Max Scheler. LA SPERIMENTAZIONE
INTERIORE DELLA REALTÀ. ‟Noi non giungiamo a porre la realtà del mondo
esteriore (la cui sfera persiste, per esempio, anche nel sogno), IN BASE A UN
RAGIONAMENTO; CIÒ CHE CI DÀ L’ESPERIENZA INTERNA DELLA REALTÀ NON È NÉ IL
CONTENUTO INTUITIVO DELLA PERCEZIONE («forma», «figura» ecc.), NÉ L’OGGETTIVITÀ
(che è anche il prodotto della fantasia), NÉ UN POSTO FISSO NELLO SPAZIO NEI
CONFRONTI DELLO SPOSTARSI DELLA NOSTRA ATTENZIONE, e così via; ma è l’IMPRESSIONE
INTERIORE DI UNA RESISTENZA, sperimentata da quel grado elementare e primitivo
della VITA PSICHICA (CHE, APPARTIENE ANCHE ALLE PIANTE), dall’«IMPULSO
AFFETTIVO», da quel centro di tendenze, che agisce in tutte le direzioni e
sussiste persino nel sonno e negli ultimi gradi di incoscienza. Nell’ordine
rigoroso di ELEMENTI (COLORE, FIGURA, ESTENSIONE, ecc.), che forma, sia
obiettivamente sia solo relativamente alla nostra PERCEZIONE, un qualsiasi SOGGETTO
CORPOREO – ordine che possiamo studiare, per esempio, nel DISGREGAMENTO
PATOLOGICO DELLE FACOLTÀ PERCETTIVE – IL MOMENTO IN CUI SPERIMENTIAMO
INTERIORMENTE LA REALTÀ, È QUELLO CHE NE COSTITUISCE L’ELEMENTO ORIGINARIO. SE
SVANISCONO E ANCHE SE SPARISCONO PER LA COSCIENZA I COLORI, GLI ELEMENTI
SENSIBILI, LE FIGURE, I RAPPORTI, LA FORMA UNITARIA DI COSA, RIMARRÀ, SPOGLIA
DA OGNI MODALITÀ, UNA RADICALE IMPRESSIONE DI REALTÀ, DI ‘VERITÀ EFFETTIVA’ DEL
MONDO. L’ORIGINARIA ESPERIENZA INTERIORE DELLA
REALTÀ, QUALE ESPERIENZA INTERIORE DELLA RESISTENZA DEL MONDO, ‘PRECEDE’
QUALSIASI COSCIENZA, RAPPRESENTAZIONE, PERCEZIONE. ANCHE LA PIÙ
MODESTA PERCEZIONE SENSIBILE NON È MAI CONDIZIONATA ESCLUSIVAMENTE DALLO
STIMOLO E DALLE CONSUETE REAZIONI DEL SISTEMA NERVOSO: la semplice sensazione è necessariamente preceduta
da un ORIENTAMENTO TENDENZIALE, SIA ESSO DI ATTRAZIONE O DI REPULSIONE.
E poiché LA
SPINTA DEL NOSTRO IMPULSO VITALE È
LA CONDIZIONE INDISPENSABILE DI OGNI POSSIBILE SENSAZIONE E PERCEZIONE, LE RESISTENZE CHE I CENTRI E I CAMPI DI FORZA SOTTOSTANTI ALLE
IMMAGINI DEI CORPI DELL’AMBIENTE OPPONGONO ALLA SPINTA VITALE – le «IMMAGINI SENSORIALI» ‘non sono’ per sé agenti –
possono di già essere interiormente sperimentate, allorché il corso temporale
di una possibile percezione in divenire non ha ancora raggiunto lo stadio di
una percezione cosciente dell’«immagine». Di modo CHE L’ESPERIENZA INTERIORE DELLA REALTÀ
È DATA ‘PRIMA’ E NON DOPO OGNI NOSTRA «RAPPRESENTAZIONE» DEL MONDO.”
MAX SCHELER (1874 - 1928), “La
posizione dell’uomo nel cosmo ed altri saggi”, a cura e trad. di Rosa
Padellaro, Fratelli Fabbri, Milano 1970, pp. 193 – 194.
‟Nicht ein Schluß führt etwa zur
Realsetzung der Außenwelt (die als Sphäre z. .B. auch im Traume besteht), nicht
der anschauliche Gehalt der Wahrnehmung (wie die «Formen», «Gestalten») gibt
uns das Realitätserlebnis, nicht der Gegenständlichkeit (die ja auch Phantasiertes
hat), nicht die fixe Stelle im Raume in der Bewegung der Aufmerksamkeit usw., -
sondern der ʻerlebte Widerstandseindruckʼ gegen die unterste, primitivste, wie
wir sahen, selbst der Pflanze noch zukommende Stufe des seelischen Lebens, den
«Gefühlsdrang», gegen unser nach allen Richtungen ausgreifendes, immer, auch im
Schlafe und in den letzten Stufen der Bewußtlosigkeit noch tätiges
Triebzentrum. In der streng geregelten Ordnung seiner Bestandteile (Farbe,
Gestalt, Ausdehnung etc.), in der sich, sowohl objektiv wie bei seiner
Wahrnehmung für uns, irgendein körperliches Ding aufbaut - eine Ordnung, die
wir z. B. beim pathologischen Abbau der Wahrnehmungsfähigkeit studieren können
-, ist keines ursprünglicher als die Realität bzw. das erlebte Realitätsmoment.
Lasset für ein Bewußtsein alle Farben und sinnlichen Materien verbleichen, alle
Gestalten und Beziehungen zergehen, alle dinglichen Einheitsformen verbschweben
- das, was schließlich gleichsam nackt und von jeder Art der Beschaffenheit
frei und ledig noch bleiben wird, das ist der machtvolle Eindruck der Realität,
der ʻWirklichkeitsʼeindruck der Welt.
Das ursprüngliche Wirklichkeitserlebnis als
Erlebnis des Widerstandes der Welt geht also allem Be-wußtsein, geht aller
Vor-stellung, aller Wahr-nehmung ʻvorherʼ. Auch die aufdringlichste sinnliche
Wahrnehmung ist niemals bloß bedingt durch den' Reiz und den normalen Vorgang
im Nervensystem: eine triebhafte Zuwendung, sei es Verlangen oder Abscheu, muß
gleichfalls vorhanden sein, wenn es auch nur zur einfachsten Empfindung kommen
soll. Da also ein Impuls unseres Lebens dranges die unumgängliche Mitbedingung
ist für alle möglichen Empfindungen und Wahrnehmungen, können die Widerstände,
welche die den Körperbildern der Umwelt zugrundeliegenden Kraftzentren und
-felder - die «Sinnesbilder» selbst sind ja gänzlich ʻunʼwirksam - auf unseren
Lebensdrang ausüben, bereits an einer Stelle des zeitlichen Prozesses einer
urerdenden möglichen Wahrnehmung erlebt werden, wo es zu einer bewußten
«Bild»wahrnehmung noch nicht gekommen ist. Das Realitätserlebnis ist also all
unserer «Vorstellung» der Welt nicht nach-, sondern ʻvorʼgegeben.”
MAX SCHELER, ‟Die Stellung des Menschen im
Kosmos”, Bouvier, Bonn 1991 (12. Auflage, I., Otto Reichl, Darmstadt
1928), S. 53 – 54.
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