martedì 23 dicembre 2014

Polibio. Nel VI libro delle Storie, egli passa in rassegna l’organizzazione statale e militare dell’Impero, cercando di capire come sia riuscito a diventare ciò che è in poco più di cinquant’anni. Polibio inizia dicendo che tutti gli storici e i filosofi, solitamente, identificano tre forme di governo: Monarchia, Aristocrazia e Democrazia. Nulla da ridire sulla loro esistenza, nonostante siano un po’ limitate; manca qualcosa in questo quadro. La Corruzione. La corruzione, secondo lo storico, genera altre tre tipologie di governo, fino ad ottenerne in tutto sei. Secondo Polibio, l’uomo è un animale e, di conseguenza, mantiene gli stessi istinti degli altri animali, affiancati, però, dalla dote del raziocinio. Premesso questo, come i cinghiali e i lupi, ad un certo punto gli uomini hanno bisogno di riunirsi in “branchi/tribù” capeggiate dall’individuo più “forte/dominante”.

“Chi è così stupido o indolente da non voler conoscere in quale modo e grazie a quale sistema politico i Romani siano riusciti in meno di cinquantatré anni a sottomettere gran parte del mondo conosciuto – un fatto che non conosce precedenti?”
Polibio


"Se fosse possibile che lo Stato fosse composto da soli filosofi, questi artifici non sarebbero necessari. Ma dal momento che le masse popolari sono incoerenti, piene di riottosi desideri, passionali e imprevigenti delle conseguenze, devono essere riempiti di paura per tenerle a bada; per questo gli antichi ben fecero ad inventare gli dei e l'idea della punizione dopo la morte". 
Polibio


“Le masse popolari sono incoerenti piene di riottosi desideri passionali e imprevigenti delle conseguenze; devono essere riempite di paura per tenerle a bada. Per questo gli antichi ben fecero ad inventare gli dei e l'idea della punizione dopo la morte.”
Polibio




Negli ultimi tempi ci infervoriamo facilmente al sentire nominare la parola “corruzione”. Soprattutto in questi giorni in cui la nostra attenzione è concentrata sulla “cupola” della Mafia, che ha ricoperto Roma e sembra essere stata scoperta solo ora
Ma qualcuno già lo sapeva!
Sapevano che Roma era corrotta e che, in ogni centro abitato c’è una base di corruzione. Che non sia la Mafia ma abbia un altro nome, altri volti o altre voci, poco importa. La corruzione c’è , esiste, ed è un dato di fatto.
Chi sapeva tutto questo in anticipo?
Ovviamente i grandi del passato. Uno di loro, in particolare: Polibio, storico greco che narra gli avvenimenti di Roma. Affascinato dalla Città
Polibio
Polibio
Eterna e dalle sue vittorie, prosegue gli scritti di Timeo, altro storico romano.
Nel VI libro delle Storie, egli passa in rassegna l’organizzazione statale e militare dell’Impero, cercando di capire come sia riuscito a diventare ciò che è in poco più di cinquant’anni. Polibio inizia dicendo che tutti gli storici e i filosofi, solitamente, identificano tre forme di governo: Monarchia, Aristocrazia e Democrazia. Nulla da ridire sulla loro esistenza, nonostante siano un po’ limitate; manca qualcosa in questo quadro. La Corruzione.
La corruzione, secondo lo storico, genera altre tre tipologie di governo, fino ad ottenerne in tutto sei.
Secondo Polibio, l’uomo è un animale e, di conseguenza, mantiene gli stessi istinti degli altri animali, affiancati, però, dalla dote del raziocinio. Premesso questo, come i cinghiali e i lupi, ad un certo punto gli uomini hanno bisogno di riunirsi in “branchi/tribù” capeggiate dall’individuo più “forte/dominante”.
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Quando queste tribù mostrano segni di familiarità, cioè di affetto tra i propri membri, allora nasce la conoscenza del bene e del male. Da questa  scoperta si arriva alla legittimazione di un re, che viene identificato nella persona che più saggiamente, riesce a discernere i comportamenti dei membri. In seguito, nasce il concetto di “regalità” cioè di capacità sia fisiche che morali rispettabili da parte del popolo. Nel momento in cui queste cariche diventano ereditarie, si pensa che, chi nasce da persona valorosa e saggia, sia per sua natura simile a chi l’ha generato. Quando ciò non avviene si scelgono altri comandanti o capi in grado di sostituirsi ai predecessori. Proprio in questo passaggio arriva la corruzione: un individuo eredita i privilegi del padre e comprende di non doversi sforzare per dimostrare il proprio valore e si adagia nei vantaggi procuratigli dalla successione di sangue. L’animo si corrompe, allontanandosi dai valori di forza, lealtà e saggezza, generando malcontento nel popolo e, di conseguenza, la Monarchia si trasforma in Tirannide.

Per sfuggire a tale ordinamento “i più saggi” si riuniscono e cacciano il re, instaurando un’aristocrazia, il potere di pochi, superiori per qualità, in grado di reggere lo Stato e guidare il popolo. Dopo una prima generazione di “uomini giusti”, subentra il problema dell’ereditarietà, del diritto al potere che, di nuovo, porta con sé il seme della corruzione, traviando i successori che si adagiano nei privilegi e esigono senza anteporre il bene della comunità al proprio interesse. Da qui nasce il governo oligarchico, il governo dei pochi con grandi poteri. Anche in questo caso, il popolo si ribella e sviluppa un senso proprio della politica e decide di amministrare da sé il potere. Nasce la Democrazia.
A questo punto v’è da domandarsi: come è possibile che un intero popolo possa lasciarsi corrompere?
Molto semplice, spiega Polibio: è sempre per via dell’ereditarietà. Un popolo che “conquista” la propria libertà con le battaglie, ne 
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comprende il valore. Tuttavia, la generazione successiva, nasce già nella democrazia, quindi perde la capacità di comprenderne il vero valore, non sa a che prezzo è stata ottenuta la libertà. Di conseguenza, non la protegge ma la accetta come realtà dei fatti, cadendo nel governo dell’Oclocrazia. L’Oclocrazia è la degenerazione della Democrazia: non più il governo “del popolo” ma “della massa” quindi dell’incoerenza e della corruzione dei costumi e dei valori, con un desiderio spasmodico di beni e possedimenti, che rendano alcuni individui più potenti di altri.

Secondo Polibio, Platone e Aristotele, a questo livello di corruzione corrisponde un’unica soluzione: il ritorno al governo di uno solo, saggio, valoroso e “pio” (inteso come fedele alle tradizioni, agli dei, al popolo e allo Stato).
Il circolo vizioso della corruzione è inarrestabile, perché insito nella natura umana, impossibile da evitare, perché difficilmente si potranno avere in successione regnanti degni di tale ruolo per diritto ereditario. Secondo il legislatore Licurgo. è possibile avere un “buon governo” ma, per istinto naturale, questo è destinato a degenerare nella corruzione e nella forma negativa di se stesso: che sia Monarchia, Aristocrazia o Democrazia.

Pensando al presente, ci potremmo chiedere come mai esista ancora la corruzione. I governi vengono eletti, non più tramandati per successione, e dovrebbero rappresentare sempre il “buon governo”. Eppure, la Corruzione si mantiene ben salda, attaccata a tutto ciò che è potere, denaro e privilegi. Seguendo la logica di Polibio e Licurgo le risposte sono due:

  • Le nostre elezioni non vengono dalla rivolta, dal malcontento che porta al colpo di Stato. Vengono dal desiderio di cambiare,affidandoci al male minore. Ci vengono proposti dei candidati e dobbiamo scegliere. Non c’è più la ricerca dell’individuo più saggio e meritevole, perché quello se ne sta ben lungi dalla politica, ben sapendo che il buon governo non sarebbe attuabile in nessun caso. Di conseguenza, i nuovi eletti possono ottenere potere e privilegi automaticamente. In questo passaggio la corruzione è quasi legalizzata attraverso la concessione di vantaggi non guadagnati ma, per diritto di successione elettorale al potere, concessi a priori.
  • Come seconda motivazione, abbiamo la “corruzione naturale”. L’uomo, essendo dotato di raziocinio, tende ad essere corrotto per sua stessa natura, perché il suo istinto lo spinge a desiderare sempre più di ciò che può ottenere. Se in un branco (di lupi o di leoni) il più forte sconfigge e domina gli altri individui, il potere passerà solo al maschio più forte, colui che riuscirà a sconfiggere il predecessore. Tutti gli altri, comunque, resteranno subordinati senza desideri maggiori. Il vantaggio della ragione, nel caso dell’uomo, è anche uno svantaggio, perché porta ogni individuo a voler spiccare rispetto alla massa.
Tirando le somme: non è consigliabile attuare un colpo di Stato perché dovrebbe essere condotto in armi in un periodo dove non è pensabile perché la vera battagli si gioca non in guerra ma in Borsa. Il dominio è affidato all’economia che è una tirannide senza corpo fisico e quasi impossibile da spodestare. Seguendo la logica di Polibio, al momento dovremmo essere nella fase dell’Oclocrazia, il potere alle masse, rappresentate da chi vuole sempre di più, mentre il popolo si disgrega cercando di stare a galla in una politica che ha già decretato il nuovo potere ristretto e corrotto.


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