domenica 28 ottobre 2012

Joyce Lussu. Fidati di madre natura, diceva mia madre, fidati del sole e dell’ombra dell’acqua e dell’aria della terra e delle piante infinitamente varie e anche degli animali che non ti faranno del male se li guardi negli occhi e gli dai da mangiare

I miei genitori mi avevano insegnato che il mondo è la mia casa. Si tratta di non restringere l'appartenenza a un pezzetto di pianeta o a un dato ambiente, ma di saperla allargare al mondo Intero
Joyce Lussu


Ma in che modo????


Barbara Croce 
Ad esempio leggendo. I giovani d'oggi, senza stare a generalizzare, con il pezzo di carta che è la laurea, credono di saper tutto. A noi ci veniva insegnato di ascoltare pure un contadino con la quinta elementare.


Joyce Lussu. Fidati di madre natura 

Fidati di madre natura, diceva mia madre,
fidati del sole e dell’ombra
dell’acqua e dell’aria
della terra e delle piante
infinitamente varie
e anche degli animali
che non ti faranno del male
se li guardi negli occhi e gli dai da mangiare.

Fidati di madre natura, diceva mia madre,
se hai una ferita t’offrirà un’erba speciale
per arrestare il sangue
e far ricrescere la pelle e la carne
Se hai un dolore
pensa alle stelle e al mare
alla tenerezza dei petali alla forza
del germoglio minuscolo che rompe la scorza
della ghianda e della castagna
e diventerà un albero immenso
pensa al vento e al tempo
alla terra che pesteranno i piedini
dei bambini non ancora nati
da te lasciata in eredità
e la sorgente del pianto si asciugherà
diventerà cicatrice.

Amavo molto questa grande madre
imprevedibile e imperfetta
ma così accogliente
così pronta a rispondere alla voglia di vivere
a riadattarsi a modificarsi
fluida e semovente
come l’acqua corrente
o i piatti di una bilancia
fatta di cose concrete
che si possono sentire vedere toccare
ma anche di fantasie impalpabili
della mente vagabonda
che girella attorno ai cancelli
dell’inconoscibile
giocando a far finta di aprirli.

Amavo molto questa madre femmina
duttile e democratica
e amavo molto il mio padre-compagno
che sapeva dire “ho sbagliato”
che odiava la caccia e la guerra
e non mi aveva battezzato
per non impormi un superpadre.
Mi apparivan vetusti e dannosi
i superpadri eterni o meno
che s’arrogano diritti feudali
a etichettare incasellare spillonare
mettere in fila e sull’attenti i propri simili
e ogni movimento vivente
distruggendo l’autonomia della gente
l’ossigeno e l’acqua potabile
proclamandosi superiori
umiliando il corpo e l’amore
e i ritmi della natura
dentro schemi rigidi artificiali
geometrie gerarchiche piramidali
di autorità paterne e obbedienze filiali
con la complicità di madri espropriate

Fidiamoci di madre natura
dei suoi messaggi della sua armonia
e anche delle nostre madri
purchè ci diano per padri
maschi-compagni e non maschi-padroni
e non aspettino un messia
che ha sempre ragione.



Un paio di scarpette rosse 
C’è un paio di scarpette rosse 
numero ventiquattro 
quasi nuove: 
sulla suola interna 
si vede ancora 
la marca di fabbrica 
“Schulze Monaco”.

C’è un paio 
di scarpette rosse 
in cima a un mucchio 
di scarpette infantili 
Buchenwald
erano di un bambino 
di tre anni e mezzo 
chi sa di che colore 
erano gli occhi 
bruciati nei forni 
ma il suo pianto 
lo possiamo immaginare 
si sa come piangono i bambini 
anche i suoi piedini 
li possiamo immaginare 
scarpa numero ventiquattro 
per l’ eternità 
perché i piedini dei bambini morti 
non crescono. 
C’è un paio di scarpette rosse 
a Buchenwald 
quasi nuove 
perché i piedini dei bambini morti 
non consumano le suole. 
Joyce Lussu



Vi faccio un esempio.
Prendete una coppia che va abbastanza bene:
due o tre lustri di convivenza
casa figli interessi comuni.
I coniugi però, non essendo nè sordi nè orbi
nè privi di altri sensi
naturalmente non immuni
dal notare che il mondo è pieno di persone attraenti
dell'altro sesso
di cui alcune, per circostanze favorevoli,
sarebbero passibili di un incontro a letto.

Sorge allora un problema che propone tre soluzioni.

La prima è la tradizionale repressione
non concupire eccetera non appropriarti dell'altrui proprietà
per cui il coniuge viene equiparato a un comò
Luigi XVI o a un televisore a colori
o a un qualsiasi oggetto di un certo valore
che non sarebbe corretto rubare.

La seconda soluzione è l'adulterio
altrettanto tradizionale
che crea una quantità di complicazioni
la lealtà (glielo dico o non glielo dico?)
lo squallore di motel occasionali
la necessità di costruire marchingegni di copertura
che non eliminano la paura
di fastidiose spiegazioni.

La terza soluzione è senza dubbio la più pratica
Si prendono i turbamenti e i sentimenti
le emozioni e le tentazioni
si mescolano bene si amalgama l'immagine
con un brodo di fantasia
e ci si fa su una poesia
che si mastica e si sublima
fino a corretta stesura sulla macchina da scrivere
e infine si manda giù
si digerisce con un po' di amaro
d'erbe naturali
e poi non ci si pensa più.
Joyce Lussu


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