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sabato 20 giugno 2015

Tony Attwood. Diversità nello spettro autistico. “Non si lancia il cane dalla finestra!”….. Frase apparentemente senza senso che per il ragazzo ha oggi il valore di regola e norma da rispettare assolutamente. Ma da dove arriva questa regola? Quello che serve è forse cambiare prospettiva e tutto diventerà più chiaro. New York, grattacielo, appartamento al 5 piano, peluche di animali e un bambino curioso che li prova a lanciare dalla finestra per vedere che cosa accade, e la madre che arriva in cucina proprio mentre sta lanciando il cane di pezza e allora da qui “Non si lancia il cane dalla finestra”, che da frase legata ad un episodio specifico per quel bambino è diventata una regola assoluta di vita, che il ragazzo asperger ripete ad anni di distanza dal fatto accaduto.


Infinite diversità nello spettro autistico – Report dal Congresso

Il 28 e 29 maggio si è svolto presso il collegio internazionale Seraphicum, Roma, un viaggio di andata e ritorno alla scoperta delle persone con disturbi che rientrano nello Spettro Autistico.

Questo viaggio è stato guidato sapientemente da Tony Attwood, psicologo clinico inglese, di scuola cognitivo-comportamentale, che esercita a Brisbane, in Australia. Attwod negli ultimi 30 anni si è specializzato nel trattamento delle persone Asperger e dello Spettro Autistico. In questi due giorni Attwood ha utilizzato un linguaggio semplice e diretto e si è preso cura del suo pubblico fatto di familiari, educatori, psicologi e logopedisti traghettandolo alla scoperta di strategie e modalità di intervento per poter rendere un bambino con autismo un adulto indipendente. Il lavoro di questi giorni ci ha permesso di apprendere diversi strumenti da mettere nella nostra cassetta degli attrezzi per poter supportare i bambini e i ragazzi autistici nel miglioramento delle loro capacità comunicative e delle loro abilità sociali.

Diversi sono gli aneddoti raccontati da Attwood in questi due giorni tra cui il racconto di un ragazzo ormai adolescente che in colloquio dice: “Non si lancia il cane dalla finestra!”….. Frase apparentemente senza senso che per il ragazzo ha oggi il valore di regola e norma da rispettare assolutamente. Ma da dove arriva questa regola? Quello che serve è forse cambiare prospettiva e tutto diventerà più chiaro. New York, grattacielo, appartamento al 5 piano, peluche di animali e un bambino curioso che li prova a lanciare dalla finestra per vedere che cosa accade, e la madre che arriva in cucina proprio mentre sta lanciando il cane di pezza e allora da qui “Non si lancia il cane dalla finestra”, che da frase legata ad un episodio specifico per quel bambino è diventata una regola assoluta di vita, che il ragazzo asperger ripete ad anni di distanza dal fatto accaduto.

Tempi differenti, modalità diverse di espressione delle emozioni, tipo di pensiero che si allontana dagli standard dei normotipici sono tra le peculiarità di chi vive la sindrome di Asperger. Vive perché, come fa notare A. Attwood, non si soffre di sindrome di Asperger, si soffre delle difficoltà che si incontrano nell’essere capiti e accolti dagli altri. Nel quadro che l’americano, ormai di adozione Australiana, dipinge la terapia di maggiore successo risulta essere quella cognitivo comportamentale.

Grazie all’approccio tipico della CBT diventa infatti immaginabile e possibile intervenire sugli apprendimenti che costano maggiore fatica a soggetti Asperger. Durante gli anni ’90 la CBT (Cognitive Behaviour Therapy) è stata adattata da Tony Attwwod allo spettro autistico.

Le terapie cognitive-comportamentali sono disegnate per le persone tipiche e quelli con l’Asperger hanno un cervello collegato in modo diverso, non sbagliato, ma diverso. Queste psicoterapie sono state elaborate per persone tipiche che hanno l’abilità di esplorare, descrivere e analizzare i propri pensieri e sentimenti in modo intuitivo, ma per le persone Asperger non è così facile. Quello di cui c’è bisogno sono psicoterapeuti che realmente comprendano questo diverso modo di pensare e le diverse esperienze di vita e come adattare queste terapie per gli Asperger.

in questo modo Attwood spiega come adattare gli intevernti CBT alle persone con caratteristiche Asperger.

 Muoversi in contesti sociali, capire le emozioni e leggere i segnali non verbali sono infatti abilità che non si sviluppano in modo innato o grazie ad apprendimenti per esperienza. 

I soggetti Aspie hanno bisogno di essere istruiti, hanno bisogno che gli sia spiegato come interagire con gli altri. Il cambiamento dei comportamenti istintivi riesce a consentire, a soggetti ad alto funzionamento, un inserimento reale e concreto nelle realtà sociale. Il costo, in termini di fatica vera e propria, rimane però alto. La tentazione di rispondere alla moglie che chiede se è grassa con un: “non sei grassa, sei obesa, il tuo indice di massa corporea supera…..” richiede uno sforzo cognitivo. È necessario ricordarsi che le norme sociali alle volte si scontrano con l’estrema schiettezza ed onestà e richiedono la capacità di prendere in considerazione l’effetto che le nostre parole hanno sugli altri.

E allora partiamo proprio da qui, dalle dieci cose essenziali che un adulto che si relaziona con un bambino che soffre di questo disturbo dovrebbe tenere a mente:

  • Io sono un bambino
  • I miei sensi non si sincronizzano
  • Distingui fra ciò che non voglio fare e non posso fare
  • Interpreto il linguaggio letteralmente
  • Fai attenzione a tutti i modi in cui cerco di comunicare
  • Fammi vedere! Io ho un pensiero visivo
  • Concentrati su ciò che posso fare, non su ciò che non posso fare
  • Aiutami nelle relazioni sociali
  • Identifica che cos’è che innesca le miei crisi
  • Amami incondizionatamente


Nella prima giornata di lavori Attwood si è soffermato sulle caratteristiche e sulle difficoltà che un soggetto Asperger incontra, in particolare si è soffermato su 8 dimensioni centrali, portando esempi clinici e racconti di vita, che ci hanno permesso davvero di comprenderne il significato e il senso:

  • La Comprensione sociale
  • Le Abilità comunicative
  • La Sensibilità sensoriale
  • L’Ansia (come affrontarla? Impariamo insieme le tecniche cognitive, il rilassamento, la mindfulness e a fare attività fisica)
  • La resistenza al cambiamento
  • Il Livello di sviluppo cognitivo
  • Il Profilo di apprendimento
  • I Disturbi motori


Ecco alcune frasi tratte dall’esperienza clinica di Attwood:
Il taglio dei capelli è sempre stato un evento cruciale. Facevano male! Per cercare di calmarmi i miei genitori dicevano che i capelli sono morti e non avevano sensibilità. Era impossibile per me comunicare che la trazione del cuoio capelluto stava causando il disagio” 
Stephen Shore

“intensamente assorta, con il movimento di una moneta o un coperchio che ruotava non vedevo o sentivo nulla. Le persone intorno a me erano trasparenti e nessun suono si intrometteva nella mia compulsione. Era come se fossi sorda”...


La giornata si è conclusa ragionando sulle difficoltà e sui punti di forza della persona con Asperger nell’intrattenere relazioni sociali, e nel gestire le relazioni amicali. Per fare questo abbiamo visto come e in che modo i soggetti normotipici intrattengono e mantengono le relazioni interpersonali e per ogni blocco di età l’abbiamo confrontato con le modalità delle persone Asperger.

Durante la seconda giornata Tony Atwood ci ha presentato poi il programma e la struttura clinica del suo centro raccontandoci in dettaglio e con strumenti operativi e pratici alcuni dei progetti e dei programmi attualmente attivi, ci ha portato a ragionare sull’area tematica e sui contenuti dei singoli incontri. I temi principali sono: 
  • depressione
  • relazioni amicali 
  • bullismo
  • affettività 
  • sessualità 
  • gestione dell’ansia.


Durante la mattina c’è stato anche il tempo di ragionare sulla sessualità dei ragazzi Asperger, sui rischi, sul mancato confronto coi pari come strumento protettivo e orientativo rispetto alle scelte, sull’uso della pornografia come “ tutor” e come attività che risponde alla caratteristica di isolamento sociale e di rifugiarsi nell’immaginazione tipica di questi soggetti.

Il pomeriggio di venerdì è stato dedicato al trattamento della depressione secondo il protocollo CBT adattato per soggetti Asperger. Come nella giornata precedente molto utili sono stati gli strumenti operativi e gli esempi di casi clinici. 
Si parte da questa definizione:
la depressione è la sorella gemella dell’ansia, giocano insieme nella mente, raccogliendo energia mentale rubandola alle cose che vogliamo fare e pensare
per passare alla descrizione dei programmi CBT per i bambini e gli adulti con Sindrome di Asperger, che si dividono in più fasi.
  • La prima fase riguarda l’educazione cognitiva e affettiva, durante la quale i partecipanti imparano a conoscere le emozioni, ed è strutturata in discussioni ed esercizi sulla connessione tra cognizione, sentimento, comportamento, sensazioni fisiche ed il modo in cui ogni individuo concettualizza le emozioni e percepisce le varie situazioni. 
  • La fase successiva riguarda la ristrutturazione cognitiva ed include un programma di attività per mettere in pratica le nuove abilità acquisite. La ristrutturazione cognitiva modifica concetti e credenze disfunzionali. I partecipanti vengono incoraggiati a stabilire ed esaminare le prove sia contro che a favore delle proprie emozioni e dei propri pensieri per poi creare una nuova percezione di un evento specifico. Viene fornito un programma di attività con difficoltà crescente che permette ai partecipanti di esercitare le nuove abilità acquisite.


Ma quali sono le ragioni per una persona Asperger di sentirsi triste? 
Solitudine, essere rifiutati, essere vittima di bullismo, sentirsi sempre in ansia, essere annoiato, troppi cambiamenti nella propria vita, non avere abbastanza strategie per essere di nuovo felice sono solo alcuni dei motivi rintracciati da Attwood. Inoltre fattori come l’isolamento sociale, la mancanza di relazioni amicali significative, la bassa autostima, la difficoltà ad esprimere emozioni e pensieri, la disconnessione tra mente e corpo e la difficoltà a rispondere alla felicità altrui, prolungano lo stato depressivo e ne aumentano l’intensità. Anche in questo caso Attwood ci descrive il programma di esplorazione alla depressione attivo nel suo centro e ce ne spiega le fasi operative.

1. Qualità e abilità: quali sono le caratteristiche positive della persona, quali i punti di forza e di vulnerabilità?

2. Che cos’è la depressione? Dove introduce il concetto di contabilità energetica, facendo ragionare i partecipanti su quali sono le attività che a loro costano in termini di energia e quali attività li ricaricano.

3. Strumenti per combattere la depressione. Quali strumenti è possibile mettere dentro la nostra cassetta degli attrezzi personale? Strumenti di autoconsapevolezza, fisici, di pensiero, di rilassamento e di mindfulness che vengono insegnati ai partecipanti.

4. L’arte come forma espressiva

5. Avere un piano di emergenza: in questa fase i partecipanti ragionano e costruiscono la loro rete di sicurezza, si creano un piano operativo rispetto a cosa fare in caso di estrema difficoltà, quali sono le persone da contattare, cosa posso fare per stare subito meglio?

6. Il tuo futuro: nell’ultima fase si ragiona sugli obiettivi raggiunti, si consolidano gli strumenti della cassetta degli attrezzi e soprattutto si incentivano i contatti tra i partecipanti come rete di auto-supporto reciproco.

Entrambe le giornate si sono concluse con la testimonianza di alcune persone con sindrome di Asperger, che hanno condiviso con il pubblico la loro storia di vita e le loro esperienze, apportando alla conferenza un grande valore aggiunto, sentire la loro storia raccontata, vedere quali passi hanno fatto nell’acquisizione di una teoria della mente complessa, permette di collegare con un filo rosso le due giornate di lavori, quando la teoria si sposa bene con l’applicazione.

👤di Irene Giardini

http://www.stateofmind.it/2015/06/spettro-autistico-congresso/




ARTICOLO CONSIGLIATO:

Ispectrum, un serious game per l’autismo
Per saperne di più: http://www.stateofmind.it/2015/06/spettro-autistico-congresso/





venerdì 13 gennaio 2012

Rita Levi Montalcini. Il cervello di uomini e donne è identico, però quello della donna è stato distrutto dalla cultura sociale, mentre quello dell’uomo è stato spesso sopravvalutato.

C'è una difficoltà nel rendersi conto che il nostro comportamento è molto complesso, che il cervello è fatto di tante componenti. E c'è una difficoltà nel vedere in ogni catastrofe la possibilità di un rovesciamento
Forse io sono una innata ottimista, ma penso che ci sia sempre qualcosa che ci salva. 
Rita Levi Montalcini

In Africa non esistono la fretta e la frenesia che attanagliano gli occidentali. Nessun impegno è più importante di un amico che bussa alla porta. Ricordalo quando sei di fretta, insegnalo ai tuoi figli, non lasciare che la tua vita occidentale diventi povera di tempo”.
Rita Levi Montalcini


Ho perso un po la vista, molto l’udito.
Alle conferenze non vedo le proiezioni e non sento bene.
Ma penso e sento più adesso di quando avevo vent'anni.
Il corpo faccia quello che vuole. Io non sono il corpo: io sono la mente.
Quando muore il corpo sopravvive quello che hai fatto, il messaggio che hai dato.
Il corpo può morire. Ma restano i messaggi che abbiamo mandato in vita.
Perciò il mio messaggio è questo: credete nei valori.
Non le fibre nervose, ma le idee germogliavano nel mio cervello, e in modo così tumultuoso da non lasciarmi il tempo di seguire altri pensieri. Meglio aggiungere vita ai giorni che non giorni alla vita.
Invidio chi ha la fede. Io non credo in dio. Non posso credere in un dio che ci premia e ci punisce, in un dio che ci vuole tenere nelle sue mani. Ognuno di noi può diventare un santo o un bandito, ma ciò dipende dai nostri primi tre anni di vita, non da dio. È una legge di una scienza che si chiama epigenetica, in altre parole si può definire il risultato del dialogo che si instaura tra i nostri geni e l’ambiente familiare e sociale nel quale cresciamo. Prenda una bicicletta o un insetto, oggi sono pressoché uguali a com’erano duecento anni or sono. Noi no. L’uomo è darwiniano al cento per cento. Ebbene, io a tre anni, a tre anni, glielo giuro, ho deciso che non mi sarei mai sposata e che non avrei avuto bambini. Credo che il mio cervello, sostanzialmente, sia lo stesso di quand’ero ventenne. Il mio modo di esercitare il pensiero non è cambiato negli anni. E non dipende certo da una mia particolarità, ma da quell’organo magnifico che è il cervello. Se lo coltivi funziona. Se lo lasci andare e lo metti in pensione si indebolisce. La sua plasticità è formidabile. Per questo bisogna continuare a pensare
Rita Levi Montalcini. Elogio dell'imperfezione



Nella vita non bisogna mai rassegnarsi, arrendersi alla mediocrità, bensì uscire da quella zona grigia in cui tutto è abitudine e rassegnazione passiva, bisogna coltivare il coraggio di ribellarsi..



Invidio chi ha la fede. Io non credo in dio. Non posso credere in un dio che ci premia e ci punisce, in un dio che ci vuole tenere nelle sue mani. Ognuno di noi può diventare un santo o un bandito, ma ciò dipende dai nostri primi tre anni di vita, non da dio.
Rita Levi Montalcini


Il messaggio che invio, e credo anche più importante di quello scientifico, è di affrontare la vita con totale disinteresse alla propria persona, e con la massima attenzione verso il mondo che ci circonda, sia quello inanimato che quello dei viventi. Questo, ritengo, è stato il mio unico merito. Io dico ai giovani: non pensate a voi stessi, pensate agli altri. Pensate al futuro che vi aspetta, pensate a quello che potete fare, e non temete niente. Non temete le difficoltà: io ne ho passate molte, e le ho attraversate senza paura, con totale indifferenza alla mia persona.
Rita Levi Montalcini


Il cervello di uomini e donne è identico, però quello della donna è stato distrutto dalla cultura sociale, mentre quello dell’uomo è stato spesso sopravvalutato. 
Rita Levi Montalcini




Quello che molti ignorano è che il nostro cervello è fatto di due cervelliUn cervello arcaico, limbico, localizzato nell'ippocampo, che non si è praticamente evoluto da tre milioni di anni a oggi, e non differisce molto tra l'homo sapiens e i mammiferi inferioriUn cervello piccolo, ma che possiede una forza straordinaria. Controlla tutte quelle che sono le emozioni. Ha salvato l'australopiteco quando è sceso dagli alberi, permettendogli di fare fronte alla ferocia dell'ambiente e degli aggressori. L'altro cervello è quello cognitivo, molto più giovane. E' nato con il linguaggio e in 150mila anni ha vissuto uno sviluppo straordinario, specialmente grazie alla cultura. Purtroppo buona parte del nostro comportamento è ancora guidata dal cervello arcaico. Tutte le grandi tragedie, la Shoah, le guerre, il nazismo, il razzismo - sono dovute alla prevalenza della componente emotiva su quella cognitiva. E il cervello arcaico è così abile da indurci a pensare che tutto questo sia controllato dal nostro pensiero, quando non è così. Il cervello arcaico ha salvato l'australopiteco ma porterà l'homo sapiens all'estinzione. La scienza ha messo in mano all'uomo potenti armi di distruzione. La fine è già alla portata. 
Rita Levi Montalcini, Buon vento.








E` molto interssante. Grazie. In Russia viveva e creava una grande scienziata Natalia Bechtereva la quale spesso ripeteva che il cervello e` cosi infinito come l'universo. Lei ha provato che tutti i due cervelli governano sia la personalità che la fisiologia.





Se mi posso permettere a proposito di cervello vi consiglio il libro "IL GIARDINO DELLA MENTE" tratto da una storia vera. Interessantissimo veramente.




eh si ma vaglielo a spiegare a persone che credono che siamo controllati dallo spirito...




In molte persone il cervello cognitivo non s'è formato proprio e purtroppo occupano posizioni di comando.





Da sempre sono presenti in noi TUTTE le tendenze caratteriali ed emotive,sia positive che negative. Sta a noi sviluppare quelle positive, opponendoci a quelle negative che tentano di prendere il sopravvento. Esistono ad es.anche componenti emotive positive, come il sentimento di compassione e quello di tolleranza nei confronti degli altri esseri senzienti (compresi gli animali..)..


menomale che ne abbiamo due.... pensa te se ne possedevamo solo uno!


Nel 1975 Francesco Della Valle, gestore della Fidia, piccola azienda farmaceutica di Abano (Padova) ottiene da Duilio Poggiolini, il corrotto dirigente del ministero della Sanità (sarà in seguito condannato, insieme alla moglie complice), la registrazione di un farmaco spacciato come miracoloso, il Cronassial. Non supererà mai i test scientifici imposti dalla normativa e si rivelerà, nelle miglior delle ipotesi, un placebo e, nelle peggiori, addirittura dannoso. Della Valle, che ha bisogno di referenti scientifici per far pubblicità al suo Cronassial, versa 50 milioni (del 1975, badate bene) a Rita Levi Montalcini, che perora contributi per la Fondazione Levi. Da questo momento i rapporti tra Levi Montalcini e Fidia si fanno sempre più stretti. «La scienziata - dichiararono a Espansione i ricercatori della Fidia -segue le indagini di laboratorio e ne esamina i risultati», mentre il materiale promozionale dell'azienda rimarca il madrinaggio dell'illustre scienziata, che assurge, nei fatti se non nelle intenzioni, a capofila dei garanti scientifici della Fidia. Nel 1986 la Levi Montalcini riceve, insieme a Stanley Cohen, il Nobelper la scoperta del fattore di accrescimento delle fibre nervose. Nelsuo discorso di ringraziamento dinanzi alla stampa mondiale, la donna si rivolge riconoscente agli amici della Fidia che l'hanno aiutata nelle ricerche. Per Fidia e il suo Cronassial è un trionfo. Il Cronassial, che nei momenti di massima incidenza sul fatturato arriva all'82%, diventa il farmaco più venduto in Italia. Il marketing aggressivo di Della Valle induce i medici a prescriverlo come cura di tutti i mali. La Fidia, che nel 1968, all'arrivo di Della Valle, fatturava 600milioni, balza a 420 miliardi e si colloca al quarto posto nella classifica delle industrie farmaceutiche. Nel 1989 Le autorità della Germania mettono in relazione il Cronassial con una malattia che paralizza gli arti e uccide un paziente su dieci: la sindrome di Guillain-Barré. Il Cronassial è bandito dal mercato tedesco. L'anno dopo, in Gran Bretagna, gli inglesi vietano la vendita del Cronassial, che è ricavato dal cervello di bue. In seguito il farmaco sarà bandito anche dalla Spagna (per la Guillain-Barré) e in altri mercati, mentre negli Stati Uniti non otterrà mai la registrazione. Inizia il tramonto di Della Valle, che i padroni della Fidia (misteriosi individui di una società anonima basata a Mendrisio,in Svizzera) cacciano. Della Valle si mette in proprio e fonda una microazienda, la Lifegroup. Levi Montalcini, che in tutto questo tempo non ha mai preso le distanze dai nefasti del Cronassial, dichiara:«L'uscita di Della Valle dalla Fidia minaccia la sopravvivenza della ricerca scientifica». Che invece sopravviverebbe alla Lifegroup, dove l'anziano premio Nobel dirotta la propria collaborazione. Espansione chiese invano a Levi Montalcini un commento sulle disgrazie del Cronassial, nel frattempo fustigato anche dal British Medical Journal, una delle più autorevoli riviste scientifiche internazionali del settore. Le vendite del Cronassial crollarono del 95% finché persino l'Italia, nonostante le resistenze di Poggiolini, fu costretta a metterlo fuori legge. Stampa e comunità scientifica internazionale spararono a zero contro «un farmaco in cerca di patologia», come lo battezzò Daniele Coen, ricercatore dell'Istituto Negri di Milano (presieduto da Silvio Garattini). Furono stigmatizzate le astuzie di Della Valle, la complicità dei medici prescrittori e le corruttele al ministero della Sanità.





cultura, scienza, rita levi montalcini


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