venerdì 2 gennaio 2015

Sándor Márai. La braci. Alle domande più importanti si finisce sempre per rispondere con l'intera esistenza. Non ha importanza quello che si dice nel frattempo, in quali termini e con quali argomenti ci si difende. Alla fine, alla fine di tutto, è con i fatti della propria vita che si risponde agli interrogativi che il mondo ci rivolge con tanta insistenza. Essi sono: Chi sei?... Cosa volevi veramente?... Cosa sapevi veramente?... A chi e a che cosa sei stato fedele o infedele?... Nei confronti di chi o di che cosa ti sei mostrato coraggioso o vile?... Sono queste le domande capitali. E ciascuno risponde come può, in modo sincero o mentendo; ma questo non ha molta importanza. Ciò che importa è che alla fine ciascuno risponde con tutta la propria vita

Ci si può separare da una patria? Non si può. Questo è un suicidio. Si può rinunciare nell’anima a un legame il cui senso è dato dalla lingua ungherese? Non si può, questo è peggio del suicidio.
Cosa si può? Nulla. Scrivere in ungherese, vivere anche in terra straniera, sopportare la penitenza. [...] La mia patria mi ha offeso, poi mi ha rapinato, mi ha tolto tutto ciò che avevo, lo ha distrutto, ha anche deturpato, ferito i miei ricordi… Nondimeno è la mia patria. […] Proprio per questo la mia patria non potrà mai essere il Canada, né l’Italia. Mai. Solo l’Ungheria, che è quella che è.
Sándor Márai


Sándor Màrai
scrittore, poeta e giornalista ungherese morto nel 1989 dopo aver a lungo sofferto a causa delle vicende politiche (il nazismo prima e il comunismo in seguito) e di quelle familiari con la prematura scomparsa per malattia della moglie e del figlio; morto suicida, lasciando un biglietto alla polizia, dove indicava l'ora, e il luogo in cui avrebbero potuto trovare il suo corpo.


Tenerezza.
La maggior parte delle persone
non sa amare né lasciarsi amare,
perché è vigliacca o superba,
perché teme il fallimento. Si
vergogna a concedersi a un’altra
persona, e ancor più ad aprirsi
davanti a lei, poiché teme di
svelare il proprio segreto…
Il triste segreto di ogni essere umano:
un gran bisogno di tenerezza, senza la
quale non si può esistere.
Sándor Márai




Come il giocatore che verso l'alba ricerca
con ceree dita in tasca la pistola
e una voce improvvisa «Non ancora» gli grida:
su scuotiti e volgi uno sguardo sul mondo.
Cosa ancora è rimasto? La luna, i fiordi, la Cina.
San Francesco era felice, nudo e morto.
Hai perduto? che importa. Alzati e ringrazia.
Puoi ancora guardare le stelle.
Sándor Márai



Ho trentaquattro facce. Oppure trentasei?
Chi mi conosce?
Scompaio come l'anima invisibile, sguscio tra le mani.
Il mio mondo è l'immortalità, perché sguscerò via anche dalle mani della morte.
Essa non conosce il mio volto.
Non riuscirebbe a vedere quello vero neanche se mi sorprendesse a casa da solo.
Sándor Márai



Due persone che significhino qualcosa l'una per l'altra non possono vivere covando un segreto nel cuore. In ciò consiste il tradimento. Tutto il resto non ha poi una grande importanza… riguarda il corpo e il più delle volte non è che un triste affanno. Amori calcolati, a ore, che si svolgono in luoghi prestabiliti, senza alcuna spontaneità… è così triste e meschino. E dietro tutto cova un ignobile segreto. che infetta la convivenza, come se da qualche parte in quella bella casa, magari sotto il canapè, ci fosse un cadavere in decomposizione.
Sándor Márai


Non posso essere comunista perché sono un uomo di sinistra e sempre lo sono stato.
Agli occhi di quelli che sono di sinistra per professione e mestiere io non sono mai stato abbastanza di sinistra, mentre lo sono stato in modo sospetto per l’insieme della società ungherese, ed anche oggi lo sono. Per me tutto ciò che di destra è oppressione significa il soffocamento della libertà spirituale e tutto ciò che non rispetta l’individuo tradisce il socialismo. L’alternativa fascismo-bolscevismo comincia a divenire l’idea ossessiva dominante. Ma io non lo credo. Lo Stato mondiale, se un giorno si realizzerà, non potrà essere né fascista, né bolscevico. Sarà industrialista e sarà regolato secondo principi capitalisti legati allo Stato: questo è probabile. Ma all’interno delle grandi unità la competizione e una certa possibilità di libertà personale rimarranno.
Il mondo ha ormai compreso…
Sándor Márai, Diario, passi del 1948


Le candele bruciano fino in fondo. A gyertyák csonkig égnek.
L’esistenza fluisce e brucia se stessa fino in fondo, come una candela (il titolo originale dell’opera di Márai è A gyertyák csonkig égnek, letteralmente Le candele bruciano fino in fondo).


«Come le persone appartenenti allo stesso gruppo sanguigno sono le uniche che possano donare il loro sangue a chi è vittima di un incidente, così anche un'anima può soccorrerne un'altra solo se non è diversa da questa, se la sua concezione del mondo è la stessa, se tra loro esiste una parentela spirituale.»
Sándor Márai, Le braci (titolo originale A gyertyák csonkig égnek, letteralmente "bruciare le candele fino in fondo"), 1942.


Non credi anche tu che il significato della vita sia semplicemente la passione che un giorno invade il nostro cuore, la nostra anima e il nostro corpo e che, qualunque cosa accada, continua a bruciare in eterno, fino alla morte ?.
Sándor Márai, Le braci


Su quanto è accaduto non possono esserci equivoci.
Ma talvolta i fatti non sono altro che deplorevoli conseguenze.
Non si pecca solo mediante le azioni, bensì mediante l’intenzione che ci spinge a compiere determinate azioni. L’intenzione è tutto. [...] Devo conoscere la ragione di quanto è accaduto, scoprire cos’è che scava un abisso tra due uomini e dove ha inizio il tradimento. Ecco cosa mi resta da sapere. E anche quale colpa abbia io in tutto ciò. […] Perché le cose non ci accadono così, per caso.  […] Tale è la forza della natura umana: essa deve assolutamente ottenere una risposta alla domanda che ha individuato come la più importante. […] Quale può essere lo scopo della sua esistenza? Nessuno, credo. A mio parere, la vita non ha altro scopo che quello di durare e di rinnovarsi il più a lungo possibile. [...]  L’uomo comprende il mondo un po’ alla volta e poi muore. 
[...] ormai ti rendi conto che un bicchiere non è altro che un bicchiere e che gli uomini, qualunque cosa facciano, sono solo creature mortali. [...] 
Un giorno arrivi a comprendere la verità:
vuol dire che sono arrivate la vecchiaia e la morte.
Ma a quel punto non si prova più dolore.
Krisztina mi ha tradito: che importa?
E mi ha tradito proprio con te:
quanto è meschina la sua ribellione! [...]
Ancora oggi, e nonostante tutto, noi due siamo amici.
A quanto pare, non esiste nessuna forza esteriore che possa mutare alcunché nei rapporti umani.
Tu hai ucciso qualcosa dentro di me, hai rovinato la mia vita, eppure sono ancora tuo amico.
E stasera io ucciderò qualcosa dentro di te, e poi ti lascerò andar via, a Londra o ai Tropici o all’inferno, eppure tu rimarrai sempre mio amico. [...]
Non credi anche tu che il significato della vita sia semplicemente la passione che un giorno invade il nostro cuore, la nostra anima e il nostro corpo e che, qualunque cosa accada, continua a bruciare in eterno, fino alla morte? E non credi che non saremo vissuti invano, poiché abbiamo provato questa passione? E a questo punto mi chiedo: la passione è veramente così profonda, così malvagia, così grandiosa, così inumana? Non può essere che non si rivolga affatto a una persona precisa, ma soltanto al desiderio in sé? Questa è la domanda. Oppure, nonostante tutto, si rivolge a una persona ben definita, alla stessa, misteriosa persona che può essere indifferentemente buona o cattiva, senza che l’intensità del nostro sentimento dipenda in alcun modo dalle sue azioni e dalle sue qualità? [...]
La cosa peggiore è soffocare in sé le passioni che la solitudine [ci] ha accumulato dentro.
[...] la fedeltà non è forse una sorta di terribile egoismo e vanità, come lo sono la maggior parte delle esigenze umane? Quando esigiamo fedeltà, come possiamo volere che l’altra persona sia felice?
[...]
Sándor Márai, Le braci





L’uomo e il suo destino si realizzano reciprocamente modellandosi l’uno sull’altro.
Non è vero che il destino si introduce alla cieca nella nostra vita: esso entra dalla porta che noi stessi gli abbiamo spalancato, facendoci da parte per invitarlo ad entrare. Non c’è infatti essere umano abbastanza forte e intelligente da saper allontanare, con le parole o con i fatti, il destino infausto che deriva, secondo una ferrea legge, dalla sua indole e dal suo carattere.
Sándor Márai, Le braci, 1942.


L'amico, così come l'innamorato, non si aspetta di veder ricompensati i suoi sentimenti.
Non esige contropartite per i suoi servizi, non considera la persona eletta come una creatura
fantastica, conosce i suoi difetti e l'accetta così com'è...
Sándor Márai, Le braci


…si trascorre una vita intera preparandosi a qualcosa. 
Prima ci si sente offesi e si vuole vendetta. Poi si attende. Da molto tempo, ormai, attendeva. 
Non sapeva più a che punto il risentimento e la sete di vendetta si fossero trasformati in attesa…
Sándor Márai, Le braci

… per ventiquattro anni tu mi avevi odiato così appassionatamente che quel sentimento aveva in te la forza e l’ardore delle relazioni amorose. Tu mi odiavi, e quando l’odio si impadronisce completamente dell’anima di un uomo, sotto questo rogo cova e si sviluppa anche il desiderio di vendetta…
Sándor Márai, Le braci


…Ma poi sei tornato, perché non potevi fare diversamente.
E io ti ho aspettato, perché nemmeno io potevo fare diversamente.. […]
… E sapevamo entrambi che ci saremmo incontrati ancora una volta, e che poi sarebbe stata la fine. Della vita, e naturalmente di tutto ciò che ha dato un senso alle nostre vite e le ha mantenute in tensione fino a questo momento. Perché un segreto come quello che esiste fra te e me possiede una forza singolare. Una forza che brucia il tessuto della vita come una radiazione maligna, ma al tempo stesso dà calore alla vita e la mantiene in tensione. Ti costringe a vivere
Sándor Márai, Le braci


Il senso di sicurezza di cinquantamilioni di esseri umani si basava su questa consapevolezza:
che l’imperatore si coricava prima di mezzanotte, si alzava alle cinque del mattino e sedeva nella sua poltroncina americana di vimini, a lume di candela, davanti alla scrivania, e che tutti gli altri, quelli che avevano giurato fedeltà al suo nome, obbedivano alle consuetudini e alle leggi. Naturalmente bisognava obbedire anche in un senso più profondo di quello prescritto dalle leggi. L’obbedienza si portava iscritta nel cuore, era questa la cosa più importante. Bisognava aver fede nel fatto che tutto fosse in ordine.
Sándor Márai, Le braci



C’è troppa tensione nel cuore degli uomini, troppa animosità, troppa sete di vendetta.
Guardiamo in fondo ai nostri cuori: che cosa vi troviamo?
Una passione che il tempo ha soltanto attutito senza riuscire a estinguerne le braci.
Sándor Márai, Le braci


Si trascorre una vita intera preparandosi a qualcosa.
Prima ci si sente offesi e si vuole vendetta. Poi si attende. Da molto tempo, ormai, attendeva.
Non sapeva più a che punto il risentimento e la sete di vendetta si fossero trasformati in attesa.
Nel corso del tempo tutto si conserva, però si scolorisce come quelle fotografie di un passato ormai lontano che venivano fissate su una lastra di metallo. La luce e il tempo sfumano i tratti più nitidi e spiccati, che poco a poco scompaiono dalla lastra. (…) Così sbiadiscono nel corso degli anni tutti i ricordi umani. Poi un bel giorno un raggio di luce piove da qualche parte, e allora ritroviamo d’improvviso un volto.
Sándor Márai, Le braci


Il castello era un mondo a sé stante, come quei grandi e sfarzosi mausolei di pietra in cui languono le ossa di intere generazioni e si dissolvono le vesti funebri di seta grigia o panno nero di donne e uomini vissuti in altri tempi. Esso racchiudeva in sé il silenzio, come un recluso che vegeti esanime sulla paglia marcescente di un sotterraneo, con la barba lunga, vestito di stracci e coperto di muffe. [...] Sorrideva sempre. Il suo nome volava attraverso le stanze come se gli abitanti del castello si lanciassero un avvertimento. Dicevano: “Nini!”. Ed era come se dicessero: “è strano, al mondo esiste anche qualche altra cosa oltre all’egoismo e alla passione, oltre alla viltà. Nini…
Sándor Márai, Le braci



Non credi anche tu che il significato della vita sia semplicemente la passione che un giorno invade il nostro cuore, la nostra anima e il nostro corpo e che, qualunque cosa accada, continua a bruciare in eterno, fino alla morte? E non credi che non saremo vissuti invano, poiché abbiamo provato questa passione? E a questo punto mi chiedo: la passione è veramente così profonda, così malvagia, così grandiosa, così inumana?
Sándor Márai, Le braci


Alle domande più importanti si finisce sempre per rispondere con l’intera esistenza.
Non ha importanza quello che si dice nel frattempo, in quali termini e con quali argomenti ci si difende. Alla fine, alla fine di tutto, è con i fatti della propria vita che si risponde agli interrogativi che il mondo ci rivolge con tanta insistenza.
Sándor Márai, Le braci


Nessuna parola poteva definire il loro rapporto. Non erano né fratelli né amanti. Esiste qualcosa di diverso, e se ne rendevano oscuramente conto. Esiste una fratellanza particolare che è più stretta e più profonda di quella che unisce i gemelli nell'utero materno. La vita aveva mescolato i loro giorni e le loro notti, ciascuno dei due era consapevole del corpo e dei sogni dell'altro.
Sándor Márai, Le braci, 1942 - cap. 2 (il generale e la sua balia)


Nel corso del tempo tutto si conserva, però si scolorisce come quelle vecchie fotografie di un passato ormai lontano che venivano fissate su una lastra di metallo. […] Così sbiadiscono nel corso degli anni tutti i ricordi umani. Poi un bel giorno un raggio di luce piove da qualche parte, e allora ritroviamo d'improvviso un volto.
Sándor Márai, Le braci, 1942 - cap. 3


… a volte i dettagli hanno grande importanza.
In un certo senso fungono da adesivo,
fissano la materia essenziale dei ricordi.
Sándor Márai, Le braci, 1942 - cap. 12


Secondo te le parole non hanno importanza? Io non oserei affermarlo con tanta sicurezza. Certe volte mi sembra che le parole, quelle che uno pronuncia, quelle che evita di dire, o quelle che scrive al momento giusto, abbiano un'importanza grandissima, forse addirittura decisiva…
Sándor Márai, Le braci, 1942 - cap. 13


E per sfuggire alla solitudine gli uomini indulgono volentieri a rapporti confidenziali di cui in seguito si pentono, ma che per qualche tempo permettono loro di illudersi che la confidenza sia già una forma di amicizia. Naturalmente in questi casi non si tratta mai di vera amicizia.
Sándor Márai, Le braci, 1942 - cap. 13


Sì, le parole ritornano. Tutto ritorna, le cose e le parole girano in cerchio, talvolta fanno il giro del mondo, poi un bel giorno si incontrano, si riuniscono e il cerchio si chiude.
Sándor Márai, Le braci, 1942 - cap. 14


Ma in fondo all'animo nascondevi un impulso spasmodico: 
il desiderio di essere diverso da quello che eri. È il tormento più crudele che il destino possa riservare a un uomo. Essere diversi da ciò che siamo, da tutto ciò che siamo, è il desiderio più nefasto che possa ardere in un cuore umano. Giacché l'unico modo per sopportare la vita è quello di rassegnarci a essere ciò che siamo ai nostri occhi e a quelli del mondo.
Sándor Márai, Le braci, 1942 - cap. 14

Dobbiamo sopportarci quali siamo, il segreto è tutto qui. Sopportare il nostro carattere, la nostra natura di fondo, con tutti suoi difetti, il suo egoismo e la sua cupidigia, che non saranno corretti né dall'esperienza né dalla buona volontà. Dobbiamo accettare che i nostri sentimenti non siano contraccambiati, che le persone che amiamo non rispondano al nostro amore, o almeno non nel modo che vorremmo. Dobbiamo sopportare il tradimento e l'infedeltà, e soprattutto la cosa che ci riesce più intollerabile: la superiorità intellettuale o morale di un'altra persona.
Sándor Márai, Le braci, 1942 - cap. 14


Cosa si può domandare con le parole?
E quanto vale la risposta che una persona affida alle parole, invece di esprimerla con la realtà della sua vita?… Vale ben poco […]. Sono estremamente rare le persone le cui parole coincidono alla perfezione con la realtà della loro vita. Forse è il fenomeno più raro che esista al mondo.
Sándor Márai, Le braci, 1942 - cap. 15


Non mi rendo conto che se qualcuno si ostina a mettere a nudo la propria anima, con una franchezza persino eccessiva, è forse per non dover parlare di qualcosa che ha un'importanza essenziale.
Sándor Márai, Le braci, 1942 - cap. 15

solo più tardi ho compreso che se qualcuno si rifugia con tanta veemenza nella sincerità significa che ha paura: paura di ritrovarsi un giorno con la vita carica di segreti inconfessabili.
Sándor Márai, Le braci, 1942 - cap. 15


Quando due esseri uguali si incontrano, la si considera una fortuna, un dono della sorte.
Ma gli incontri di questo genere sono disgraziatamente rari, come se la natura facesse di tutto, usando la forza e l'astuzia, per impedire che si formi una tale armonia – forse perché ha bisogno, per ricreare il mondo e rinnovare la vita, della tensione che si sviluppa tra individui che, pur vivendo secondo ritmi e tendenze discrepanti, si rincorrono eternamente. Una sorta di corrente elettrica alternata… dovunque si volga lo sguardo, si vede questo scambio continuo tra il polo negativo e quello positivo. Quanta disperazione, quante speranze inutili si celano dietro questa alternanza!
Sándor Márai, Le braci, 1942 - cap. 16


Poi invecchia il tuo corpo; non tutto in una volta, certo, invecchiano per primi gli occhi oppure le gambe, lo stomaco, il cuore. Si invecchia così, un pezzo dopo l'altro.
Sándor Márai, Le braci, 1942 - cap. 17

Esiste una cosa peggiore della morte e di qualsiasi sofferenza, la perdita della stima di sé.
Sándor Márai, Le braci, 1942 - cap. 17


Cos'è la fedeltà, e possiamo imporla alla persona che amiamo, pur desiderando solo di vederla felice? Ho riflettuto molto anche su questo. La fedeltà non è forse una sorta di terribile egoismo e vanità, come lo sono la maggior parte delle esigenze umane? Quando esigiamo fedeltà, come possiamo volere che l'altra persona sia felice? E se non riesce a sentirsi felice nella prigionia della fedeltà, e continuiamo a tenercela rinchiusa, possiamo forse dire di amarla?
Sándor Márai, Le braci, 1942 - cap. 17


Si danno un bacio, uno strano bacio rapido e un po’ goffo: se qualcuno li vedesse non potrebbe fare a meno di sorridere. Ma come tutti i baci umani anche questo, alla sua maniera tenera e grottesca, è la risposta a una domanda che non è possibile affidare alle parole.
Sándor Márai, Le braci, 1942 - cap. 20



Ogni tanto provavo un violento attacco di solitudine. Persino nell'aria e nell'acqua che inghiottivo sentivo la puntura di spilloni acuminati, le pagine del libro che tenevo in mano mi minacciavano col bianco bagliore di una sottile lama di rasoio. Nella calma delle quattro del mattino potevo sentire le radici della solitudine propagarsi serpeggiando
Sandor Marai, Le braci



La balia si sedette. Nel corso dell'ultimo anno era invecchiata. Superati i novanta, si invecchia in maniera diversa rispetto a quanto avviene dopo i cinquanta e sessanta. Si invecchia senza risentimento. Il volto di Nini era roseo e grinzoso - invecchiano così i tessuti di gran pregio, le sete vecchie di secoli, in cui un'intera famiglia ha profuso la sua abilità manuale, intessendoli di tutti i suoi sogni. Durante l'anno passato si era ammalata di cataratta a un occhio, che era diventato grigio e spento. L'altro occhio era rimasto azzurro, dell'azzurro dei laghetti d'alta montagna sotto il sole di agosto. E quest'occhio sorrideva.
Sándor Márai, “La braci”


Alle domande più importanti si finisce sempre per rispondere con l'intera esistenza.
Non ha importanza quello che si dice nel frattempo, in quali termini e con quali argomenti ci si difende. Alla fine, alla fine di tutto, è con i fatti della propria vita che si risponde agli interrogativi che il mondo ci rivolge con tanta insistenza. Essi sono: Chi sei?... Cosa volevi veramente?... Cosa sapevi veramente?... A chi e a che cosa sei stato fedele o infedele?... Nei confronti di chi o di che cosa ti sei mostrato coraggioso o vile?... Sono queste le domande capitali. E ciascuno risponde come può, in modo sincero o mentendo; ma questo non ha molta importanza. Ciò che importa è che alla fine ciascuno risponde con tutta la propria vita”.
Sándor Márai, “La braci”


E come le persone appartenenti allo stesso gruppo sanguigno sono le uniche che possono donare il loro sangue a chi è vittima di un incidente, così anche un’anima può soccorrerne un’altra solo se non è diversa da questa, se la sua concezione del mondo è la stessa, se tra loro esiste una parentela spirituale.Sándor Márai, “Le braci”


Le cose non ci accadono così, per caso. 
Gli uomini contribuiscono al loro destino, a determinare certi eventi. Invocano il loro destino, lo stringono a sé e non se ne separano più. L’uomo e il suo destino si realizzano reciprocamente modellandosi l’uno sull’altro. Non è vero che il destino si introduce alla cieca nella nostra vita: esso entra dalla porta che noi stessi gli abbiamo spalancato, facendoci da parte per invitarlo ad entrare. Non c’è infatti essere umano abbastanza forte e intelligente da saper allontanare, con le parole o con fatti, il destino che deriva, secondo una ferrea legge, dalla sua indole e dal suo carattere.”
Sandor Marai, Le braci.

Non è vero che il destino si introduce alla cieca nella nostra vita:
esso entra dalla porta che noi stessi gli abbiamo spalancato,
facendoci da parte per invitarlo ad entrare.
Sándor Márai, “Le braci”



«Gli uomini non sanno nulla di se stessi. Parlano sempre dei loro desideri e camuffano ostinatamente i loro pensieri più segreti. Se impari a riconoscere le menzogne degli uomini, noterai che essi dicono sempre cose diverse da ciò che pensano e vogliono davvero».
Sándor Márai, “Le braci”.


Non credi anche tu che il significato della vita sia semplicemente la passione che un giorno invade il nostro cuore, la nostra anima e il nostro corpo e che, qualunque cosa accada, continua a bruciare in eterno, fino alla morte? E non credi che non saremo vissuti invano, poiché abbiamo provato questa passione?
Sándor Márai, Le braci, 1942 - cap. 19


L’attimo in cui l’uomo è più colpevole non è necessariamente quello in cui solleva l’arma per uccidere qualcuno. La colpa viene prima, la colpa è nell’intenzione.
Sándor Márai, Le braci


Tu eri della razza di Chopin, eri cioè un essere pieno di riserbo e di orgoglio. Ma in fondo all’animo nascondevi un impulso spasmodico: il desiderio di essere diverso da quello che eri.
È il tormento più crudele che il destino possa riservare a un uomo.
Sándor Márai, Le braci




Ho compreso tutto. Che cosa vuoi che ti dica?…si invecchia un po’ alla volta: in un primo momento si attenua la voglia di vivere e di vedere i nostri simili. A poco a poco prevale il senso della realtà, ti si chiarisce il significato delle cose, ti sembra che gli eventi si ripetano in maniera fastidiosa e monotona. Anche questo è un segno di vecchiaia. Quando ormai ti rendi conto che un bicchiere non è altro che un bicchiere e che gli uomini, qualunque cosa facciano, sono solo creature mortali.
Poi invecchia il tuo corpo: non tutto in una volta, certo, invecchiano per primi gli occhi, oppure le gambe, lo stomaco, il cuore. Si invecchia così, un pezzo dopo l’altro. Poi a un tratto invecchia la tua anima: anche se il corpo è effimero e mortale, l’anima è ancora mossa da desideri e ricordi e cerca ancora la gioia. E quando scompare anche questo anelito alla gioia, restano solo i ricordi e la vanità di tutte le cose; a questo stadio si è irrimediabilmente vecchi.
Un giorno ti svegli e non sai più perché ti sei svegliato. Conosci già esattamente quello che il giorno presenterà alla tua vista: la primavera o l’inverno, gli scenari abituali, le condizioni atmosferiche, l’ordine dei fatti. Nulla di sorprendente può ormai accadere: non ti sorprendono più neanche gli eventi inattesi, insoliti o raccapriccianti, perchè conosci tutte le probabilità, hai previsto già tutto e non ti aspetti più nulla, né in bene né in male… e questa è la vera vecchiaia. Eppure qualcosa è ancora vivo nel cuore, un ricordo, una qualche speranza vaga e nebulosa, c’è qualcosa che vorresti ancora dire o apprendere. Un giorno, lo sai bene, quel momento arriverà e allora, tutt’a un tratto, apprendere e affrontare la verità non ti sembrerà più tremendamente importante come avevi supposto durante i decenni di attesa. L’uomo comprende il mondo un po’ alla volta e poi muore. Scopre le cause nascoste dei fenomeni e delle azioni umane. Il linguaggio simbolico dell’inconscio…perchè gli uomini ricorrono a un linguaggio simbolico per comunicare i loro pensieri, te ne sei accorto?…
Gli uomini non sanno nulla di se stessi. Parlano sempre dei loro desideri e camuffano ostinatamente i loro pensieri più segreti. Se impari a riconoscere le menzogne degli uomini, noterai che essi dicono sempre cose diverse da ciò che pensano e vogliono davvero. Allora la vita si fa quasi divertente. Poi un giorno arrivi a comprendere la verità: vuol dire che sono arrivate la vecchiaia e la morte. Ma a quel punto non si prova più dolore.
Sándor Márai, Le braci


L’amico, così come l’innamorato, non si aspetta di vedere ricompensati i suoi sentimenti. Non esige contropartite per i suoi servizi, non considera la persona eletta come una creatura fantastica, conosce i suoi difetti e l’accetta così com’è, con tutto ciò che ne consegue. […] E se un amico ci delude perché non è un vero amico, possiamo forse metterlo sotto accusa, rinfacciargli il suo carattere, la sua debolezza? […] Non abbiamo forse il dovere di accettare l’amico infedele esattamente come quello fedele e pieno di abnegazione? Non è forse questo il contenuto più autentico di ogni relazione umana, un altruismo che dall’altro non esige nulla e non si aspetta nulla, assolutamente nulla?
Sándor Márai, Le braci


Tu hai rovinato la mia vita, eppure sono ancora tuo amico. E stasera io ucciderò qualcosa dentro di te, e poi ti lascerò andar via, a Londra o ai Tropici o all’inferno, eppure tu rimarrai sempre mio amico.
Sándor Márai, Le braci


A OGNI AMICO
Vorrei proprio sapere - prosegui’ come se stesse parlando tra se’- se l'amicizia esiste veramente.
Non mi riferisco al piacere occasionale di due persone che si rallegrano di essersi incontrate perche’ ad un certo punto della vita si trovano a ragionare nella stessa maniera su determinate questioni, si scoporono gli stessi gusti e preferiscono gli stessi svaghi.
Tutto questo non ha niente a che fare con l'amicizia. A volte mi sembra quasi che essa rappresenti la relazione piu intima che esiste nella vita….forse per questo e’ cosi rara.
E su cosa si fonde allora?
Sulla simpatia?
E’ un termine improprio, troppo blando: non si puo’ dire che la simpatia sia sufficiente a indurre due persone a farsi carico l'una dell'altra nelle situazioni piu critiche della loro esistenza,
Su cos'altro, dunque?
Non c'è forse un pizzico di eros al fondo di tuitte le relazioni umane?
L'eros dell'amicizia non ha bisogno dei corpi….essi, anzi, lo disturbano piu di quanto non lo attraggono. Ma si tratta pur sempre di eros.
C'è eros al fondo di tutti gli affetti e di tutte le relazioni umane.
L'amicizia e’ il rapporto piu nobile che esista fra gli esseri umani.
E’ strano, ma anche gli animali lo conoscono.
L'amico, come l'innamorato, non si aspetta di veder i suoi servizi, non considera la persona eletta una creatura fantastica, conosce i suoi difetti e l'accetta cosi com'è, con tutto cio che ne consegue.
Questo e’ l'ideale.
E in effetti:vale forse la pena di vivere, di essere uomini, senza un'ideale come questo?
Sándor Márai, Le braci



Vissero insieme sin dal primo istante, come gemelli nell’utero materno. Non ebbero bisogno di stringere patti d’amicizia come fanno di solito i ragazzi della loro età, che indulgono con passionalità enfatica a rituali ridicoli e solenni, nella forma inconsapevole e grottesca in cui il desiderio si manifesta tra gli uomini quando decide per la prima volta di strappare il corpo e l’anima di un’altra persona al resto del mondo per possederla in maniera esclusiva. Il senso dell’amore e dell’amicizia è tutto qui. La loro amicizia era seria e silenziosa come tutti i grandi sentimenti destinati a durare una vita intera. E come tutti i grandi sentimenti anche questo conteneva una certa dose di pudore e senso di colpa. Non ci si può appropriare impunemente di una persona, sottraendola a tutti gli altri. (...)
Nel loro rapporto, pieno di tenerezza, serietà e dedizione, vi era qualcosa di fatale, di così luminoso da scoraggiare qualsiasi sarcasmo. Le relazioni di questo genere suscitano un senso d'invidia in tutte le comunità umane. Non c'è nulla che gli uomini desiderino con tanto ardore come un'amicizia disinteressata. Ma è un desiderio senza speranza. Al collegio, i ragazzi si rifugiavano nell'orgoglio delle loro origini o negli studi, in dissolutezze precoci, in prodezze fisiche o in amori prematuri, sconclusionati e tristi. In questa confusione umana, l'amicizia di Henrik e Konrad irradiava una luce mansueta simile a quella di certe cerimonie votive medioevali. Non c'è nulla di più raro, tra i giovani, di un sentimento disinteressato che non chieda soccorso ne esiga sacrifici in cambio. La gioventù si aspetta sempre un sacrificio da coloro nei quali ha riposto le proprie speranze. I due ragazzi si rendevano conto di trovarsi in una condizione ineffabile, meravigliosa, una sorta di stato di grazia.
Non c'è nulla di più delicato di una relazione come questa. Tutto ciò che la vita darà più tardi sentimenti teneri o desideri brutali, passioni impetuose e vincoli fatali sarà più rozzo e più disumano. Konrad era serio e pudico, e fin dall'età di dieci anni si avvertiva in lui l'uomo che sarebbe diventato
Sándor Márai, Le braci


Quel giorno….quando hai abbandonato la città, sapevi che ti lasciavi un debito alle spalle….
Avrei accettato qualsiasi cosa come scusante e spiegazione , persino l’infedeltà agli ideali del nostro mondo. C’era soltanto una cosa che non riuscivo a spiegarmi: l’offesa fatta a me. Per questa non c’erano scusanti. Ti eri dileguato come un truffatore, di nascosto come un ladro. Poche ore prima ti trovavi ancora con noi, con Krisztina e con me, al castello, dove per anni e anni avevamo trascorso insieme innumerevoli ore….in un’intimità fraterna e una confidenza pari soltanto a quella in cui vivono i gemelli,….che per un capriccio della natura sono legati l’uno all’altro per la vita e per la morte.
Sándor Márai, Le braci


Vive, aspetta, mantiene l’ordine nella sua esistenza. Vive come un monaco,….Ma per un monaco è tutto più semplice, perché crede in qualcosa. L’uomo in questione , che ha consegnato la sua anima e il suo destino alla solitudine non crede in niente. Aspetta e basta. Aspetta il giorno o l’ora in cui potrà discutere ancora una volta di tutto ciò che lo ha costretto alla solitudine con colui o con coloro che lo hanno ridotto in quella condizione. Si prepara a tale momento per dieci o per quarant’anni, diciamo pure, per l’esattezza, per quarantun anni, così come ci si prepara a un duello.
Sándor Márai, Le braci

Quarantun anni sono un tempo molto lungo. Ci hai riflettuto bene, non è vero?…
Ma poi sei tornato, perché non potevi fare diversamente. E io ti ho aspettato, perché nemmeno io potevo fare diversamente. E sapevamo entrambi che ci saremmo incontrati ancora una volta, e che poi sarebbe stata la fine. Della vita, e naturalmente di tutto ciò che ha dato un senso alle nostre vite e le ha mantenute in tensione fino a questo momento. Perché un segreto come quello che esiste tra me e te possiede una forza singolare.
Sándor Márai, Le braci


Le maniglie delle porte conservavano il tremito di una mano, l'emozione dell'attimo in cui essa aveva esitato a completare il suo gesto.
Sándor Márai, Le braci

Sei tornato perché non potevi fare diversamente. E io ti ho aspettato perché nemmeno io potevo fare diversamente. E sapevamo entrambi che ci saremmo incontrati ancora una volta, e che poi sarebbe stata la fine. Della vita, e naturalmente di tutto ciò che ha dato un senso alle nostre vite e le ha mantenute in tensione fino a questo momento. Perché un segreto come quello che esiste fra te e me possiede una forza singolare. Una forza che brucia il tessuto della vita come una radiazione maligna, ma al tempo stesso dà calore alla vita e la mantiene in tensione. Ti costringe a vivere.
Sándor Márai, Le braci


“Si può e soprattutto si deve restare fedeli alla passione che ci possiede,
anche se questo significa distruggere la propria felicità e quella degli altri?”
Konrad risponde. “Perché me lo chiedi? Sai che è così.”
Sándor Márai, Le braci


Non credi anche tu che il significato della vita sia semplicemente la passione che un giorno invade il nostro cuore, la nostra anima e il nostro corpo e che, qualunque cosa accada, continua a bruciare in eterno, fino alla morte ?.
Sándor Márai, Le braci.



Il senso dell'amore e dell'amicizia è tutto qui. La loro amicizia era seria e silenziosa come tutti i grandi sentimenti destinati a durare una vita intera. E come tutti i grandi sentimenti anche questo conteneva una certa dose di pudore e di senso di colpa. Non ci si può appropriare impunemente di una persona, sottraendola a tutti gli altri.
Sándor Márai, Le braci.


Nessuna parola poteva definire il loro rapporto. Non erano né fratelli né amanti. Esiste qualcosa di diverso, e se ne rendevano oscuramente conto. Esiste una fratellanza particolare che è più stretta e più profonda di quella che unisce i gemelli nell'utero materno. La vita aveva mescolato i loro giorni e le loro notti, ciascuno dei due era consapevole del corpo e dei sogni dell'altro.
Sándor Márai, Le braci.


Si trascorre una vita intera preparandosi a qualcosa.
Prima ci si sente offesi e si vuole vendetta. Poi si attende.
Sándor Márai, Le braci.


Sappiamo sempre qual è la verità, quella verità diversa che viene occultata dai ruoli, dalle maschere, dalle circostanze della vita.
Sándor Márai, Le braci.


Si, a volte i dettagli hanno grande importanza.
In un certo senso fungono da adesivo,
fissano la materia essenziale dei ricordi.
Sándor Márai, Le braci.


L'amico, così come l'innamorato, non si aspetta di veder ricompensati i propri sentimenti. Non esige contropartite per i suoi servizi, non considera la persona eletta come una creatura fantastica, conosce i suoi difetti e l'accetta così com'è, con tutto ciò che ne consegue. Questo sarebbe l'ideale. E in effetti: vale forse la pena di vivere, di essere uomini, senza un ideale come questo? E se un amico ci delude perché non è un vero amico, possiamo forse metterlo sotto accusa, rinfacciargli il suo carattere, la sua debolezza? Quanto vale un'amicizia in cui apprezziamo l'altro per le sue virtù, per la sua fedeltà, la sua perseveranza? Quanto vale un'amicizia che ambisca ad essere premiata? Non abbiamo forse il dovere di accettare l'amico infedele esattamente come quello fedele e pieno di abnegazione? Non è forse questo il contenuto più autentico di ogni relazione umana, un altruismo che dall'altro non esige nulla e non si aspetta nulla, assolutamente nulla? E che quanto più dà tanto meno si aspetta di essere contraccambiato? Chi dedica all'altro tutta la confidenza della giovinezza e tutta l'abnegazione dell'età virile, oltre al dono più prezioso che un essere umano possa offrire a un suo simile - la fiducia più appassionata, cieca e assoluta - e si vede ripagato con l'infedeltà e l'abbandono, ha forse il diritto di offendersi, di volersi vendicare? E se colui che è stato tradito e abbandonato si offende, se grida vendetta, era davvero un amico?.
Sándor Márai, Le braci.


Ogni libro conteneva un pizzico di verità, e ogni ricordo mi insegnava che è vano cercare di scoprire la vera natura dei rapporti umani, perché la conoscenza non ci aiuterà a diventare più saggi.
Sándor Márai, Le braci.


Alle domande più importanti si finisce sempre col rispondere con l'intera esistenza.
Non ha importanza quello che si dice nel frattempo, in quali termini e con quali argomenti ci si difende. Alla fine, alla fine di tutto, è con i fatti della propria vita che si risponde agli interrogativi che il mondo ci rivolge con tanta insistenza.
Sándor Márai, Le braci.


Il fatto è che noi amiamo sempre i diversi da noi, e continuiamo a cercarli in tutte le circostanze.
Sándor Márai, Le braci.


Non è vero che il destino si introduce alla cieca nella nostra vita: esso entra dalla porta che noi stessi gli abbiamo spalancato, facendoci da parte per invitarlo ad entrare.
Sándor Márai, Le braci.


Esiste qualcosa di peggiore della morte e di qualsiasi sofferenza: la perdita della stima di sé.
Quando si viene colpiti da una o più persone nella stima di sé, che costituisce la nostra dignità di uomini, la ferita è talmente profonda che neanche la morte può porre fine a questo tormento. Ecco perché quelli che temono di perderla accettano qualsiasi soluzione, anche la più vigliacca. Guardati intorno e vedrai che la vita degli uomini è piena di mezze soluzioni come queste: l'uno si staccherà dall'essere che ama, l'altro rimarrà sul posto e si chiuderà nel silenzio, nella perenne attesa di una risposta.
Sándor Márai, Le braci.


Cosa vuoi che ti dica?...Si invecchia un po' alla volta. Quando ormai ti rendi conto che un bicchiere non è altro che un bicchiere e che gli uomini, qualunque cosa facciano, sono solo creature mortali. . L'uomo comprende il mondo un po' alla volta e poi muore.Gli uomini non sanno nulla di se stessi. Parlano sempre dei loro desideri e camuffano ostinatamente i loro pensieri più segreti.
Sándor Márai, Le braci.


Non sei stato abbastanza forte da cogliere l'attimo favorevole. Passato quello, si rimane paralizzati. Perché conta anche l'istante, il tempo determina le cose a suo capriccio, e ad esso dobbiamo adeguare le nostre azioni. A volte il tempo ci offre una possibilità, legata appunto a un istante preciso, ma se ce lo lasciamo sfuggire non possiamo fare più nulla.
Sándor Márai, Le braci.


Le circostanze sono sempre così squallide e banali.
Tutto accade sempre per il motivo e nel modo esatto in cui è stato possibile che accadesse.
Sándor Márai, Le braci.


Nessuna parola parola poteva definire il loro rapporto. La vita aveva mescolato i loro giorni e le loro notti, ciascuno dei due era consapevole del corpo e dei sogni dell’altro.
Sándor Márai, Le braci.


Quando il destino, sotto qualsiasi forma, si rivolge direttamente alla nostra individualità, quasi chiamandoci per nome, in fondo all'angoscia e alla paura esiste sempre una specie di attrazione, perché l'uomo non vuole soltanto vivere, vuole anche conoscere fino in fondo e accettare il proprio destino, a costo di esporsi al pericolo e alla distruzione.
Sándor Márai, Le braci.



«E tu» domanda con garbo l'uomo «cerchi il tuo posto nel mondo perché la tua casa natale è crollata in seguito a un sisma scatenato dalle armi dell'uomo? 
Che cosa speri, Unica Onda? Dov'è la tua riva?…». 
Sándor Márai
(p. 100)



Si può entrare in contatto con le persone anche senza parlare. [...]
c'è un modo di entrare in contatto tra esseri umani più percettivo e affidabile della parola, fatto di sguardi, silenzi, gesti e messaggi ancora più sottili; è il modo in cui un essere umano nel suo intimo risponde al richiamo di un altro, quella silenziosa complicità che nel momento del pericolo dà alla muta domanda una risposta più inequivocabile di qualsiasi confessione o argomentazione, e il cui senso è semplicemente questo: io sono dalla tua parte, anch'io la penso così, condivido la tua preoccupazione, noi due siamo d'accordo...
Sándor Márai, Liberazione, pag. 91


Le grandi decisioni fatali, quelle che determinano il profilo caratteristico del nostro destino, sono molto meno consapevoli di quanto supponiamo nei momenti in cui torniamo al passato per evocarne la memoria.
Sándor Márai


L'uomo è un giocattolo in mano a forze e intenzioni delle quali ignoriamo la vera natura, è un burattino manovrato da impulsi che si accendono al di là dei confini delle nostra ragione.
Sándor Márai



Il grande esame da superare nella vita non è la morte, bensì il morire. 
Ma la malattia e la morte hanno un che di osceno. 
Questo rovescio dell'esistenza corporea è al tempo stesso orrido e lubrico.
Sándor Márai,


La sua mancanza?
È una sorta di fame d’aria.
Non soltanto le parole e gli oggetti
che la ricordano, ma anche l’aria.
Anche all’aria manca qualcosa.
Sàndor Màrai


Peccato non è solo ciò che commettiamo.
È anche ciò che vorremmo, e non abbiamo la forza di fare.
Sándor Márai,


Era bassa di statura, ma muscolosa e tranquilla come se il suo corpo fosse a conoscenza di qualche segreto. Come se nascondesse qualcosa, nelle ossa, nel sangue, nella carne, il mistero del tempo e della vita, qualcosa che non si può comunicare agli altri e non si può tradurre in una lingua diversa: un segreto che le parole non sono in grado di sostenere.
Sándor Márai,


In ogni vero uomo c'è una certa ritrosia, come se egli volesse precludere una parte del suo essere, della sua anima, alla donna amata, come se le dicesse: «Ti concedo di arrivare fino a qui, mia cara, e non oltre. Ma qui, nella settima stanza, ci voglio restare da solo». Le donne stupide impazziscono di rabbia. Quelle intelligenti si intristiscono, si lasciano prendere dalla curiosità, ma alla fine se ne fanno una ragione.
Sándor Márai


La maggior parte delle persone non sa amare né lasciarsi amare, perché è vigliacca o superba, perché teme il fallimento. Si vergogna a concedersi a un’altra persona, e ancor più ad aprirsi davanti a lei, poiché teme di svelare il proprio segreto… Il triste segreto di ogni essere umano: un gran bisogno di tenerezza, senza la quale non si può resistere
Sándor Márai


Esiste una cosa peggiore della morte e di qualsiasi sofferenza, la perdita della stima di sé. Quando si viene colpiti da una o più persone nella stima di sé, che costituisce la nostra dignità di uomini, la ferita è talmente profonda che neanche la morte può porre fine a questo tormento.
Sándor Márai


Il proletario è sempre proletario e il signore continua a essere signore…..
…Mi vuole imbottire di ogni genere di roba, come l’oca per la festa di San Martino, mi vuole far ingrassare per bene, perché lui riesce a rimanere borghese se io, il proletario, mi metto a comprare tutto quello che lui cerca di sbolognarmi…
Sandor Marai, La donna giusta, 1941



È infinitamente più difficile conservare qualcosa che conquistarla, oppure distruggerla.
Sándor Márai, La donna giusta


"Io, in realtà non ho bisogno di essere amato". Dichiarò infine.
"Non è possibile" dissi battendo i denti "Sei un essere umano. devi aver bisogno di amore"
"è questo che le donne non riescono a credere, anzi non lo vogliono sapere ne arrivano a comprenderlo", continuò quasi rivolgendosi alle stelle. "esistono uomini che non hanno bisogno d’amore. Che se la cavano benissimo anche senza".
Sándor Márai, La donna giusta, pag 40



Con l’ordine esteriore si cerca sempre di mascherare un disordine interiore.
Sándor Márai, La donna giusta



Prima mi chiedevi se io lo amavo.
Ho sofferto moltissimo vivendo accanto a lui.
Ma so che lo amavo, e so anche perchè…
Perchè era triste e solo, e nessuno poteva aiutarlo, neppure io.
Sándor Márai, La donna giusta



Finché gridi vendetta, l'altro si frega le mani, perché vendetta significa anche desiderio, la vendetta è una forma di sudditanza. Ma arriva il giorno in cui ti svegli, ti stropicci gli occhi, fai uno sbadiglio, e improvvisamente ti rendi conto di non volere più nulla.
Sándor Márai, La donna giusta



Commettiamo sempre peccato quando non ci accontentiamo di quello che il mondo ci offre spontaneamente, di ciò che una persona ci dà per libera scelta, è sempre peccato tendere rapidamente la mano per carpire il segreto di un altro. Perché non cerca di vivere più modestamente, senza tutte queste pretese affettive?… L'amore, quello vero, è paziente, mia cara figliola. L'amore è infinito e sa attendere.
Sándor Márai, da La donna giusta


Lui pensava che la parola fosse veleno. In ogni parola c'è un veleno amaro.
Che si può mandare giù solo se ben diluito.
Sándor Márai, da La donna giusta



«Nella vita ci sono momenti del genere, in cui si prova una sorta di vertigine e si vede tutto con assoluta lucidità: si riscoprono energie e potenzialità nascoste e si comprende perché si è stati troppo codardi o troppo deboli. E sono i momenti in cui la nostra vita cambia. Arrivano all'improvviso, come la morte, o una conversione».
Sándor Márai, “Le donna giusta”


Un giorno mi sono svegliata, mi sono messa a sedere sul letto e ho sorriso.
Non sentivo più alcun dolore. E improvvisamente ho capito che non c’è nessuna persona giusta.
Non esiste né in terra né in cielo né da nessun’altra parte, puoi starne certa. esistono soltanto le persone, e in ognuna c’è un pizzico di quella giusta, ma in nessuna c’è tutto quello che ci aspettiamo e speriamo. nessuna racchiude in sé tutto questo, e non esiste quella certa figura, l’unica, la meravigliosa, la sola che potrà darci la felicità. esistono delle persone, e in ognuna ci sono scorie e raggi di luce, tutto..
Sándor Márai, La donna giusta


«Improvvisamente ho capito che non c'è nessuna persona giusta. Non esiste né in terra né in cielo né da nessun'altra parte, puoi starne certa. Esistono soltanto le persone, e in ognuna c'è un pizzico di quella giusta, ma in nessuna c'è tutto quello che ci aspettiamo e speriamo. Nessuna racchiude in sé tutto questo, e non esiste quella certa figura, l'unica, la meravigliosa, la sola che potrà darci la felicità. Esistono soltanto delle persone, e in ognuna ci sono scorie e raggi di luce, tutto…».
Sándor Márai, La donna giusta



Nella vita ci sono momenti del genere, in cui si prova una sorta di vertigine e si vede tutto con assoluta lucidità: si riscoprono energie e potenzialità nascoste e si comprende perché si è stati troppo codardi o troppo deboli.
E sono i momenti in cui la nostra vita cambia.
Arrivano all’improvviso, come la morte, o una conversione.
Prima o poi la vita ti dà tutto, basta saper aspettare.
Sándor Márai, La donna giusta


Sai, per ogni essere umano c’è una persona che, nel misterioso e tremendo processo chiamato vita, rappresenta l’avvocato difensore, colui che vigila, il giudice e nello stesso tempo anche il complice.
Questa figura è il testimone oculare.
È l’unico che ti conosce veramente , fino in fondo.
Tutto quel che fai lo fai anche, in una certa misura, per questa persona,
e ogni volta che hai successo, ti chiedi: «Ci crederà mai, lui?»…
Il testimone resta sempre sullo sfondo, per tutta la vita.
È un compagno di giochi piuttosto scomodo.
Ma non puoi, e nemmeno vuoi, liberarti di lui.
Sándor Márai, La donna giusta




(…) Le persone si stuzzicano e si scambiano carezze a letto, si raccontano un mare di bugie, fingono languori, egoisticamente rubano all’altro ciò che più conviene loro, e forse si degnano di gettargli qualche scarto della loro gioia e non sanno che tutto questo non ha niente a che vedere con la passione… Non è un caso che nella storia dell’umanità le grandi coppie di amanti siano circondate dalla stessa aura di rispetto e venerazione degli eroi che, con supremo coraggio, e senza che nessuno li costringesse a farlo, hanno rischiato la pelle in qualche impresa grandiosa e disperata (…) Amare significa conoscere appieno la gioia e poi morire. Ma milioni e milioni di persone sperano soltanto in un po’ d’aiuto, si aspettano dai loro innamorati rimedi caritatetovoli, un briciolo di tenerezza, di pazienza, di indulgenza, qualche moina… E non sanno che quel che ottengono così è insignificante, e che bisogna sapersi donare, in maniera incondizionata, perché il senso del gioco consiste in questo. Sándor Márai, La donna giusta, pg 238/239


Le donne forti e istintive, percepiscono tutto ciò che è importante e decisivo, molto meglio degli uomini che tendono sempre ad interpretare male i segnali e a non accorgersi degli incontri fondamentali della propria vita.
Sándor Márai, La donna giusta



Le donne sanno che il più grande segreto della vita sta nel conservare qualcosa: la composta di frutta, un uomo, i quattrini, insomma tutto ciò che vale la pena di tenere il più a lungo possibile ... Per questo imbrogliano e rubano [...]
Sándor Márai, La donna giusta



Gli uomini sono composti per otto parti di vanità e da un paio di manie che gli vengono ficcate in testa con l'educazione. Quando gli fai gli occhi dolci credono che li hai messi su un piedistallo, e che li adori per quanto sono belli e pieni di ingegno. E poi vogliono che parli con una vocina melensa, che ti strusci contro di loro come gatte in amore, in estasi dinanzi alla loro tremenda intelligenza - che ovviamente una povera fanciulla di modeste capacità, fiore di ingenuità, non può certo afferrare nella sua immensa grandezza.. Per noi è già un gran privilegio potercene stare accucciate ai piedi di un uomo così geniale e potente, e ascoltare tutte le cose meravigliose che ha da rivelarci..
Sándor Márai, La donna giusta


A quanto pare, nella vita tutto accade secondo una specie di cronometro invisibile; non si può «decidere» nulla nemmeno un attimo prima, ma soltanto quando le cose e le situazioni si sono già decise da sole… Agire diversamente è soltanto una forzatura, è insensato, disumano, forse anche immorale… È la vita a decidere, in modo sorprendente e meraviglioso… e allora tutto diventa semplice e naturale.
Sándor Márai, La donna giusta


C'è una sorta di regia invisibile nella vita: quando la situazione richiede che si porti a compimento qualcosa, anche le circostanze, sì, persino il luogo e gli oggetti diventano complici, e le persone che vivono lì accanto sono inconsapevolmente conniventi [...] Quando vuole creare qualcosa, la vita realizza messinscene impeccabili.
Sándor Márai, La donna giusta


Con il passare del tempo, anche se i desideri non muoiono svanisce l'ansia, l'avidità furiosa, si esauriscono la disperata eccitazione e la nausea che pervadono ogni desiderio e ogni appagamento. Ebbene sì, ci si stanca. Io, talvolta, sono quasi felice che la vecchiaia sia ormai alle porte. Certe volte non vedo l'ora che giungano le giornate piovose in cui andrò a sedermi accanto alla stufa, in compagnia di una bottiglia di vino rosso e di un vecchio libro che narra di antichi desideri e delusioni…
Sándor Márai, La donna giusta


Non mi piacciono questi drammi silenziosi che si protraggono per decenni, con nemici invisibili, carichi di una tensione spenta ed esangue. Se ci deve essere un dramma, che sia bello fragoroso, pieno di grida, di lotte, di morti, con tanto di applausi e fischi finali.
Sándor Márai, La donna giusta
(p. 118)


Ogni altra forma di eroismo è un fenomeno occasionale, o imposto dalle circostanze, o, peggio ancora, semplice ostentazione. Invece essere poveri per sessant'anni, adempiere in silenzio ogni dovere imposto dalla famiglia e dalla società, e contemporaneamente riuscire a restare umani, onesti, e magari persino allegri e altruisti – questo è vero eroismo. 
Sándor Márai, La donna giusta
(p. 246)



Un giorno anche noi diventiamo adulti, e scopriamo che la solitudine, quella vera, scelta consapevolmente, non è una punizione, e nemmeno una forma morbosa e risentita di isolamento, né un vezzo da eccentrici, bensì l'unico stato davvero degno di un essere umano. E a quel punto non è più tanto difficile da sopportare. È come poter vivere per sempre in un grande spazio e respirare aria pura.
Sándor Márai


Volevo tacere. Ma il tempo mi ha chiamato e ho capito che non si poteva tacere. In seguito ho anche capito che il silenzio è una risposta, tanto quanto la parola e la scrittura. A volte non è neppure la meno rischiosa. Niente istiga alla violenza quanto un tacito dissenso.
Sándor Márai, Volevo tacere.


Così anche il dolore si acquatta, perché il malato raccoglie tutte le sue forze e urla contro il carnefice che ne ha abbastanza, che deve smetterla. Ora bussa da questa parte, ora abbassa una maniglia un po' più in là. Gli interessa tutto, gli occhi, le orecchie, lo stomaco, la regione cardiaca.
Alla fine si annoia e per un po' scompare. Come se fosse andato via.
Dove si nasconde in questi momenti?....
Sándor Márai, La sorella



Fu quello il momento in cui "cominciò", in cui la mia vita si separò da tutto quello che precedentemente ne aveva costituito la condizione e il senso, in cui qualche cosa in me morì, e io allo stesso tempo rinacqui, come se fossi morto per la vita e nato per la morte.
Sándor Márai, La sorella


Quando un uomo, ormai prossimo alla fine, parla in tutta sincerità di ciò che ha riconosciuto essere l’essenza della vita, spera certamente che la sua confessione possa essere d’aiuto ai suoi simili.
Sándor Márai, La sorella


«Non mi compatisca» disse tagliente.
«La malattia ci dona esattamente quanto ci toglie.»
«Tanto quanto la musica?» chiesi con assoluta mancanza di tatto.
«Ci dà qualcosa di diverso, ma nella stessa misura» insistette.
Sándor Márai, La sorella, P. 59

«La melodia non ha mai “senso”.
Eppure esprime cose che a parole non si è capaci di esprimere.»
Sándor Márai, La sorella, p. 228

«Avevo capito che l’unico senso della mia via era stato servire quella tenue armonia; e che ormai tutto era in ordine, perché avevo adempiuto al mio compito, avevo servito fedelmente la musica, non avevo mai peccato contro l’armonia di proposito, e con ogni energia del corpo e della mente, della ragione e della volontà avevo espresso quello che la musica voleva dire. [..] L’avevo capito, finalmente. Quando era venuto a mancare? Non riuscivo a trovare una risposta. Nonostante l’esercizio, l’ansia del perfezionamento, la cura scrupolosa dei particolari, non avevo raggiunto la musica: è pur vero che erano ben pochi coloro che, come me, erano in grado di servire la musica con tanta imparziale fedeltà, con la stessa coscienza di sacrificare ogni capacità fisica e spirituale, ma io avevo smarrito il contenuto divino della musica, il vissuto.»
Sándor Márai, La sorella, pp. 89/91.



[...] donne che altro non sono che le custodi del segreto della malattia, sono cioè «depositarie del segreto di mille tormenti, umiliazioni, miserie umane. [.. ] Portavano la felicità proibita, e sapevano che il tormento e il piacere, nel corpo straziato, cercano ospitalità con la stessa crudele indifferenza.
Sándor Márai, La sorella, p.147

«Il suo polso è eccellente. Lei ha una tempra straordinaria, maestro. E ha imparato molto negli ultimi mesi. E’ stato un ottimo paziente. Ha imparato che non basta essere malati, non basta prendere le medicine. Bisogna anche rispondere, alla malattia e a tutto ciò che ci mandano la malattia e la guarigione. Anche questo bisogna impararlo. E poi, quando la vita ci chiama..»
Sándor Márai, La sorella, p.  227


Fu quello il momento in cui "cominciò", in cui la mia vita si separò da tutto quello che precedentemente ne aveva costituito la condizione e il senso, in cui qualche cosa in me morì, e io allo stesso tempo rinacqui, come se fossi morto per la vita e nato per la morte.
Sándor Márai, La sorella




«La cosa più bella della vita è questa, assaporare ancora una volta il mattino di maggio, lasciare che il nostro volto sia inondato dal profumo e dai vapori della sfavillante luce primaverile, e sapere che la vita è alle nostre spalle e non vi è più nulla che ci faccia veramente male, le donne possono mentirci quanto vogliono, gli uomini possono far man bassa di denaro e scervellarsi sui loro biechi intrallazzi, mentre noi sappiamo che la vita procede con indifferenza, insieme a noi e senza di noi, e tutto ciò che ci ha fatto soffrire si dissolve nel tempo e nella luce del sole, così come la nebbia mattutina si dissolve sul Danubio al tocco della luce di maggio.»
Sándor Márai, Sindbad torna a casa, a cura di Marinella D'Alessandro, Adelphi, 2013.



Per molto tempo crediamo di conoscere la natura dei nostri desideri, delle nostre inclinazioni e dei nostri stati d'animo. Ma poi arriva un attimo in cui un'esplosione assordante ci avverte che viviamo in luoghi diversi da quelli in cui vorremmo vivere, che non ci occupiamo delle cose per cui abbiamo attitudine, che cerchiamo i favori o suscitiamo la collera di persone con cui non abbiamo nulla in comune, mentre ci manteniamo distanti, sordi e indifferenti nei confronti delle persone di cui proviamo nostalgia e a cui siamo legati da un vincolo profondo. Chi non presta ascolto a un tale avvertimento rischia di vivere una vita goffa e dimezzata, senza mai essere veramente se stesso. Non è un sogno, e neanche un "sogno a occhi aperti": è uno strano, rapinoso stato d'animo quello che ci rivela quali siano i nostri compiti, i nostri obblighi e il nostro destino, e che cosa, nella nostra vita, appartenga esclusivamente a noi; questi istanti ci mostrano ciò che vi è di personale nella nostra esistenza, quello che entro i limiti angusti della condizione umana costituisce l'essenza specifica dell'individualità. In tali momenti non mi sono mai attardato a riflettere, ho sempre obbedito al segnale senza la minima esitazione, con la placidità di un sonnambulo.
Sàndor Marai, Confessioni di un borghese



«Si può entrare in contatto con le persone anche senza parlare. C'è un modo di entrare in contatto tra esseri umani più percettivo e affidabile della parola, fatto di sguardi, silenzi, gesti e messaggi ancora più sottili; è il modo in cui un essere umano nel suo intimo risponde al richiamo di un altro, quella silenziosa complicità che nel momento del pericolo dà alla muta domanda una risposta più inequivocabile di qualsiasi confessione o argomentazione, e il cui senso è semplicemente questo: io sono dalla tua parte, anch'io la penso così, condivido la tua preoccupazione, noi due siamo d'accordo.»
Sándor Márai, Liberazione (Szabadulás), traduzione di Laura Sgarioto, Adelphi Edizioni, 2008.


Sono davvero io a volere quest'incontro?...
Oppure c'è qualcuno che vuole giocarmi un macabro scherzo?
E' grottesco e spaventoso già solo il fatto che sulla terra viva un altro esemplare del colto, del corpo, della creatura che ho amato - e forse ci sono molte altre Ili, in Finlandia, e in Svezia o a Barcellona, chissà dove. Come manichini nei depositi delle sartorie, da qualche parte giacciono volti e corpi identici... non è oltraggioso?... Si crede di avere amato qualcuno di unico, nella sua fatale e magnifica individualità. E forse anch'io vago per il mondo in diversi esemplari, attraverso le epoche e i paesi.
Sándor Márai, Il gabbiano, 1943.


Sì, è evidente che i gabbiani vivono con grande energia, e non sono in molti a chiedersi se la vita di un gabbiano abbia uno scopo. [...] Per decenni ho percorso questo ponte due volte al giorno, e vedo ora per la prima volta i gabbiani, pensa.  Li vedo con gli occhi di questa donna. Anche lei ha gli occhi grigioverdi come l'altra... come quelli di un uccello o di un animale.
Sándor Márai, Il gabbiano.



Sappiamo così poco di noi stessi, persino del nostro corpo. E dunque cosa mai potrò aspettarmi dall'anima, la cui natura mi è del tutto ignota e della quale percepisco soltanto i moti? E dell'anima altrui, che ovviamente conosco molto meno della mia? Cosa possiamo aspettarci gli uni dagli altri, noi uomini?
Sándor Márai, Il gabbiano.


«Il dolore è passato. La vita lo ha trasformato in qualcos’altro; dopo averlo provato, dopo aver singhiozzato, lo si nasconde agli occhi del mondo come una mummia da custodire nel padiglione funerario dei ricordi. Passa anche il dolore provocato dall’amore, non credere. Rimane il lutto, una specie di cerimonia ufficiale della memoria. Il dolore era altro: era urlo animalesco, anche quando stava in silenzio. È così che urlano le bestie selvatiche quando non comprendono qualcosa nel mondo – la luce delle stelle o gli odori estranei – e cominciano ad avere paura e ululare. Il lutto è già un dare senso, una ragione e una pratica. Ma il dolore un giorno si trasforma, la vanità e il risentimento insiti nella mancanza si prosciugano al fuoco purgatoriale della sofferenza, e rimane il ricordo, che può essere maneggiato, addomesticato, riposto da qualche parte.
È quel che accade ad ogni idea e passione umane».
Sándor Marái, “Il gabbiano”, Adelphi, Milano (traduzione di Laura Sgarioto)


Queste persone sono sempre massa, anche quando sono da sole. La loro anima è semplicemente un atomo dell'anima della massa: una brulicante impersonalità, che ha un'"opinione" su ogni cosa, e non ha una reale conoscenza pressoché di niente, ma spaurita, piroettando, scintillando, disordientata e senza uno scopo cerca una direzione in cui sciamare... Perché ti stupisci? Questa massa è il cascame di una civiltà; queste donne dal volto imbellettato come mummie egizie, questi uomini dallo sguardo fisso e crudele, che indossano i loro abiti borghesi alla moda dal taglio impeccabile neanche fossero la divisa di una società segreta. Ovunque gelida complicità.
Sándor Márai, Il gabbiano.


Nulla arriva mai in tempo, la vita non ci dà mai qualcosa nel momento in cui siamo preparati a riceverlo. Soffriamo a lungo a causa di questo disordine, di questi ritardi. Siamo convinti che qualcuno si prenda gioco di noi. Ma un bel giorno ci rendiamo conto che tutto era preordinato secondo un meccanismo perfetto... Due persone non possono incontrarsi neanche un giorno prima di quando saranno mature per il loro incontro... Mature, ma non secondo le loro inclinazioni o preferenze, bensì nell'intimo, secondo i dettami di una specie di legge astronomica inoppugnabile, così come si incontrano i corpi celesti nell'immensità dello spazio e del tempo, con precisione matematica, nello stesso attimo, che è il loro attimo nella successione infinita dei secoli e delle distese spaziali.
Sándor Márai, L'eredità di Eszter


Lajos citava sovente un brano di Shakespeare che comincia così:
Tutto il mondo è teatro». Lajos recitava sul palcoscenico di questo teatro e interpretava sempre una delle parti principali nelle scene più importanti senza mai imparare in precedenza il copione.
Sándor Márai, L'eredità di Eszter


All’improvviso mi sentii stranamente calma: sapevo che Lajos era arrivato perché non poteva fare diversamente, e che noi l’avremmo ricevuto perché non potevamo fare diversamente, e tutto ciò era altrettanto inquietante, sgradevole e inevitabile per lui quanto lo era per noi.
Sándor Márai, L'eredità di Eszter


Più tardi, verso il crepuscolo, quando ci liberammo dall'incantesimo, ci guardammo sbigottiti, come se fossimo stati testimoni delle stregonerie di un fachiro indiano, il fachiro aveva lanciato una corda verso il cielo, si era arrampicato sulla corda ed era scomparso tra le nubi sotto i nostri occhi.
Sándor Márai, L'eredità di Eszter




In mezzo a grandi potenze, fra popoli germanici e slavi, vi è un popolo che da un migliaio di anni vive in una solitudine paragonabile a quella di una tribù beduina nel deserto. La sua lingua non la comprende nessuno, le sue peculiarità etniche agli occhi del mondo rappresentano più un folclore esotico che una comunità legata organicamente alle civiltà circostanti. E tutto ciò che gli appartiene viene ricoperto dalla sabbia.
Sándor Márai, Sindbad torna a casa


E allora sarei potuto restare: avrebbero deciso nel santuario del Partito se pubblicare o meno un mio nuovo libro, se concedere la carta per la ristampa dei precedenti. Di tanto in tanto avrei potuto viaggiare all'estero (previa assicurazione di fare ritorno), prender parte a congressi letterari stranieri a spese dello Stato e dimostrare con la mia presenza che anche in Ungheria vi era libertà di spirito, dato che io, lo scrittore non comunista, potevo comparire e parlare alle riunioni mondiali dei ”lavoratori dello spirito”. ... In cambio non mi avrebbero chiesto altro se non di dare qualche volta un calcio a un condannato a morte: non solo a un “controrivoluzionario” , ma anche ad un comunista di cui non avessero avuto più bisogno. .... O di incoraggiare l'operaio ungherese che non reggeva il ritmo forzato della “gara di lavoro socialista”, lo stacanovismo remunerato con uno stipendio da fame, a recarsi sotto la statua di bronzo di Stalin, a contemplare l'immagine del Gran Capo dei Popoli e a capire finalmente quale fosse lo scopo e il significato di quei lavori forzati .
Sándor Márai, “Terra, terra!...”, Adelphi - pag. 309/310.



Nel corso della sua vita l'uomo non solo agisce, sogna, parla e pensa, ma tace anche qualcosa - per tutta la vita tacciamo su quel qualcuno che siamo, di cui solo noi sappiamo e di cui non possiamo parlare a nessuno. Ma noi sappiamo che quell'uomo e quel qualcosa di cui tacciamo sono «la verità», siamo noi quelli di cui tacciamo.
Sándor Márai, Terra, terra!…, 1969


[…] negli snodi critici della vita la vita stessa ci fa trovare, con mano invisibile e fatale, la lettura che in un modo o nell'altro, qualche volta in maniera indiretta, risponde al problema del momento.
Sándor Márai, Terra, terra!…



[…] le leggi della conservazione dell'energia non sono solo fisiche, ma valgono anche nell'ambito del destino di ciascuno: il fenomeno che crea ogni singola personalità al di là della realtà organica non perisce mai nel corso della sua vita l'uomo non solo agisce, sogna, parla e pensa, ma tace anche qualcosa – per tutta la vita tacciamo su quel qualcuno che siamo, di cui solo noi sappiamo e di cui non possiamo parlare a nessuno. Ma noi sappiamo che quell'uomo e quel qualcosa di cui tacciamo sono «la verità», siamo noi quelli di cui tacciamo.
Sándor Márai, Terra, terra!…


Qual è la vera ragione della crudeltà umana? La volontà di sopprimere?
Le basi della vita organica sono le proteine e gli acidi nucleici.
Occorrono miliardi di anni perché su un pianeta dotato di biosfera una molecola si disponga nella catena evolutiva per diventare un organismo complesso. La molecola non è crudele… Ma questa stessa molecola, nella variante evoluta, l'uomo, lo è. Perché?… Nessun altro organismo è incline alla crudeltà, solo l'uomo. Il panico che assale l'uomo perché sa che un giorno dovrà morire può essere la ragione della sua crudeltà? Non sappiamo nulla; tutti noi viventi siamo condannati a morte, dei condannati a morte chiamati alla vita da un cieco caso, vagolanti in un universo buio e indifferente.
Sándor Márai, Terra, terra!…



“Se tutto ciò che era ignoto e tenuto nascosto si fosse avvicinato, permettendo loro di sperimentare senza limiti il mondo e i segreti di cui gli adulti si contendevano ferocemente il possesso – il denaro, la libertà, le donne- , e tutte queste cose si fossero rivelate completamente diverse e molto meno interessanti di come se le erano immaginate?”
Sándor Márai, I ribelli.


Guarda il fratello, il giardino lindo e curato, i volti scialbi intorno ai tavoli non sparecchiati, e oltre, nelle stanze, la luce delle lampade, i contorni dei mobili. Oggi anche le cose note gli sembrano nuove, come se non avesse mai percepito fino in fondo la forma di un tavolo o di una sedia.
Sándor Márai, Divorzio a Buda.



Ottantacinque anni fa venni alla luce su questo pianeta.
In un giorno simile, il mortale pensa alla morte in maniera diversa dagli ottantacinque anni precedenti. L'uomo è sempre cosciente della morte, la considera un naturale compimento del difficile e incomprensibile corso dell'esistenza, tuttavia si limita ad «averne coscienza», l'accetta. Arriva in fine il tempo in cui l'uomo acconsente a morire. Non è una sensazione tragica. Piuttosto un senso di sollievo, come quando, dopo aver lungamente riflettuto, si comprende qualcosa di incomprensibile.
Sándor Márai, L'ultimo dono. Diari 1984-1989




In ogni vero uomo c'è una certa ritrosia, come se egli volesse precludere una parte del suo essere, della sua anima, alla donna amata, come se le dicesse: «Ti concedo di arrivare fino a qui, mia cara, e non oltre. Ma qui, nella settima stanza, ci voglio restare da solo». Le donne stupide impazziscono di rabbia. Quelle intelligenti si intristiscono, si lasciano prendere dalla curiosità, ma alla fine se ne fanno una ragione.
Sándor Márai



Con il passare del tempo, anche se i desideri non muoiono svanisce l'ansia, l'avidità furiosa, si esauriscono la disperata eccitazione e la nausea che pervadono ogni desiderio e ogni appagamento. Ebbene sì, ci si stanca. Io, talvolta, sono quasi felice che la vecchiaia sia ormai alle porte. Certe volte non vedo l'ora che giungano le giornate piovose in cui andrò a sedermi accanto alla stufa, in compagnia di una bottiglia di vino rosso e di un vecchio libro che narra di antichi desideri e delusioni…
Sándor Márai



La gente si accontenta della superficie, di quei segni convenzionali che può scambiarsi senza pericolo, dell'assaggio, e resta assetata per tutta la vita.
Sándor Márai


[... ] il delirio non può essere spiegato. Prima o poi irrompe nella vita di ognuno… 
E forse è davvero povera una vita che non sia stata spazzata via, almeno una volta, dal turbine di una crisi come questa, una vita il cui edificio non sia stato mai scosso da un terremoto, travolto da un tornado che fa volare le tegole dal tetto e, ululando, smuove per un attimo tutto ciò che la ragione e il carattere avevano tenuto in ordine.
Sándor Márai


Un giorno anche noi diventiamo adulti, e scopriamo che la solitudine, quella vera, scelta consapevolmente, non è una punizione, e nemmeno una forma morbosa e risentita di isolamento, né un vezzo da eccentrici, bensì l'unico stato davvero degno di un essere umano. E a quel punto non è più tanto difficile da sopportare. È come poter vivere per sempre in un grande spazio e respirare aria pura.
Sándor Márai


La sua mancanza? È una sorta di fame d'aria. 
Non soltanto le parole e oggetti che la ricordano, 
ma anche l'aria. Anche all'aria manca qualcosa.
Sándor Márai


Chi parla troppo cerca di nascondere qualcosa. 
Chi tace in modo coerente è invece convinto di qualcosa.
Sándor Márai


Quando si comincia a piangere, vuol dire che ormai si cerca di ingannare il prossimo. 
In quel momento, il corso degli eventi si è già concluso. 
Non credo alle lacrime. Il dolore è asciutto e muto.
Sándor Márai


Perché la cultura è ormai alla fine. […] Morirà, resteranno qua e là solo singoli ingredienti. 
È possibile che anche in futuro da qualche parte si venderanno olive ripiene al pomodoro. 
Ma sarà ormai estinto quel genere di persone che avevano coscienza di una cultura. 
La gente avrà soltanto delle conoscenze, e non è la stessa cosa. La cultura è esperienza, […]. Un'esperienza continua, costante, come la luce del sole. La conoscenza è solo un accessorio.
Sándor Márai


Le persone dall'animo assiderato capiscono prima degli altri se qualcuno cerca un po' di calore.
Sándor Márai


Non è piacevole incartapecorirsi nella vecchiaia. 
Ma mantenersi artificialmente giovanili è anche peggio.
Sándor Márai


Il destino comune di ogni monumento 
è che i cani finiscono per pisciare sul piedistallo.
Sándor Márai

Adesso penserai che sono un'oca isterica. No, cara, solo una donna, e perciò sono allo stesso tempo pellerossa e detective professionista, santa e spia, sono tutto questo quando si tratta dell'uomo che amo. 
Sándor Márai


L'uomo è un giocattolo in mano a forze e intenzioni delle quali ignoriamo la vera natura, è un burattino manovrato da impulsi che si accendono al di là dei confini delle nostra ragione. 
Sándor Márai
p. 28


Non mi piacciono questi drammi silenziosi che si protraggono per decenni, con nemici invisibili, carichi di una tensione spenta ed esangue. Se ci deve essere un dramma, che sia bello fragoroso, pieno di grida, di lotte, di morti, con tanto di applausi e fischi finali. 
Sándor Márai
(p. 118)


Non erano più bambini da parecchio tempo, e in quella stanza scoprirono di avere il coraggio di far qualcosa di cui in città si vergognavano persino gli uni di fronte agli altri: continuare a giocare, con pudore, a essere bambini, intimamente bambini come non avevano mai potuto esserlo fino in fondo. Da lì, soltanto da lì si riusciva a mettere a fuoco il mondo degli adulti e a scambiare con gli altri le proprie esperienze. Il monco giocava appassionatamente. Il suo riso nervoso e spasmodico lì si placava. E la tana della locanda Furcsa fu l'unico luogo in cui, talvolta, videro Erno ridere
Sándor Márai


Non so che cosa mi riservi ancora il Signore. Ma prima di morire voglio narrare la storia del giorno in cui Lajos venne per l'ultima volta a trovarmi e mi spogliò di tutti i miei beni.
Sándor Márai


Mi sarà capitato non più di un paio di volte di incontrare un essere la cui familiarità – una complessa e dolorosa familiarità, che risale a un appuntamento mancato in qualche epoca remota – mi ha costretto a fermarmi di colpo e a mettere le carte in tavola. Talvolta incontriamo persone […] che non possiamo eludere: una parentela ci unisce, e c'è qualcosa di cui dobbiamo discutere, qui, ora, a quattr'occhi!
Sándor Márai


Nella vita esistono periodi in cui il soffio di Eros alita su di noi, e noi ci aggiriamo in mezzo agli altri come esseri eletti che niente e nessuno può ferire o insozzare.
Sándor Márai


Ma il vento, quel vento di fine settembre, che fino ad allora si era aggirato di soppiatto intorno alla casa, aprì con violenza i battenti delle finestre, fece sventolare le tende e, come se portasse notizie da lontano, sfiorò e mosse ogni cosa nella stanza. Quindi spense la fiamma della candela. È l'ultima cosa che rammento. Ricordo ancora vagamente che più tardi Nanu chiuse le finestre, e io mi addormentai.
Sándor Márai


Nella vita esiste una specie di regola invisibile per cui ciò che si è iniziato un giorno prima o poi lo si deve portare a termine». «Quel senso di allarme continuo» che è stato «l'unico vero significato della sua vita.
Sándor Márai


C'è una sorta di regia invisibile nella vita: quando la situazione richiede che si porti a compimento qualcosa, anche le circostanze, sì, persino il luogo e gli oggetti diventano complici, e le persone che vivono lì accanto sono inconsapevolmente conniventi [... ].
Quando vuole creare qualcosa, la vita realizza messinscene impeccabili.
Sándor Márai


Si può entrare in contatto con le persone anche senza parlare. [... ] c'è un modo di entrare in contatto tra esseri umani più percettivo e affidabile della parola, fatto di sguardi, silenzi, gesti e messaggi ancora più sottili; è il modo in cui un essere umano nel suo intimo risponde al richiamo di un altro, quella silenziosa complicità che nel momento del pericolo dà alla muta domanda una risposta più inequivocabile di qualsiasi confessione o argomentazione, e il cui senso è semplicemente questo: io sono dalla tua parte, anch'io la penso così, condivido la tua preoccupazione, noi due siamo d'accordo... 
Sándor Márai
(pag. 91)


La vita diventa un veleno se non crediamo in essa, quando non è che un mezzo per saziare la vanità, l'ambizione, l'invidia. E si comincia ad avere nausea..
Sándor Márai


La maggior parte delle persone non sa amare né lasciarsi amare, perché è vigliacca o superflua, perché teme il fallimento. Si vergogna a concedersi a un'altra persona, e ancor più ad aprirsi davanti a lei, poiché teme di svelare il proprio segreto... Il triste segreto di ogni essere umano: un gran bisogno di tenerezza, senza la quale non si può resistere.
Sándor Márai


«E tu» domanda con garbo l'uomo «cerchi il tuo posto nel mondo perché la tua casa natale è crollata in seguito a un sisma scatenato dalle armi dell'uomo? Che cosa speri, Unica Onda? Dov'è la tua riva?…».
Sándor Márai


I miracoli.
Napoli «è l'unico luogo dove possono ancora avvenire i miracoli». [...]
«Napoli è la città della superstizione. Questa erbaccia in nessun altro posto abbonda cosi tanto, cosi copiosa e inestirpabile negli animi come nell'immaginazione dei napoletani. Dalla mattina alla sera la toro giornata è piena di superstizioni semplici e complicate. Hanno paura di tutto e alto stesso tempo ridono di tutto ciò di cui hanno paura.»
Sándor Márai


Gli ebrei sono esseri umani. [... ] quindi ce ne sono anche di orgogliosi. Poi ci sono quelli avidi, quelli golosi, lascivi e anche ladri. Tra di loro c'è a chi piace imbrogliare il prossimo, e ce ne sono altri che mentono. Ma gli ebrei sono così perché sono esseri umani. [... ] di ebrei ce ne sono tanti tipi. Chi crede che siano tutti uguali non li conosce. Gli ebrei non sono fatti tutti allo stesso modo. [... ] Dire gli ebrei è una generalizzazione, proprio come se dicesse i cristiani. Ci sono ebrei e ci sono cristiani, e l'origine, a religione, lo stile di vita, la razza di sicuro comportano tanti tratti comuni... Ma gli ebrei differiscono gli uni dagli altri più di quanto non si assomiglino. 
Sándor Márai
(pagine 113-115)


Il grande fallimento nella vita, non consiste nello scoprire da ultimo che ci siamo sbagliati.
Ancora più deprimente è accorgersi che non possiamo far altro che sbagliare.
Sándor Márai, Diario 1984-1989


Esistono soltanto due farmaci divini che possono aiutarci a sopportare il veleno della realtà senza che ne moriamo anzitempo: la ragione e l’indifferenza.
Sándor Márai, La recita di Bolzano


Per molto tempo crediamo di conoscere la natura dei nostri desideri, delle nostre inclinazioni e dei nostri stati d'animo. Ma poi arriva un attimo in cui un'esplosione assordante ci avverte che viviamo in luoghi diversi da quelli in cui vorremmo vivere, che non ci occupiamo delle cose per cui abbiamo attitudine, che cerchiamo i favori o suscitiamo la collera di persone con cui non abbiamo nulla in comune, mentre ci manteniamo distanti, sordi e indifferenti nei confronti delle persone di cui proviamo nostalgia e a cui siamo legati da un vincolo profondo. Chi non presta ascolto a un tale avvertimento rischia di vivere una vita goffa e dimezzata, senza mai essere veramente se stesso. Non è un sogno, e neanche un "sogno a occhi aperti": è uno strano, rapinoso stato d'animo quello che ci rivela quali siano i nostri compiti, i nostri obblighi e il nostro destino, e che cosa, nella nostra vita, appartenga esclusivamente a noi; questi istanti ci mostrano ciò che vi è di personale nella nostra esistenza, quello che entro i limiti angusti della condizione umana costituisce l'essenza specifica dell'individualità. In tali momenti non mi sono mai attardato a riflettere, ho sempre obbedito al segnale senza la minima esitazione, con la placidità di un sonnambulo.
Sándor Márai


Quale avventura limpida e irripetibile è la prima amicizia tra ragazzi! Nessun altro rapporto potrà mai eguagliare quel legame. Nessuno mi diede più, in seguito, ciò che ricevetti da questa amicizia infantile; del resto non incontrai mai più un vero amico.
Sandor Marai






Marai morì suicida, per cui, il personaggio di cui parla, é una sua proiezione, al di là di qualunque disquisizione di carattere estetico.






La scrittura di Marai è lucida e razionale, ciò nonostante l'autore riesce a comunicare passioni e sentimenti fortissimi...Lo fa piano piano, con qualche lentezza che serve solo da corridoio di ingresso in qualche stanza la cui presenza è del tutto inaspettata! Lo amo!



Ho letto alcuni romanzi di Marai e alcuni diari.
E' uno scrittore che mostra una profonda sensibilità psicologica per le vicende dell'umana esistenza con i loro drammi, le loro aspirazioni, destini, contraddizioni... il mistero ultimo di ogni esistenza e dell'anima umana che non è possibile conoscere o svelare, o, come scrive, forse solo nel momento della morte. Certo la biografia va considerata:
nasce nel 1900: si vive due guerre, nazismo e stalinismo, l'esilio.
Le macerie della sua casa distrutta dai colpi di cannoni scambiati tra la Wermacht e l'Armata Rossa, come scrive in un diario, rappresentano "fine di un modo di vivere" che non sarebbe più tornato.
Circa il suo suicidio, dall'ultimo diario "L'ultimo dono" appare come un gesto scelto, meditato, preparato negli ultimi anni di decadenza fisica e solitudine, dopo la morte dell'amata moglie e anche del figlio. L'ultimo dono che vorrebbe sarebbe quello morire insieme a lei, non sarà così.
C'è pessimismo nella sua visione della vita, si interroga sulla "crudeltà" degli esseri umani, eppure dice anche in un suo libro: "Bisogna redimere il mondo. Solo se si crede fortemente che l’uomo possa per un miracolo redimersi il mondo si salverà".







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