"L’acqua scorre verso l’alto" di Vittorio Zucconi
Scartabellando – chiedo scusa, oggi si dice navigando – nel più seguito sito, e canale tv, di informazione economica americano, CNBC, m’imbatto in una ricerca solo in apparenza sorprendente. Una grande banca svizzera ha censito il numero di nuovi milionari spuntati nelle principali nazioni. E questo nel 2013, l’anno orribile della “più grande crisi dagli anni 30″, delle tasse che dissanguano, di quell’ “orlo del precipizio” sul quale pare l’Italia barcolli continuamente. Ebbene, proprio l’Italia è al quarto posto nel mondo per creazione di milionari freschi d’annata, e al sesto, niente male, nel loro numero complessivo.
Come la banca svizzera abbia calcolato queste ricchezze, se abbia tenuto conto soltanto delle dichiarazioni fiscali, che quindi certamente in Italia sottovalutano i patrimoni molto più di quanto avvenga negli Usa o in Francia, non so dire. ma so che questo risultato non sorprende affatto.
Attraverso la Storia, è un fatto assodato che proprio i periodi di massima sofferenza economica generale sono quelli che permettono ai ricchi di arricchirsi e agli spregiudicati di fare fortuna. Gli episodi di gioiellieri che acquistavano a prezzi di strozzinaggio oro e pietre preziose da ebrei in fuga dalle nazioni occupate dai nazisti sono purtroppo ben conosciuti. E sono l’equivalente, più educato, delle ricchezze accumulate attraveso i giochi della finanza e non dell’investimento produttivo.
Ma l’aumento dei nuovi ricchi in nazioni in difficoltà o in crisi profonda testimonia un’altra, e più recente verità: smentisce, in maniera ancora una vota netta, la celebre panzana del “trickle down effect”, la teoria secondo la quale se il calice dei fortunati si colma, il liquido inevitabilmente comincerà a traboccare e fluire verso il basso.
Era la dottrina cara a Ronald Reagan e a Maggie Thatcher che il crack del 2007/2008 ha – di nuovo – smentito. Il danaro, a differenza dell’acqua, tende a fluire verso l’alto, conosce un “trickle up effect”, uno sgocciolamento verso l’alto che sta non soltanto prosciugando i più poveri, ma sta drenando quella classe media che è sempre o ovunque il sostegno della democrazia liberale.
In un’intervista nella sua casa di Cambridge, sui terreni di Harvard dove ancora occasionalmente insegnava, John Kenneth Galbraith mi disse una frase che non ho mai dimenticato: “Io sono un signore benestante, potrei dire ricco e per questo sono preoccupato e nervoso. Un ricco che non fosse cretino dovrebbe fare il possibile perchè la gente che vive nel villaggio attorno al proprio castello avesse da mangiare e da curarsi, un tetto sopra le testa e un letto comodo nel quale addormentarsi con i figli. Invece noto che chi ha accumula e gli abitanti del villaggio là attorno diventano, ogni giorno di più, giustamente più inquieti”.
La miopia dei nuovi ricchi nelle nazioni che sfornano legioni di nuovi poveri è esattamente quella che Galbraith descriveva: pompare troppa acqua dal basso all’alto senza che gli affluenti ne conducano, come sta accadendo in Italia dove il bacino della ricchezza collettiva si prosciuga, produce la siccità della democrazia e travolge coloro che credevano di potersi dissetare all’infinito.
[blog Tempo reale, da La Repubblica, 19 gennaio 2014]
Nessun commento:
Posta un commento