Subedei (1176 circa – 1248)
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«Ti proteggerò dai nemici come un vestito ti ripara dal vento.»
(Subedei, rivolgendosi a Gengis Khan)
Fu il principale stratega, generale e braccio destro di Gengis Khan e condusse vittoriosamente in prima persona non meno di 20 campagne militari, conquistando un'estensione maggiore di territori di qualsiasi altro condottiero della storia prima o dopo di lui.
La sua strategia militare gli permetteva di coordinare movimenti di attacco su aree di oltre 500 km di distanza e divenne famoso per aver preparato i piani che condussero alla distruzione contemporanea in due soli giorni degli eserciti di Ungheria e Polonia distanti circa un migliaio di kilometri l'uno dall'altro.
Il grande storico militare inglese Basil H. Liddel Hart lo affianca a Napoleone Bonaparte come più grande "stratega logistico" della storia; intendendo per "stratega logistico" la capacità dei due condottieri di manovrare in modo coordinato grandi masse di truppe ampiamente separate tra loro, in modo da ottenerne il rapido concentramento nel punto e nel momento più opportuno per raggiungere una schiacciante superiorità sul campo di battaglia.
[...] Si unì da ragazzo alle forze di Temujin (come era allora noto Gengis Khan) e prima dei 20 anni aveva già preso il comando di 4 distaccamenti di guerrieri, nel 1212 prese Huan con un blitz e questo fu il suo primo exploit riportato alla storia compiuto autonomamente da condottiero.
Fu il primo che diede un'importanza primaria alle tecniche di assedio ed alle armi da assedio medioevali che aveva appreso dagli ingegneri cinesi. Utilizzava tecniche avanzate come ponti galleggianti, catapulte, ed artiglieria cinese. Ma soprattutto la più grande innovazione stava nel fatto di incorporare nell'esercito mongolo i più valenti guerrieri ed ingegneri nemici sconfitti, in particolar modo tutti coloro che potevano vantare una specializzazione venivano graziati e reclutati.
Faceva largo uso di spionaggio ed infiltrati per conoscere in anticipo le problematiche, i territori e le forze nemiche. Curava in special modo la sua cavalleria leggera che doveva essere sempre molto mobile ed autosufficiente. A differenza di tutti gli eserciti del mondo che valorizzavano in un comandante le doti di coraggio, valore e carisma personale, i Tataro-mongoli preferivano vedere in un generale doti di stratega e tattico che fosse sempre in grado di manovrare, leggere le situazioni belliche ed aggiustare gli schieramenti all'evolvere degli scenari.
Subedei nel tempo era divenuto così grasso e pesante da non poter essere trasportato da nessun cavallo; i Khan però non si sarebbero mai privati della sua direzione e per questo venne costruito un vagone al traino adatto a lui.
Si racconta che Subedei e Batu spesso si sedevano sulla cima di una collina per discutere l'evolvere della battaglia e dirigere mosse o tattiche con delle bandierine colorate.
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Khanato dell'Orda d'Oro.
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Il Khanato dell'Orda d'Oro (conosciuto anche come Khanato Kipchak) fu un regno tataro-mongolo fiorito in Russia nei secoli XIII-XVI, fondato da Batu Khan, un nipote di Gengis Khan.
L'Orda d'Oro fu uno dei quattro khanati in cui venne diviso l'Impero mongolo dopo la morte di Gengis Khan: gli altri furono l'Ilkhanato di Persia, il Khanato Chagatai nell'Asia Centrale e la Dinastia Yuan 元朝 (1271-1368) in Cina.[...]
La divisione dell'Impero di Genghis Khan.
Alla morte di Gengis Khan l'impero da lui costituito venne diviso tra i quattro figli.
Djuci, il maggiore, era già morto ed anche la sua paternità venne messa in dubbio, così che a suo figlio Batu furono assegnate le terre più lontane tra quelle conquistate, il sud della Rutenia.
Chagatai (secondo in linea di discendenza) era considerato una "testa calda" e ottenne l'Asia centrale ed il nord dell'Iran. Ogodei ottenne la Cina ed il titolo del padre, Gran Khan.
Tolui, il più giovane, ricevette le terre natie dei Mongoli.
La conquista della Russia.
[...] Batu cominciò ben presto ad espandere i territori da lui controllati e nel 1236 conquistò la Bulgaria del Volga. Dopo questa prima vittoria ebbe inizio, nel 1237, l'invasione della Russia.
I Tataro-mongoli conquistarono rapidamente il controllo delle steppe, inglobando le locali popolazioni turche nel loro esercito. L'obiettivo principale era la Rus' di Kiev che, anche se ormai in fase di declino, era comunque il maggiore Stato russo. Nel 1240 i Tataro-mongoli conquistarono e saccheggiarono Kiev ponendo fine alla sua prosperità. In breve tutti i principati russi che costituivano lo Stato vennero conquistati, eccetto Novgorod che, governata da Alexander Nevsky, riconobbe la supremazia del khan. A differenza delle steppe dell'Asia centrale, la Rutenia non venne incorporata nell'Orda d'Oro ma lasciata in uno stato di vassallaggio semi-indipendente, dietro pagamento di un tributo. L'Orda continuò a vedere la Rutenia come un'area periferica di minore interesse, a patto che essa continuasse a pagare i tributi.
Invasione di Ungheria e Polonia.
Durante la conquista della Russia, i Tataro-mongoli sconfissero e sottomisero le tribù dei Cumani, una popolazione turca stabilitasi a nord del Mar Nero. Alcuni Cumani però fuggirono e si rifugiarono nel Regno di Ungheria. Quando Béla IV d'Ungheria si rifiutò di consegnare i Cumani, Subedei, il comandante delle truppe tataro-mongole in Europa, preparò un piano per invadere l'Europa.
Nel 1241 due armate principali al comando di Batu e Subedei invasero l'Ungheria mentre un'armata più piccola invase la Polonia come diversivo per evitare che giungessero aiuti agli Ungheresi da nord.
Dopo aver saccheggiato gran parte del territorio polacco, i Tataro-mongoli si scontrarono il 9 aprile con le forze polacche guidate da Enrico II il Pio, Duca di Slesia, nella Battaglia di Legnica: Enrico fu ucciso e le sue forze si dispersero mentre i Tataro-mongoli si diressero a sud per congiungersi con le altre armate.
Appena due giorni dopo le armate del sud sconfissero gli Ungheresi nella Battaglia di Mohi, costringendo la famiglia reale a fuggire. Nonostante l'Ungheria non fosse ancora affatto pacificata, i Tataro-mongoli marciarono in direzione di Vienna, probabilmente con l'intenzione di invadere la Germania in inverno, ma proprio allora giunse a Batu la notizia della morte del gran khan Ogedei. A questo punto l'invasione fu interrotta e Batu tornò in Mongolia per l'elezione. In seguito, l'Orda fu impegnata su altri fronti e così nessuno più pensò di tentare nuovamente una grande campagna per conquistare l'Europa occidentale.
La fondazione dell'Orda d'Oro.
[...] Nel 1242 Batu stabilisce la sede dell'Orda a Saraj.
Alla sua morte, nel 1255 il khanato viene ereditato dal figlio.
L'Orda perde molto rapidamente la sua identità mongola: la maggior parte della sua popolazione è di origine turca, uzbeca ed altri popoli altaici. Rapidamente il nomadismo cede il passo alla sedentarizzazione e Saraj diviene una grande e prospera metropoli. L'Orda, sempre a seguito dell'influenza dei popoli assoggettati adotta la religione islamica abbandonando le originali credenze animistiche dei Mongoli.
Politica dei Tataro-mongoli verso i Russi sottomessi [...].
Il centro dell'impero tataro-mongolo si trovava in Mongolia, in particolare a Karakorum, dove il gran khan aveva la sua corte. Il conquistatore della Russia, Batu, non era un sovrano indipendente, ma governava l'Orda d'Oro come una provincia di un impero in cui tutti i khan dipendevano dal gran khan.
Fu alla morte di Batu, nel 1255, che il khanato dell'Orda d'Oro divenne uno Stato indipendente, con capitale a Saraj. Dopo la morte di Batu, per esempio, i khan dell'Orda d'Oro cominciarono ad utilizzare per sé stessi il titolo di gengis khan ("signore universale"), e questo creò diversi problemi con gli altri discendenti di Temujin.
[...] La politica nei confronti di principi e principati era abbastanza semplice:
i Tataro-mongoli si limitavano alla riscossione delle imposte e alla leva militare, ma non si intromettevano nelle lotte fra principati.
Per questo motivo, anche sotto i Tataro-mongoli i principi russi continuarono a lottare tra di loro per aumentare ciascuno il proprio dominio. Molti principi, soprattutto i più deboli, per non cadere sotto il dominio di un principe più potente, facevano atto di donazione delle loro terre all'Orda d'Oro. Questi principi mantenevano un titolo nobiliare (naturalmente non erano più knjaz', ma entravano a far parte del numero di quei boiari che, insieme con i noyon mongoli, affiancavano il khan nell'amministrazione del territorio). Il khan poteva anche dividere il territorio di un principato in due o più parti e assegnarle al dominio di diversi principi russi. L'Orda d'Oro ingrandì così i propri domini non tanto per via di conquiste militari, ma per effetto di queste continue donazioni che finivano per creare una moltitudine di enclave nel territorio russo.
I Tataro-mongoli crearono nella Rus' di Kiev un'amministrazione organizzatissima:
nelle corti dei principi russi erano stabiliti dei luogotenenti del khan, con delle truppe turco-tataro-mongole a loro disposizione per reprimere nel sangue ogni tentativo di rivolta, alcuni funzionari erano incaricati di arruolare soldati slavi per l'esercito tataro-mongolo, soldati che andavano a costituire un corpo scelto nell'esercito del khan di Saraj e spesso anche in quello del gran khan di Karakorum, alcuni commissari erano incaricati di studiare la vita, gli usi, i costumi e la lingua dei Russi, gli esattori (baskaki) raccoglievano tasse e tributi dapprima in natura, e poi in moneta d'oro e d'argento.
Chi non era in grado di pagare era deportato in schiavitù, come anche le persone che pure pagavano se i commissari le giudicavano pericolose per il potere (i commissari davano ordine agli esattori di alzare le tasse finché essi non potevano più pagare).
Non sempre gli esattori erano tatari, o mongoli: potevano essere ebrei, cinesi (nel senso più ampio del termine) e spesso anche russi. Il khan, infatti, metteva in vendita la carica di esattore; gli esattori, dal canto loro, prelevavano da ogni famiglia una quota ben superiore a quella che dovevano al khan, sia per ammortizzare la spesa per l'acquisto della carica, sia per accumulare ricchezze personali. Per quanto odiati da quasi tutti, saranno proprio loro a far rinascere il commercio in Russia e a prestare ai principi russi somme di denaro affinché questi possano ricostituire a poco a poco un loro esercito personale. In questo modo, molti esattori diventeranno persino dei nobili.
I Tataro-mongoli avevano il diritto di requisire cavalli, carri, derrate alimentari, come pure di essere alloggiati gratuitamente quando erano in missione.
La burocrazia tataro-mongola era molto complessa, e molto corrotta.
Oltre alle figure già citate, esisteva tutta una serie di funzionari intermedi che dovevano essere pagati per poter accedere al funzionario superiore.
La politica dell'Orda verso la Rus' di Kiev (soprattutto nelle regioni dell'Europa orientale oggi note come Rutenia, abitate da popolazioni slave e di origine variaga) fu di costante cambiamento di alleanze, con il fine di mantenere il vecchio Stato feudale debole e frammentato.
De iure, i principi russi non furono mai deposti; tuttavia questi principi, per regnare, dovunque essi fossero (anche i vecchi confini della Rus' furono mantenuti), dovevano rimettersi completamente alla volontà del khan, che quando voleva cambiava anche la casa regnante.
Ogni principe che avesse voluto regnare, anzitutto doveva recarsi a Saraj e fare atto di sottomissione al khan, e successivamente comprare la carica di principe. In questo modo otteneva dal khan una lettera patente, chiamata jarlyk, con la quale poteva regnare.
Era vantaggioso per un principe affrontare questo viaggio, perché comunque anch'egli, sebbene in misura molto limitata, avrebbe potuto imporre delle tasse alla sua popolazione (normalmente, una metà di questa seconda tassazione era poi versata ancora agli esattori tatari).
Un problema era creato dal fatto che a volte anche alcuni boiari andavano a Saraj per comprare il titolo principesco, e il khan concedeva lo jarlyk non automaticamente al principe regnante o al suo discendente, ma a chi offriva di più. Spesso, anzi, c'era questa stessa competizione anche all'interno della stessa famiglia (il principe contro un suo figlio o un suo fratello...). Molto spesso andavano a Saraj anche dei mercanti, che potevano ritornare nelle loro città addirittura come principi. Coloro che non erano riusciti a comprare il titolo venivano uccisi: era il modo dei Tataro-mongoli di tenere sotto controllo il territorio ed evitare le guerre civili.
Spesso, inoltre, i Tataro-mongoli non volevano che la stessa persona rimanesse principe molto a lungo: inizialmente, i principi dovevano recarsi a Saraj ogni anno per farsi rinnovare lo jarlyk, soprattutto dalla Russia meridionale.
«Il principe russo era senza diritti nei confronti del khan tataro; il boiaro lo era di fronte al principe, il servo di fronte al boiaro. Insomma, ognuno si inchinava verso l'alto e opprimeva verso il basso»
Andrzej Poppe
Migrazioni e nuovi centri di potere [...]
Le uniche due città risparmiate dalla conquista tataro-mongola, grazie al clima, Novgorod e Pskov, continuarono i loro commerci con le città dell'Europa Settentrionale, e anche con l'Impero bizantino (la piazza era libera dal monopolio di Kiev e delle città del sud). Commerciando con Costantinopoli, gli abitanti di Novgorod dovevano pagare un tributo ai Tataro-mongoli.
[...] D'altra parte, nella Russkaja Pravda le città più a nord-est erano considerate periferiche e secondarie (alla morte del gran principe dovevano passare ai suoi figli minori). Con l'invasione tataro-mongola, al contrario, il centro dello Stato si trasla proprio verso nord-est. Le città che prima nessuno voleva, ora diventano molto appetibili, e i principi vogliono stabilirsi permanentemente in queste città. Questo legame forte di un principe con una determinata città e una particolare družina era in contrasto con lo spirito della Russkaja Pravda: si ritorna, anzi, al primissimo modo di gestire il potere ai tempi dei primi Rjurikidi. Quello che si vuole creare, è un legame sempre più stretto tra knjaz', družina, bojari e latifondisti non nobili (mercanti arricchiti che acquisteranno dal principe la terra, e poi anche il titolo nobiliare).
Si viene così ad instaurare una concezione assolutistica del potere:
il principe possiede tutto il territorio, e lo dà a chi vuole,
il principe detiene il potere e dà titoli nobiliari a chi vuole,
i cittadini obbediscono solo al principe: la veče non esiste più o è privata di ogni potere
(diventa un'assemblea composta di soli bojari e latifondisti, naturalmente alla totale dipendenza dal principe).
La nascita, o almeno il consolidamento, dell'assolutismo in Russia sembra quindi collegata con l'invasione tataro-mongola.
Nel XIV secolo la sollevazione della Lituania nel nord est dell'Europa sfidò il controllo dei Tatari sulla Rutenia. In risposta a ciò il khan iniziò ad appoggiare Principato di Mosca nel ruolo di leader della Rutenia. A Ivan I fu riconosciuto il titolo di Gran Principe e l'incarico di raccogliere i tributi, dovuti all'Orda, tra gli altri principi della Rutenia.
Cultura [...]
I Tataro-mongoli rimasero in Russia circa duecento anni (1223-1480), influendo sulla vita, sui costumi, sulla cultura e sulla lingua della popolazione. Si stabilirono soprattutto nel sud della Russia, dove l'ambiente offriva le condizioni migliori per continuare la loro forma di vita, basata su caccia, allevamento e commercio.
[...] La donna, nella società russa del tempo, cadde in una condizione di semi-schiavitù.
I matrimoni, per esempio, erano conclusi per volontà dei genitori. Si tenga presente che il mondo slavo, alle origini, era stato quasi matriarcale (in molte cronache monastiche si dice che le donne erano libere di scegliersi il marito). Il ruolo delle donne, dunque, si capovolge; se in passato c'erano state persino delle donne che dettavano l'agenda politica di vescovi e principi (come Eufrosina di Polack), ora il potere era tutto in mano degli uomini.
Nell'amministrazione della giustizia i Tataro-mongoli resero comuni alcune torture e forme di esecuzione capitale che prima erano irrogate soltanto agli schiavi. Pene più comuni erano il taglio delle mani, dei piedi, delle orecchie, della lingua, l'accecamento o lo squartamento.
La Chiesa sotto il dominio tataro-mongolo.
I Tataro-mongoli non miravano assolutamente a convertire i popoli sottomessi, né allo sciamanesimo (anche perché era praticamente impensabile "convertirsi" allo sciamanesimo), e neanche all'Islam dopo che, nel 1277, il khan Mengu Timur aderì pubblicamente alla fede musulmana. A loro, ogni culto andava bene: a Saraj vivevano gli uni a fianco degli altri cattolici latini, ortodossi, ebrei, musulmani, animisti, buddisti.
Quando Guglielmo di Rubruck si era presentato al gran khan Munke con l'intento di convertirlo al cattolicesimo, si era sentito rispondere:
«Noi Tatari adoriamo già un solo Dio, che ci fa vivere e morire, e verso il quale dobbiamo avere un cuore sincero. Ma come Dio ha dato alla mano varie dita, così ha dato agli uomini diverse vie».
I Tataro-mongoli dell'Orda d'Oro si convertirono all'Islam tra il 1260 e il 1280, sotto i khan Berke e Mengu Timur, per un motivo squisitamente politico:
allearsi con i Mamelucchi egiziani contro l'Ilkhanato di Persia.
Sotto i Tataro-mongoli, se la popolazione era vessata e umiliata, gli ecclesiastici erano invece esentati da ogni imposta. Anche nei principati di Kiev e di Vladimir-Suzdal', i monasteri erano delle "isole" tranquille, e le terre da essi controllate erano soggette alla giurisdizione solo dell'igumeno o dell'archimandrita. Tutte le persone e i villaggi di questi territori sottoposti ai monasteri erano esenti dalle tasse.
I Tataro-mongoli emisero anche delle norme ben precise perché nessuno infastidisse il clero (compresi diaconi e monaci), che aveva il compito di intercedere per il khan. Qualora un tataro, o anche un russo, avesse arrecato offesa a un prete (krylos), era soggetto alla pena capitale: in queste "offese" era compreso anche il furto in una chiesa o in un monastero. D'altra parte, questa era una prassi originale dei Mongoli fin da quando risiedevano in Asia centrale: se anche un nobile (noyon) avesse infastidito uno sciamano, la pena prevista era la morte.
Si era dunque creata una spaccatura nella Rus' amministrata dai Tataro-mongoli:
da una parte la popolazione normale, dall'altra il clero, i monaci, e i contadini che con il loro lavoro contribuivano alla vita del clero e dei monasteri. Favorendo questa contrapposizione sociale, d'altronde, i Tataro-mongoli non intendevano umiliare i Russi: semplicemente avevano trasferito in Russia la loro mentalità.
Il disgregamento dell'Orda.
Nel 1357 il khan Ganī Bek venne assassinato e l'impero cadde in preda ad una lunga guerra civile in cui, ogni nuovo khan non riusciva a mantenere il suo titolo per più di un anno.
In questo periodo Dmitrij Donskoj di Mosca tentò di liberarsi del giogo dei Tataro-mongoli.
Mamai, un generale tataro che aspirava al trono, tentò di rinsaldare l'autorità del suo popolo sulla Rutenia ma il suo esercito fu sconfitto nella battaglia di Kulikovo, che fu la prima vittoria rutena sui Tatari. Poco dopo Mamai scomparve dalla scena e Toktamish, un autentico discendente di Gengis Khan, ricostruì il potere dell'Orda e nel 1382 saccheggiò Mosca come ritorsione per la sua insubordinazione.
Nel 1440 l'Orda fu nuovamente sconvolta dalla guerra civile.
Dall'originale impero si erano ormai formati differenti khanati autonomi:
il Khanato di Siberia, di Kazan', di Astrachan', di Qasim, di Crimea e di Nogai.
Nessuno di questi nuovi Stati fu in grado di reggere il confronto con il Granducato di Mosca che quindi si liberò definitivamente del controllo mongolo intorno al 1480.
Conclusione.
La sorte dei vari khanati fu quella di essere, prima o poi, annessi dalla Russia.
Sia Kazan' che Astrachan' furono conquistate da Ivan IV, detto Il Terribile, che, dopo queste annessioni, rinominò il suo Stato "Russia" nel 1550. Entro la fine dello stesso secolo anche il Khanato di Siberia subì la stessa sorte. Il Khanato di Crimea, grazie alla sua alleanza con l'Impero ottomano, riuscì a mantenere la sua indipendenza dalla Russia fino al regno di Caterina II nella seconda metà del XVIII secolo.
https://it.wikipedia.org/wiki/Khanato_dell%27Orda_d%27Oro
Rutenia,
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Rutenia:
la zona evidenziata in arancione indica la Rus' di Kiev.
Rutenia è il toponimo utilizzato per le regioni dell'Europa orientale storicamente abitate da popolazioni slave orientali e di origine variaga (Rus' di Kiev). [...]
Il termine rus, con cui le popolazioni slave e finniche indicavano i variaghi, dovrebbe derivare dalla radice in antico norreno roôs o roths usata in ambito nautico ed ancora esistente nelle lingue finlandese ed estone per indicare gli svedesi, ruotsi e rootsi. In seguito la parola rus' passò ad indicare non più solamente l'aristocrazia variaga ma anche tutte le popolazioni dell'Europa orientale che da essa erano state assoggettate.
[...] In precedenza i Rus' erano stati denominati Rugi, una delle più famose tribù Gote, e Rutuli, una tribù italica citata da Virgilio nell'Eneide. Prima della fine del XII secolo la parola Ruthenia era usata, con le grafie alternative di Ruscia e Russia nei documenti della Santa Sede, scritti in latino, per indicare le terre sotto il dominio di Kiev. Nel corso del XIII secolo il termine venne normalmente usato per indicare la Rus' di Kiev soprattutto in Ungheria, Boemia e Polonia
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