Nelle tradizioni artistiche
filosofiche religiose più significative, a qualsiasi orizzonte esse
appartengano, al culmine del cammino (si chiami Grande Opera, Grande Mistero o
altro) L'EPOPTEIA, LA RIVELAZIONE DELLA SAGGEZZA DIVINA CONCEDE L'ESPERIENZA
DEL SÉ, CIOÈ L'ESPERIENZA CHE COMPRENDENDO E REALIZZANDO IL SENSO DELLA PROPRIA
VITA, SI RITROVA ANCHE IL SENSO DEL TUTTO DEL QUALE LA PROPRIA SINGOLA VITA FA
PARTE. Jung parla di ENTELECHIA che si raggiunge a coronamento del processo di
individuazione (in cui IL SINGOLO RICONOSCE LO STATO DI NON SEPARAZIONE, DI NON
DIVISIONE DAL TUTTO). L'iniziato, colui che ha ottenuto prima della morte la
vera conoscenza, e ha raggiunto così l'individuazione, «... essendo non-diviso
, dunque senza le parti o membra che componevano la sua forma terrena
(sottomessa alla quantità: contato, pesato, diviso), È LIBERATO DALLE
CONDIZIONI DELL'ESISTENZA INDIVIDUALE (...). L'essere non è affatto assorbito
quando ottiene la liberazione, anche se così può sembrare dal punto di vista
della manifestazione, per la quale la trasformazione appare come una
distruzione (...) è invece dilatato oltre ogni limite... poiché ha
effettivamente realizzato la pienezza delle sue possibilità.» (R. Guénon ,
L'Homme et son devenir selon le Vêdânta, 1925 , tr. it. 1992).
L'INDIVIDUO NON È ALTRO CHE LA
SPECIFICA ATTUAZIONE DI UNA POTENZIALITÀ CUSTODITA FIN DALL'INIZIO IN SENO
ALL'ASSOLUTO, anche se tale attuazione viene descritta in termini di
separazione, caduta, distacco, assunzione di forme sempre più stringenti,
sottili prima, materiali poi. E reciprocamente il percorso inverso del ritorno
all'unità può essere descritto come perdita progressiva delle determinazioni e
delle differenze specifiche assunte in precedenza.
Naturalmente si tratta di
espressioni metaforiche. Infatti, mai l'individuo potrebbe realmente uscire e
staccarsi dal principio per la semplice insuperabile ragione che oltre il
principio non c'è niente e che il principio non ammette un oltre . E
l'assunzione di forme individuali (in una parola l'individuo) è dunque un
evento completamente interno al principio dal quale non poteva separarsi e al
quale di conseguenza non poteva ricongiungersi. Così IL COSIDDETTO PERCORSO
DELLA LIBERAZIONE O TRASFORMAZIONE, DEVE ESSERE INTESO SIMBOLICAMENTE COME UNA
SORTA DI RIAPPROPRIAZIONE DELLO STATO PRECEDENTE A QUELLO DELLA MANIFESTAZIONE
DELLA FORMA. Lo stato della forma non viene distrutto, o riassorbito perché
niente si era mai in realtà allontanato. L'unica possibilità è una radicale
intensificazione di ciò che si è, rompere ogni argine frapposto alla completa
realizzazione, evitare la fissazione a metà strada. Dunque, il singolo
individuo in cui si esprime necessariamente una realizzazione del Tutto (o del
Principio) senza che con ciò il Tutto (o il Principio) si allontani da sé e si
frantumi, può scoprire, riconoscere, vivere il rapporto interno con il Tutto (o
con il Principio), proprio a partire da ciò che egli realizza in sé stesso.
Perché sia la formazione sia la
tras-formazione risiedono da sempre in seno al Tutto, e la liberazione o la
felicità consiste nella raggiunta consapevolezza (che investe tutto l'essere
individuale) che l'individuo è nel tempo stesso necessario e non necessario e
che egli deve vivere nell'unione con il Tutto il senso di ciò che ogni
individuo è.
Maria Pia Rosati da il filo di
atopon
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