Ultima notizia dalla mia parte del mondo.
Esistono arabi che, apparentemente, sarebbero più pericolosi dei criminali dello Stato Islamico.
Più pervertiti. Più temuti. Più «mortali». Indovinate chi sono? Beh, gli atei! Mi faccio pure altre domande, tipo: «Ma tutti quei bravi devoti, sono cosi poco fiduciosi nella solidità della loro fede, al punto di temere un confronto con una persona che vede le cose diversamente?». La risposta è, purtroppo, un «sì» irrevocabile. Perché in società dove la regola numero uno di sopravvivenza, per la maggioranza (non generalizziamo), è il mantenimento dell’ignoranza, l’ipocrisia e l’auto-inganno, è normale essere terrorizzati dalle voci diverse, dissenzienti, fuori dal gregge, e provare a silenziarle o pretendere assurdamente che non esistano. Ovviamente, oltre ad essere pubblicamente atea e laica, sono anche «accusata» di tante altre cose: sono donna («Come osa, quella femminuccia, contraddirci?»); lotto per l’uguaglianza tra uomini e donne («Allerta al diavolo!»); difendo la libertà sessuale nel mondo arabo («Scandalo! Noi le nostre donne le vogliamo vergini e “pure”. Il sesso è solo per il nostro piacere, e i loro corpi ci appartengono»); infine, combatto malattie che sono ormai modi di vita qui, come la discriminazione, l’oppressione, l’omofobia… Insomma, si capisce perché sono una persona non grata per gli estremisti. In conclusione, caro Islam, il tuo vero nemico non è l’ateo, ma tutti quelli che stanno uccidendo e commettendo orrori nel tuo nome. Il tuo vero nemico non è l’uguaglianza tra uomini e donne, ma ogni musulmano che sposa una bambina, o gli impone il niqab, o l’infibulazione. Il tuo vero nemico non è la libertà, ma l’oppressione dei diritti umani. Il tuo vero nemico non sta fuori di te: corre nel tuo stesso sangue. Caro Islam, il tuo assassino ha tanti nomi: si chiama Stato Islamico. Al Qaeda. Boko Haram. Talebani… Occorre che ti salvi prima di loro. Poi, se vuoi, parleremo di ateismo.
Joumana Haddad
Essere arabo oggi implica in primo luogo – senza generalizzare – padroneggiare l’“arte della schizofrenia”.
Perché? Perché essere arabo oggi significa dover essere un ipocrita. Significa non poter vivere e pensare quello che realmente vivi e pensi con onestà, spontaneità e innocenza. Significa sdoppiarti, perché ti è proibito dire la nuda verità (e la verità è nuda, questo è il suo ruolo e questo è il suo potere), perché la maggior parte degli arabi si affida a una rete di confortanti bugie e illusioni. Essere arabo comporta che la tua vita e le tue storie devono essere represse, frenate e codificate. Devono essere riscritte per soddisfare i guardiani della “castità araba”, in modo che questi ultimi possano essere sicuri che il delicato “imene arabo” sia protetto dal peccato, dalla vergogna, dal disonore o dal difetto. Gli oscurantisti si moltiplicano come funghi nella cultura araba; ovunque ci imbattiamo nelle loro ombre, su ogni questione. Le loro anime sono parassiti, così come i loro cuori, le loro menti e i loro corpi. Possono sopravvivere solo come zecche. La loro attività è distorcere e opprimere qualsiasi cosa libera, bella o creativa che sia sfuggita alla loro ipocrisia e superficialità. Ovunque riescono a risplendere la libertà, la creatività e la bellezza, essi lanciano ondate di ostilità e risentimento, promuovono campagne di distorsione e menzogna, in modo da distruggere ciò che è sfuggito alla loro mediocrità.
Joumana Haddad, Ho ucciso Shahrazad
Essere arabo oggi implica in primo luogo – senza generalizzare – padroneggiare l’“arte della schizofrenia”.
Perché? Perché essere arabo oggi significa dover essere un ipocrita. Significa non poter vivere e pensare quello che realmente vivi e pensi con onestà, spontaneità e innocenza. Significa sdoppiarti, perché ti è proibito dire la nuda verità (e la verità è nuda, questo è il suo ruolo e questo è il suo potere), perché la maggior parte degli arabi si affida a una rete di confortanti bugie e illusioni. Essere arabo comporta che la tua vita e le tue storie devono essere represse, frenate e codificate. Devono essere riscritte per soddisfare i guardiani della “castità araba”, in modo che questi ultimi possano essere sicuri che il delicato “imene arabo” sia protetto dal peccato, dalla vergogna, dal disonore o dal difetto. Gli oscurantisti si moltiplicano come funghi nella cultura araba; ovunque ci imbattiamo nelle loro ombre, su ogni questione. Le loro anime sono parassiti, così come i loro cuori, le loro menti e i loro corpi. Possono sopravvivere solo come zecche. La loro attività è distorcere e opprimere qualsiasi cosa libera, bella o creativa che sia sfuggita alla loro ipocrisia e superficialità. Ovunque riescono a risplendere la libertà, la creatività e la bellezza, essi lanciano ondate di ostilità e risentimento, promuovono campagne di distorsione e menzogna, in modo da distruggere ciò che è sfuggito alla loro mediocrità.
Joumana Haddad, Ho ucciso Shahrazad
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