Umberto Galimberti. Il segreto della domanda.
Umberto Galimberti
Concordo con Galimberli quando dice che la democrazia non è mai esistita: dalle polis alle forme politiche di oggi: Demagogia.
A proposito di progresso e di storia, cadono a proposito due citazioni di Cioran: "Il progresso non è nient'altro che uno slancio verso il peggio"; "La storia? Occasione offerta ai popoli per screditarsi a turno".
Le affermazioni di Cioran contengono delle verità alle quali forse crediamo io, lei e pochi altri, ma la maggior parte della gente è accecata da questo finto progresso tecnico/scientifico proposto dal sistema, e lo considera un dogma. Oggi non ci si rende conto che la tecnica porta ad un cambiamento quantitativo dei mezzi di produzione e della loro efficienza produttiva e non qualitativo della condizione umana, come dice il prof Galimberti.
Lei cosa ne pensa dell'interpretazione del Prof riguardo la presunta "carica ottimistica" che l'avvento del cristianesimo avrebbe portato in occidente? E cosa ne pensa in generale del pensiero di Galimberti (ad esempio questo suo richiamo frequente alla cultura greca e alla sua "tragicità" dipesa dalla sua diversa concezione della vita e soprattutto della morte)?
Sull'interpretazione che ha dato, nella fattispecie, del cristianesimo, Galimberti (che del resto gode di tutta la mia stima) è fuori tema. C'è da dire in effetti che sul cristianesimo è duemila anni che c'è una confusione inaudita, aggravata anche dal fatto che è stato accorpato al cattolicesimo di cui si fa portavoce la chiesa romana. Tuttavia se andiamo al suo nocciolo e consideriamo lo spirito del suo messaggio etico quale traspare dai vangeli e ancora di più dalla mistica cristiana, esso non può che essere pessimista, considerare cioè questo mondo come inficiato dal male e dalla sofferenza e che esige dunque una redenzione. Il simbolo della croce del resto è eloquente; e il Cristo è appunto il redentore venuto a salvare l'umanità incapace, attraverso la presa su di sé del dolore del mondo. Questo è il nucleo del messaggio cristiano, che non è storico, bensì etico-metafisico. La cultura greca, a parte Platone, Pitagora e i tragici, si poneva di fronte alla vita con un atteggiamento etico essenzialmente ottimista che non ha nulla a che vedere evidentemente con la nostra concezione odierna. I greci erano ben lontani dal racchiudere ad esempio, nel concetto di anima, il significato morale di salvezza, ma parlavano di anima come ente depositario di conoscenza razionale ecc.. La svolta si è avuta col cristianesimo in particolare con S. Agostino.
"Le domande non chiedono risposte -quasi sempre inessenziali- ma chiedono di essere radicalizzate.
Solo procedendo in questo modo si può arrivare all'intima essenza della domanda. [...]
Ma soprattutto la risposta alle domande deve essere innanzitutto una formulazione corretta di queste domande, perché a risposte mal formulate seguono risposte inadeguate".
Umberto Galimberti
Non sempre una domanda chiede una risposata. Spesso chiede di essere dispiegata, affinché ceda quello che ha di più essenziale e dischiuda i riferimenti che si aprono quando ci si appropria di ciò che segretamente custodisce. La risposta è solo l'ultimissimo passo del domandare
La tecnica non ha scopi, la tecnica ha in vista solo il suo auto potenziamentoMa soprattutto la risposta alle domande deve essere innanzitutto una formulazione corretta di queste domande, perché a risposte mal formulate seguono risposte inadeguate".
Umberto Galimberti
Elisabetta Di Benedetto
VINCENZO ALVINO
Come darti torto, d'altronde l'abisso sull'orlo del quale poggia l'essere dell'uomo è proprio nel paradosso di avere una ragione che serve però a porgli domande alle quali non può trovare risposte, questioni che non può risolvere. In questo senso ha ragione Lacan quando evidenzia la natura traumatica del linguaggio, quella struttura significante nel quale è il fondamento del nichilismo trascendentale secondo il pensiero debole.
Umberto Galimberti
Ombra mare
Andrea Grieco
Sicuramente rispondenti a verità i discorsi intorno ai temi trattati; e interessante inoltre l'impostazione degli argomenti. Tuttavia a me sembra che il Prof. abbia mischiato considerazioni di natura trascendente con quelle più specificamente immanenti, o, se vogliamo, abbia confuso argomenti di carattere metafisico con quelli storico-sociali. Inoltre, dà una lettura del cristianesimo che elude totalmente il suo messaggio etico più profondo e vero (chi ha letto Schopenhauer si può rendere conto).
Le affermazioni di Cioran contengono delle verità alle quali forse crediamo io, lei e pochi altri, ma la maggior parte della gente è accecata da questo finto progresso tecnico/scientifico proposto dal sistema, e lo considera un dogma. Oggi non ci si rende conto che la tecnica porta ad un cambiamento quantitativo dei mezzi di produzione e della loro efficienza produttiva e non qualitativo della condizione umana, come dice il prof Galimberti.
Lei cosa ne pensa dell'interpretazione del Prof riguardo la presunta "carica ottimistica" che l'avvento del cristianesimo avrebbe portato in occidente? E cosa ne pensa in generale del pensiero di Galimberti (ad esempio questo suo richiamo frequente alla cultura greca e alla sua "tragicità" dipesa dalla sua diversa concezione della vita e soprattutto della morte)?
Sull'interpretazione che ha dato, nella fattispecie, del cristianesimo, Galimberti (che del resto gode di tutta la mia stima) è fuori tema. C'è da dire in effetti che sul cristianesimo è duemila anni che c'è una confusione inaudita, aggravata anche dal fatto che è stato accorpato al cattolicesimo di cui si fa portavoce la chiesa romana. Tuttavia se andiamo al suo nocciolo e consideriamo lo spirito del suo messaggio etico quale traspare dai vangeli e ancora di più dalla mistica cristiana, esso non può che essere pessimista, considerare cioè questo mondo come inficiato dal male e dalla sofferenza e che esige dunque una redenzione. Il simbolo della croce del resto è eloquente; e il Cristo è appunto il redentore venuto a salvare l'umanità incapace, attraverso la presa su di sé del dolore del mondo. Questo è il nucleo del messaggio cristiano, che non è storico, bensì etico-metafisico. La cultura greca, a parte Platone, Pitagora e i tragici, si poneva di fronte alla vita con un atteggiamento etico essenzialmente ottimista che non ha nulla a che vedere evidentemente con la nostra concezione odierna. I greci erano ben lontani dal racchiudere ad esempio, nel concetto di anima, il significato morale di salvezza, ma parlavano di anima come ente depositario di conoscenza razionale ecc.. La svolta si è avuta col cristianesimo in particolare con S. Agostino.
Un'intervista video su "Il segreto della domanda" che diventa occasione per discutere delle tematiche care a Galimberti: dalla morte di dio al nichilismo, alla fine della storia al dominio della tecnica...
http://youtu.be/mvrwV8bIvJA
Emanuele Severino - Società della Tecnica e tramonto del capitalismo...
« Si tratta di capire che la costruzione e la distruzione hanno la stessa anima» .
Emanuele Severino
Eldo Stellucci:
...chiedersi in tutto questo processo di 'evoluzione' antropica che fine fa il riconoscimento e il significato dell'alterità e della relazione? Alienazione e/o annullamento di ogni significato a partire da quello fondamentale che conosciamo come la 'morte di Dio'?
Andrea Grieco
Si può dire con certezza che la tecnologia se, da un lato, migliora la vita dell'uomo nel suo complesso, dall'altro, peggiora il suo spirito fino a degradarlo ad una condizione di non-uomo. Infatti la tecnica lo allontana dallo scopo essenziale della vita che è la sofferenza, ed il portare la propria croce. Inoltre allarga sempre più il divario tra lui e la natura che
lo circonda con la quale deve relazionarsi in modo diretto con tutto ciò che comporta. L'uomo vive in un mondo artificiale nel quale non comunica più con il mondo reale che gli sta attorno!Testimonia con chiarezza tremenda, le tracce della tecnica e della sua fine.
Perchè il capitalismo è - ontologicamente - una "tecnica".
Per quanto riguarda il declino...concetti come "tutt'altro che prossimo" sono -per dirla in termini nichilistici-, solo una questione di tempo. Il declino della techne, è oltre il tempo, nel senso che è già realizzato dall'epistème. Dai greci proviene -in modo verace- il declino. Superato l'ultimo orizzonte della potenza...
http://youtu.be/RRSzEg-nBQ4
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