprirmi il cuore a speranze di sollievo immediato, devo però tener conto che ogni mia mossa per cancellare eventi precedenti provoca una pioggia di nuovi avvenimenti che complicano la situazione peggio di prima e che dovò cercare di cancellare a loro volta. Devo quindi calcolare bene ogni mossa in modo da ottenere il massimo di cancellazione col minimo di ricomplicazione".
Italo Calvino,  Se una notte d'inverno un viaggiatore


Speculare, riflettere: ogni attività del pensiero mi rimanda agli specchi.
Secondo Plotino l'anima è uno specchio che crea le cose materiali riflettendo le idee della ragione superiore. Sarà forse per questo che io per pensare ho bisogno di specchi: non so concentrarmi se non in presenza d'immagini riflesse, come se la mia anima avesse bisogno d'un modello da imitare ogni volta che vuol mettere in atto la sua virtù speculativa.
Italo Calvino, "Se una notte d'inverno un viaggiatore"


Qualcosa mi dev'essere andata per storto: un disguido, un ritardo, una coincidenza perduta; forse arrivando avrei dovuto trovare un contatto, probabilmente in relazione a questa valigia che sembra preoccuparmi tanto, non è chiaro se per timore di perderla o perché non vedo l'ora di disfarmene. Quello che pare sicuro è che non è un bagaglio qualsiasi, da poterlo consegnare al deposito bagagli o far finta di dimenticarlo nella sala d'aspetto. E' inutile che guardi l'orologio; se qualcuno era venuto ad aspettarmi ormai se n'è andato da un pezzo; è inutile che mi arrovelli nella smania di far girare all'indietro gli orologi e i calendari sperando di ritornare al momento precedente a quello in cui è successo qualcosa che non doveva succedere. […]
Italo Calvino, "Se una notte d'inverno un viaggiatore"



"Rinunciare alle cose è meno difficile di quel che si crede: tutto sta a cominciare.
Una volta che sei riuscito a prescindere da qualcosa che credevi essenziale,
t’accorgi che puoi fare a meno anche di qualcos’altro, poi ancora di molte altre cose."
Italo Calvino, "Se una notte d’inverno un viaggiatore"


Sei uno che per principio non s’aspetta più niente da niente. Ci sono tanti, più giovani di te o meno giovani, che vivono in attesa d’esperienze straordinarie; dai libri, dalle persone, dai viaggi, dagli avvenimenti, da quello che il domani tiene in serbo. Tu no. Tu sai che il meglio che ci si può aspettare è di evitare il peggio.
Italo Calvino, “Se una notte d’inverno un viaggiatore”


Scrivere è sempre nascondere qualcosa in modo che venga poi scoperto.
Italo Calvino, Se una notte d’inverno un viaggiatore

LETTRICE, ORA SEI LETTA. IL TUO CORPO VIENE SOTTOPOSTO A UNA LETTURA SISTEMATICA, ATTRAVERSO CANALI D’INFORMAZIONE TATTILI, VISIVI, DELL’OLFATTO, E NON SENZA INTERVENTI DELLE PAPILLE GUSTATIVE. ANCHE L’UDITO HA LA SUA PARTE, ATTENTO AI TUOI ANSITI E AI TUOI TRILLI. Non solo il corpo è in te oggetto di lettura: il corpo conta in quanto parte d’un insieme d’elementi complicati, non tutti visibili e non tutti presenti ma che si manifestano in avvenimenti visibili e immediati: L’ANNUVOLARSI DEI TUOI OCCHI, IL RIDERE, LE PAROLE CHE DICI, IL MODO DI RACCOGLIERE E SPARGERE I CAPELLI, IL TUO PRENDERE L’INIZIATIVA E IL TUO RITRARTI, e tutti i segni che stanno sul confine tra te e gli usi e i costumi e la memoria e la preistoria e la moda, TUTTI I CODICI, TUTTI I POVERI ALFABETI ATTRAVERSO I QUALI UN ESSERE UMANO CREDE IN CERTI MOMENTI DI STAR LEGGENDO UN ALTRO ESSERE UMANO.
Italo Calvino, Se una notte d’inverno un viaggiatore


Hai con te il libro che stavi leggendo al caffè e che sei impaziente di continuare, per poterlo poi passare a lei, per comunicare ancora con lei attraverso il canale scavato dalle parole altrui, che proprio in quanto pronunciate da una voce estranea, dalla voce di quel silenzioso nessuno fatto d’inchiostro e di spaziature tipografiche, possono diventare vostre, un linguaggio, un codice tra voi, un mezzo per scambiarvi segnali e riconoscervi.
Italo Calvino, Se una notte d’inverno un viaggiatore


Lotti coi sogni come con la vita senza senso né forma, cercando un disegno, un percorso che deve pur esserci, come quando si comincia a leggere un libro e non si sa ancora in quale direzione ti porterà. Quello che vorresti è l'aprirsi d'uno spazio e d'un tempo astratti e assoluti in cui muoverti seguendo una traiettoria esatta e tesa; ma quando ti sembra di riuscirci t'accorgi d'essere fermo, bloccato, costretto a ripetere tutto da capo.
Italo Calvino, Se una notte d'inverno un viaggiatore


A volte penso alla materia del libro da scrivere come qualcosa che già c'è: pensieri già pensati, dialoghi già pronunciati,storie già accadute, luoghi e ambienti visti; il libro non dovrebbe essere altro che l'equivalente del mondo non scritto tradotto in scrittura.
Altre volte invece mi pare di comprendere che tra il libro da scrivere e le cose che già esistono ci può essere solo una specie di complementarietà; il libro dovrebbe essere la controparte scritta del mondo non scritto; la sua materia dovrebbe essere ciò che non c'è ne potrà esserci se non quando sarà scritto, ma di cui ciò che c'è sente oscuramente il vuoto nella propria incompletezza.
Italo Calvino, Se una notte d'inverno un viaggiatore 


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