venerdì 10 maggio 2019

Plauto. Molti hanno preso quest'abitudine: una riparazione da nulla la rinviano di continuo, finché un bel giorno i muri crollano: allora si rifà la casa da cima a fondo.

Molti hanno preso quest'abitudine: una riparazione da nulla la rinviano di continuo, finché un bel giorno i muri crollano: allora si rifà la casa da cima a fondo.
Plauto, Mostellaria, 88-117


Perdiamo il certo, mentre corriamo dietro all'incerto.
Certa mittimus, dum incerta petimus.
Plauto, Pseudulus, v. 685


Stolti che siamo! Non ci rendiamo conto dell'abbaglio che prendiamo, quando desideriamo ardentemente ottenere qualcosa. Come se potessimo sapere quale sia il nostro utile! Lasciamo il certo per correre dietro all'incerto. Ed ecco quel che accade: che mentre noi ci affatichiamo e peniamo, giunge furtivamente la morte.
Plauto, Pseudulus


Non sono davvero piccola cosa i piaceri di cui godiamo nel corso della vita, in confronto alle pene? Così è stabilito per tutti, nella vita degli uomini, così hanno voluto gli dèi: che il dolore segua come compagno al piacere. Che anzi, mali e disgrazie si presentino subito in maggior numero, se mai capita un po’ di bene.
Plauto, L'Anfitrione


Una donna ha bisogno dello specchio quando non ha fiducia in se stessa e nella sua età; ma a che serve lo specchio a te che sei lo specchio più bello in cui ci si possa specchiare?
Plauto, Mostellaria 


E subito, come la pioggia, venne l'amore, e mi è filtrato sino in fondo al petto, ha inzuppato ogni mia ragione. Che anzi, queste travi sono marce per l'umido, e non vedo come si possa rappezzare l'edificio senza che crolli tutto definitivamente: è guasto dalle fondamenta, e nessuno mi può aiutare. Mi piange il cuore quando penso a quel che sono ora e a quello che ero. Ora non valgo più nulla, e di questo non posso ringraziare che me stesso.
Plauto, Mostellaria 


Il nome è un presagio. 
Nomen est omen.
Plauto, Persa, 625


Amor amara dat.
L'amore da amarezze
Plauto


Pensa a quanto è saggio un topolino:
non affida mai la sua vita a un solo buco.
Plauto, Truculentus, vv. 868-869
Cogitato, mus pusillus quam sit sapiens bestia:
aetatem qui non cubili <uni> umquam committit suam.


Non c'è ospite tanto gradito che non diventi scomodo dopo tre giorni.
Nam hospes nullus tam in amici hospitium devorti potest
quin, ubi triduom continuom fuerit, iam odiosus siet.
Plauto, Miles gloriosus, 741-742

Giovanotto, tu sei innamorato in un modo curioso, se ti vergogni davvero di quello che fai. 
No, tu non ami, non sei innamorato, Pleusicle. Tu sei l’ombra di un innamorato.
Tito Maccio Plauto, Miles Gloriosus


L'amante è come il pesce: pessimo se non è fresco.
Plauto
Quasi piscis, itidemst amator lenae: nequam est, nisi recens.


Ogni uomo è un lupo nei confronti di un altro uomo.
Lupus est homo homini.
Plauto


Filosseno: Lido, i costumi ora sono cambiati.
Lido: Lo so bene: perché allora uno aspettava di venir eletto a una carica prima di cessare di obbedire al suo maestro. Ora, invece, prima ancora che abbia sette anni, se solo osi toccarlo con la mano, ti rompe la tavoletta in testa. E se vai a lamentarti dal padre, questo qui dice poi così al figlio: "Sei proprio degno di me per come ti sai difendere dalle offese". E il maestro viene richiamato: "Vecchio inutile, non azzardarti a toccare il ragazzo, quando si comporta con ardore". E il maestro se ne va zampillante di sangue come una lucerna con lo stoppino che cola. Proclamata la sentenza la corte si ritira. In queste condizioni un maestro come fa a esercitare la propria autorità, se è lui stesso per primo a prenderle?
Plauto, Bacchides, vv. 437-449

Lido, schiavo del vecchio Filosseno e maestro del giovane Lido, informa il padrone della vergognosa condotta dell'allievo, che ha preso a frequentare delle prostitute, le sorelle Bacchidi. Filosseno non è affatto inviperito con il figlio, anzi, lo giustifica asserendo che "ci sarebbe più da stupirsi se a quell'età certe cose non le facessero" (da vv. 409-410).


Colui che gli dei amano, muore giovine.
Quem dî diligunt
Adulescens moritur.
Plauto, Bacchides, IV, 4, 786-787;
citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1921




"3 minuti di cultura".
Questa volta parliamo di un sostantivo comunissimo della lingua italiana, la parola "sosia".
Il significato lo sappiamo tutti, ma vale la pena ricordare la sua origine, che va ricercata nell'opera "Anfitrione", celeberrima commedia di Plauto. Qui fa la sua comparsa il personaggio di Sosia, servo del protagonista, vittima del raggiro del dio Mercurio.

https://youtu.be/VJQ9LEYwgOA



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