Certi libri ti crescono dentro prima che tu li riconosca. All'inizio si presentano camuffati da emozioni destinate a perdersi, poi lentamente conquistano uno spazio stabile e aderiscono alla tua vita, finché non puoi fare a meno di prenderne atto. Allora è come se riempissi un foglio già pronto scrivendo sotto dettatura. Credo sia andata così anche con queste pagine su don Lorenzo Milani: dieci capitoli, composti in seconda persona, a partire dai luoghi più rappresentativi della sua esistenza, intervallati da altrettante risonanze recuperate dai miei diari di viaggio intorno al mondo. Eppure c'è stato un momento che, a posteriori, considero decisivo: il giorno in cui la presenza di don Milani mi sembrò talmente forte da risultare ineludibile.
Quell'anno, non essendo commissario agli esami di Stato, avevamo anticipato le vacanze estive. Eravamo partiti in macchina da Roma. Superata Firenze, uscimmo a Barberino del Mugello deviando verso Barbiana. Fu una scelta improvvisa ma, come spesso mi capita, allo stesso tempo lungamente premeditata.
Eraldo Affinati, L'uomo del futuro
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