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è interessante che Sabina si indirizzi nei suoi dialoghi iniziali al suo Angelo custode...al suo Daimon...
uno dei passi del film che mi ha commosso è stato quando il piccolo bambino autistico dopo i numerosi tentativi della dottoressa ...finalmente apre i pugni per comunicare con la piccola scimmietta ....e qui la profondità del pensiero psicanalitico è incommensurabile ..qui l'anima mundi irrompe sulla scena
http://youtu.be/DaSabC5r1_Q
Daniele Silvestri "Tutta colpa di Freud"
http://youtu.be/sjFPZ7L3kVs
http://youtu.be/sjFPZ7L3kVs
"Ciò che è percepito come amore si regge sulla convinzione di essere amati".
Nicolle Kress-Rosen, La passione di Sabina. Freud, Jung e Sabina Spielrein, La Tartaruga edizioni, pag. 36
«[…] non mi è dato di amare senza nessun altro fine se non l’amore stesso, senza bisogno di giustificare il mio comportamento, senza bisogno di promettere nulla.» "Io cerco la persona che sia capace di amare l'altro senza per questo punirlo, senza renderlo prigioniero o dissuaderlo; cerco questa persona DEL FUTURO che sappia realizzare un amore indipendente dai vantaggi o svantaggi sociali, affinché l'amore sia sempre fine a se stesso e non solo il mezzo in vista di uno scopo."
Carl Gustav Jung a Sabina Spielrein
Prendimi l'anima è un film biografico diretto da Roberto Faenza, ispirato alla figura della psicoanalista russa Sabina Spielrein e al suo rapporto sia terapico che amoroso con Jung. Gli interpreti principali sono Emilia Fox e Iain Glen.
è interessante che Sabina si indirizzi nei suoi dialoghi iniziali al suo Angelo custode...al suo Daimon...
http://youtu.be/G5SCmQl4tyg
" Fanciulla, dimmi di nuovo
cosa può crescere senza pioggia?
cosa può ardere per molti anni?
cosa può bramare e piangere senza lacrime?
Giovane sprovveduto, perché domandare ancora?
E la pietra che può crescere senza pioggia
E lamore che può ardere per molti lunghi anni
Ed é Il cuore che può bramare e piangere senza lacrime...""
Le parole sono in Yddish (o giudeo-tedesco, una lingua germanica parlata dagli ebrei dell'europa orientale), mentre la musica appartiene alla tradizione russa: la stessa balalaika è uno strumento musicale di origini russe.
Un giovane uomo riflette, tutta la notte
sarebbe sbagliato, si domanda, o forse giusto
dovrebbe rivelarle il suo amore, osare scegliere
e lei lo accetterebbe, oppure no?
Tumbala, tumbala, tumbalalaika,
Tumbala, tumbala, tumbalalaika
tumbalalaika, suona balalaika
suona, balalaika, cerchiamo di essere allegri.
Fanciulla, dimmi di nuovo
cosa può crescere senza pioggia?
cosa può ardere per molti anni?
cosa può bramare e piangere senza lacrime?
Giovane sprovveduto, perché domandare ancora?
E la pietra che può crescere senza pioggia
E lamore che può ardere per molti lunghi anni
Ed é Il cuore che può bramare e piangere senza lacrime.
http://youtu.be/DaSabC5r1_Q
Sabina Spielrein Rostov (Russia) 1885 - 1942
SABINA SPIELREIN FU UNA GIOVANE PAZIENTE E ALLIEVA DI GUSTAV JUNG, che da un profondo personale percorso di auto-guarigione, costruì la propria riflessione teorica e la professione psicoterapeutica. Fu medico psichiatra e musicologa. «L’estensione e la forza attiva dell’inconscio sono differenti nei singoli individui. Non si può dire quale sia più “alto” o più “profondo”, se il subconscio o l’inconscio. Sono delle istanze differenti, anche opposte in un certo senso. Per l’attività professionale non importa tanto la classificazione, quanto la comprensione intuitiva del malato perché LA PSICOTERAPIA PRATICA È UN’ARTE DI GUARIGIONE»
da Lettere a Jung, in A. Carotenuto, Diario di una segreta simmetria, Astrolabio-Ubaldini, p. 207
«il mondo va così, perciò è difficile trovare la propria strada nella vita pratica partendo dai sogni, tranne che nelle creazioni musicali»
Lettere a Jung, in A. Carotenuto, cit, p. 221
Figlia di un commerciante ebreo e di una medico odontoiatra che rinuncia al suo lavoro per dedicarsi alla famiglia (avendo cinque figli, tre maschi e due femmine) Sabina si ammala di nevrosi durante l’adolescenza, in seguito alla morte della sua sorella minore, Emilia, di soli quattro anni. Nell’agosto 1904 viene ricoverata per “isteria psicotica” nella clinica psichiatrica Burghölzli di Zurigo, ove rimane per quasi un anno. Essendo molto benestante, la famiglia sceglie questa clinica perché allora considerata tra le migliori in Europa e una delle poche a fare uso di “TERAPIE BASATE SULLA PAROLA”. In essa opera l’ancora trentenne CARL GUSTAV JUNG, CHE SI DEDICA CON GRANDE DEDIZIONE A QUESTA SUA GIOVANE PAZIENTE AIUTANDOLA AD EMERGERE, NEL GIRO DI SOLI OTTO MESI, DAL SUO PROFONDO STATO DI MALESSERE PSICOTICO CON SCHIZOFRENIA ED ANORESSIA. Tra i due si stabilisce uno scambio emozionale molto intenso e Sabina, con la sua ampia intelligenza, cattura tutto l’interesse del giovane medico lasciando un segno profondo nella sua vita e nella storia della psicologia analitica.
Ritrovata una nuova spinta vitale SABINA DECIDE DI DEDICARSI ALLO STUDIO DELL’ESSERE UMANO. Si iscrive all’Università di Zurigo, dove si laurea in medicina e specializza in psichiatria, nel 1911, scrivendo una tesi originale su IL CONTENUTO PSICOLOGICO DI UN CASO DI SCHIZOFRENIA, LA PRIMA TESI AD AVERE PER ARGOMENTO QUESTA MALATTIA. Nello stesso anno la tesi viene pubblicata sullo Jahrbuch e SABINA DIVIENE COMPONENTE DELLA SOCIETÀ DI PSICOANALISI DI VIENNA. NEL SAGGIO AL DI LÀ DEL PRINCIPIO DI PIACERE DEL 1920, FREUD L’AVREBBE CITATA AFFERMANDO CHE «UNA PARTE NOTEVOLE DI QUESTE SPECULAZIONI È STATA ANTICIPATA DA SABINA SPIELREIN, in un lavoro ricco di contenuto e di idee che purtroppo non mi è del tutto chiaro. Essa definisce l'elemento sadico della pulsione sessuale come “distruttivo”» (Boringhieri 1975, p.88).
Dopo la sua guarigione Sabina Spielrein e Jung (che era già sposato) hanno una storia d’amore che dura sette anni. La rottura arriva quando Jung si rifiuta di mettere al mondo, realmente non solo simbolicamente, Sigfrido, il desiderato figlio “ideale”, unione della razza semitica e ariana, che avrebbe dovuto incarnare l’immagine dell’eroe solare e la cui idea era nata dalla condivisa passione dei due amanti per Wagner. Dopo la loro rottura, Jung e Spielrein intraprendono una interessante corrispondenza epistolare di tipo esclusivamente professionale (Sabina studia e traduce le opere di Jung) che dura fino al 1919.
Nel 1909 Sabina, che allora lavorava come assistente presso la stessa clinica di Zurigo in cui si era curata, aveva intanto incontrato anche Freud, con il quale rimane in corrispondenza professionale fino al 1923. IN UNA DELLE PRIME LETTERE LA GIOVANE DONNA COSÌ GLI SCRIVE A PROPOSITO DELLA RELAZIONE TRA LEI E JUNG: «IL DR. JUNG QUATTRO ANNI E MEZZO FA ERA IL MIO MEDICO, POI DIVENNE UN AMICO E IN SEGUITO “POETA”, CIOÈ AMANTE. ALLA FINE MI CONQUISTÒ E TUTTO ANDÒ COME DI SOLITO ACCADE NELLA “POESIA”. Egli predicava la poligamia, sua moglie sarebbe stata d’accordo etc. etc., ma mia madre ricevette una lettera anonima, scritta in ottimo tedesco, nella quale si diceva di salvare sua figlia che avrebbe potuto essere rovinata dal Dr Jung» (Lettere a Freud, in A. Carotenuto, cit, p. 233). Dalle lettere di Freud emerge come questi considerasse Sabina una collega molto competente: «Raymond de Saussurre potrebbe essere l’unica persona competente dopo di lei» (p.281), le scrive tra l’altro.
PRIMA DI RIVOLGERE «I SUOI SFORZI PER UN’ATTIVITÀ PEDAGOGICA», COME FREUD LE CONSIGLIAVA, SABINA SENTE IL BISOGNO DI COMPIERE UN’ULTERIORE TAPPA DELLA SUA EVOLUZIONE PERSONALE TROVANDO UN LUOGO DOVE «ABBANDONARMI COMPLETAMENTE». E DECIDE DI TROVARLO NELL’ESPRESSIONE ARTISTICA: TORNA AD OCCUPARSI DI MUSICA, ANCHE SUONANDO E COMPONENDO PERSONALMENTE. In una lettera del 1909 Sabina rivelava a Freud: «È STATO WAGNER A PORTARMI NELL’ANIMA IL DEMONIO CON TERRIBILE CHIAREZZA. VOGLIO FARE A MENO DELLE METAFORE, PERCHÉ FORSE LEI RIDERÀ DELLA ESUBERANZA DEI MIEI SENTIMENTI. IL MONDO INTERO ERA PER ME COME UNA MELODIA: CANTAVA LA TERRA, CANTAVA IL LAGO, CANTAVANO GLI ALBERI, RAMO PER RAMO»
Lettere a Freud, in A. Carotenuto, cit, p. 245.
Nelle lettere “professionali” tra lei e Jung (in cui questi veniva appellato “caro Dottore”) SABINA APPROFONDISCE LA SUA RIFLESSIONE TEORICA ED ANCHE ELABORA IL DISTACCO DALLA SUA ILLUSIONE AMOROSA PER LUI. In una lettera del gennaio del 1918 gli scrive: «anche il subconscio può sbagliare. Il subconscio è vittima della suggestione, cioè può essere indotto a cercare la soluzione del problema in una forma “più elevata” o “più bassa”. COSÌ IL MIO PENSIERO E IL MIO SENTIMENTO SUBCONSCI ERANO TANTO INFLUENZATI DA LEI CHE CERCAVO LA SOLUZIONE DEL PROBLEMA DI SIGFRIDO SOTTO FORMA DI BAMBINO REALE. […] Questo atteggiamento subconscio può essere mutato nello stesso individuo in seguito all’elaborazione conscia o all’influenza suggestiva. COSÌ ALLA FINE LEI HA UCCISO IL SIGFRIDO “REALE”, COME LEI STESSO MI HA DETTO (è la prova che anche lei ne aveva uno “reale”), CIOÈ LO HA IMMOLATO IN FAVORE DI QUELLO SUBLIMATO. IO INVECE NEI MIEI SOGNI HO UCCISO L’UOMO CHE DOVEVA DIVENTARE IL PADRE DI SIGFRIDO, E POI NELLA REALTÀ NE HO TROVATO UN ALTRO.»
Lettere a Jung, in A. Carotenuto, cit, p. 215-216
Sabina si è intanto trasferita a Vienna, dove nel 1912 sposa Pavel Scheftel, un medico russo di origini ebraiche come lei. Dalla loro unione nascono nel 1913 Renate (il cui nome, come scrive a Jung, significa “rinata” e che è, per lei, la figlia reale che avrebbe ricompensato la non nascita di Sigfrido) ed Eva nel 1924.
Nei primi anni Venti Sabina si trasferisce a Mosca. Quando nel 1924 Stalin dichiara la psicoanalisi fuori legge, Sabina continua a praticarla in privato illegalmente. In questi anni fonda “l'Asilo Bianco” insieme a Vera Schmidt (Starokonstantinov 1889 - Mosca 1937), una delle figure principali nel movimento psicanalitico russo. L’ASILO BIANCO È UN OSPEDALE PSICHIATRICO, MA ANCHE UN LUOGO DI FORMAZIONE, CARATTERIZZATO DAL FATTO DI AVERE MOBILI E PARETI DIPINTE DI BIANCO E DI MIRARE A VOLERE EDUCARE I BAMBINI A ESSERE LIBERI. In esso Sabina e Vera sperimentano, con un certo successo, metodi pedagogici derivati dalla loro approfondita conoscenza della psicoanalisi.
Accusato di praticare principi educativi contrari alla dottrina del partito, l’Asilo Bianco viene chiuso dalle autorità sovietiche, nonostante pare che Stalin vi avesse iscritto anche il proprio figlio Vasily.
Nel 1937 muore sia l’amica e collega Vera sia uno dei fratelli di Sabina, Isaac Spielrein, psicologo sovietico e pioniere della psicologia del lavoro, che viene deportato e ucciso. Anche il marito, poco dopo, muore a causa delle “purghe” staliniane. Nel 1941, durante l’occupazione tedesca, Sabina, torna a vivere a Rostov sul Don e, quando i tedeschi arrivano anche qui, sembra che si sia rifiuta di fuggire, non credendo possibile (lei che aveva sognato l’unione tra semiti e ariani nel figlio ideale di lei e Jung!) il genocidio nazista contro gli ebrei. MUORE NELL’AGOSTO DEL 1942 NELLA SINAGOGA DI ROSTOV, DOVE I NAZISTI FUCILANO SOMMARIAMENTE TUTTA LA POPOLAZIONE EBREA DEL PAESE. INSIEME A LEI ERANO LE SUE DUE GIOVANISSIME FIGLIE.
Sabina Spielrein è stata autrice attenta e acuta sia di lavori molto specialistici e dettagliati che di molta scrittura privata: diari e lettere. Dai suoi scritti emerge un percorso esistenziale che ha il coraggio di non trascurare niente della complessa e articolata vita della psiche. Scrittura privata e riflessione teorica sono per lei strumenti di incessante trasformazione e crescita di consapevolezza, e sono rivolti alla RICERCA DI CIÒ A CUI PIÙ LEI AMBISCE: UNA SANA E ARMONIOSA UNITÀ TRA MONDO “ISTINTUALE” E REALTÀ.
Le immagini dei sogni e le contraddizioni della sua anima sono materia di continua analisi personale, che “emerge” nel diario, viene “discussa” nelle lettere e si sviluppa in un discorso teorico che guarda senza reticenze alla pluralità e ambivalenza della vita. SABINA RITIENE CHE I DESIDERI RIMOSSI, CONSIDERATI “IMMORALI E INSOPPORTABILI DALLA COSCIENZA” TALVOLTA AFFIORANO SOTTO FORMA DI SOGNI: «SOLTANTO GRAZIE AI SIMBOLI DEL SOGNO HO CONCESSO IL DIRITTO DI ESISTENZA A DELLE ESIGENZE DEL MIO ESSERE A LUNGO REPRESSE». E scopre anche che: «dall’altro lato, se analizziamo nella direzione opposta, TROVIAMO NEL CONSCIO SECONDARIO (SUBCONSCIO) TUTTI I PROBLEMI PROFONDAMENTE ETICI, I PROBLEMI DI ORIENTAMENTO E TUTTA LA SAGGEZZA ATAVICA, DELLA QUALE NON CI RENDIAMO CONTO PERCHÉ IL NOSTRO CONSCIO È SOLO UNA PARTICELLA PICCOLISSIMA DI QUESTO ENORME SISTEMA COORDINATO, LA PARTICELLA CHE CI È NECESSARIA IN OGNI MOMENTO PER ADATTARCI AL PRESENTE. E COS’È IL PRESENTE?»
Lettere a Jung, in A. Carotenuto, cit, p. 202.
Fonti, risorse bibliografiche, siti
Sabine Spielrein, Comprensione della schizofrenia e altri scritti, Napoli, Liguori 1986
Aldo Carotenuto, Diario di una segreta simmetria, Astrolabio-Ubaldini 1980
Kress-Rosen Nicole, La passione di Sabina. Freud, Jung e Sabina Spielrein, Milano, La Tartaruga 1997
Luciano Mecacci, Casa Rjabu_inskij e l’Asilo psicoanalitico di Mosca negli anni Venti, «Psicologia Contemporanea», maggio-giugno 1998
F. Molfino, Sabina Spielrein, la paziente, in Psicoanalisi al femminile, a cura di Silvia Vegetti Finzi, Roma-Bari, Laterza 1992
Prendimi l’anima, (film), regia di Roberto Faenza, Arcanafiction, 2003
Oggi voglio essere felice. Sabina Spielrein, Jung, Freud, opera teatrale di Maria Inversi, 1999
My name was Sabina Spielrein, (documentario), di Elizabeth Martòn
Giovanna Providenti
È autrice di La porta è aperta. Vita di Goliarda Sapienza (premio Calvino 2009, Villaggio Maori Edizioni, 2010). Si è laureata in lettere e filosofia a Milano e dottorata in Dottrine politiche e questione femminile all'Università Roma Tre. Ha collaborato per anni al mensile «Noidonne» e al master in gender studies di Roma. Oggi si occupa di processi di cura, di scienze della salute e di cultura della nonviolenza. Ha pubblicato racconti e numerosi saggi in riviste e libri e curato due volumi: La nonviolenza delle donne (Lef, 2006) e Spostando mattoni a mani nude. Per pensare le differenze (Franco Angeli, 2003).
Di Giovanna Providenti
http://www.enciclopediadelledonne.it/index.php?azione=pagina&id=951
Nel 1980 Aldo Carotenuto pubblicò un libro tanto interessante quanto importante: DIARIO DI UNA SEGRETA SIMMETRIA. SABINA SPIELREIN TRA JUNG E FREUD. Degli ultimi due si è detto tanto, i loro nomi sono ormai noti sia agli esperti che ai profani di psicanalisi. Mi piacerebbe invece spendere qualche parola per l’unica donna in questione, Sabina Spielrein. Il libro di Carotenuto, nella versione in italiano, presenta il diario di Sabina e lettere spedite a Jung e Freud. La versione tedesca, invece, contiene anche le lettere che Jung spedì alla Spielrein. A quasi trent’anni di distanza, questo libro non ha smesso di suscitare curiosità e interesse negli studiosi, come nel pubblico comune e nel mondo dello spettacolo. Esso ha infatti rivelato, per la prima volta, UN EPISODIO SIGNIFICATIVO DELLA STORIA DELLA PSICANALISI, UN EPISODIO CHE È AL TEMPO STESSO UNA COMPLESSA VICENDA UMANA IN CUI SI INTRECCIANO UNA GUARIGIONE ANALITICA, L’ESPLOSIONE DI UN AMORE IMPOSSIBILE e la nascita di grandi idee del nostro tempo.
Sabina Spielrein nacque a Rostov sul Don (Russia) nel 1885, figlia di un ricco mercante ebreo. DURANTE L’ADOLESCENZA RICEVETTE LA DIAGNOSI DI “ISTERIA PSICOTICA” A SEGUITO DI GRAVI PROBLEMI COME ALLUCINAZIONI, ECCESSI DI RISO, URLA E PIANTO E, INFINE, DI DEPRESSIONE. Ricoverata nella clinica psichiatrica di Zurigo, il Burghölzli, PER QUASI UN ANNO, FU SOTTOPOSTA A TRATTAMENTO PSICANALITICO DAL DOTTOR JUNG. LA PSICANALISI ERA ALLORA AGLI INIZI E NÉ JUNG NÉ SABINA CONOSCEVANO BENE LA TESI DEL TRANSFERT E DEL CONTROTRANSFERT. SABINA GUARISCE E SI RIAPPROPRIA DI SÉ GRAZIE ALLA PAROLA, MA QUELLO CHE EMERGE DALLE LETTERE È L’AMORE INTENSO IN CUI I DUE, PAZIENTE E ANALISTA, SI RITROVANO IMPRIGIONATI, INCAPACI DI GESTIRE, CAPIRE, INCANALARE. GRAZIE ANCHE AI CONSIGLI DI FREUD, JUNG TRONCA DOPO SETTE ANNI LA SUA RELAZIONE SCONVENIENTE CON SABINA (ALL’EPOCA JUNG ERA GIÀ SPOSATO). Ritorniamo alla Spielrein. Per molti anni la sua figura è rimasta nell’ombra e solo negli ultimi anni i riflettori si sono accesi sulla storia di questa piccola grande donna. DOPO ESSERE GUARITA E DOPO AVER ATTRAVERSATO LA BURRASCA E LA SOFFERENZA DI UN AMORE IMPOSSIBILE, SABINA NEL 1911 SI LAUREA IN MEDICINA CON UNA TESI SU UN CASO DI SCHIZOFRENIA. Nello stesso anno diviene membro della Società di Psicoanalisi di Vienna, dove si trasferisce. Nel 1912 sposa il medico Pavel Scheftel, da cui ha due figlie, Renate ed Eva. Dieci anni più tardi la coppia tornò in Russia, per stabilirsi a Rostov sul Don. NELLA SUA CITTÀ NATALE, LA SPIELREIN FONDÒ UN OSPEDALE PSICHIATRICO PER BAMBINI, L’ASILO BIANCO. L’asilo bianco rappresenta un esperimento ambizioso in cui Sabina non smise mai di credere: IN ESSO I BAMBINI VENIVANO FATTI CRESCERE IN ASSOLUTA LIBERTÀ, PER AIUTARLI A DIVENTARE UOMINI VERAMENTE LIBERI. Il sogno dell’asilo bianco fu però interrotto durante gli anni della dittatura di Stalin; IL REGIME FECE CHIUDERE L’ASILO E BANDÌ LA PSICOANALISI, inoltre non risparmiò la famiglia di Sabina: due suoi fratelli furono deportati ed uccisi. A Sabina il destino non riservò una fine migliore: morì, nel 1942, fucilata dai nazisti in una sinagoga, insieme alle sue figlie e ad un altro centinaio di ebrei. L’opera di Sabina ha fortemente influenzato il pensiero di Freud e di Jung. IN AL DI LÀ DEL PRINCIPIO DEL PIACERE FREUD CITA LA SPIELREIN (lo fa una sola volta in tutta la sua opera) SPIEGANDO CHE NEL SUO RICCO E INTENSO LAVORO, CHE SFORTUNATAMENTE NON MI È DEL TUTTO CHIARO, SABINA SPIELREIN AVEVA ANTICIPATO UNA CONSIDEREVOLE PARTE DELLE SUE MEDITAZIONI ED AVEVA ANCHE NOTATO UNA COMPONENTE SADICA DELLA PULSIONE SESSUALE COME UNA “PULSIONE DISTRUTTIVA”. INOLTRE, LA SUA RELAZIONE CON JUNG EBBE CONSEGUENZE SULLO SVILUPPO DEL CONCETTO DI CONTROTRANSFERT E SULL’ELABORAZIONE DEL CONCETTO DI PULSIONE DI MORTE FORMULATO DALLO STESSO FREUD.
La storia professionale e umana di Sabina è stata raccontata in numerosi libri e ha trovato posto anche in LAVORI TEATRALI COME SABINA (1988) DI SNOO WILSON E THE TALKING CURE ( 2003 ) DI C. HAMPTON.
Discreto successo ha ottenuto nel 2002 il regista Roberto Faenza e il suo film “Prendimi l’anima”, con Emilia Fox nei panni di Sabina e Iain Glen in quelli del dottor Jung.
A breve uscirà un nuovo film ispirato alla storia di Sabina, girato da David Cronenberg con Keira Knightley nei panni della psicanalista russa.
E’ interessante notare come negli ultimi anni –finalmente- le storie di donne importanti, come Sabina, hanno ritrovato nuova luce e soprattutto posto accanto a quello dei grandi uomini di sempre.
In una semplice frase di Sabina possiamo racchiudere la sua vita, la sua sofferenza e il suo lavoro:
QUANDO MORIRÒ VOGLIO ESSERE SEPPELLITA SOTTO UNA QUERCIA, E VOGLIO CHE QUALCUNO SCRIVA: “ANCHE LEI ERA UN ESSERE UMANO.”
http://www.letteratu.it/2011/03/la-storia-di-una-donna-sabina-spielrein/