domenica 21 ottobre 2012

Francesco da Barberino. Reggimento e costumi di donna. NON VO’ CHE SIA LO TUO PARLARE OSCHURO ACCIÒ CH’AVERE A MENTE con ogni donna possa dimorare; né parlerai rimato acciò che non ti parta per forza di rima del proprio intendimento





DANTE E L'ALLEGORIA
Uno dei motivi per cui gli intendimenti di Dante - e di numerosi altri autori suoi contemporanei - restano in parte IMPENETRABILI, è l'USO INTENSIVO DELL'ALLEGORIA, ovvero di SOVRAPPORRE AL SENSO LETTERALE UN SENSO SUPERIORE, MORALE, ETICO O TEOLOGICO. Questa modalità di espressione, che menti culturalmente deboli sul medioevo hanno fatto degenerare nei secoli in esoterismi ingegnosi quanto lambiccati, risultò indigesta anche a molti contemporanei. Un caso è quello del notaio valdelsano Francesco da Barberino, contemporaneo e conoscente di Dante, già incontrato varie volte nei nostri post.
Francesco critica l'uso dell’allegoria, un ARTIFICIO RETORICO IN CUI DANTE SI RIVELÒ MAESTRO in larga parte della sua produzione lirica, oltre naturalmente che nel poema sacro, trascendendo a volte intenzionalmente nel cd. ‘PARLARE OSCURO’ o ‘PARLAR COVERTO’.
IL DA BARBERINO CONTESTA APERTAMENTE IL RICORSO A SIMILI TECNICISMI ESPRESSIVI CHE VELINO IL SIGNIFICATO LETTERARIO, specie se in associazione con l’uso della rima:

NON VO’ CHE SIA LO TUO PARLARE OSCHURO
ACCIÒ CH’AVERE A MENTE
con ogni donna possa dimorare;
né parlerai rimato
acciò che non ti parta
per forza di rima
del proprio intendimento

Reggimento e costumi di donna, 367 e segg.

Altri Passaggi su: www.lavitadidante.it

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