Vi sono certi ignoranti i quali si immaginano che ci "si inizi" da sé, il ché è in qualche modo una contraddizione dei termini; dimenticando, seppur l'hanno mai saputo, che la parola "initium" significa "entrata" o "principio" ; essi confondono il fatto stesso dell'iniziazione, intesa nel senso strettamente etimologico, col lavoro da compiersi ulteriormente affinché questa iniziazione, da virtuale nel primo momento, divenga più o meno completamente effettiva.
L'iniziazione, compresa in tal modo, è ciò che tutte le tradizioni si accordano nel designare come "seconda nascita"; come un essere potrebbe agire da se stesso prima ancora di essere nato? Non siamo più in un'Epoca Primordiale, quando tutti gli uomini possedevano normalmente e spontaneamente uno stato spirituale che oggi può dipendere solo da un alto grado di iniziazione. Stato spirituale e sviluppo spirituale che si compiva in essi tanto naturalmente quanto lo sviluppo corporeo.
René Guénon "Considerazioni sulla via iniziatica"
Allo stato attuale del mondo occidentale quasi nessuno si trova nel posto che normalmente gli spetterebbe in base alla sua natura propria. Ciò si vuole esprimere dicendo che le caste non esistono più, poiché la casta, intesa nel suo senso vero e tradizionale, altro non è che la stessa natura individuale con l'insieme delle attitudini speciali che essa implica e che predispongono ogni uomo all'adempimento di una data funzione e non di un'altra. Quando l'accesso a qualsiasi funzione non è più controllato da alcuna regola legittima, il risultato inevitabile è che ognuno sarà portato a fare qualunque cosa e spesso ciò per cui egli è meno dotato. La funzione che egli avrà nella società sarà determinata, se non dal caso, giacché il caso in realtà non esiste, da qualcosa che può sembrare il caso, cioè da un intreccio di circostanze accidentali di ogni specie. L'ultimo a intervenire, sarà proprio il solo fattore che dovrebbe contare in un simile caso, cioè la differenza di natura esistente fra gli uomini.
L'iniziazione, compresa in tal modo, è ciò che tutte le tradizioni si accordano nel designare come "seconda nascita"; come un essere potrebbe agire da se stesso prima ancora di essere nato? Non siamo più in un'Epoca Primordiale, quando tutti gli uomini possedevano normalmente e spontaneamente uno stato spirituale che oggi può dipendere solo da un alto grado di iniziazione. Stato spirituale e sviluppo spirituale che si compiva in essi tanto naturalmente quanto lo sviluppo corporeo.
René Guénon "Considerazioni sulla via iniziatica"
Allo stato attuale del mondo occidentale quasi nessuno si trova nel posto che normalmente gli spetterebbe in base alla sua natura propria. Ciò si vuole esprimere dicendo che le caste non esistono più, poiché la casta, intesa nel suo senso vero e tradizionale, altro non è che la stessa natura individuale con l'insieme delle attitudini speciali che essa implica e che predispongono ogni uomo all'adempimento di una data funzione e non di un'altra. Quando l'accesso a qualsiasi funzione non è più controllato da alcuna regola legittima, il risultato inevitabile è che ognuno sarà portato a fare qualunque cosa e spesso ciò per cui egli è meno dotato. La funzione che egli avrà nella società sarà determinata, se non dal caso, giacché il caso in realtà non esiste, da qualcosa che può sembrare il caso, cioè da un intreccio di circostanze accidentali di ogni specie. L'ultimo a intervenire, sarà proprio il solo fattore che dovrebbe contare in un simile caso, cioè la differenza di natura esistente fra gli uomini.
René Guénon, "La crisi del mondo moderno" - 1927
La civiltà occidentale moderna appare nella storia come una vera e propria anomalia; fra tutte quelle che sono più o meno completamente conosciute, questa civiltà è la sola a essersi sviluppata in un senso puramente materiale, e questo sviluppo mostruoso, il cui inizio coincide con quello che si è convenuto chiamare Rinascimento, è stato accompagnato, come fatalmente doveva, da una regressione intellettuale corrispondente; se non diciamo equivalente, è perché si tratta di due ordini di cose tra i quali non può esistere nessuna misura comune.
René Guénon
La civiltà moderna appare nella storia come una vera e propria anomalia: fra tutte quelle che conosciamo essa è la sola che si sia sviluppata in un senso puramente materiale, la sola altresì che non si fondi su alcun principio d'ordine superiore. Tale sviluppo materiale, che prosegue ormai da parecchi secoli e va accelerandosi sempre più, è stato accompagnato da un regresso intellettuale che esso è del tutto incapace di compensare. Intendiamo qui, beninteso, parlare della vera e pura intellettualità, che si potrebbe anche chiamare spiritualità. La decadenza non s'è prodotta d'un sol colpo; se ne potrebbero seguire le tappe attraverso tutta la filosofia moderna. È stata la perdita o l'oblio della vera intellettualità a rendere possibili quei due errori che solo in apparenza si oppongono, ma sono in realtà correlativi e complementari: razionalismo e sentimentalismo. La nozione di verità, dopo essere stata abbassata ormai a una semplice rappresentazione della realtà sensibile, è infine identificata dal pragmatismo con l'utilità, il che equivale alla sua soppressione pura e semplice; che importa infatti la verità in un mondo le cui aspirazioni sono unicamente materiali e sentimentali?"
Renè Guènon, Simboli della Scienza Sacra
La civiltà moderna appare nella storia come una vera e propria anomalia: fra tutte quelle che conosciamo essa è la sola che si sia sviluppata in un senso puramente materiale, la sola altresì che non si fondi su alcun principio d'ordine superiore. Tale sviluppo materiale, che prosegue ormai da parecchi secoli e va accelerandosi sempre più, è stato accompagnato da un regresso intellettuale che esso è del tutto incapace di compensare. Intendiamo qui, beninteso, parlare della vera e pura intellettualità, che si potrebbe anche chiamare spiritualità. La decadenza non s'è prodotta d'un sol colpo; se ne potrebbero seguire le tappe attraverso tutta la filosofia moderna. È stata la perdita o l'oblio della vera intellettualità a rendere possibili quei due errori che solo in apparenza si oppongono, ma sono in realtà correlativi e complementari: razionalismo e sentimentalismo. La nozione di verità, dopo essere stata abbassata ormai a una semplice rappresentazione della realtà sensibile, è infine identificata dal pragmatismo con l'utilità, il che equivale alla sua soppressione pura e semplice; che importa infatti la verità in un mondo le cui aspirazioni sono unicamente materiali e sentimentali?"
Renè Guènon, Simboli della Scienza Sacra
Contrariamente a quel che pensano i moderni, un lavoro qualsiasi, compiuto indistintamente da chiunque, e unicamente per il piacere d’agire o per la necessità di “guadagnarsi la vita”, non merita per niente d’essere esaltato, e pure non può essere considerato che come una cosa anormale, opposta all’ordine che dovrebbe reggere le istituzioni umane, al punto che, nelle condizioni della nostra epoca, arriva troppo sovente ad assumere un carattere che si potrebbe, senza esagerazione alcuna, qualificare come “infra-umano”. Quel che i nostri contemporanei sembrano ignorare completamente, è che un lavoro non ha reale valore se non quando è conforme alla natura stessa dell’essere che lo compie, se ne risulta in modo diciamo spontaneo e necessario, sì da essere per tale natura il mezzo per realizzarsi il più perfettamente possibile.
René Guenon
René Guenon
L'età oscura
La dottrina indù insegna che la durata di un ciclo dell'umanità terrestre, al quale essa dà il nome di "Manvantara", si divide in quattro età, che segnano altrettante fasi di un oscuramento progressivo della spiritualità primordiale. Si tratta degli stessi periodi che, da parte loro, le tradizioni dell'antichità occidentale designarono come le età dell'oro, dell'argento, del bronzo e del ferro.
René Guenon, La crisi del mondo moderno, Ed. Mediterranee
Di tutti i problemi che costantemente hanno preoccupato gli uomini, ve ne è uno, quello dell’origine del male, che pare esser sempre stato il più difficile da risolvere, tanto da rivelarsi un ostacolo insormontabile per la maggior parte dei filosofi e soprattutto dei teologi:
Si Deus est, unde Malum? Si non est, unde Bonum? Il dilemma è effettivamente insolubile per coloro che considerano la Creazione come l’opera diretta di Dio e che, di conseguenza, sono obbligati a ritenerlo responsabile sia del Bene che del Male.
Si dirà senza dubbio che questa responsabilità è in una certa misura attenuata dalla libertà delle creature; ma se le creature possono scegliere tra il Bene ed il Male, è segno che entrambi esistono già, almeno in principio, e se esse talvolta sono piuttosto propense a decidersi per il Male invece di essere sempre portate al Bene, ciò è dovuto al fatto che sono imperfette; ma come ha potuto Dio, se è perfetto, creare esseri imperfetti?
René Guénon, Il Demiurgo
“Per la verità, l’origine dell’espressione è assai più remota dei tre filosofi qui nominati (Pitagora, Socrate e Platone). Anzi, essa è più antica della storia della filosofia e oltrepassa anche l’ambito della filosofia. Si dice che quelle parole fossero scritte sopra la porta del Tempio di Apollo a Delfi. […] Essa significa innanzitutto che nessun insegnamento essoterico è in grado di donare la conoscenza reale che l’uomo deve trovare solo in se stesso, poiché in realtà qualsiasi conoscenza può essere acquisita unicamente tramite una comprensione personale. […] Quando l’uomo conosce se stesso nella sua essenza profonda, ossia nel centro del proprio essere, allora conosce il suo Signore. E conoscendo il suo Signore, conosce al tempo stesso tutte le cose, che vengono da Lui e a Lui ritornano.”
René Guénon, Il Demiurgo e altri saggi.
Daniele Nogarin
Beh per intendere il motto delfico, senza ricorrere a Guenon, il cui esoterismo mi trova molto diffidente, mi rifarei più semplicemente all' "Edipo re" di Sofocle.
Carlo Saviani
sul quel portale vi era scritto anche 'udèn àgan'.
Nella tradizione occidentale il primo detto è stato per lo più frainteso, il secondo ignorato.
Adele Porcaro
kài mè lìan...
“Per la verità, l’origine dell’espressione è assai più remota dei tre filosofi qui nominati (Pitagora, Socrate e Platone). Anzi, essa è più antica della storia della filosofia e oltrepassa anche l’ambito della filosofia. Si dice che quelle parole fossero scritte sopra la porta del Tempio di Apollo a Delfi. […] Essa significa innanzitutto che nessun insegnamento essoterico è in grado di donare la conoscenza reale che l’uomo deve trovare solo in se stesso, poiché in realtà qualsiasi conoscenza può essere acquisita unicamente tramite una comprensione personale. […] Quando l’uomo conosce se stesso nella sua essenza profonda, ossia nel centro del proprio essere, allora conosce il suo Signore. E conoscendo il suo Signore, conosce al tempo stesso tutte le cose, che vengono da Lui e a Lui ritornano.”
René Guénon, Il Demiurgo e altri saggi.
Daniele Nogarin
Beh per intendere il motto delfico, senza ricorrere a Guenon, il cui esoterismo mi trova molto diffidente, mi rifarei più semplicemente all' "Edipo re" di Sofocle.
Carlo Saviani
sul quel portale vi era scritto anche 'udèn àgan'.
Nella tradizione occidentale il primo detto è stato per lo più frainteso, il secondo ignorato.
Adele Porcaro
kài mè lìan...
La civiltà moderna appare nella storia come una vera e propria anomalia: fra tutte quelle che conosciamo essa è la sola che si sia sviluppata in un senso puramente materiale, la sola altresì che non si fondi su alcun principio d'ordine superiore.
Renè Guenon
La civiltà occidentale moderna appare nella storia come una vera e propria anomalia; fra tutte quelle che sono più o meno completamente conosciute, questa civiltà è la sola a essersi sviluppata in un senso puramente materiale, e questo sviluppo mostruoso, il cui inizio coincide con quello che si è convenuto chiamare Rinascimento, è stato accompagnato, come fatalmente doveva, da una regressione intellettuale corrispondente; se non diciamo equivalente, è perché si tratta di due ordini di cose tra i quali non può esistere nessuna misura comune.
René Guénon
Il mondo occidentale privo di aspirazioni intellettuali, e ridotto alle sole aspirazioni materiali e sentimentali, senza 'principi', e senza 'stabilità, va sprofondando alla deriva trascinato dalla smania di cambiare, di progredire, travolto verso qualche oscuro e pauroso abisso o cataclisma.
Rene Guenon
Invece di cercare di innalzarsi fino alla verità, l'uomo moderno pretende di farla scendere fino al proprio livello.
Renè Guenon. La Crisi del Mondo Moderno
Nell'iniziazione è di fondamentale importanza un collegamento ad una Organizzazione Tradizionale, che non può, beninteso, dispensare in alcun modo dal lavoro interiore che ognuno deve compiere da se stesso, ma che è richiesto come condizione preliminare perché questo lavoro stesso possa effettivamente dare i suoi frutti.
René Guénon (1886-1951)
È il processo della manifestazione universale: tutto ha origine dall'unità e all'unità ritorna; nell'intervallo si produce la dualità, divisione o differenziazione da cui risulta la fase dell'esistenza manifesta. L'ordine appare solo se ci si eleva al di sopra della molteplicità, si smette di considerare ogni cosa isolatamente e "distintamente", per contemplare tutte le cose nell'unità. La "grande guerra santa" è la lotta dell'uomo contro i nemici che egli ha in se stesso, vale a dire contro tutti gli elementi che, in lui, si oppongono all'ordine e all'unità.
Renè Guenon
Carmen Barone:
[...] sono molto contenta del fatto che tu conosca il grande René Guénon,
sconosciuto alla maggioranza delle persone.
Gli stralci del Demiurgo che tu hai pubblicato sono stupendi e commentano da sé il pensiero di Guénon. Per Guénon l'origine del male è dovuta ad una scissione, frattura dell'uomo con il Principio divino, causa prima del Tutto. Il male è un "prodotto" dell'uomo che con la libertà, riconosciutagli dal Creatore, può, a suo piacere, propendere per il bene o per il male.
Alle origini dei tempi, l'uomo domenicale era l'uomo signore del cosmo, perché manteneva in sé l'immagine di Dio sulla terra : era l'uomo perfetto che partecipava della forza divina. Insomma era un piccolo Dio sulla Terra, era una PORZIONE DI DIO. Secondo me se noi non comprendiamo la genesi della vita, dell'uomo, del tempo e dello spazio, non possiamo farci una ragione del nostro esistere, né della realtà metafisica che governa il mondo.
Riallacciandomi a quanto detto prima, alle origini, anche l'ambiente esterno era il riflesso della condizione interiore dell'uomo. Infatti, all'origine, poiché esisteva l'uomo primordiale o adamico che era incontaminato, puro e manifestazione diretta ed essenziale di Dio, anche l'ambiente primordiale era perfetto, incontaminato, rassicurante, privo di pericoli e anche i climi erano perfetti, perché tutto epifania di Dio perfetto.
Oggi che l'uomo è interiormente devastato, contaminato, corrotto, perché lontano anni siderali da Dio, produce ambienti esterni squassati, corrotti, inquinati, pericolosi dove , di frequente, si manifesta la catastrofe, l'apocalisse e l'attualità ce ne dà continue testimonianze, basti ricordare al cataclisma dell'India che causò migliaia di morti.
Queste terribili manifestazioni sono, a detta anche di molti studiosi, la conseguenza dell'azione egoistica e distruttiva dell'uomo. Ora è quantomeno da sprovveduti, ritenere che tutte le disgrazie dell'uomo siano opera Di Dio, attribuendogli una caratteristica puramente sentimentale e antropomorfica. Mi sento continuamente chiedere, scioccamente :
"Perché Dio ha permesso questo?
Perché non aiuta i più deboli?
Perché non mi aiuta e non mi ascolta?".
A queste stolide e sciocche domande rispondo sempre che
Dio non è un uomo,
non è un'assistente sociale,
non è custode badante,
così come lo vorremmo noi uomini.
Va da sé che una concezione di Dio di questo tipo è alquanto ridicola e grottesca.
Dio è l'essere, forza generatrice del Tutto visibile e invisibile, mentre noi siamo enti e quindi destinati, dopo una determinata evoluzione, all'estensione, alla morte; al contrario di Dio che è moto perpetuo e infinito.
L'umanità primordiale, quella che ha vissuto all'inizio di questo ciclo della Terra, o l'uomo adamico aveva ricevuto la luogotenenza sul mondo, ossia era il garante dell'equilibrio cosmico; equilibrio che s'infrange irreversibilmente nel momento in cui l'uomo perde l'immagine divina che ha dentro di sé. Cosa non abbiamo perso con la nostra fede incrollabile in noi stessi, nella nostra, ragione, nel nostro megalomane desiderio di sostituirci a Dio!
Ad esempio all'inizio della "creazione" il tempo scorreva molto lentamente perché era un tempo qualitativo e non quantitativo, ossia era un riflesso di Dio e di un uomo divino e quindi era un tempo perfetto. Poi mano a mano che l'uomo decade e si corrompe, il tempo si fa progressivamente accelerato e diventa un tempo quantitativo, difatti ad un certo punto della storia l'uomo comincia a misurare il tempo.
La mentalità moderna ha la tendenza, come afferma René Guénon, radicata del tutto nelle concezioni e spiegazioni "scientifiche", per cui la nostra epoca può definirsi il "regno della quantità".
Guénon continua
" ... le scienze profane , di cui il mondo moderno è così orgoglioso, altro non siano se non "residui" degenerati di antiche scienze tradizionali, così come la stessa quantità, a cui esse si sforzano di tutto ricondurre, non è, nella loro visione delle cose, se non il "residuo" di un'esistenza svuotata di tutto ciò che costituiva la sua essenza; è così che queste scienze, o pretese tali. .. eliminando di proposito tutto ciò che è veramente essenziale, si rivelano in definitiva incapaci di fornire la spiegazione reale di qualsiasi cosa".
Guénon, nel libro "Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi, dimostra in maniera radicale, limpida e coerente, quale sia la vera natura delle scienze tradizionali, e per conseguenza "quale abisso le separi dalle scienze profane che ne sono una caricatura ed una parodia".
Per concludere riporto qui di seguito la considerazione di Guénon,
riguardo la sua convinta posizione mentale:
"Se nonostante tutto qualcuno troverà certe mie considerazioni forse un po ' oscure, è soltanto perché queste sono troppo lontane dalle sue abitudini mentali, troppo estranee a tutto ciò che gli è stato inculcato dell'educazione ricevuta e dall'ambiente in cui vive; in tal caso non possiamo farci niente, in quanto vi sono cose per le quali il solo modo possibile d'espressione è quello simbolico, e che, per conseguenza, resteranno incomprensibili a coloro per cui il simbolismo è lettera morta".
[...]
Lucia Porcelli
anche io penso Ivano che le tue sono parole sante, penso che non si possa mai risolvere un problema con gli stessi strumenti che ne furono la causa ....troppa testa e troppe parole vanno risolte con una rivoluzione copernicana partendo per esempio dall'equilibrio del corpo come del resto lo stesso Lowen psicologo bioenergetico sostiene.
L'occidente è malato di parole come icone da adorare e la parola è un potente seduttore
Carmen offre molti eccellenti spunti.
Lucia individua, a mio avviso giustamente, un limite nella psicoterapia della parola che non tiene conto del corpo. Un argomento davvero ampio... Provo a sintetizzare alcune cose che leggervi mi ha suscitato.
Il lavoro su di sé non solo serve, ma è necessario e la psicoterapia, nella mia esperienza, è uno strumento valido in tal senso.
Per coltivare nella propria interiorità i semi positivi e non annaffiare quelli negativi
(ultima citazione, ed è questo uno dei temi cari al maestro zen Thich Nhat Hanh, come anche al maestro vedantino Arnaud Desjardins, per citarne solo alcuni) è necessaria una trasformazione interiore, è necessario conoscere di più se stessi, essersi pacificati con il proprio passato, avere una certa disidentificazione dalle emozioni e da vari condizionamenti , ecc.
La psicologia si è molta evoluta dopo Freud e Jung,
vari approcci sono molto più integrali,
coinvolgono il corpo, il respiro e i blocchi emotivi,
pratiche di consapevolezza (mindfulness), il transpersonale/spirituale.
La concezione della psiche si è ampliata, ciò che è propriamente attinente alla propria biografia non esaurisce il lavoro, ma si considera che ci sono potenzialità positive da sviluppare, parliamo di "livelli evolutivi della coscienza". E qui la conoscenza occidentale si apre alla saggezza orientale (buddhista in particolare). L'evoluzione della coscienza oltre il nostro livello medio egoico non solo è possibile, ma è urgente. La spiritualità ha bisogno della psicologia e la psicologia della spiritualità.
Concordo con te sull'importanza della relazione, chi diceva che solo il 30% è tecnica e il 70% è la persona del terapeuta? Molti sono quelli che ci ricordano che se cura è possibile, essa avviene grazie a ciò che si è non a ciò che si sa e fa.
E qui introduco Irvin Yalom,
stupendo psicoterapeuta umanistico-esistenziale e gestaltico, filosofo e romanziere statunitense, i cui libri (molti tradotti in italiano) sono una fonte di conoscenze, commozione, piacere e sono molto utili per chi si occupa di "relazioni d'aiuto".
Yalom nei vari libri in cui riporta i casi di pazienti e lo svolgimento delle sedute ci fa capire cosa siano veramente l'ascolto, l'empatia, il rispetto, l'accettazione dell'altro, la profonda comprensione umana. E come possano avvenire delle vere rivoluzioni interiori grazie a un incontro autentico.
"Esiste in tutti gli individui un'inclinazione innata alla crescita e all'autorealizzazione.
Il terapeuta non deve fornire queste qualità ai pazienti (come se potessimo farlo!);
deve invece rimuovere gli ostacoli che bloccano il processo di crescita, e uno dei modi in cui operiamo in tal senso è cercando di creare un'atmosfera terapeutica ideale."
IY "La storia della psicoterapia abbonda di guaritori che furono efficaci,
ma non per le ragioni da loro supposte." IY
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