giovedì 30 giugno 2016

Edward Thorndike. Nel 1905 teorizzò le sue scoperte con tre leggi. La “legge dell’esercizio” stabiliva che l’apprendimento è graduale e migliora con l’esercizio; la “legge dell’effetto” spiega che l’apprendimento è legato al comportamento, ovvero la possibilità che un comportamento si ripeta è più alta se conduce a un risultato desiderabile; e la “legge del trasferimento” dice che una risposta acquisita in una situazione verrà più facilmente ripetuta in altre situazioni quanto più queste sono simili alla prima. Thorndike generalizzò le sue scoperte dall’animale all’uomo: la sua pedagogia utilizza le leggi dell’apprendimento, e si basa dunque sull’idea che una buona ricompensa riesca a influenzare il comportamento di un soggetto più di quanto non riesca a fare una dura punizione.




I cani, i gatti e i padri fondatori della psicologia comportamentista
di Chiara Bastelli

Nel 1890 il fisiologo russo Ivan Pavlov, mentre eseguiva alcune ricerche sulla digestione dei cani, ideò un modo per raccogliere e misurare la loro salivazione, che notò essere una reazione alla presenza del cibo, ma non solo. Pavlov provò a far precedere alla somministrazione del cibo un suono e, col tempo, notò che i cani salivavano anche al semplice ascolto del suono che era diventato per loro uno stimolo psicologico. 
Con il condizionamento, il suono (uno stimolo neutro) riusciva a generare la salivazione, una risposta che ad esso non era direttamente correlata, ovvero una risposta condizionata. Il principio del condizionamento pose le basi per il comportamentismo, la corrente psicologica che avrebbe dominato il mezzo secolo seguente.

L’approccio comportamentista è nato dal desiderio di far uscire la psicologia dal campo delle speculazioni filosofiche e di farla diventare una scienza stabilendo dei metodi scientifici di studio della nostra psiche. Numerosi psicologi americani cominciarono a credere che si potesse comprendere lo spirito osservando la sua interazione col mondo attraverso i comportamenti. Ciò che interessava loro era comprendere, attraverso un metodo sperimentale, la relazione tra certi tipi di stimoli (ambientali) e certi tipi di risposte (comportamentali).

Lo psicologo americano Edward Thorndike proseguì gli studi di Pavlov e diede una nuova connotazione al concetto di “condizionamento”. Nei suoi esperimenti, Thorndike chiudeva i gatti dentro a particolari gabbie che si sarebbero aperte solo nel momento in cui l’animale avesse azionato una particolare leva. All’esterno della gabbia c’era una ciotola piena di cibo ad attenderlo. 
Mentre Pavlov condizionava i suoi cani con uno stimolo neutro, i gatti di Thorndike dovevano scoprire da sé quale comportamento portasse a una ricompensa. Se all’inizio i gatti scoprivano la maniera di uscire dalla gabbia solo per caso, proseguendo le osservazioni misurò che i gatti ci mettevano sempre meno tempo a raggiungere il loro intento. 
Stabilì dunque che i gatti ripetevano con più frequenza le azioni che portavano al risultato voluto (condizionamento positivo) e abbandonavano quelle che non servivano al loro scopo (condizionamento negativo).

Nel 1905 teorizzò le sue scoperte con tre leggi.
La “legge dell’esercizio” stabiliva che l’apprendimento è graduale e migliora con l’esercizio; la “legge dell’effetto” spiega che l’apprendimento è legato al comportamento, ovvero la possibilità che un comportamento si ripeta è più alta se conduce a un risultato desiderabile; e la “legge del trasferimento” dice che una risposta acquisita in una situazione verrà più facilmente ripetuta in altre situazioni quanto più queste sono simili alla prima.

Thorndike generalizzò le sue scoperte dall’animale all’uomo: la sua pedagogia utilizza le leggi dell’apprendimento, e si basa dunque sull’idea che una buona ricompensa riesca a influenzare il comportamento di un soggetto più di quanto non riesca a fare una dura punizione.





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