“Fino ad alcune settimane fa non conoscevo neppure il nome di Dostoevskij, da quell’ignorante che sono, che non legge nessuna rivista! Facendo per caso un salto in libreria mi è capitata sotto gli occhi una sua opera appena tradotta in francese, L’esprit souterrain…l’istinto dell’affinità (o come dovrei chiamarlo?) si è fatto subito sentire, la mia gioia è stata straordinaria: devo andare indietro fino alla mia conoscenza con Il Rosso e il nero di Stendhal per rammentarmi una simile gioia.”
Friedrich Nietzsche In una lettera a Franz Overbeck datata 23 febbraio 1887
Talvolta dobbiamo riposarci da noi stessi, guardando in profondità dentro di noi, da una distanza artistica; dobbiamo saper ridere e piangere di noi; dobbiamo scoprire l’eroe e anche il buffone che si nasconde nella nostra passione di conoscenza; dobbiamo ogni tanto essere contenti della nostra pazzia, se vogliamo poter essere ancora contenti della nostra saggezza.
Friedrich Nietzsche
Un tipo di quiete e contemplazione.
- Fai attenzione, che la tua quiete e contemplazione non somiglino a quelle del cane davanti alla macelleria, al quale la paura non permette di avanzare e il desiderio impedisce di indietreggiare: e che spalanca gli occhi come fossero bocche.
Friedrich Nietzsche, UTU II
«La "ragione" nel linguaggio: oh, vecchia infida baldracca!
Temo che non ci libereremo di Dio perché crediamo ancora nella grammatica..»
Friedrich Nietzsche, Il crepuscolo degli idoli, ovvero come si filosofa col martello
"Un'altra guarigione, in certe circostanze ancora più desiderata da me, sta nell'origliare gli idoli...
Vi sono nel mondo più idoli che realtà: è questo il mio «cattivo sguardo» per questo mondo, e questo è anche il mio «cattivo orecchio»...Battere qui una buona volta problemi con il martello udire per tutta risposta quella famosa cupa risonanza che parla dai visceri enfiati - quale delizia per uno che ha altre orecchie dietro le orecchie - per me vecchio psicologo e incantatore; per il quale quel che vorrebbe proprio starsene in silenzio, deve gridar forte..."
Friedrich Nietzsche, Il crepuscolo degli idoli, ovvero come si filosofa col martello
In tutti i tempi si è voluto "migliorare" gli uomini: soprattutto a questo si è dato il nome di morale.
Ma sotto la stessa parola sta nascosta la massima diversità di tendenza. Sia l'addomesticamento della bestia uomo, che l'allevamento di un certo genere di umanità, sono stati detti "miglioramento". Ma chiamare "miglioramento" l'addomesticamento di un animale è quasi una facezia per le nostre orecchie. Chi sa cosa avviene nei serragli, dubita che quivi la bestia venga "migliorata". Essa viene infiacchita, viene resa meno nociva, diventa, grazie al sentimento depressivo della paura, grazie al dolore, alle ferite, alla fame, una bestia malaticcia. Non diversamente stanno le cose per l'uomo addomesticato, che il prete ha "migliorato". La società, la nostra addomesticata, mediocre, castrata società, è quella in cui un uomo genuino, che giunge dai monti o dalle avventure del mare, degenera necessariamente in un criminale. Per esprimerci con una formula si potrebbe dire: tutti i mezzi, con cui l'umanità sino a oggi ha dovuto essere resa morale, sono stati fondamentalmente immorali."
Friedrich Nietzsche, Il crepuscolo degli idoli, ovvero come si filosofa col martello
“Non c'è errore più pericoloso dello scambiare l'effetto per la causa:
io lo chiamo il caratteristico pervertimento della ragione. […]
Il lettore dei giornali dice: questo partito va in rovina per un tale errore. La mia superiore politica dice: un partito che commette tali errori, è finito – non ha più la sua istintiva sicurezza.”
― Friedrich Nietzsche, “Crepuscolo degli idoli”, 'I quattro grandi errori', §§ 1-2, tr. it. Adelphi, pp. 55-57
«Considero a parte, con il più grande rispetto, il nome di Eraclito.
Quando l’altro popolo dei filosofi respingeva la testimonianza dei sensi, perché questi stessi indicavano molteplicità e cambiamento, egli respinse la loro testimonianza, perché mostravano le cose come se avessero durata e unità… Eraclito conserverà per sempre il diritto di affermare che l’essere è una vuota finzione. Il mondo “apparente” è l’unico mondo: il “mondo vero” è solamente una fandonia in più».
Friedrich Nietzsche, Il crepuscolo degli idoli, ovvero come si filosofa col martello
Friedrich Nietzsche. Stato e cultura.
“La cultura e lo stato –non ci si inganni in proposito– sono antagonisti: è soltanto un’idea moderna.
L’una cosa vive dell’altra, l’una cosa prospera a spese dell’altra. Tutte le grandi epoche della cultura sono epoche di decadenza politica: ciò che è grande nel senso della cultura è stato non politico, addirittura ‘antipolitico’. – A Goethe si aprì il cuore di fronte al fenomeno Napoleone – gli si ‘richiuse’ di fronte alle […] Nello stesso momento in cui la Germania si innalza come grande potenza, la Francia acquista una nuova importanza come ‘potenza culturale’. Già oggi si è trasferita a Parigi molta nuova serietà, molta nuova ‘passione’ dello spirito; […] quasi tutte le questioni psicologiche ed artistiche vengono ponderate colà in modo completamente più sottile e più profondo che non in Germania, - i Tedeschi sono addirittura ‘incapaci’ di una tale specie di serietà. – Nella storia della cultura europea l’ascesa significa in primo luogo una cosa: uno ‘spostamento del centro di gravità’. Ormai lo si sa dovunque: per l’essenziale – e l’essenziale rimane la cultura – i Tedeschi non hanno più peso.”
FRIEDRICH W. NIETZSCHE (1844 – 1900), “Crepuscolo degli idoli. Ovvero come si filosofa col martello“, in “Opere di Friedrich Nietzsche”, testo critico originale stabilito e ed. it. diretta da G. Colli e M. Montinari, vol. VI, t. 3, versione di Ferruccio Masini, ‘Quel che i Tedeschi non hanno‘, 4, p. 102.
In realtà non conosciamo nulla perché la verità sta nel profondo...
Democrito
Tutto ciò che è profondo ama mascherarsi;
le cose più profonde odiano l'immagine e la similitudine.
Friedrich Nietzsche
Chi sa di essere profondo, si sforza di esser chiaro.
Chi vuole apparire profondo alla folla, si sforza di esser oscuro.
Infatti la folla ritiene profondo tutto quel di cui non riesce a vedere il fondo.
Friedrich Nietzsche
SULLA MASCHERA, I
I profondi. – Gli uomini che pensano profondamente appaiono a se stessi commedianti nei rapporti con gli altri, perché allora, per essere capiti, devono sempre simulare una superficie.
Friedrich Nietzsche, "Umano troppo umano", II, 232
Io amo l'ombra così come amo la luce.
Ambedue sono necessarie perché un volto possa essere bello.
Friedrich Nietzsche.
Somiglio a una vecchia fortezza, resistente alle intemperie, con molte cantine e sotterranei nascosti; non mi sono ancora insinuato fino al fondo dei miei cunicoli bui, non sono ancora giunto alle mie cavità sotterranee.
Friedrich Nietzsche
Gli uomini più spirituali, siccome sono i più forti, trovano la felicità personale laddove altri troverebbero la loro rovina: nel labirinto, nella durezza verso se stessi e gli altri, nel continuo mettersi alla prova. Il loro piacere sta nel costringere se stessi. In loro, l'ascetismo diventa natura, bisogno, istinto. Nella gravosità di un incarico, ci vedono un privilegio; nel giocare con i pesi che schiacciano gli altri, una forma di svago.
Friedrich Nietzsche
Io sono una selva e una notte di alberi scuri, ma chi non ha paura delle mie tenebre, troverà anche pendii di rose sotto i miei cipressi.
Friedrich Wilhelm Nietzsche
La “ragione” è la causa per cui falsifichiamo la testimonianza dei sensi
Friedrich Wilhelm Nietzsche
Ma a chi parlo, quando nessuno ha i miei orecchi?
Friedrich Wilhelm Nietzsche
Però...ha anticipato le ricerche scientifiche nell'audiofonologia di Tomatis!
Ciò che nel linguaggio meglio si comprende non è la parola, bensì il tono, l’intensità, la modulazione, il ritmo con cui una serie di parole vengono pronunciate – insomma la musica che sta dietro alle parole, la passione dietro questa musica, la personalità dietro a questa passione: quindi tutto quanto non può essere scritto.
Friedrich Wilhelm Nietzsche
“il più inquietante fra tutti gli ospiti.....Nichilismo: manca il fine; manca la risposta al ‘perché’;
che cosa significa nichilismo? – che i valori supremi perdono ogni valore.”
Friedrich Nietzsche, Frammenti postumi-1887-1888
La vita stessa mi ha confidato questo segreto:
"vedi, disse, io sono il continuo, necessario superamento di me stessa. [...]
Qualunque cosa io crei e comunque l'ami, - ne debbo ben presto essere avversaria, avversaria del mio amore: così vuole la mia volontà.
Friedrich Nietzsche
Consolazione: avere da sopportare più di tutti gli altri spesso dà un senso di privilegio e di potenza
Friedrich Nietzsche
La capacità di soffrire è un mezzo eccellente di conservazione, una specie di garanzia per la vita: per questo il dolore si è conservato; esso è utile quanto il piacere – e non si dice troppo. Mi viene da ridere, quando ascolto gli elenchi di sofferenze e di miserie, con cui il pessimismo cerca di dimostrare la sua legittimità – Amleto e Schopenhauer e Voltaire e Leopardi e Byron.
La vita è qualcosa che non dovrebbe esistere, se solo in questo modo può conservarsi! – voi dite. Io rido di questo dovrebbe e mi metto dalla parte della vita, per dare il mio aiuto, affinché dalla sofferenza derivi quanto più vita possibile. [...] Ciò che vi impone di giudicare la vita non può essere la giustizia – perché la giustizia saprebbe che la sofferenza e il male sono annidati nel mondo perché siano possibili il piacere e la saggezza
Friedrich Nietzsche, Frammenti postumi 1879-1881
La vita esemplare consiste nell'amore e nell'umiltà: nella pienezza del cuore che non esclude neanche l'uomo più basso; nella formale rinuncia a voler avere ragione, alla difesa, alla vittoria nel senso del trionfo personale; nella fede nella beatitudine qui, sulla terra, nonostante miseria, opposizione e morte; nella riconciliazione, nella mancanza di collera, di disprezzo; nel non voler essere ricompensati; nel non essere legati a nessuno; nel vivere senza padroni in senso spirituale, spiritualissimo; in una vita molto orgogliosa, con la volontà di una vita povera e servizievole
Friedrich Nietzsche, Frammenti postumi 1887-1888
L'uomo moderno crede sperimentalmente ora a questo, ora a quel valore, per poi lasciarlo cadere; il circolo dei valori superati e lasciati cadere è sempre più vasto; si avverte sempre più il vuoto e la povertà di valori; il movimento è inarrestabile - sebbene si sia tentato in grande stile di rallentarlo. Alla fine l'uomo osa una critica dei valori in generale; ne riconosce l'origine; conosce abbastanza per non credere più in nessun valore; ecco il pathos, il nuovo brivido...
F. Nietzsche, Frammenti postumi
L’individuo è un errore. […] Ma io distinguo tra l’individuo, esistente solo nell’immaginazione, e il «sistema reale», che ognuno di noi è; le due cose vengono fuse in una sola, mentre «l’individuo» è solo una somma di sensazioni, giudizi, errori coscienti; una fede; un piccolo frammento del reale sistema vitale o molti frammenti, riuniti insieme col pensiero e nella fantasia; una «unità» che non regge. […] Nella coscienza sentiamo come se volessimo e dovessimo essere tutto, arriviamo a fantasticare di un «io» contrapposto a tutto il resto, al «non io». Smettere di sentirsi come questo fantastico ego! Imparare gradualmente a liberarci di questo presunto individuo! Scoprire gli errori dell’ego! Capire l’egoismo in quanto errore. L’opposto non è affatto l’altruismo, che sarebbe amore per altri presunti individui. No! Al di là di «me», e di «te»! SENTIRE IN MODO COSMICO!
Friedrich Nietzsche, Frammenti postumi 1881-1882
Tutti parlano, tutto viene dilaniato dalle parole; e quanto oggi ancora sembra troppo duro per le zanne del tempo, domani, escoriato e scorticato, penderà da mille fauci. Tutti parlano, tutto passa inascoltato. Quand'anche uno annunci la propria saggezza con un concerto di campane, i bottegai ne copriranno il suono col tintinnio dei loro spiccioli. Tutti parlano, nessuno che voglia ascoltare. Tutte le acque si precipitano scroscianti al mare, ma il ruscello sente solo il proprio scroscio. Tutti parlano, nessuno che voglia capire. Tutto finisce in fumo, nulla che vada a finire in una sorgente profonda. Tutti parlano, nulla riesce bene, tutti a fare coccodè, ma nessuno che voglia deporre un uovo.
O fratelli miei! Perché non imparate da me il silenzio! E la solitudine! Tutti parlano, nessuno che sappia dire. Tutti corrono, nessuno più che impari a camminare. Tutti parlano, nessuno mi sente cantare: Oh, che riusciate a imparare il silenzio da me!
Friedrich Nietzsche, Frammenti postumi, autunno 1883
Sono le parole più silenziose,
quelle che portano la tempesta.
pensieri che incedono con passi di colomba
guidano il mondo.
Friedrich Nietzsche, FP
“Fino ad alcune settimane fa non conoscevo neppure il nome di Dostoevskij, da quell’ignorante che sono, che non legge nessuna rivista! Facendo per caso un salto in libreria mi è capitata sotto gli occhi una sua opera appena tradotta in francese, L’esprit souterrain…l’istinto dell’affinità (o come dovrei chiamarlo?) si è fatto subito sentire, la mia gioia è stata straordinaria: devo andare indietro fino alla mia conoscenza con Il Rosso e il nero di Stendhal per rammentarmi una simile gioia.”
Friedrich Nietzsche In una lettera a Franz Overbeck datata 23 febbraio 1887
Talvolta dobbiamo riposarci da noi stessi, guardando in profondità dentro di noi, da una distanza artistica; dobbiamo saper ridere e piangere di noi; dobbiamo scoprire l’eroe e anche il buffone che si nasconde nella nostra passione di conoscenza; dobbiamo ogni tanto essere contenti della nostra pazzia, se vogliamo poter essere ancora contenti della nostra saggezza.
Friedrich Nietzsche
Un tipo di quiete e contemplazione.
- Fai attenzione, che la tua quiete e contemplazione non somiglino a quelle del cane davanti alla macelleria, al quale la paura non permette di avanzare e il desiderio impedisce di indietreggiare: e che spalanca gli occhi come fossero bocche.
Friedrich Nietzsche, UTU II
«La "ragione" nel linguaggio: oh, vecchia infida baldracca!
Temo che non ci libereremo di Dio perché crediamo ancora nella grammatica..»
Temo che non ci libereremo di Dio perché crediamo ancora nella grammatica..»
Friedrich Nietzsche, Il crepuscolo degli idoli, ovvero come si filosofa col martello
"Un'altra guarigione, in certe circostanze ancora più desiderata da me, sta nell'origliare gli idoli...
Vi sono nel mondo più idoli che realtà: è questo il mio «cattivo sguardo» per questo mondo, e questo è anche il mio «cattivo orecchio»...Battere qui una buona volta problemi con il martello udire per tutta risposta quella famosa cupa risonanza che parla dai visceri enfiati - quale delizia per uno che ha altre orecchie dietro le orecchie - per me vecchio psicologo e incantatore; per il quale quel che vorrebbe proprio starsene in silenzio, deve gridar forte..."
Friedrich Nietzsche, Il crepuscolo degli idoli, ovvero come si filosofa col martello
In tutti i tempi si è voluto "migliorare" gli uomini: soprattutto a questo si è dato il nome di morale.
Ma sotto la stessa parola sta nascosta la massima diversità di tendenza. Sia l'addomesticamento della bestia uomo, che l'allevamento di un certo genere di umanità, sono stati detti "miglioramento". Ma chiamare "miglioramento" l'addomesticamento di un animale è quasi una facezia per le nostre orecchie. Chi sa cosa avviene nei serragli, dubita che quivi la bestia venga "migliorata". Essa viene infiacchita, viene resa meno nociva, diventa, grazie al sentimento depressivo della paura, grazie al dolore, alle ferite, alla fame, una bestia malaticcia. Non diversamente stanno le cose per l'uomo addomesticato, che il prete ha "migliorato". La società, la nostra addomesticata, mediocre, castrata società, è quella in cui un uomo genuino, che giunge dai monti o dalle avventure del mare, degenera necessariamente in un criminale. Per esprimerci con una formula si potrebbe dire: tutti i mezzi, con cui l'umanità sino a oggi ha dovuto essere resa morale, sono stati fondamentalmente immorali."
Ma sotto la stessa parola sta nascosta la massima diversità di tendenza. Sia l'addomesticamento della bestia uomo, che l'allevamento di un certo genere di umanità, sono stati detti "miglioramento". Ma chiamare "miglioramento" l'addomesticamento di un animale è quasi una facezia per le nostre orecchie. Chi sa cosa avviene nei serragli, dubita che quivi la bestia venga "migliorata". Essa viene infiacchita, viene resa meno nociva, diventa, grazie al sentimento depressivo della paura, grazie al dolore, alle ferite, alla fame, una bestia malaticcia. Non diversamente stanno le cose per l'uomo addomesticato, che il prete ha "migliorato". La società, la nostra addomesticata, mediocre, castrata società, è quella in cui un uomo genuino, che giunge dai monti o dalle avventure del mare, degenera necessariamente in un criminale. Per esprimerci con una formula si potrebbe dire: tutti i mezzi, con cui l'umanità sino a oggi ha dovuto essere resa morale, sono stati fondamentalmente immorali."
Friedrich Nietzsche, Il crepuscolo degli idoli, ovvero come si filosofa col martello
“Non c'è errore più pericoloso dello scambiare l'effetto per la causa:
io lo chiamo il caratteristico pervertimento della ragione. […]
Il lettore dei giornali dice: questo partito va in rovina per un tale errore. La mia superiore politica dice: un partito che commette tali errori, è finito – non ha più la sua istintiva sicurezza.”
― Friedrich Nietzsche, “Crepuscolo degli idoli”, 'I quattro grandi errori', §§ 1-2, tr. it. Adelphi, pp. 55-57
«Considero a parte, con il più grande rispetto, il nome di Eraclito.
Quando l’altro popolo dei filosofi respingeva la testimonianza dei sensi, perché questi stessi indicavano molteplicità e cambiamento, egli respinse la loro testimonianza, perché mostravano le cose come se avessero durata e unità… Eraclito conserverà per sempre il diritto di affermare che l’essere è una vuota finzione. Il mondo “apparente” è l’unico mondo: il “mondo vero” è solamente una fandonia in più».
Friedrich Nietzsche, Il crepuscolo degli idoli, ovvero come si filosofa col martello
Friedrich Nietzsche. Stato e cultura.
“La cultura e lo stato –non ci si inganni in proposito– sono antagonisti: è soltanto un’idea moderna.
In realtà non conosciamo nulla perché la verità sta nel profondo...
Democrito
Tutto ciò che è profondo ama mascherarsi;
le cose più profonde odiano l'immagine e la similitudine.
Friedrich Nietzsche
Chi sa di essere profondo, si sforza di esser chiaro.
Chi vuole apparire profondo alla folla, si sforza di esser oscuro.
Infatti la folla ritiene profondo tutto quel di cui non riesce a vedere il fondo.
Friedrich Nietzsche
SULLA MASCHERA, I
I profondi. – Gli uomini che pensano profondamente appaiono a se stessi commedianti nei rapporti con gli altri, perché allora, per essere capiti, devono sempre simulare una superficie.
Friedrich Nietzsche, "Umano troppo umano", II, 232
Io amo l'ombra così come amo la luce.
Ambedue sono necessarie perché un volto possa essere bello.
Friedrich Nietzsche.
Somiglio a una vecchia fortezza, resistente alle intemperie, con molte cantine e sotterranei nascosti; non mi sono ancora insinuato fino al fondo dei miei cunicoli bui, non sono ancora giunto alle mie cavità sotterranee.
Friedrich Nietzsche
Friedrich Nietzsche
Io sono una selva e una notte di alberi scuri, ma chi non ha paura delle mie tenebre, troverà anche pendii di rose sotto i miei cipressi.
Friedrich Wilhelm Nietzsche
La “ragione” è la causa per cui falsifichiamo la testimonianza dei sensi
Friedrich Wilhelm Nietzsche
Ma a chi parlo, quando nessuno ha i miei orecchi?
Friedrich Wilhelm Nietzsche
Però...ha anticipato le ricerche scientifiche nell'audiofonologia di Tomatis!
Friedrich Wilhelm Nietzsche
“il più inquietante fra tutti gli ospiti.....Nichilismo: manca il fine; manca la risposta al ‘perché’;
che cosa significa nichilismo? – che i valori supremi perdono ogni valore.”
Friedrich Nietzsche, Frammenti postumi-1887-1888
"vedi, disse, io sono il continuo, necessario superamento di me stessa. [...]
Qualunque cosa io crei e comunque l'ami, - ne debbo ben presto essere avversaria, avversaria del mio amore: così vuole la mia volontà.
Friedrich Nietzsche
Consolazione: avere da sopportare più di tutti gli altri spesso dà un senso di privilegio e di potenza
Friedrich Nietzsche
La capacità di soffrire è un mezzo eccellente di conservazione, una specie di garanzia per la vita: per questo il dolore si è conservato; esso è utile quanto il piacere – e non si dice troppo. Mi viene da ridere, quando ascolto gli elenchi di sofferenze e di miserie, con cui il pessimismo cerca di dimostrare la sua legittimità – Amleto e Schopenhauer e Voltaire e Leopardi e Byron.
La vita è qualcosa che non dovrebbe esistere, se solo in questo modo può conservarsi! – voi dite. Io rido di questo dovrebbe e mi metto dalla parte della vita, per dare il mio aiuto, affinché dalla sofferenza derivi quanto più vita possibile. [...] Ciò che vi impone di giudicare la vita non può essere la giustizia – perché la giustizia saprebbe che la sofferenza e il male sono annidati nel mondo perché siano possibili il piacere e la saggezza
Friedrich Nietzsche, Frammenti postumi 1879-1881
La vita esemplare consiste nell'amore e nell'umiltà: nella pienezza del cuore che non esclude neanche l'uomo più basso; nella formale rinuncia a voler avere ragione, alla difesa, alla vittoria nel senso del trionfo personale; nella fede nella beatitudine qui, sulla terra, nonostante miseria, opposizione e morte; nella riconciliazione, nella mancanza di collera, di disprezzo; nel non voler essere ricompensati; nel non essere legati a nessuno; nel vivere senza padroni in senso spirituale, spiritualissimo; in una vita molto orgogliosa, con la volontà di una vita povera e servizievole
Friedrich Nietzsche, Frammenti postumi 1887-1888
L'uomo moderno crede sperimentalmente ora a questo, ora a quel valore, per poi lasciarlo cadere; il circolo dei valori superati e lasciati cadere è sempre più vasto; si avverte sempre più il vuoto e la povertà di valori; il movimento è inarrestabile - sebbene si sia tentato in grande stile di rallentarlo. Alla fine l'uomo osa una critica dei valori in generale; ne riconosce l'origine; conosce abbastanza per non credere più in nessun valore; ecco il pathos, il nuovo brivido...
F. Nietzsche, Frammenti postumi
F. Nietzsche, Frammenti postumi
L’individuo è un errore. […] Ma io distinguo tra l’individuo, esistente solo nell’immaginazione, e il «sistema reale», che ognuno di noi è; le due cose vengono fuse in una sola, mentre «l’individuo» è solo una somma di sensazioni, giudizi, errori coscienti; una fede; un piccolo frammento del reale sistema vitale o molti frammenti, riuniti insieme col pensiero e nella fantasia; una «unità» che non regge. […] Nella coscienza sentiamo come se volessimo e dovessimo essere tutto, arriviamo a fantasticare di un «io» contrapposto a tutto il resto, al «non io». Smettere di sentirsi come questo fantastico ego! Imparare gradualmente a liberarci di questo presunto individuo! Scoprire gli errori dell’ego! Capire l’egoismo in quanto errore. L’opposto non è affatto l’altruismo, che sarebbe amore per altri presunti individui. No! Al di là di «me», e di «te»! SENTIRE IN MODO COSMICO!
Friedrich Nietzsche, Frammenti postumi 1881-1882
Tutti parlano, tutto viene dilaniato dalle parole; e quanto oggi ancora sembra troppo duro per le zanne del tempo, domani, escoriato e scorticato, penderà da mille fauci. Tutti parlano, tutto passa inascoltato. Quand'anche uno annunci la propria saggezza con un concerto di campane, i bottegai ne copriranno il suono col tintinnio dei loro spiccioli. Tutti parlano, nessuno che voglia ascoltare. Tutte le acque si precipitano scroscianti al mare, ma il ruscello sente solo il proprio scroscio. Tutti parlano, nessuno che voglia capire. Tutto finisce in fumo, nulla che vada a finire in una sorgente profonda. Tutti parlano, nulla riesce bene, tutti a fare coccodè, ma nessuno che voglia deporre un uovo.
O fratelli miei! Perché non imparate da me il silenzio! E la solitudine! Tutti parlano, nessuno che sappia dire. Tutti corrono, nessuno più che impari a camminare. Tutti parlano, nessuno mi sente cantare: Oh, che riusciate a imparare il silenzio da me!
Friedrich Nietzsche, Frammenti postumi, autunno 1883
Sono le parole più silenziose,
quelle che portano la tempesta.
pensieri che incedono con passi di colomba
guidano il mondo.
Friedrich Nietzsche, FP
Sono le parole più silenziose,
quelle che portano la tempesta.
pensieri che incedono con passi di colomba
guidano il mondo.
Friedrich Nietzsche, FP
"Il paziente mostra evidenti spunti paranoici di megalomania: dichiara di essere un grande filosofo."
Dalla cartella psichiatrica di Friedrich Nietzsche al manicomio di Jena, 1889.
«Là, disteso sul divano – così descrive Steiner la poderosa impressione che Nietzsche gli fece allorché la sorella Elisabeth lo introdusse nella sua stanza - giaceva l’Ottenebrato, con la sua fronte mirabilmente bella di artista e di pensatore. Erano le prime ore del pomeriggio.
Gli occhi, pur essendo spenti, apparivano ancora perva si d’anima; ma di quanto li circondava non accoglievano più che una immagine a cui era ormai negato l’accesso all’anima. Stavamo dinnanzi a lui, ma Nietzsche non lo sapeva. Eppure si sarebbe ancora potuto credere che quel volto spiritualizzato fosse l’espressione di un’anima la quale nel corso del mattino avesse intensamente pensato e volesse ora riposare un momento. Credetti che la scossa interiore da me provata si trasformasse in comprensione per il genio il cui sguardo mi fissava senza vedermi. (...) Prima di quel momento avevo letto Nietzsche scrittore; ora, avevo veduto quel Nietzsche che, da remotissime sfere spirituali, portava entro il suo corpo ancora le idee tutte scintillanti di bellezza, sebbene avesse perduto per via la loro originaria forza luminosa.»
Noi siamo, per definizione, indaffarati, tesi, preoccupati. Abbiamo definitivamente preso congedo da una certa forma di svago che é prerogativa della condizione animale. L'indebolimento dell'uomo, prezzo della sua apertura verso uno sviluppo intellettuale illimitato, fa di lui un "animale malato" Nietzsche
(citato in: Michel Hulin - "La mistica selvaggia")
“Quante volte sono ammutoliti al tuo apparire, e la loro forza li ha abbandonati come il fumo di un fuoco che si estingue: non l’hai notato?
Si, amico mio, tu sei la cattiva coscienza dei tuoi prossimi: essi infatti non sono degni di te.
Perciò ti odiano e vorrebbero succhiarti il sangue.
I tuoi prossimi saranno sempre mosche velenose; ciò che in te è grande – proprio questo non può non renderli che più velenosi e sempre più mosche.
Amico mio, fuggi nella tua solitudine e là dove spira un’aria forte e inclemente.
Non è tuo destino essere uno scacciamosche.-
Così parlò Zarathustra”.
Friedrich Nietzsche, Così parlò Zarathustra, Delle mosche del mercato
Nella solitudine il solitario divora se stesso, nella moltitudine lo divorano i molti. Ora scegli.
Friedrich Nietzsche, Umano, troppo umano II. 1879/80
Ora è come se appartenessimo a mondi diversi e non parlassimo la stessa lingua. Mi muovo tra loro come uno straniero, come un proscritto, senza che mi arrivi una parola, uno sguardo. Ammutolisco - perchè non comprendono le mie parole - ahimè non mi hanno capito. E' terribile essere condannato al silenzio quando si ha tanto da dire... L'incomunicabilità è la più terribile delle solitudini....
Friedrich Nietzsche a Erwin Rodhe
Caro amico, un giorno un uccello mi volò accanto, e io, superstizioso come tutti gli uomini soli che si ritrovano a una svolta nel proprio cammino, ho creduto di vedere un'aquila. Ora, tutto il mondo si scomoda a dirmi che mi sbagliavo, - e sull'argomento è nata una sorta di pettegolezzo... Dimmi, chi è più felice?- io, "l'ingannato", ...che ha vissuto un'estate intera in un mondo più alto di speranze, credendo al presagio di quell'uccello... o quegli altri, che non hanno "nulla di cui ingannarsi"?
Friedrich Nietzsche a H. Koselitz
Chi vola alto è sempre solo
Rudolf Nureyev
"...le aquile non volano a stormi..."
Battiato
Per questo me ne vado nella solitudine; per non bere nelle cisterne di tutti.
In mezzo a molti io vivo come molti e non penso con il mio io: dopo qualche tempo mi accade sempre, come se mi si volesse esiliare da me stesso e derubare l'anima, e me la prendo con tutti e temo tutti. Il deserto mi è allora necessario ...
Friedrich Nietzsche
Opinioni e pesci - Si è padroni delle proprie opinioni come si è padroni dei pesci - ossia in quanto si possiede un vivaio. Si deve andare a pesca e aver fortuna,— allora si avranno i propri pesci, le proprie opinioni. Parlo qui di opinioni vive, di pesci vivi. Altri son contenti quando possiedono un gabinetto di fossili — e, in testa, «convinzioni».
Friedrich Nietzsche
Una volta che religione, arte e morale saranno descritte nel loro sorgere in modo che le si possa perfettamente spiegare senza ricorrere […] all’ipotesi di interventi metafisici, cesserà il fortissimo interesse per il problema puramente teoretico della “cosa in sé” e dell’”apparenza”. […] In tutta tranquillità si rimetterà alla fisiologia e alla storia dell’evoluzione, degli organismi e delle idee il problema di come la nostra immagine del mondo possa essere tanto diversa dalla dischiusa essenza del mondo.
Friedrich Nietzsche, Umano troppo umano
Si chiama spirito libero colui che pensa diversamente da come, in base alla sua origine, al suo ambiente, al suo stato o ufficio, o in base alle opinioni dominanti del tempo, ci si aspetterebbe che egli pensasse.
Nietzsche, Umano, troppo umano, I, af. 225
Friedrich Nietzsche, Umano troppo umano II, 1879/80
Non voglio leggere più nessun autore di cui si noti che volle fare un libro:
ma solo quelli i cui pensieri divennero improvvisamente un libro.
Friedrich Nietzsche, Umano troppo umano
Nietzsche da “umano, troppo umano”
L'inganno nell'amore. Si dimenticano molte cose del proprio passato e le si scaccia di proposito dalla mente: cioè si vuole che la nostra immagine, che irraggia dal passato verso di noi, ci inganni, lusinghi la nostra presunzione – noi lavoriamo continuamente a questo inganno di noi stessi. E ora credete voi, che tanto parlate e decantate l'"obliar se stessi nell'amore", lo "sciogliersi dell'io nell'altra persona", che ciò sarebbe qualcosa di sostanzialmente diverso? Dunque si infrange lo specchio, ci si immagina in un'altra persona che si ammira, e si gode poi la nuova immagine del proprio io, anche se la si chiama col nome dell'altra persona - e tutto questo procedimento non sarebbe inganno di sé, non sarebbe egoismo, gente strana! Io penso che coloro che nascondono qualcosa di sé a se stessi e coloro che a se stessi si nascondono come tutto, sono uguali in ciò, che commettono un furto nella camera del tesoro della conoscenza: dal che risulta contro quale reato ci metta in guardia il detto: "conosci te stesso".
Friedrich Nietzsche - Umano, troppo umano. Un libro per spiriti liberi
Chi soffre è una preda di tutti:
di fronte ad un sofferente tutti si sentono saggi
Friedrich Nietzsche
La morale in Europa oggi è la morale del branco.
Non esistono fenomeni morali, ma solo interpretazioni morali dei fenomeni.
Friedrich Nietzsche
Nel vero amore è l'anima che abbraccia il corpo.
Friedrich Nietzsche
Il piacere di essere "gregge" è più antico del piacere di essere "io"; e finché la buona coscienza si chiama "gregge", solo la cattiva coscienza dice "io".
Friedrich Nietzsche
Non sopporto più il "verde felicità da pascolo" delle greggi umane.
Occorre sbarazzarsi del cattivo gusto di voler andare d'accordo con tutti.
Le cose grandi ai grandi, gli abissi ai profondi, le finezze ai sottili, e le rarità ai rari.
Avari della nostra ricchezza e dei nostri cassetti pieni.
Parsimonia nell'imparare e nel dimenticare.
Ingegnosi negli schemi e orgogliosi della nostra tavola.
Il mio giudizio è il mio giudizio e difficilmente anche un altro potrà vantare un qualunque diritto su di esso.
Questo è il Libero Spirito.
Friedrich Nietzsche
Nella liberazione spirituale di un uomo, seriamente intesa, anche le sue passioni e le sue voglie sperano in segreto di trarne vantaggio. L'uomo possiede difese molto buone contro se stesso, contro perlustrazioni e assedi da parte sua, e di solito non recepisce di sè che le opere esterne. La fortezza vera e propria gli è inaccessibile, addirittura invisibile, a meno che amici e nemici non facciano i traditori e non ve lo introducano per una via segreta. Perchè l'uomo non vede le cose? Perchè vi ha intraposto se stesso: egli nasconde le cose. Chi vuol vedersi così com'è, deve saper sorprendere se stesso, con la fiaccola in mano. Se per una volta si vuol essere una persona, bisogna onorare anche la propria ombra."
Friedrich Nietzsche, Umano, Troppo Umano
"L'educazione impartita dall'ambiente vuol rendere ogni uomo non libero, mettendogli davanti agli occhi sempre il minor numero di possibilità. Dai suoi educatori l'individuo viene trattato come se fosse sì qualcosa di nuovo, ma dovesse diventare una ripetizione. Se l'uomo appare dapprima come qualcosa di sconosciuto, di mai esistito, deve esser trasformato in qualcosa di conosciuto, di già esistito.
Si chiama spirito libero colui che pensa diversamente da come, in base alla sua origine, al suo ambiente, al suo stato e ufficio o in base alle opinioni dominanti del tempo, ci si aspetterebbe che egli pensasse. Egli è l'eccezione, gli spiriti vincolati sono la regola. E se gli spiriti liberi hanno ragione, allora gli spiriti vincolati hanno torto, non importa se i primi sono giunti alla verità per immoralità e se i secondi si sono attenuti finora alla non verità per moralità. D’altra parte non appartiene all’essenza dello spirito libero che egli abbia opinioni più giuste, ma piuttosto che egli si sia staccato dalla tradizione, sia con fortuna sia con insuccesso. Di solito, comunque, egli avrà dalla sua parte la verità o almeno lo spirito di ricerca della verità: egli esige ragioni, gli altri fede.
Tutto ciò che è abituale tesse intorno a noi una ragnatela che diventa sempre più solida e presto ci accorgiamo che i fili son diventati lacci, e che noi stessi vi stiamo in mezzo come il ragno che vi è impigliato e deve nutrirsi del suo stesso sangue. Per questo lo spirito libero odia ogni regola e abitudine, tutto quel che ha durata ed è definitivo, per questo strappa sempre di nuovo, con dolore, la rete che lo avvolge: benchè, in seguito a ciò, egli debba soffrire di molte grandi e piccole ferite. Poichè, quei fili deve strapparli via da sè, dal suo corpo, dalla sua anima."
Friedrich Nietzsche, Umano, Troppo Umano I, af. 225
L'anima di colui al quale fu destinato un mattino della vita attivo e pieno di tempeste, viene colta nel meriggio da uno strano desiderio di pace, che può durare per lune e per anni. Intorno a lui tutto si fa silenzioso, le voci suonano sempre più lontane; il sole dardeggia a picco sulla sua testa.
In una nascosta radura di bosco vede dormire il gran Pan; tutte le cose della natura si sono addormentate assieme a lui, con un'espressione di eternità sul volto - così a lui pare. Egli non vuol niente, non si preoccupa di niente, il suo cuore è fermo, solo il suo occhio vive. Molte cose vede allora l'uomo, che non aveva mai viste, e fin dove giunge lo sguardo, tutto è avvolto in una rete di luce e per così dire sepolto in essa, egli si sente allora felice. Infine si leva il vento fra gli alberi, mezzogiorno è passato, la vita lo strappa di nuovo a sé, la vita dagli occhi ciechi, dietro a cui si precipita il suo corteo: desiderio, inganno, oblio, godimento, distruzione, caducità. E così sopravviene la sera, più piena di tempeste dello stesso mattino.
Friedrich Nietzsche, Umano, troppo umano
Si chiama spirito libero colui che pensa diversamente da come, in base alla sua origine, al suo ambiente, al suo stato e ufficio o in base alle opinioni dominanti del tempo, ci si aspetterebbe che egli pensasse. Egli è l'eccezione, gli spiriti vincolati sono la regola. E se gli spiriti liberi hanno ragione, allora gli spiriti vincolati hanno torto, non importa se i primi sono giunti alla verità per immoralità e se i secondi si sono attenuti finora alla non verità per moralità. D’altra parte non appartiene all’essenza dello spirito libero che egli abbia opinioni più giuste, ma piuttosto che egli si sia staccato dalla tradizione, sia con fortuna sia con insuccesso. Di solito, comunque, egli avrà dalla sua parte la verità o almeno lo spirito di ricerca della verità: egli esige ragioni, gli altri fede.
Tutto ciò che è abituale tesse intorno a noi una ragnatela che diventa sempre più solida e presto ci accorgiamo che i fili son diventati lacci, e che noi stessi vi stiamo in mezzo come il ragno che vi è impigliato e deve nutrirsi del suo stesso sangue. Per questo lo spirito libero odia ogni regola e abitudine, tutto quel che ha durata ed è definitivo, per questo strappa sempre di nuovo, con dolore, la rete che lo avvolge: benchè, in seguito a ciò, egli debba soffrire di molte grandi e piccole ferite. Poichè, quei fili deve strapparli via da sè, dal suo corpo, dalla sua anima."
Friedrich Nietzsche, Umano, Troppo Umano I, af. 225
Si chiama spirito libero colui che pensa diversamente da come, in base alla sua origine, al suo ambiente, al suo stato e ufficio o in base alle opinioni dominanti del tempo, ci si aspetterebbe che egli pensasse. Egli è l'eccezione, gli spiriti vincolati sono la regola; questi ultimi gli rimproverano che i suoi liberi principi trovino origine nella sua smania di farsi notare, oppure addirittura che facciano pensare ad azioni libere, cioè ad azioni che sono incompatibili con la morale vincolata. Talvolta si dice anche che questi o quei liberi principi sono da attribuire a stramberia o a esaltazione della mente; ma così parla solo una malignità, che - essa stessa - non crede a ciò che dice, ma vorrebbe, in tal modo, nuocere: infatti, la testimonianza della maggiore bontà e acutezza del suo intelletto è di solito scritta in volto allo spirito libero, e a così chiare lettere, che gli spiriti vincolati la intendono benissimo. Ma gli altri due modi di spiegare l’origine del libero pensiero sono intesi onestamente; in effetti molti spiriti liberi si formano anche nell’uno o nell’altro modo. Tuttavia le conclusioni, a cui essi per quelle vie sono giunti, potrebbero essere, proprio per questo, più vere e attendibili di quelle degli spiriti vincolati. Nella conoscenza della verità ciò che importa è che la si possieda, non per quale impulso la si sia cercata o per quale via la si sia trovata. E se gli spiriti liberi hanno ragione, allora gli spiriti vincolati hanno torto, non importa se i primi sono giunti alla verità per immoralità e se i secondi si sono attenuti finora alla non verità per moralità. D’altra parte non appartiene all’essenza dello spirito libero che egli abbia opinioni più giuste, ma piuttosto che egli si sia staccato dalla tradizione, sia con fortuna sia con insuccesso. Di solito, comunque, egli avrà dalla sua parte la verità o almeno lo spirito di ricerca della verità: egli esige ragioni, gli altri fede.
Friedrich Nietzsche, Umano, troppo umano
L'anima di colui al quale fu destinato un mattino della vita attivo e pieno di tempeste, viene colta nel meriggio da uno strano desiderio di pace, che può durare per lune e per anni. Intorno a lui tutto si fa silenzioso, le voci suonano sempre più lontane; il sole dardeggia a picco sulla sua testa.
In una nascosta radura di bosco vede dormire il gran Pan; tutte le cose della natura si sono addormentate assieme a lui, con un'espressione di eternità sul volto - così a lui pare. Egli non vuol niente, non si preoccupa di niente, il suo cuore è fermo, solo il suo occhio vive. Molte cose vede allora l'uomo, che non aveva mai viste, e fin dove giunge lo sguardo, tutto è avvolto in una rete di luce e per così dire sepolto in essa, egli si sente allora felice. Infine si leva il vento fra gli alberi, mezzogiorno è passato, la vita lo strappa di nuovo a sé, la vita dagli occhi ciechi, dietro a cui si precipita il suo corteo: desiderio, inganno, oblio, godimento, distruzione, caducità. E così sopravviene la sera, più piena di tempeste dello stesso mattino.
Friedrich Nietzsche, Umano, troppo umano
Friedrich Wilhelm Nietzsche. Il denaro: lo scambio e il possesso.
In uno scambio si procederebbe in modo onesto e retto solo se ciascuno dei due che scambiano esigesse tanto, quanto la sua cosa gli sembra che valga, tenuto conto della fatica che è stata necessaria per ottenerla, della rarità, del tempo speso, ecc., oltre che del valore d’affezione. Non appena fa il prezzo ‘in considerazione del bisogno dell’altro’, egli è un più sottile brigante e ricattatore. – Se il denaro è uno dei due oggetti dello scambio, bisogna considerare che un tallero in mano a un ricco erede, a un lavoratore a giornata, a un commerciante, a uno studente, sono cose del tutto diverse: ciascuno dovrebbe ricevere per esso poco o molto, a seconda che avesse fatto quasi niente o molto per guadagnarlo – così sarebbe equo: in verità le cose stanno notoriamente in modo inverso. Nel gran mondo del denaro il tallero del ricco pigro è più fruttifero di quello del povero laborioso.
Affinché la proprietà ispiri per l’avvenire più fiducia e divenga più morale, si tengano aperte le vie del lavoro alla ‘piccola’ proprietà e si impedisca invece l’arricchimento senza sforzo e improvviso: si tolgano dalle mani dei privati e delle società private tutti i rami del trasporto e del commercio, che sono favorevoli all’accumulazione di ‘grandi’ patrimoni, ossia in particolare il commercio del denaro- e si considerino tanto i grandi possidenti quanto i nullatenenti come esseri pericolosi per la comuni.”
FRIEDRICH W. NIETZSCHE (1844 – 1900), “Umano, troppo umano. Un libro per spiriti liberi” volume secondo, versione di Sossio Giametta, in “Opere di Friedrich Nietzsche”, edizione italiana diretta da G. Colli e M. Montinari, volume IV, tomo III, testo critico originale stabilito da Giorgio Colli e Mazzino Montinari, Adelphi, Milano 1967, parte seconda ‘Il viandante e la sua ombra’, 25 ‘Lo scambio e l’equità’, p. 151 – 285 ‘Se il possesso può essere compensato dalla giustizia’, p. 249.
Da ciò che vuoi conoscere e misurare devi prendere congedo, almeno per un certo tempo.
Solo quando avrai lasciato la città potrai vedere quanto alte si ergono le sue torri sopra le case.
Friedrich W. Nietzsche, "Il viandante e la sua ombra''
da "Umano, troppo umano'', 1878
Un libro per spiriti liberi
"Apparteniamo a un'epoca la cui civiltà rischia di andare in rovina ad opera dei mezzi della civiltà. L'umanità adopera senza scrupoli ogni individuo come materiale per alimentare le sue grandi macchine: ma allora, a che scopo le macchine, se tutti gli individui (cioè l'umanità) servono soltanto a mantenerle? Macchine fini a se stesse - è questa l'umana commedia? L'uomo che giace a letto ammalato arriva talvolta a capire che di solito sono il suo ufficio, i suoi affari o la sua società a farlo ammalare e ad avergli tolto ogni capacità di riflettere su se stesso; egli raggiunge questa saggezza per l'ozio cui la malattia lo costringe.
Agli uomini attivi di solito fa difetto l'attività più alta: voglio dire quella individuale. Essi sono attivi come funzionari, commercianti, dotti, cioè come esseri generici, non come uomini affatto determinati, singoli, unici; sotto questo punto di vista sono pigri. È la disgrazia degli attivi, il fatto che la loro attività sia quasi sempre un po' insensata. Non si può ad esempio chiedere, al banchiere che ammucchia il denaro, lo scopo di quella sua incessante attività: essa è insensata. Gli attivi rotolano come rotola la pietra, con meccanica stupidità. Tutti gli uomini si dividono, in ogni tempo e anche oggi, in schiavi e liberi: chi infatti non ha per sè i due terzi della sua giornata, è uno schiavo, qualunque cosa sia, politico, commerciante, funzionario, dotto."
Friedrich Nietzsche, Umano, Troppo Umano
Solo quando avrai lasciato la città potrai vedere quanto alte si ergono le sue torri sopra le case.
Friedrich W. Nietzsche, "Il viandante e la sua ombra''
da "Umano, troppo umano'', 1878
Un libro per spiriti liberi
"Apparteniamo a un'epoca la cui civiltà rischia di andare in rovina ad opera dei mezzi della civiltà. L'umanità adopera senza scrupoli ogni individuo come materiale per alimentare le sue grandi macchine: ma allora, a che scopo le macchine, se tutti gli individui (cioè l'umanità) servono soltanto a mantenerle? Macchine fini a se stesse - è questa l'umana commedia? L'uomo che giace a letto ammalato arriva talvolta a capire che di solito sono il suo ufficio, i suoi affari o la sua società a farlo ammalare e ad avergli tolto ogni capacità di riflettere su se stesso; egli raggiunge questa saggezza per l'ozio cui la malattia lo costringe.
Agli uomini attivi di solito fa difetto l'attività più alta: voglio dire quella individuale. Essi sono attivi come funzionari, commercianti, dotti, cioè come esseri generici, non come uomini affatto determinati, singoli, unici; sotto questo punto di vista sono pigri. È la disgrazia degli attivi, il fatto che la loro attività sia quasi sempre un po' insensata. Non si può ad esempio chiedere, al banchiere che ammucchia il denaro, lo scopo di quella sua incessante attività: essa è insensata. Gli attivi rotolano come rotola la pietra, con meccanica stupidità. Tutti gli uomini si dividono, in ogni tempo e anche oggi, in schiavi e liberi: chi infatti non ha per sè i due terzi della sua giornata, è uno schiavo, qualunque cosa sia, politico, commerciante, funzionario, dotto."
Friedrich Nietzsche, Umano, Troppo Umano
Occorre sbarazzarsi del cattivo gusto di voler andare d'accordo con tutti.
Le cose grandi ai grandi, gli abissi ai profondi, le finezze ai sottili.
Le rarità ai rari.
Nietzsche
Parlare molto di sé può essere anche un mezzo per nascondersi
Friedrich Wilhelm Nietzsche. "Al di là del bene e del male", 169
La follia è nei singoli qualcosa di raro − ma nei gruppi, nei partiti, nei popoli, nelle epoche è la regola.Friedrich Wilhelm Nietzsche, Al di là del bene e del male, 1886
L'obiezione, il saltare di lato, la gaia diffidenza, il piacere della beffa sono segni di salute: tutto ciò che è assoluto appartiene alla patologia.
Friedrich Nietzsche, Al di là del bene e del male
"Per quanto riguarda la superstizione dei logici, non mi stancherò di sottolineare un piccolo e breve dato di fatto, cioè che un pensiero viene quando «lui» lo vuole, e non quando «io» lo voglio; cosicchè dire: il soggetto «io» è condizione del predicato «penso», è una falsificazione dello stato dei fatti, «Esso pensa»: ma che questo «Esso» sia proprio quel vecchio famoso «io» è, per dirla con indulgenza, solo una supposizione, un'affermazione, e soprattutto non è affatto una certezza immediata."
Friedrich Nietzsche, Al di là del bene e del male
«occorre servirsi della “causa” e dell’“effetto” giusto solo come di meri concetti,
cioè di finzioni convenzionali destinate alla connotazione, all’intellezione, non già alla spiegazione … Siamo noi soltanto ad avere immaginato creativamente le cause, la successione, la funzionalità di una cosa rispetto all’altra, la relatività, la costrizione, il numero, la legge, la libertà, il fondamento, lo scopo; e se aggiungiamo poeticamente e infondiamo nelle cose questo mondo di segni come un “in sé”, operiamo così ancora una volta come abbiamo sempre operato, cioè in maniera mitologica»
F. Nietzsche, da Al di là del bene e del male
«occorre servirsi della “causa” e dell’“effetto” giusto solo come di meri concetti,
cioè di finzioni convenzionali destinate alla connotazione, all’intellezione, non già alla spiegazione … Siamo noi soltanto ad avere immaginato creativamente le cause, la successione, la funzionalità di una cosa rispetto all’altra, la relatività, la costrizione, il numero, la legge, la libertà, il fondamento, lo scopo; e se aggiungiamo poeticamente e infondiamo nelle cose questo mondo di segni come un “in sé”, operiamo così ancora una volta come abbiamo sempre operato, cioè in maniera mitologica»
F. Nietzsche, da Al di là del bene e del male
Non esiste un bene comune. Ai rari le cose rare -
" Sono forse questi filosofi, sul punto di sopraggiungere, nuovi amici della «verità»?
Probabilmente lo saranno abbastanza: giacché tutti i filosofi sino a oggi hanno amato le loro verità. Certo, però, non saranno dei dogmatici. Dovrebbe essere incompatibile con il loro orgoglio, e anche con il loro gusto, l'eventualità che la loro verità debba ancora essere una verità per ognuno: ciò che è stato fino a oggi il segreto desiderio e il senso recondito di ogni aspirazione dogmatica, «il mio giudizio è il <mio> giudizio: difficilmente anche un altro potrà vantare un diritto su di esso» — dirà forse un tale filosofo dell'avvenire. Occorre sbarazzarsi del cattivo gusto di voler andare d'accordo con molti. «Bene» non è più bene se suona sulla bocca del vicino. E come mai potrebbe esistere addirittura un «bene comune»! La parola contraddice se stessa: quel che può essere comune, ha sempre ben poco valore, infine i fatti devono stare come stanno e sono sempre stati: le cose grandi sono riservate ai grandi, gli abissi ai profondi, le finezze e i brividi ai sottili, e per esprimerci sinteticamente con una sola parola, ai rari le cose rare. "
Friedrich Nietzsche, (1844 - 1900). "Al di là del bene e del male. Preludio di una filosofia dell'avvenire" (1886). versione di Ferruccio Masini, in "Opere di Friedrich Nietzsche", edizione italiana diretta da G. Colli e M. Montinari. Adelphi. Milano 1976 (III ed., I ed. 1968), Volume VI • Tomo II. testo critico originale stabilito da Giorgio Colli e Mazzino Montinari. Capitolo secondo, 'Lo spirito libero', 43., p. 48.
Chi lotta contro i mostri deve fare attenzione a non diventare lui stesso un mostro.
E se tu fissi a lungo lo sguardo in un abisso, anche l'abisso vorrà guardare dentro di te.
E se tu fissi a lungo lo sguardo in un abisso, anche l'abisso vorrà guardare dentro di te.
Friedrich Nietzsche, Al di la' del bene e del male, 146
Ali bisogna avere quando si ama l'abisso.
Friedrich Nietzsche
"O grande astro! Che sarebbe la tua gioia se non avessi nessuno a cui dare luce?"
Friedrich Nietzsche, La Gaia scienza
«Stiamo all'erta! Guardiamoci dal pensare che il mondo sia un essere vivente.
In che senso dovrebbe svilupparsi? Di che si nutrirebbe?
Come potrebbe crescere e aumentare? Sappiamo già a stento che cos'è l'organico: e dovremmo reinterpretare quel che è indicibilmente derivato, tardivo, raro, casuale,percepito da noi soltanto sulla crosta terreste, come un essere sostanziale, universale, eterno come fanno coloro che chiamano l'universo un organismo? Di fronte a ciò sento disgusto. Guardiamoci bene dal credere che l'universo sia una macchina: non è certo costruito per un fine: gli rendiamo un onore troppo alto con la parola «macchina». [...]Guardiamoci dall'attribuirgli assenza di sensibilità e di ragione, ovvero il loro opposto: l'universo non è perfetto, né bello, né nobile e non vuol diventare nulla di tutto questo, non mira assolutamente ad imitare l'uomo! Non è assolutamente toccato da nessuno dei nostri giudizi estetici e morali! [...] Quando sarà che tutte queste ombre di Dio non ci offuscheranno più? Quando avremo del tutto sdivinizzato la natura! Quando potremo iniziare a naturalizzare noi uomini, insieme alla pura natura, nuovamente ritrovata, nuovamente redenta!»
Friedrich Nietzsche, La Gaia scienza
"Infatti una salute in sé non esiste, e tutti i tentativi per definire una cosa siffatta sono miseramente falliti. Dipende dalla tua meta, dal tuo orizzonte, dalle tue energie, dai tuoi impulsi, dai tuoi errori e, in particolare, dagli ideali e dai fantasmi della tua anima, determinare 'che cosa' debba significare la salute anche per il tuo corpo."
Friedrich Nietzsche, La Gaia scienza
Ali bisogna avere quando si ama l'abisso.
Friedrich Nietzsche
Così parlò il ferro alla calamita:
ti odio perché mi attiri, ma non sai trattenermi
ti odio perché mi attiri, ma non sai trattenermi
Friedrich Nietzsche
"O grande astro! Che sarebbe la tua gioia se non avessi nessuno a cui dare luce?"
Friedrich Nietzsche, La Gaia scienza
«Stiamo all'erta! Guardiamoci dal pensare che il mondo sia un essere vivente.
In che senso dovrebbe svilupparsi? Di che si nutrirebbe?
Come potrebbe crescere e aumentare? Sappiamo già a stento che cos'è l'organico: e dovremmo reinterpretare quel che è indicibilmente derivato, tardivo, raro, casuale,percepito da noi soltanto sulla crosta terreste, come un essere sostanziale, universale, eterno come fanno coloro che chiamano l'universo un organismo? Di fronte a ciò sento disgusto. Guardiamoci bene dal credere che l'universo sia una macchina: non è certo costruito per un fine: gli rendiamo un onore troppo alto con la parola «macchina». [...]Guardiamoci dall'attribuirgli assenza di sensibilità e di ragione, ovvero il loro opposto: l'universo non è perfetto, né bello, né nobile e non vuol diventare nulla di tutto questo, non mira assolutamente ad imitare l'uomo! Non è assolutamente toccato da nessuno dei nostri giudizi estetici e morali! [...] Quando sarà che tutte queste ombre di Dio non ci offuscheranno più? Quando avremo del tutto sdivinizzato la natura! Quando potremo iniziare a naturalizzare noi uomini, insieme alla pura natura, nuovamente ritrovata, nuovamente redenta!»
Friedrich Nietzsche, La Gaia scienza
Friedrich Nietzsche, La Gaia scienza
Non stiamo forse vagando come attraverso un infinito nulla? Non ha età su di noi lo spazio vuoto? Non si è fatto più freddo? Non seguita a venire notte, sempre più notte? Non dobbiamo accendere lanterne la mattina? Dello strepito che fanno i becchini mentre seppelliscono Dio, non udiamo ancora nulla? Non fiutiamo ancora il lezzo della divina putrefazione? Anche gli dei si decompongono! Dio è morto! Dio resta morto! E noi lo abbiamo ucciso! Come ci consoleremo noi, gli assassini di tutti gli assassini? Quanto di più sacro e di più possente il mondo possedeva fino a oggi si è dissanguato sotto i nostri coltelli - chi detergerà da noi questo sangue? Con quale acqua potremo lavarci? Quali riti espiatori, quali sacre rappresentazioni dovremo inventare? Non è troppo grande, per noi, la grandezza di questa azione? Non dobbiamo anche noi diventare dei, per apparire almeno degni di essa? Non ci fu mai un'azione più grande - e tutti coloro che verranno dopo di noi apparterranno, in virtù di questa azione, a una storia più alta di quanto mai siano state tutte le storie fino ad oggi!
Friedrich Nietzsche, La Gaia scienza
Friedrich Nietzsche, La Gaia scienza
Dopo che Buddha fu morto, si continuò per secoli ad additare la sua ombra in una caverna – un'immensa orribile ombra. Dio è morto: ma stando alla natura degli uomini, ci saranno forse ancora per millenni caverne nelle quali si additerà la sua ombra. – E noi – noi dobbiamo vincere anche la sua ombra!.
Friedrich Nietzsche, La Gaia Scienza, 1882. Aforisma 108.
La preghiera è stata inventata per quel genere di uomini che di per se stessi non hanno mai propriamente dei pensieri e ai quali è ignota, ovverosia passa inosservata, un’elevazione dell’anima: che mai potranno fare costoro nei luoghi sacri e in tutte le situazioni importanti della vita che esigono pacatezza e una sorta di solennità? Perché almeno non rechino disturbo, la saggezza di tutti i fondatori di religioni, piccoli e grandi, ha loro prescritto la formula della preghiera, come un lungo meccanico lavoro delle labbra, collegato a uno sforzo della memoria e a un eguale atteggiamento rigorosamente fissato di mani e piedi e occhi!
Friedrich Nietzsche, La Gaia Scienza
L'uomo è difficile da scoprire, ed egli è per se stesso la più difficile delle scoperte
Friedrich Nietzsche
Io sono una selva e una notte di alberi scuri, ma chi non ha paura delle mie tenebre troverà anche pendii di rose sotto i miei cipressi.
Friedrich Nietzsche
In ognuno di noi è nascosto un bimbo che ha voglia di giocare.
Friedrich Nietzsche
L’ignoto inquietante e sua giustificazione liberatrice.
Ricondurre qualche cosa di ignoto a qualche cosa di conosciuto alleggerisce, acquieta, appaga, infonde inoltre un senso di potenza. Con l’ignoto è dato il pericolo, l’inquietudine, la preoccupazione, - l’istinto primo mira a ‘sopprimere’ questi penosi stati d’animo. Primo principio: una spiegazione qualsiasi è meglio di nessuna spiegazione. Poiché in fondo si tratta soltanto di una volontà di liberarsi da rappresentazioni opprimenti, non si va molto per il sottile con i mezzi impiegati per liberarsene: la prima rappresentazione con cui l’ignoto si chiarifica come noto ci dà un tal beneficio che la «prendiamo per vera». Prova del ‘piacere’ («della forza») come criterio di verità. Il «perché» non deve tanto dare, se è possibile la causa per se stessa, quanto piuttosto una determinata ‘specie di causa’ -, una causa acquietante, liberatrice, rasserenante. Il fatto che qualcosa di già noto, vissuto, inscritto nel ricordo, venga stabilito come causa, è la conseguenza prima di questo bisogno. Il nuovo, il non vissuto, l’estraneo viene escluso come causa. Non soltanto viene dunque cercata come causa una determinata specie di spiegazioni, ma anche una specie ‘eletta e privilegiata’ di spiegazioni, quelle, cioè, con cui è stato eliminato nella maniera più rapida, nel maggior numero dei casi, il sentimento dell’estraneo, del nuovo, del non vissuto – le spiegazioni più abituali. Corollario: una determinata specie di orientamento causale acquista sempre maggior preponderanza, si concentra nel sistema e campeggia infine in ‘posizione dominante’, vale a dire semplicemente escludendo ‘altre’ cause e spiegazioni – Il banchiere pensa subito all’«affare», il cristiano al «peccato», la fanciulla al suo amore.
Friedrich Nietzsche
Ogni abitudine rende la nostra mano più ingegnosa e meno agile il nostro ingegno
Friedrich Nietzsche, filosofo (1844 - 1900)
"L’io non è la posizione di un essere rispetto a più esseri (istinti, pensieri, e così via); bensì, l’ego è una pluralità di forze di tipo personale, delle quali ora l’una ora l’altra vengono alla ribalta come ego, e guardano alle altre come un soggetto guarda a un mondo esterno ricco di influssi e determinazioni. Il soggetto è ora in un punto ora nell’altro."
Friedrich Nietzsche, Frammenti postumi, 1880
Che cosa dice la tua coscienza?
Friedrich Nietzsche, filosofo (1844 - 1900)
"L’io non è la posizione di un essere rispetto a più esseri (istinti, pensieri, e così via); bensì, l’ego è una pluralità di forze di tipo personale, delle quali ora l’una ora l’altra vengono alla ribalta come ego, e guardano alle altre come un soggetto guarda a un mondo esterno ricco di influssi e determinazioni. Il soggetto è ora in un punto ora nell’altro."
Friedrich Nietzsche, Frammenti postumi, 1880
Che cosa dice la tua coscienza?
Devi diventare quello che sei.
Friedrich Nietzsche
L’atto di meditare ha perduto tutta la sua dignità formale.
Meditiamo troppo di fretta, per strada, mentre andiamo da qualche parte, immersi in ogni genere di affari; e questo, anche quando l’oggetto delle nostre meditazioni è dei più seri. Abbiamo bisogno di prepararci poco; di poco silenzio, perfino. È come se ci portassimo nella testa una macchina i cui ingranaggi girano senza posa, e che funziona anche nelle circostanze più sfavorevoli.
Friedrich Nietzsche
L’atto di meditare ha perduto tutta la sua dignità formale.
Meditiamo troppo di fretta, per strada, mentre andiamo da qualche parte, immersi in ogni genere di affari; e questo, anche quando l’oggetto delle nostre meditazioni è dei più seri. Abbiamo bisogno di prepararci poco; di poco silenzio, perfino. È come se ci portassimo nella testa una macchina i cui ingranaggi girano senza posa, e che funziona anche nelle circostanze più sfavorevoli.
Friedrich Nietzsche
Proprio la cosa più piccola, più sommessa, più lieve, il fruscìo di una lucertola, un soffio, un guizzo, uno sbatter di occhi. Di poco è fatta la miglior felicità.
Friedrich Wilhelm Nietzsche. Così parlò Zarathustra
Non si può essere felici finché intorno a noi tutti soffrono e si infliggono sofferenze; non si può essere morali fintantoché il procedere delle cose umane viene deciso da violenza, inganno e ingiustizia; non si può neppure essere saggi fintantoché l'umanità non si sia impegnata nella gara della saggezza e non introduca l'uomo alla vita e al sapere del più saggio dei modi.
Friedrich Nietzsche (Röcken, 15 ottobre 1844 – Weimar, 25 agosto 1900)
da Richard Wagner a Bayreuth
La terra ha una epidermide,e questa è soggetta a malattie.
Una di queste malattie,per esempio,si chiama "uomo".
Friedrich Nietzsche , Cosi parlò Zarathustra
"Ma ancora più ripugnanti mi sono tutti i leccapiedi; e l'animale più ripugnante che io ho trovato fra gli uomini l'ho battezzato parassita: non voleva amare eppure voleva vivere d'amore. "
Friedrich Nietzsche, Così parlò Zarathustra
Friedrich Wilhelm Nietzsche. L’universo è divenuto privo di valore.
I supremi valori, per servire i quali l’uomo ‹dovrebbe› vivere, in particolare quando dominassero su di lui in maniera molto gravosa e dispendiosa: questi ‹valori sociali› sono stati edificati, al fine di ‹rafforzare› il tono, sopra l’uomo, quasi fossero comandamenti di Dio, come «realtà», come mondo «vero», come speranza e mondo ‹futuro›. Ora che si fa chiara la meschina derivazione di tali valori, l’universo ci appare perciò divenuto privo di valore, «privo di senso»… ma questo è solo uno ‹stato intermedio›.
FRIEDRICH WILHELM NIETZSCHE (1844 – 1900), “Frammenti postumi 1887 – 1888”, versione di Sossio Giametta, in “Opere di Friedrich Nietzsche”, ed. it. diretta da G. Colli e M. Montinari, volume III, tomo II, testo critico originale stabilito da Giorgio Colli e Mazzino Montinari, Adelphi, Milano 1979 (II ed., I ed. 1971), ʻNovembre 1887 – Marzo 1888ʼ, (352) 11 [100], p. 259.
Una di queste malattie,per esempio,si chiama "uomo".
Friedrich Nietzsche , Cosi parlò Zarathustra
"Ma ancora più ripugnanti mi sono tutti i leccapiedi; e l'animale più ripugnante che io ho trovato fra gli uomini l'ho battezzato parassita: non voleva amare eppure voleva vivere d'amore. "
Friedrich Nietzsche, Così parlò Zarathustra
Gli insetti pungono non per cattiveria ma perché vogliono vivere anche loro;
lo stesso è dei critici: vogliono il nostro sangue, non il nostro dolore.
Friedrich Nietzsche, Umano, troppo umano
L' uomo é un cavo teso tra la bestia e il superuomo.
Friedrich Nietzsche
La pretesa di essere amati è la più grande delle presunzioni
Friedrich Nietzsche
Vivere con immensa e superba imperturbabilità; sempre al di là.
Friedrich Nietzsche
Ci troviamo cosi bene nella libera natura perchè essa non ha alcuna opinione su di noi!
Friedrich Nietzsche
Meglio essere folle per proprio conto che saggio con le opinioni altrui.
Friedrich Wilhelm Nietzsche
Si rovina un ragazzino nel modo più sicuro, se gli si insegna a considerare il "pensare allo stesso modo" più alto del "pensare in un altro modo".
Friedrich Nietzsche
Quanto più pensiamo a tutto quello che fu e che sarà, tanto più pallido ci diventa quel che è ora.
Friedrich Nietzsche
Le cose migliori furono diffamate, perché i deboli o dei maiali ingordi vi gettarono una cattiva luce. E gli uomini migliori rimasero nascosti, spesso ignoti a se stessi.
Friedrich Nietzsche
SAPER ESSERE PICCOLI. Si deve essere ancora vicini ai fiori, alle erbe e alle farfalle come i bambini, che non sono molto più alti di loro. NOI ADULTI INVECE SIAMO CRESCIUTI MOLTO PIÙ ALTI DI LORO E CI DOBBIAMO CHINARE FINO AD ESSI; voglio dire che le erbe ci odiano, quando dichiariamo il nostro amore per esse. Chi vuol prendere parte ad ogni cosa buona, in certe ore deve anche saper essere piccolo.
Friedrich Nietzsche, Umano, troppo umano.
«Dimenticare non è una semplice vis inertiae, come ritengono i superficiali, ma piuttosto una facoltà attiva, positiva nel senso più rigoroso, d’inibizione […] Chiudere di tanto in tanto porte e finestre della coscienza; restare indisturbati dal rumore e dalla lotta con cui il mondo sottostante degli organi posti al nostro servizio svolge la sua collaborazione od opposizione; un pò di silenzio, un pò di tabula rasa della coscienza, affinché vi sia ancora posto per il nuovo […] è questo il vantaggio della dimenticanza attiva, una guardiana, per così dire, una sorvegliante dell’ordine spirituale: per cui occorrerà subito considerare in che senso nessuna felicità, nessuna serenità, nessuna speranza, nessuna fierezza, nessun presente potrebbe esistere senza capacità di dimenticare.»
F.Nietzsche, Genealogia della morale
Da ciò che vuoi conoscere e misurare devi prendere congedo, almeno per un certo tempo.
Solo quando avrai lasciato la città potrai vedere quanto alte si ergono le sue torri sopra le case.
Friedrich W. Nietzsche, "Il viandante e la sua ombra''
da "Umano, troppo umano'', 1878
Un libro per spiriti liberi
Solo quando avrai lasciato la città potrai vedere quanto alte si ergono le sue torri sopra le case.
Friedrich W. Nietzsche, "Il viandante e la sua ombra''
da "Umano, troppo umano'', 1878
Un libro per spiriti liberi
Io credo che tutti debbano avere una propria opinione su ogni cosa su cui si può avere un’opinione: ciascuno infatti è qualcosa di particolare e di unico, che rispetto a tutte le altre cose assume una posizione nuova, mai esistita prima. Ma la pigrizia che alberga in fondo al cuore dell’uomo attivo gli impedisce di attingere acqua alla propria sorgente.
Friedrich Nietzsche
Umano, troppo umano. Citazioni di Nietzsche sulla psicologia quotidiana
SAPER ESSERE PICCOLI. Si deve essere ancora vicini ai fiori, alle erbe e alle farfalle come i bambini, che non sono molto più alti di loro. NOI ADULTI INVECE SIAMO CRESCIUTI MOLTO PIÙ ALTI DI LORO E CI DOBBIAMO CHINARE FINO AD ESSI; voglio dire che le erbe ci odiano, quando dichiariamo il nostro amore per esse. Chi vuol prendere parte ad ogni cosa buona, in certe ore deve anche saper essere piccolo.
Friedrich Nietzsche, Umano, troppo umano.
«Dimenticare non è una semplice vis inertiae, come ritengono i superficiali, ma piuttosto una facoltà attiva, positiva nel senso più rigoroso, d’inibizione […] Chiudere di tanto in tanto porte e finestre della coscienza; restare indisturbati dal rumore e dalla lotta con cui il mondo sottostante degli organi posti al nostro servizio svolge la sua collaborazione od opposizione; un pò di silenzio, un pò di tabula rasa della coscienza, affinché vi sia ancora posto per il nuovo […] è questo il vantaggio della dimenticanza attiva, una guardiana, per così dire, una sorvegliante dell’ordine spirituale: per cui occorrerà subito considerare in che senso nessuna felicità, nessuna serenità, nessuna speranza, nessuna fierezza, nessun presente potrebbe esistere senza capacità di dimenticare.»
F.Nietzsche, Genealogia della morale
L’essere umano si è trovato invischiato in un sistema di presunzioni e di divieti, di colpe (inesistenti) e di punizioni (reali), di cui ha perso il senso e la gestione. Unico tra gli animali, l’uomo ha voluto separarsi «dal suo passato animale». Unico, ha voluto modificare radicalmente i suoi tratti essenziali: fino a diventare «qualcosa di [...] inaudito, enigmatico, greve di contraddizioni». Di questa bestia acculturata, di questo essere indebolito di questa creatura distrutta da mostri interiori non si sa più che fare.
Friedrich Nietzsche, Genealogia della morale
Quest’uomo dell’avvenire, che ci redimerà tanto dall’ideale perdurato sinora, quanto da ciò che dovette germogliare da esso, dal grande disgusto, dalla volontà del nulla, dal nichilismo, questo rintocco di campane del mezzodì e della grande decisione, il quale nuovamente affranca la volontà, restituisce alla terra la sua meta e all’uomo la sua speranza, questo anticristo e antinichilista, questo vincitore di Dio e del nulla – dovrà un giorno venire...
Friedrich Nietzsche, in La Genealogia della morale
È COSA DI POCHISSIMI ESSERE INDIPENDENTI: È UN PRIVILEGIO DEI FORTI.
E chi tenta di esserlo, se pur con il miglior diritto, ma senza esservi costretto, dimostra così che probabilmente non è solo forte, ma temerario sino alla sfrenatezza. SI ADDENTRA IN UN LABIRINTO, moltiplica a mille i pericoli che già la vita di per sé comporta; dei quali non è il minore il fatto che nessuno vede con i propri occhi come e dove si smarrisce, come e dove VIENE ISOLATO e fatto a pezzi da un qualche Minotauro delle caverne della coscienza. Posto che un tale individuo vada a fondo, questo accade talmente LONTANO DALLA COSCIENZA DEGLI ESSERI UMANI CHE ESSI NON LO SENTONO E NON LO COMPATISCONO: ed egli non può tornare indietro! Non può tornare neppure alla compassione degli uomini!
E chi tenta di esserlo, se pur con il miglior diritto, ma senza esservi costretto, dimostra così che probabilmente non è solo forte, ma temerario sino alla sfrenatezza. SI ADDENTRA IN UN LABIRINTO, moltiplica a mille i pericoli che già la vita di per sé comporta; dei quali non è il minore il fatto che nessuno vede con i propri occhi come e dove si smarrisce, come e dove VIENE ISOLATO e fatto a pezzi da un qualche Minotauro delle caverne della coscienza. Posto che un tale individuo vada a fondo, questo accade talmente LONTANO DALLA COSCIENZA DEGLI ESSERI UMANI CHE ESSI NON LO SENTONO E NON LO COMPATISCONO: ed egli non può tornare indietro! Non può tornare neppure alla compassione degli uomini!
Friedrich Nietzsche, Al di là del bene e del male
Perché drizzare le orecchie per sentire ciò che dice il prossimo?
È così provinciale sentirsi vincolati a opinioni che a distanza di qualche centinaio di miglia già non sono più vincolanti. Oriente e occidente sono segni di gesso che qualcuno traccia davanti ai nostri occhi per prendersi gioco della nostra pavidità.
Friedrich Nietzsche
È così provinciale sentirsi vincolati a opinioni che a distanza di qualche centinaio di miglia già non sono più vincolanti. Oriente e occidente sono segni di gesso che qualcuno traccia davanti ai nostri occhi per prendersi gioco della nostra pavidità.
Friedrich Nietzsche
I supremi valori, per servire i quali l’uomo ‹dovrebbe› vivere, in particolare quando dominassero su di lui in maniera molto gravosa e dispendiosa: questi ‹valori sociali› sono stati edificati, al fine di ‹rafforzare› il tono, sopra l’uomo, quasi fossero comandamenti di Dio, come «realtà», come mondo «vero», come speranza e mondo ‹futuro›. Ora che si fa chiara la meschina derivazione di tali valori, l’universo ci appare perciò divenuto privo di valore, «privo di senso»… ma questo è solo uno ‹stato intermedio›.
FRIEDRICH WILHELM NIETZSCHE (1844 – 1900), “Frammenti postumi 1887 – 1888”, versione di Sossio Giametta, in “Opere di Friedrich Nietzsche”, ed. it. diretta da G. Colli e M. Montinari, volume III, tomo II, testo critico originale stabilito da Giorgio Colli e Mazzino Montinari, Adelphi, Milano 1979 (II ed., I ed. 1971), ʻNovembre 1887 – Marzo 1888ʼ, (352) 11 [100], p. 259.
Il concetto meccanicistico di “movimento” è già una traduzione del processo originario nel linguaggio dell’occhio e del tatto. Il concetto di “atomo”, la DISTINZIONE FRA “UNA SEDE DELLA FORZA IMPELLENTE E LA FORZA STESSA”, è un linguaggio DERIVATO DAL NOSTRO MONDO LOGICO-FISICO. Non possiamo mutare a piacimento i nostri mezzi di espressione: è però possibile COMPRENDERE CHE SI TRATTA DI SEMPLICE SEMIOTICA. È ASSURDO RECLAMARE UNA FORMA ADEGUATA DI ESPRESSIONE; È NELL’ESSENZA DI UNA LINGUA, DI UN MEZZO DI ESPRESSIONE, L’ESPRIMERE UNA SEMPLICE RELAZIONE… IL CONCETTO DI “VERITÀ” È ASSURDO. TUTTO IL REGNO DEL “VERO” E DEL “FALSO” SI RIFERISCE SOLTANTO A RELAZIONI FRA ENTI, NON ALL’ ”IN SÉ”… NON C’È “ESSENZA IN SÉ”, È ASSURDO: PROPRIO LE RELAZIONI COSTITUISCONO LE ESSENZE – COME NON CI PUÒ ESSERE UNA “CONOSCENZA IN SÉ”…
Friedrich Nietzsche
La vita è fatta di rarissimi momenti di grande intensità e di innumerevoli intervalli.
La maggior parte degli uomini, però, non conoscendo i momenti magici, finisce col vivere solo gli intervalli...
Friedrich Wilhelm Nietzsche
Ciò che fa l'originalità di un uomo è che egli vede una cosa che tutti gli altri non vedono.
Friedrich Nietzsche
Bisogna avere in sè il caos per partorire una stella che danzi
Friedrich Nietzsche
I medici più pericolosi sono quelli che, da attori nati, imitano con perfetta arte di illusione il medico nato.
Friedrich Nietzsche
SACRIFICARE DIO PER IL NULLA.
“C’è una grande scala della crudeltà religiosa, con molti piuoli; ma tre di essi sono i più importanti.
Un tempo si sacrificavano al proprio Dio esseri umani, e forse proprio quelli che si amavano di più – ne fanno parte i sacrifici dei primogeniti praticati in tutte le religioni preistoriche…..
Poi, nell’epoca morale dell’umanità, si sacrificarono al proprio Dio gli istinti più forti che si possedevano, la propria ‘natura’. Questa gioia di festa brilla nello sguardo crudele dell’asceta, l’uomo fanaticamente ‘contronaturale’.
Infine: che cosa restava ancora sacrificare? Non si doveva sacrificare tutto quanto vi è di consolante, di sacro, di risanatore, ogni speranza, ogni fede in un’armonia nascosta, nelle beatitudini e giustizie future? Non si doveva sacrificare Dio stesso e, per crudeltà verso se stessi, adorare la pietra, la stupidità, la pesantezza, il destino, il nulla? Sacrificare Dio per il nulla – questo mistero paradossale dell’estrema crudeltà è stato riservato alla generazione che sta ora venendo su: noi tutti ne sappiamo qualcosa.
Tratto da: Friedrich Nietzsche, “Al di là del bene e del male”
Criterio quotidiano. Ci si sbaglierà raramente, attribuendo le azioni estreme alla vanità, quelle mediocri all'abitudine e quelle meschine alla paura
Friedrich Nietzsche
Come le nuvole ci rivelano in che direzione soffiano i venti in alto sopra di noi, così gli spiriti più leggeri e più liberi preannunciano con le loro tendenze il tempo che farà.
Friedrich Nietzsche
Quanto più ci innalziamo, tanto più piccoli sembriamo a quelli che non possono volare.
Friedrich Nietzsche
Il non parlare mai di sé è un'ipocrisia molto distinta.
Friedrich Nietzsche
Di solito la madre, più che amare il figlio, si ama nel figlio.
Friedrich Nietzsche
Ciascuno porta in sé un'immagine della donna ricevuta dalla madre; questo lo porta a rispettare le donne o a disprezzarle o ad essere in genere indifferente nei loro confronti.
Friedrich Nietzsche, da "Umano, troppo umano."
Ciò che, nella donna, incute rispetto e, piuttosto spesso, anche timore, è la sua natura, che è più “naturale” di quella dell’uomo: la sua genuina elasticità nei movimenti e nella presa - l’agile leggerezza della bestia feroce - i suoi artigli di tigre sotto il guanto, la sua ingenuità nell'egoismo, la sua riluttanza all'educazione, il suo innato spirito selvatico; l’inafferrabile vastità,
il vagabondare senza fine dei suoi desideri e delle sue virtù.
Nietzsche
"Me ne sono venuto via dalla casa dei dotti, e ho sbattuto la porta dietro di me.
Troppo a lungo la mia anima si è seduta affamata alla loro mensa [...].
La libertà io amo e l'aria sopra la fresca terra; preferisco dormire su pelli di bue piuttosto che sulle loro dignità e rispettabilità. Sono troppo caldo e arso dai miei propri pensieri: spesso mi manca il fiato.
E allora debbo per forza correre all'aperto, fuori da tutte le stanze polverose.
Ma essi seggono freddi all'ombra fredda: vogliono in ogni cosa esser solo dei contemplatori che si guardano bene dal sedersi là dove il sole brucia sui gradini.
Simili a coloro che stanno sulla strada e guardano a bocca aperta la gente che passa, anch'essi attendono e stanno a guardare i pensieri pensati dagli altri.
Se li si prende con le mani, fanno un polverone intorno a sé come sacchi di farina, senza volerlo; ma chi penserebbe che la loro polvere provenga dal grano e dall’aurea voluttà dei campi dell'estate?"
Friedrich Nietzsche
Non con l’ira, ma col riso si uccide
Friedrich Wilhelm Nietzsche
Donde vengono le montagne più alte? Chiedevo in passato.
E allora imparai che esse vengono dal mare.
Questa testimonianza sta scritta nelle loro rocce e nelle pareti delle loro cime.
Dall'abisso più profondo, la vetta più alta deve giungere alla sua altezza.
Friedrich Nietzsche
No. La vita non mi ha disilluso. Di anno in anno la trovo invece più ricca, più desiderabile e più misteriosa - DA QUEL GIORNO IN CUI VENNE A ME IL GRANDE LIBERATORE, QUEL PENSIERO CIOÈ CHE LA VITA POTREBBE ESSERE UN ESPERIMENTO DI CHI È VOLTO ALLA CONOSCENZA - e non un dovere, non una fatalità, non una frode. E la conoscenza stessa: può anche essere per altri qualcosa di diverso, per esempio un giaciglio di riposo o la via ad un giaciglio di riposo; oppure uno svago o un ozio; ma per me essa è un mondo di pericoli e di vittorie, in cui anche i sentimenti eroici hanno le loro arene per la danza e per la lotta. "LA VITA COME MEZZO DELLA CONOSCENZA" - con questo principio nel cuore si può non soltanto valorosamente, ma perfino gioiosamente vivere e gioiosamente ridere.
Friedrich Nietzsche
Amore e odio non sono ciechi,
ma accecati dal fuoco che portano in sé.
Friedrich Wilhelm Nietzsche
Beati gli smemorati, perché avranno la meglio anche sui loro errori
Friedrich Nietzsche
Per ogni agire ci vuole oblìo,
ci vuole non solo luce, ma anche oscurità,
dimenticare al tempo giusto, quanto ricordare al tempo giusto.
Friedrich Wilhelm Nietzsche
L'animale vive in modo non storico, poiché si risolve nel presente, l'uomo invece resiste sotto il grande e sempre più grande carico del passato: questo lo schiaccia a terra e lo piega da parte. Per ogni agire ci vuole oblio: come per la vita di ogni essere organico ci vuole non solo luce, ma anche oscurità. La serenità, la buona coscienza, la lieta azione la fiducia nel futuro dipendono dal fatto che si sappia tanto bene dimenticare al tempo giusto, quanto ricordare al tempo giusto.
Friedrich Nietzsche
È un miracolo: l’istante, eccolo presente, eccolo già sparito, prima un niente, dopo un niente, torna tuttavia come spettro, turbando la pace di un istante posteriore. Continuamente un foglio si stacca dal rotolo del tempo, cade, vola via – e rivola improvvisamente indietro, in grembo all’uomo. Allora l’uomo dice “mi ricordo” e invidia l’animale che subito dimentica e che vede veramente morire, sprofondare nella nebbia e nella notte, spegnersi per sempre ogni istante. Quindi l’animale vive in modo non storico, poiché si risolve sempre come un numero nel presente, senza che ne resti una strana frazione. […] L’uomo invece resiste sotto il grande e sempre più grande carico del passato: questo lo schiaccia a terra e lo piega da parte; questo appesantisce il suo passo come un invisibile e oscuro fardello.
Friedrich Nietzsche, Sull’utilità e il danno della storia per la vita
Il popolo è il giro vizioso della natura per arrivare a sei, sette grandi uomini.
Si, e per poi girarci intorno.
Friedrich Nietzsche
Profeti del tempo. Come le nuvole ci rivelano in che direzione soffiano i venti in alto sopra di noi, così gli spiriti più leggeri e più liberi preannunciano con le loro tendenze il tempo che farà.
Friedrich Nietzsche
“Talvolta guardo la mia mano, pensando di avere in mano il destino dell’umanità:
lo spezzo invisibilmente in due parti, prima di me, dopo di me”
Frammenti postumi 1888 - 1889.
Ma egli si meravigliò anche di se stesso, per il fatto di non poter imparare a dimenticare e di essere continuamente legato al passato: per quanto lontano, per quanto rapidamente egli corra, corre con lui la catena
Friedrich Nietzsche, Sull'utilità e il danno della storia per la vita
Si dimenticano molte cose del proprio passato e le si scaccia di proposito dalla mente: cioè si vuole che la nostra immagine, che irraggia dal passato verso di noi, ci inganni, lusinghi la nostra presunzione – noi lavoriamo continuamente a questo inganno di noi stessi. E ora credete voi, che tanto parlate e decantate "l'obliar se stessi nell'amore", lo "sciogliersi dell'io nell'altra persona", che ciò sarebbe qualcosa di sostanzialmente diverso? Dunque si infrange lo specchio, ci si immagina in un'altra persona che si ammira, e si gode poi la nuova immagine del proprio io, anche se la si chiama col nome dell'altra persona – e tutto questo procedimento non sarebbe inganno di sé, non sarebbe egoismo, gente strana! Io penso che coloro che nascondono qualcosa di sé a se stessi e coloro che a se stessi si nascondono come tutto, sono uguali, in ciò, che commettono un furto nella camera del tesoro della conoscenza: dal che risulta contro quale reato ci metta in guardia il detto: "conosci te stesso".
(37. "L'Inganno dell'Amore")
La vita è fatta di rarissimi momenti di grande intensità e di innumerevoli intervalli.
La maggior parte degli uomini, però, non conoscendo i momenti magici, finisce col vivere solo gli intervalli...
Friedrich Wilhelm Nietzsche
Ciò che fa l'originalità di un uomo è che egli vede una cosa che tutti gli altri non vedono.
Friedrich Nietzsche
Bisogna avere in sè il caos per partorire una stella che danzi
Friedrich Nietzsche
I medici più pericolosi sono quelli che, da attori nati, imitano con perfetta arte di illusione il medico nato.
Friedrich Nietzsche
SACRIFICARE DIO PER IL NULLA.
“C’è una grande scala della crudeltà religiosa, con molti piuoli; ma tre di essi sono i più importanti.
Un tempo si sacrificavano al proprio Dio esseri umani, e forse proprio quelli che si amavano di più – ne fanno parte i sacrifici dei primogeniti praticati in tutte le religioni preistoriche…..
Poi, nell’epoca morale dell’umanità, si sacrificarono al proprio Dio gli istinti più forti che si possedevano, la propria ‘natura’. Questa gioia di festa brilla nello sguardo crudele dell’asceta, l’uomo fanaticamente ‘contronaturale’.
Infine: che cosa restava ancora sacrificare? Non si doveva sacrificare tutto quanto vi è di consolante, di sacro, di risanatore, ogni speranza, ogni fede in un’armonia nascosta, nelle beatitudini e giustizie future? Non si doveva sacrificare Dio stesso e, per crudeltà verso se stessi, adorare la pietra, la stupidità, la pesantezza, il destino, il nulla? Sacrificare Dio per il nulla – questo mistero paradossale dell’estrema crudeltà è stato riservato alla generazione che sta ora venendo su: noi tutti ne sappiamo qualcosa.
Tratto da: Friedrich Nietzsche, “Al di là del bene e del male”
Criterio quotidiano. Ci si sbaglierà raramente, attribuendo le azioni estreme alla vanità, quelle mediocri all'abitudine e quelle meschine alla paura
Friedrich Nietzsche
Come le nuvole ci rivelano in che direzione soffiano i venti in alto sopra di noi, così gli spiriti più leggeri e più liberi preannunciano con le loro tendenze il tempo che farà.
Friedrich Nietzsche
Quanto più ci innalziamo, tanto più piccoli sembriamo a quelli che non possono volare.
Friedrich Nietzsche
Il non parlare mai di sé è un'ipocrisia molto distinta.
Friedrich Nietzsche
Di solito la madre, più che amare il figlio, si ama nel figlio.
Friedrich Nietzsche
Ciascuno porta in sé un'immagine della donna ricevuta dalla madre; questo lo porta a rispettare le donne o a disprezzarle o ad essere in genere indifferente nei loro confronti.
Friedrich Nietzsche, da "Umano, troppo umano."
Ciò che, nella donna, incute rispetto e, piuttosto spesso, anche timore, è la sua natura, che è più “naturale” di quella dell’uomo: la sua genuina elasticità nei movimenti e nella presa - l’agile leggerezza della bestia feroce - i suoi artigli di tigre sotto il guanto, la sua ingenuità nell'egoismo, la sua riluttanza all'educazione, il suo innato spirito selvatico; l’inafferrabile vastità,
il vagabondare senza fine dei suoi desideri e delle sue virtù.
Nietzsche
il vagabondare senza fine dei suoi desideri e delle sue virtù.
Nietzsche
"Me ne sono venuto via dalla casa dei dotti, e ho sbattuto la porta dietro di me.
Troppo a lungo la mia anima si è seduta affamata alla loro mensa [...].
La libertà io amo e l'aria sopra la fresca terra; preferisco dormire su pelli di bue piuttosto che sulle loro dignità e rispettabilità. Sono troppo caldo e arso dai miei propri pensieri: spesso mi manca il fiato.
E allora debbo per forza correre all'aperto, fuori da tutte le stanze polverose.
Ma essi seggono freddi all'ombra fredda: vogliono in ogni cosa esser solo dei contemplatori che si guardano bene dal sedersi là dove il sole brucia sui gradini.
Simili a coloro che stanno sulla strada e guardano a bocca aperta la gente che passa, anch'essi attendono e stanno a guardare i pensieri pensati dagli altri.
Se li si prende con le mani, fanno un polverone intorno a sé come sacchi di farina, senza volerlo; ma chi penserebbe che la loro polvere provenga dal grano e dall’aurea voluttà dei campi dell'estate?"
Friedrich Nietzsche
Non con l’ira, ma col riso si uccide
Friedrich Wilhelm Nietzsche
Donde vengono le montagne più alte? Chiedevo in passato.
E allora imparai che esse vengono dal mare.
Questa testimonianza sta scritta nelle loro rocce e nelle pareti delle loro cime.
Dall'abisso più profondo, la vetta più alta deve giungere alla sua altezza.
Friedrich Nietzsche
No. La vita non mi ha disilluso. Di anno in anno la trovo invece più ricca, più desiderabile e più misteriosa - DA QUEL GIORNO IN CUI VENNE A ME IL GRANDE LIBERATORE, QUEL PENSIERO CIOÈ CHE LA VITA POTREBBE ESSERE UN ESPERIMENTO DI CHI È VOLTO ALLA CONOSCENZA - e non un dovere, non una fatalità, non una frode. E la conoscenza stessa: può anche essere per altri qualcosa di diverso, per esempio un giaciglio di riposo o la via ad un giaciglio di riposo; oppure uno svago o un ozio; ma per me essa è un mondo di pericoli e di vittorie, in cui anche i sentimenti eroici hanno le loro arene per la danza e per la lotta. "LA VITA COME MEZZO DELLA CONOSCENZA" - con questo principio nel cuore si può non soltanto valorosamente, ma perfino gioiosamente vivere e gioiosamente ridere.
Friedrich Nietzsche
Amore e odio non sono ciechi,
ma accecati dal fuoco che portano in sé.
Friedrich Wilhelm Nietzsche
Beati gli smemorati, perché avranno la meglio anche sui loro errori
Friedrich Nietzsche
Per ogni agire ci vuole oblìo,
ci vuole non solo luce, ma anche oscurità,
dimenticare al tempo giusto, quanto ricordare al tempo giusto.
Friedrich Wilhelm Nietzsche
L'animale vive in modo non storico, poiché si risolve nel presente, l'uomo invece resiste sotto il grande e sempre più grande carico del passato: questo lo schiaccia a terra e lo piega da parte. Per ogni agire ci vuole oblio: come per la vita di ogni essere organico ci vuole non solo luce, ma anche oscurità. La serenità, la buona coscienza, la lieta azione la fiducia nel futuro dipendono dal fatto che si sappia tanto bene dimenticare al tempo giusto, quanto ricordare al tempo giusto.
Friedrich Nietzsche
Friedrich Nietzsche, Sull’utilità e il danno della storia per la vita
Il popolo è il giro vizioso della natura per arrivare a sei, sette grandi uomini.
Si, e per poi girarci intorno.
Friedrich Nietzsche
Profeti del tempo. Come le nuvole ci rivelano in che direzione soffiano i venti in alto sopra di noi, così gli spiriti più leggeri e più liberi preannunciano con le loro tendenze il tempo che farà.
Friedrich Nietzsche
“Talvolta guardo la mia mano, pensando di avere in mano il destino dell’umanità:
lo spezzo invisibilmente in due parti, prima di me, dopo di me”
lo spezzo invisibilmente in due parti, prima di me, dopo di me”
Frammenti postumi 1888 - 1889.
Ma egli si meravigliò anche di se stesso, per il fatto di non poter imparare a dimenticare e di essere continuamente legato al passato: per quanto lontano, per quanto rapidamente egli corra, corre con lui la catena
Friedrich Nietzsche, Sull'utilità e il danno della storia per la vita
Si dimenticano molte cose del proprio passato e le si scaccia di proposito dalla mente: cioè si vuole che la nostra immagine, che irraggia dal passato verso di noi, ci inganni, lusinghi la nostra presunzione – noi lavoriamo continuamente a questo inganno di noi stessi. E ora credete voi, che tanto parlate e decantate "l'obliar se stessi nell'amore", lo "sciogliersi dell'io nell'altra persona", che ciò sarebbe qualcosa di sostanzialmente diverso? Dunque si infrange lo specchio, ci si immagina in un'altra persona che si ammira, e si gode poi la nuova immagine del proprio io, anche se la si chiama col nome dell'altra persona – e tutto questo procedimento non sarebbe inganno di sé, non sarebbe egoismo, gente strana! Io penso che coloro che nascondono qualcosa di sé a se stessi e coloro che a se stessi si nascondono come tutto, sono uguali, in ciò, che commettono un furto nella camera del tesoro della conoscenza: dal che risulta contro quale reato ci metta in guardia il detto: "conosci te stesso".
(37. "L'Inganno dell'Amore")
"La lotta di ogni grande uomo contro il suo tempo è apparentemente solo una lotta insensata e distruttiva contro se stesso. Ma appunto solo apparentemente. In essa, infatti, egli combatte ciò che gli impedisce di essere grande, il che significa per lui semplicemente: essere liberamente e interamente se stesso. Perciò l'uomo veridico avverte il senso della sua attività come un senso metafisico, spiegabile in base a leggi di una vita diversa e superiore, e nel senso più profondo, affermatrice, sebbene tutto ciò che fa sembri un distruggere e infrangere le leggi di questa vita. Questa proclamazione della verità appare agli altri uomini un prodotto della cattiveria, giacchè essi ritengono che la conservazione delle loro mediocrità e fandonie sia un dovere di umanità e ritengono che si debba essere cattivi per distruggere in quel modo i loro giocattoli. Questa è la specie della gratitudine umana: essa fraintende i suoi benefattori.
Difatti tutti gli ordinamenti umani sono previsti proprio per fare in modo che la vita, nella continua dispersione dei pensieri, non venga "sentita". Perchè vuole egli con tanta forza il contrario, cioè proprio sentire la vita, ossia soffrire a causa della vita? Perchè si accorge che lo si vuol derubare di se stesso e che c'è una specie di accordo per stanarlo dalla sua caverna. Allora si ribella, aguzza le orecchie e risolve: "Io voglio rimanere di me stesso!". È una risoluzione terribile; egli lo capisce solo a poco a poco. Giacchè adesso si deve tuffare nelle profondità dell'esistenza, con una serie di domande non comuni sulle labbra: Perchè vivo? Quale lezione devo imparare dalla vita? Come sono diventato quello che sono e perchè mai soffro di questo essere così? Si tormenta, e vede che nessuno si tormenta così, che anzi le mani dei suoi simili si protendono appassionatamente verso gli avvenimenti sensazionali che si avvicendano sulla scena politica, o che essi stessi fanno bella mostra di sè in cento maschere, come, giovinetti, uomini, vecchi, padri, cittadini, preti, funzionari, commercianti, vivamente preoccupati della loro comune commedia e niente affatto di se stessi. Alla domanda: Perchè vivi? Essi tutti risponderebbero subito e con orgoglio: "Per diventare un buon cittadino, o dotto, o statista". Ahimè, e niente di meglio? Chi intende la sua vita solo come un punto dello sviluppo della stirpe o di uno Stato o di una scienza e dunque vuole in tutto e per tutto entrare a far parte della storia del divenire, della storiografia, non ha capito la lezione che l'esistenza gli ha impartita e deve studiarla un'altra volta.
Questo eterno divenire è un teatro di marionette menzognero, per il quale l'uomo dimentica se stesso, è la vera e propria distrazione che disperde l'individuo a tutti i venti, il gioco senza fine della sciocchezza che il grande fanciullo Tempo gioca davanti a noi e con noi. Il suddetto eroismo della veridicità consiste nello smettere, un bel giorno, di essere il suo giocattolo. Adesso egli comincia a esaminare quanto profondamente è intrecciato col divenire e quanto profondamente coll'essere; un compito immenso sorge a cospetto della sua anima: distruggere tutto ciò che diviene, portare in luce tutto ciò che di falso è nelle cose.
In singoli momenti sappiamo tutti che le istituzioni di più ampio sviluppo della nostra vita sono create solo per sfuggire ai nostri veri compiti, che nasconderemmo volentieri il capo da qualche parte, come se lì, la nostra coscienza dai cento occhi non potesse sorprenderci; che ci affrettiamo a dare il nostro cuore allo Stato, al guadagno, alla società o alla scienza, semplicemente per non possederlo più, che ci abbandoniamo anche al più gravoso lavoro giornaliero con un ardore e una mancanza di riflessione che vanno al di là di quel che sarebbe necessario per la vita perchè ci sembra più necessario evitare di riflettere. La furia è generale, perchè ognuno è in fuga da se stesso, generale anche la pavidità con cui si nasconde questa furia, perchè si vuole sembrare contenti e si vorrebbero ingannare gli spettatori dalla vista più acuta sulla nostra miseria.
Ma che cos'è che ci turba tanto spesso, qual è la zanzara che non ci lascia dormire? Intorno a noi c'è un'aria spettrale, ogni momento della vita vuole dirci qualcosa, ma noi non vogliamo sentire questa voce spettrale. Abbiamo paura che, se rimaniamo soli e in silenzio, ci venga sussurrato qualcosa all'orecchio, e perciò odiamo il silenzio e ci stordiamo con la vita sociale. Tutto questo noi lo comprendiamo di tanto in tanto, e ci meravigliamo molto di tutta questa vertiginosa paura e furia e di tutta questa situazione di sogno della nostra vita, che sembra provare orrore del risveglio, e che sogna tanto più intensamente e inquietamente quanto più si avvicina a questo risveglio. Ma nello stesso tempo sentiamo che siamo troppo deboli per sopportare a lungo quei momenti di profondo raccoglimento, ed è già molto se una volta emergiamo un poco con la testa e ci rendiamo conto del fiume nel quale siamo profondamente immersi."
Friedrich Nietzsche, Considerazioni Inattuali
Difatti tutti gli ordinamenti umani sono previsti proprio per fare in modo che la vita, nella continua dispersione dei pensieri, non venga "sentita". Perchè vuole egli con tanta forza il contrario, cioè proprio sentire la vita, ossia soffrire a causa della vita? Perchè si accorge che lo si vuol derubare di se stesso e che c'è una specie di accordo per stanarlo dalla sua caverna. Allora si ribella, aguzza le orecchie e risolve: "Io voglio rimanere di me stesso!". È una risoluzione terribile; egli lo capisce solo a poco a poco. Giacchè adesso si deve tuffare nelle profondità dell'esistenza, con una serie di domande non comuni sulle labbra: Perchè vivo? Quale lezione devo imparare dalla vita? Come sono diventato quello che sono e perchè mai soffro di questo essere così? Si tormenta, e vede che nessuno si tormenta così, che anzi le mani dei suoi simili si protendono appassionatamente verso gli avvenimenti sensazionali che si avvicendano sulla scena politica, o che essi stessi fanno bella mostra di sè in cento maschere, come, giovinetti, uomini, vecchi, padri, cittadini, preti, funzionari, commercianti, vivamente preoccupati della loro comune commedia e niente affatto di se stessi. Alla domanda: Perchè vivi? Essi tutti risponderebbero subito e con orgoglio: "Per diventare un buon cittadino, o dotto, o statista". Ahimè, e niente di meglio? Chi intende la sua vita solo come un punto dello sviluppo della stirpe o di uno Stato o di una scienza e dunque vuole in tutto e per tutto entrare a far parte della storia del divenire, della storiografia, non ha capito la lezione che l'esistenza gli ha impartita e deve studiarla un'altra volta.
Questo eterno divenire è un teatro di marionette menzognero, per il quale l'uomo dimentica se stesso, è la vera e propria distrazione che disperde l'individuo a tutti i venti, il gioco senza fine della sciocchezza che il grande fanciullo Tempo gioca davanti a noi e con noi. Il suddetto eroismo della veridicità consiste nello smettere, un bel giorno, di essere il suo giocattolo. Adesso egli comincia a esaminare quanto profondamente è intrecciato col divenire e quanto profondamente coll'essere; un compito immenso sorge a cospetto della sua anima: distruggere tutto ciò che diviene, portare in luce tutto ciò che di falso è nelle cose.
In singoli momenti sappiamo tutti che le istituzioni di più ampio sviluppo della nostra vita sono create solo per sfuggire ai nostri veri compiti, che nasconderemmo volentieri il capo da qualche parte, come se lì, la nostra coscienza dai cento occhi non potesse sorprenderci; che ci affrettiamo a dare il nostro cuore allo Stato, al guadagno, alla società o alla scienza, semplicemente per non possederlo più, che ci abbandoniamo anche al più gravoso lavoro giornaliero con un ardore e una mancanza di riflessione che vanno al di là di quel che sarebbe necessario per la vita perchè ci sembra più necessario evitare di riflettere. La furia è generale, perchè ognuno è in fuga da se stesso, generale anche la pavidità con cui si nasconde questa furia, perchè si vuole sembrare contenti e si vorrebbero ingannare gli spettatori dalla vista più acuta sulla nostra miseria.
Ma che cos'è che ci turba tanto spesso, qual è la zanzara che non ci lascia dormire? Intorno a noi c'è un'aria spettrale, ogni momento della vita vuole dirci qualcosa, ma noi non vogliamo sentire questa voce spettrale. Abbiamo paura che, se rimaniamo soli e in silenzio, ci venga sussurrato qualcosa all'orecchio, e perciò odiamo il silenzio e ci stordiamo con la vita sociale. Tutto questo noi lo comprendiamo di tanto in tanto, e ci meravigliamo molto di tutta questa vertiginosa paura e furia e di tutta questa situazione di sogno della nostra vita, che sembra provare orrore del risveglio, e che sogna tanto più intensamente e inquietamente quanto più si avvicina a questo risveglio. Ma nello stesso tempo sentiamo che siamo troppo deboli per sopportare a lungo quei momenti di profondo raccoglimento, ed è già molto se una volta emergiamo un poco con la testa e ci rendiamo conto del fiume nel quale siamo profondamente immersi."
Friedrich Nietzsche, Considerazioni Inattuali
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