Dov'è il nostro io? «nel nome?» suggerisce il vecchio lama che presiede su due lunghe file di tavolini dietro i quali, seduti per terra, stanno gli studenti. No, perché il nome può cambiare senza che l'io cambi. Eppure quante persone si identificano col proprio nome! Ma è chiaro che l'io non può essere «Nel corpo?» insiste il lama mettendosi, divertito, a mimare i tanti modi con cui i vari popoli, dicendo «io» indicano una parte diversa del proprio corpo. Gli studenti ascoltano, alcuni intervengono. La discussione va avanti per un po'. Poi il lama, dal tavolinetto dietro il quale siede, tira fuori una rosa. «Questo è un fiore» e così dicendo ne stacca un petalo. «E questo, è un fiore? No! Questo è un petalo... E questo?» chiede retoricamente, indicando di nuovo la rosa. «Questo è un fiore ». Stacca ancora un petalo, poi ancora uno, poi un altro ancora, sempre chiedendo «E questo cos'è?» Alla fine, sul tavolino c'è un mucchietto di petali e nella mano del monaco il gambo spoglio della rosa. Il vecchio monaco lo mostra a giro e chiede: «E questo è un fiore? No. Questo non è più un fiore... Bene lo stesso vale per una mano» dice, alzando la sua mano sinistra in aria.
«Se cominciassi a staccarmi un dito e poi un altro e un altro ancora, nessuna di quelle dita sarebbe la mia mano. Allora? E' esattamente così con tutto il nostro corpo. Non siamo anche noi fatti di tanti pezzi, ognuno dei quali però non è veramente noi?»RACCONTO INDIANO
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