Joseph Merrick, fu un britannico che divenne "famoso" per la sua estrema deformità dovuta alla sindrome di Proteo, ovvero una crescita congenita incontrollata di pelle, ossa e tessuti in varie parti del corpo, per questo soprannominato "l'uomo elefante".
Nato a Leicester, mostrò segni di deformità tra i due e i cinque anni. Dopo che la madre morì quando aveva undici anni, il padre si risposò con una donna, una matrigna che non gradì la presenza del ragazzo deforme e impose al nuovo marito di scegliere tra lei e lui. Joseph fu cacciato da casa e sopravvisse vendendo lucido da scarpe. Non trovando un'occupazione, trovò lavoro come fenomeno da baraccone e, trattato decentemente, riuscì ad accumulare una certa somma di denaro. Nel 1886, quando i freak show vennero proibiti per legge in tutto il Regno Unito, Merrick si trasferì in Belgio, dove fu "assunto" sfortunatamente da un presentatore senza scrupoli, che lo maltrattò e abbandonò. Di ritorno a Londra, conobbe il dottor Frederick Treves in una stazione ferroviaria, medico dell'ospedale di Whitechapel della capitale, che gli procurò un letto permanente nella struttura e fu, con tutta probabilità, l'unica persona della vita di Merrick capace di offrirgli sinceramente affetto e amicizia. I suoi ultimi anni di vita furono i più sereni, diventando una sorta di celebrità presso la corte britannica e addirittura un favorito della regina Vittoria. Il dottor Treves testimoniò in seguito che Merrick desiderò sempre trasferirsi in un istituto per ciechi, dove avrebbe potuto trovare una donna che non fosse spaventata dal suo aspetto. Per alleviare la sua infelicità scrisse componimenti in prosa e in poesia. Morì all'età di ventisette anni a causa di un soffocamento, forse accidentale, tentando di non dormire più seduto con la schiena sorretta ma orizzontalmente come una persona "normale". Da questa storia è tratto il film del 1980 "The Elephant Man" di David Lynch con Anthony Hopkins e John Hurt. Un disperato sfogo di buona parte dell'esistenza di Merrick sarebbe stato: « Io non sono un elefante, non sono un animale! Sono un essere umano, un… uomo ». Grazie ad Edoardo Pivoni per foto e didascalia!
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