Giovane e laureato? Solo in
Italia non guadagni di più. In termini di reddito aggiuntivo per i giovani
laureati, L’ITALIA È LA
PEGGIORE FRA I PAESI OCSE.
Ancora cattive notizie per i
giovani laureati italiani. IL NOSTRO PAESE È IL FANALINO DI CODA FRA I PAESI
PER QUANTO RIGUARDA IL REDDITO AGGIUNTIVO PERCEPITO DA UN GIOVANE LAUREATO (grafico
2) NON
SORPRENDE QUINDI CHE L’ITALIA RISULTI FRA GLI ULTIMI PAESI EUROPEI PER
PERCENTUALE DI GIOVANI (30-34 ANNI) LAUREATI, APPENA IL 21,7% DEL TOTALE,
MEGLIO SOLO DELLA REPUBBLICA CECA. Non solo, rispetto al 2005, questo
numero è aumentato di soli 4,5 punti percentuali.
Grafico 1- Percentuale di giovani
(30-34 anni) laureati
Dati: 2012
Se guardiamo al grafico 2, IL POSSESSO DELLA
LAUREA DIMOSTRA DI ESSERE “GARANZIA” DI MAGGIORE REDDITO IN TUTTI I PAESI OCSE.
Tuttavia se per alcuni questo beneficio è più marcato per i lavoratori più
giovani (ad esempio è il caso della Svizzera), in altri paesi sono i lavoratori
più anziani che percepiscono maggior reddito aggiuntivo grazie alla laurea
(l’Italia rientra in questa categoria).
Tuttavia, quello che più stupisce
del caso italiano è la MARCATA
DIFFERENZA FRA IL REDDITO INCREMENTALE PERCEPITO DAI LAVORATORI PIÙ
GIOVANI RISPETTO AL QUELLO PERCEPITO DAI PIÙ ANZIANI (solo la Corea
presenta un delta più elevato). I dati quindi suggeriscono che IN ITALIA SI
PRIVILEGI L’ESPERIENZA RISPETTO ALLE QUALIFICHE IN MODO SPROPORZIONATO RISPETTO
AGLI ALTRI PAESI.
Insomma, ANCORA UNA VOLTA L’ITALIA DIMOSTRA DI NON ESSERE UN PAESE PER GIOVANI.
Grafico 2 – Reddito da lavoro
aggiuntivo dei laureati (diplomati=100)
Dati: 2010 o ultimo disponibile
Fonte dati: Oecd, Education at a
glance 2012. Eurostat, Europe
2020 headline indicators on education, April 2013
Inviato da: Faina16 April 2013 -
22:05
Molte piccole aziende hanno
questa visione (di Anonimo). NESSUNA DIFFERENZA TRA LAUREATI E DIPLOMATI, QUINDI È
GIUSTO NON PAGARLI DIVERSAMENTE. SE IL MERCATO DICE COSÌ NULLA DA OBBIETTARE,
Io sono uno tra quelli che pensano che il mercato alla fine ha sempre ragione.
C'e' però da CHIEDERSI
PERCHE I NOSTRI LAUREATI CHE VANNO ALL'ESTERO SONO APPREZZATI E PERCHÉ UN FIUME
DI LAUREATI, ANCHE IN INGEGNERIA, NEGLI ULTIMI ANNI, SE NE STANNO ANDANDO
DALL'ITALIA. Dalla mia esperienza ormai ventennale in grandi e piccole
aziende sono arrivato a una conclusione: IN REALTÀ I LAUREATI IN ITALIA SONO TROPPI (NON
POCHI COME MOLTI DICONO, e non solo in Italia, questo è un fenomeno
globale) e sono usati male, specie nelle piccole aziende (e questo aspetto è
tutto italiano). CI
DICONO CHE I LAUREATI IN ITALIA SONO POCHI RISPETTO A QUELLI NELLE ALTRE
NAZIONI SPECIE IN DISCIPLINE SCIENTIFICHE. Analisi concettualmente
errata per due ragioni: primo quando mai un’analisi di mercato si confrontano curve di
domanda o di offerta di paesi diversi, semmai si dovrebbe confrontare la
curva di domanda con quella dell'offerta della stessa area geografica in cui si
vuole fare l'analisi del segmento di mercato e correggere il tutto da una DISTORSIONE TUTTA ITALIANA: PREZZI MOLTO VICINI, TROPPO
TRA LAUREATI E DIPLOMATI, che rende difficile capire se ALLE AZIENDE CHE
OFFRONO LAVORO A LAUREATI SERVONO VERAMENTE LAUREATI, o li chiedono
giusto perché tanto il costo è simile, visto che spesso, quando si usano è per
rimpiazzare dei diplomati. IL VERO PROBLEMA, IN
MEDIA SI INTENDE, NON SONO I LAUREATI MA LE AZIENDE. E' chiaro
che CON POCA INNOVAZIONE E POCA
TECNOLOGIA,I LAUREATI NON SERVONO. E allora perché le aziende li
assumono lo stesso: semplice perché sono meno sindacalizzati, si possono
responsabilizzare di più, si possono controllare di meno (e il controllo è
sempre un costo per le aziende), e se non sono proprio degli incapaci (e ce ne
sono anche tra i laureati si intende), imparano più alla svelta di un diplomato.
In pratica SONO
PIÙ PRODUTTIVI E PER L'AZIENDA, ALLA FINE GLI COSTANO MENO DEI DIPLOMATI.
Se poi servono per fare qualcosa di più si vedrà (e quel vedrà non arriva mai).
Questo secondo me è il vero approccio, specie delle piccole aziende. Uno spreco
di opportunità per molte di loro. La seconda ragione è che gli stessi che ci
dicono che mancano laureati in Italia affermano anche che c’e’ una
evidenza empirica e teorica di una correlazione con la crescita di un paese e
il loro numero. PIÙ ISTRUZIONE
INSOMMA, PIÙ CRESCITA. I dati sembrano dare ragione a questa
impostazione. C’e’
solo un equivoco in questo ragionamento. PIÙ LAUREATI CHE SI USANO PER LE LORO
POTENZIALI CAPACITÀ (che però si devono sviluppare nell’ambiente giusto)
come tali danno
in media più crescita, ma NON BASTA
AVERLI, BISOGNA USARLI BENE. I laureati non sono delle figurine
da mettere su un album, in cui più se ne hanno e meglio è. Sono dei giocatori
in una partita reale. Se molti stanno in panchina le partite di serie A non si
giocano, dovremmo tutti guardare le partite di serie B. Peraltro se bastasse una
manciata di buoni laureati per fare crescere il paese, basterebbe importarli,
costano comunque molto poco ovunque. Ma NESSUNO
VUOLE VENIRE A LAVORARE IN ITALIA, CHISSÀ PERCHÉ? Forse perchè
PER USARLI BISOGNA CREARE STRUTTURE E PROGETTI AD
UN LIVELLO TALE CHE SI POSSANO ESPRIMERE LE LORO CAPACITÀ. Ed è
proprio quello che non facciamo noi. E PURTROPPO I LAUREATI
SONO COME LO YOGURT, HANNO UNA DATA DI SCADENZA (non visibile
pero sull'etichetta), SE NON SI USANO IN TEMPO SCADONO E ALLORA DIVENTANO TUTTI DIPLOMATI.
A a quel punto, veramente, non c’e’più alcuna differenza […}
Inviato da: Aqr19 April 2013 -
10:08
parole sante, condivido parola
per parola. Abbiamo
un laureato su 5 (contando le lauree triennale in psicologia...) e stanno nei call
center, cosa ne vogliamo 1 su 2 come in irlanda? e a fare che? le
fotocopie? Certo che un laureato quando entra in azienda non è superman ma se inserito nel
giusto contesto ha, mediamente, delle potenzialità di gran lunga più elevate di
un diplomato medio. L'UNIVERSITÀ ITALIANA
DOVREBBE ESSERE UN (BEL) PO' MENO PER I PROFESSORI E MOLTO DI PIÙ PER GLI
STUDENTI, ED ESSERE MOLTO PIÙ SELETTIVA. Dovrebbe anzitutto CREARE LAVORATORI GLOBALI, LINGUE IN TESTA, PER
PERMETTEGLI DI RICERCARE OPPORTUNITÀ WORLDWIDE, VISTO CHE QUI TI METTONO A
FOTOCOPIARE. Quando a 27 anni sono arrivato in una grande
aziende italiana, con laurea in economia e stage nella city, mi hanno messo a
spuntare a mano dei tabulati con delle signore col diploma da maestra: la
chiamavano "GAVETTA",
e se dici qualcosa sei "presuntuoso". Si anonimo è vero: non c'era
nessuna differenza tra le signore e me, anzi , io ero un po' troppo
distratto....
Inviato da: Anonimo15 April 2013
- 18:36
a un laureato, che passa anni sui
libri, di solito in maniera indipendente e non come nella scuola dell'obbligo,
non viene data la possibilita` di imparare e si pretende subito chissa` cosa
appena entrato nel mondo del lavoro, NESSUNO LO AIUTA A PASSARE DALLA TEORIA ALLA PRATICA.
da un 19enne diplomato non ci si aspetta nulla invece. dura sbilanciarsi nelle
attivita` lavorative quotidiane senza una sicurezza che deriva dall'esperienza
o dal "se anche dovesse andare male mi posso trovare un altro
lavoro". e dura ancora di piu` sapendo che NON ESISTE LA MERITOCRAZIA che
vige negli altri paesi. fanno carriera figli, parenti, raccomandati..
ogni tanto bisognerebbe provare a
mettersi dall'altra parte della barricata. UN LAUREATO E` UN INVESTIMENTO,
MERITA DI ESSERE TRATTATO COME UNA RISORSA E NON COME UNA SPESA INUTILE
Inviato da: Anonimo15 April 2013
- 18:21
Capisco cosa intende. Le Università
italiane che si fregiano tanto di essere perfette e di sfornare ogni anno gente
competente, non lo sono affatto. Ho due lauree e praticamente so di sapere ma
di non saper fare. MI TROVO IN GERMANIA IN QUESTO MOMENTO E STO FACENDO UN CORSO DI FORMAZIONE
DOVE MI STANNO FORMANDO DAVVERO, NON COME IN ITALIA. HO APPRESO PIÙ QUI IN DUE
MESI CHE NON IN DUE TRIENNALI UNIVERSITARIE IN ITALIA. Ah dimenticavo, CON PRATICA, PERCHÉ
QUI - NON SARÀ CASUALE - A SCUOLA SI
VA 1/2 GIORNI LA SETTIMANA, I RESTANTI 3/4 SI FA PRATICA SUL CAMPO.
Saluti
Inviato da: gattaccio14 April
2013 - 18:41
Non è casuale: in Italia si è
andati avanti per decenni con una politica industriale basata sulle
svalutazioni competitive ed a questa panacea si vuole ricorrere ora. IL CONCETTO DI
INNOVAZIONE È LONTANO DAL NOSTRO PAESE: meglio i vecchi esperti in sani,
affidabili, economici utensili di pietra che dei giovani pazzi che magari
pretendono di fondere i metalli.
Inviato da: alberto14 April 2013
- 17:45
ma quando capiremo che dire
"laureato" significa dire niente, nulla di nulla?
QUANDO VEDREMO QUESTI NUMERI
DISAGGREGATI PER FACOLTÀ, CORSO DI LAUREA E UNIVERSITÀ DI PROVENIENZA?
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