4 gennaio 1785. A Hanau nasce Jacob, il maggiore dei fratelli Grimm.
"Cappuccetto rosso",
"Biancaneve e i sette nani",
"Hansel e Gretel",
"Cenerentola",
"Il principe rospo",
"La guardiana di oche",
"Frau Holle",
"I sette corvi", "
Il prode piccolo sarto",
"Il lupo e i sette capretti",
"I musicanti di Brema"
questi alcuni dei titoli, per un totale di duecento racconti, che figurano nella raccolta di Jacob e Wilhelm Grimm "Fiabe per bambini e famiglie", pubblicate in due volumi, più un terzo di commento, tra il 1812 e il 1822. Scritte per i piccoli, le fiabe dei due linguisti tedeschi furono molto apprezzate anche dai grandi. Goethe, uno dei massimi autori tedeschi dell'Ottocento, disse che era davvero "un'opera scritta per far felici i bambini".
L'uomo selvaggio. Una fiaba dei fratelli Grimm.
C'era una volta un uomo selvaggio perché‚ era stato stregato, e vagava negli orti dei contadini e nelle messi danneggiando tutto. I contadini allora si lamentarono con il signore di quelle terre e dissero che non avrebbero potuto pagare il loro tributo. Il signore riunì tutti i suoi cacciatori e disse che colui che avesse catturato il selvaggio avrebbe avuto una grossa ricompensa. Si fece avanti un vecchio cacciatore che disse che lui avrebbe catturato il selvaggio: chiese di portare con s‚ una fiasca di acquavite, una di vino e una di birra, e le pose sulle rive di uno stagno dove tutti i giorni il selvaggio veniva a bagnarsi. Mentre stava nascosto dietro un albero venne il selvaggio e bevve dalle fiasche, si leccò le labbra e si guardò attorno per vedere se trovava ancora qualcosa. Ma intanto s'era ubriacato e, coricatosi per terra, si addormentò. Il cacciatore allora gli si avvicinò e gli legò le mani e i piedi; poi lo svegliò, lo fece alzare e disse: -Uomo selvaggio, se vieni con me, avrai da bere tutti i giorni-. Lo condusse con s‚ al castello del signore e lo mise in una cella. Il signore invitò tutta la nobiltà a vedere che razza di bestia il suo cacciatore avesse preso. Uno dei bambini del signore giocava con una palla; la lasciò cadere nella cella e disse: -Uomo selvaggio, ridammi la palla-. Ma il selvaggio rispose: -La palla devi venire a prendertela da te-. -Ma io- disse il bambino -non ho la chiave.- -Allora fai in modo di arrivare di nascosto alla borsa di tua madre e rubale la chiave.- Così il bambino riuscì ad aprire la gabbia e l'uomo selvaggio scappò fuori. Il bambino si mise a gridare: -Uomo selvaggio, rimani qui, altrimenti le prendo!-. Allora l'uomo selvaggio prese il bambino sulle spalle e fuggì nella foresta con lui. Così il selvaggio era fuggito e il bambino perduto! L'uomo selvaggio fece indossare al bambino un vecchio camiciotto e lo mandò dal giardiniere di corte dell'imperatore a chiedere se aveva bisogno di un apprendista giardiniere. Quello rispose che era tanto sporco che gli altri non avrebbero voluto dormire con lui. Egli disse che avrebbe dormito nella paglia. E ogni giorno di mattino presto andava nel giardino tutto lieto. Un giorno venne l'uomo selvaggio e gli disse: -Ora lavati e pettinati-. Poi l'uomo selvaggio rese il giardino tanto bello come nemmeno il giardiniere era mai riuscito a fare. E la principessa cercava tutte le mattine il bel ragazzo, finché‚ un giorno chiese al giardiniere che l'apprendista le portasse un mazzo di fiori. Ella chiese al ragazzo da quanto tempo fosse lì, ma egli rispose che non lo sapeva. Allora lei gli diede un pane cavo pieno di ducati. Quando se ne fu andato, il ragazzo diede il denaro al suo padrone dicendo: -Che cosa devo farmene? Prendetelo piuttosto voi-. Poi gli toccò di nuovo di portare un mazzo di fiori alla principessa, ed ella gli diede un'anitra piena di ducati, che di nuovo egli consegnò al suo padrone. E ancora un'altra volta ella gli diede un'oca piena di ducati, che il ragazzo consegnò al suo padrone. La principessa pensava che egli avesse il denaro, ed egli invece non aveva niente. Allora lei lo sposò in segreto. Ma i genitori di lei si arrabbiarono molto e la mandarono in cantina a guadagnarsi il pane filando. Il ragazzo andò in cucina ad aiutare il cuoco a fare il pane, e ogni tanto rubava un pezzo di carne e lo portava a sua moglie. In quel tempo ci fu in Inghilterra una grande guerra e anche l'imperatore dovette andarci con tutti i nobili signori; il giovane allora disse che voleva andarci anche lui se avevano ancora un cavallo nella stalla. Gli risposero che ne avevano ancora uno che aveva solo tre zampe, ma che per lui andava bene. Egli montò a cavallo e partì su quelle tre zampe zoppicon zoppiconi. Gli venne incontro l'uomo selvaggio e lo condusse a un gran monte dov'era schierato un reggimento di mille soldati con i loro ufficiali, e gli diede una bella divisa e gli procurò uno splendido cavallo. Quando partì con la sua gente per la guerra in Inghilterra, l'imperatore lo trovo così simpatico che gli chiese se voleva essere suo aiutante in battaglia. Egli vinse la battaglia e sconfisse tutti. Quando l'imperatore volle ringraziarlo e gli chiese che signore fosse, egli rispose: -Non chiedetemelo perché‚ non lo so-. E ripartì dall'Inghilterra a cavallo con il suo esercito; ma ecco che gli venne incontro l'uomo selvaggio che richiuse tutti i soldati nella montagna, ed egli se ne tornò a casa sul suo cavallo a tre zampe. E la gente diceva: -Da dove vien fuori questo zoppicone sul cavallo a tre zampe?- e chiedeva: -Ti sei nascosto dietro l'angolo a dormire?-. -Sì- diceva lui -se non ci fossi andato io, non sarebbe andata mica bene in Inghilterra!- E quelli dicevano: -Sta' zitto, ragazzo, altrimenti il signore ti liscia il groppone-. Quando ci fu una seconda guerra, egli di nuovo vinse tutti. Ma riportò una ferita in un braccio, e l'imperatore prese la sua sciarpa e gli fasciò la ferita; e voleva forzarlo a rimanere con lui. -Presso di voi non posso restare- disse il ragazzo -e chi io sia non dovete chiederlo.- E gli venne di nuovo incontro l'uomo selvaggio, che di nuovo nascose il suo esercito dentro la montagna, e il ragazzo montò di nuovo il suo cavallo a tre zampe e se ne tornò a casa. La gente rideva e diceva: -Da dove torna lo Zoppicone? Dove ti sei nascosto a dormire?-. Ed egli rispondeva: -Non ho dormito, e l'Inghilterra è tutta conquistata e adesso ci sarà una vera pace-. L'imperatore un giorno raccontava dei bravi cavalieri che lo avevano aiutato nella guerra. Allora il giovanotto disse all'imperatore: -Se io non fossi stato con voi, non sarebbe andata così bene-. L'imperatore voleva picchiarlo, ma quello disse: -Se non volete credere a me, vi mostrerò il mio braccio-. E quando mostrò il braccio e l'imperatore vide la ferita, fu tutto meravigliato e disse: -Forse sei Dio stesso, o un angelo che Dio mi ha mandato-. Lo pregò di perdonarlo per essere stato con lui così villano e gli fece dono di tutti i suoi beni imperiali. Allora l'uomo selvaggio fu liberato dall'incantesimo e si rivelò un grande re: raccontò tutta la sua storia e la montagna si rivelò un castello regale, e il ragazzo ne prese possesso con la sua sposa e vissero contenti fino alla morte.
L'uomo selvaggio. Una fiaba dei fratelli Grimm.
C'era una volta un uomo selvaggio perché‚ era stato stregato, e vagava negli orti dei contadini e nelle messi danneggiando tutto. I contadini allora si lamentarono con il signore di quelle terre e dissero che non avrebbero potuto pagare il loro tributo. Il signore riunì tutti i suoi cacciatori e disse che colui che avesse catturato il selvaggio avrebbe avuto una grossa ricompensa. Si fece avanti un vecchio cacciatore che disse che lui avrebbe catturato il selvaggio: chiese di portare con s‚ una fiasca di acquavite, una di vino e una di birra, e le pose sulle rive di uno stagno dove tutti i giorni il selvaggio veniva a bagnarsi. Mentre stava nascosto dietro un albero venne il selvaggio e bevve dalle fiasche, si leccò le labbra e si guardò attorno per vedere se trovava ancora qualcosa. Ma intanto s'era ubriacato e, coricatosi per terra, si addormentò. Il cacciatore allora gli si avvicinò e gli legò le mani e i piedi; poi lo svegliò, lo fece alzare e disse: -Uomo selvaggio, se vieni con me, avrai da bere tutti i giorni-. Lo condusse con s‚ al castello del signore e lo mise in una cella. Il signore invitò tutta la nobiltà a vedere che razza di bestia il suo cacciatore avesse preso. Uno dei bambini del signore giocava con una palla; la lasciò cadere nella cella e disse: -Uomo selvaggio, ridammi la palla-. Ma il selvaggio rispose: -La palla devi venire a prendertela da te-. -Ma io- disse il bambino -non ho la chiave.- -Allora fai in modo di arrivare di nascosto alla borsa di tua madre e rubale la chiave.- Così il bambino riuscì ad aprire la gabbia e l'uomo selvaggio scappò fuori. Il bambino si mise a gridare: -Uomo selvaggio, rimani qui, altrimenti le prendo!-. Allora l'uomo selvaggio prese il bambino sulle spalle e fuggì nella foresta con lui. Così il selvaggio era fuggito e il bambino perduto! L'uomo selvaggio fece indossare al bambino un vecchio camiciotto e lo mandò dal giardiniere di corte dell'imperatore a chiedere se aveva bisogno di un apprendista giardiniere. Quello rispose che era tanto sporco che gli altri non avrebbero voluto dormire con lui. Egli disse che avrebbe dormito nella paglia. E ogni giorno di mattino presto andava nel giardino tutto lieto. Un giorno venne l'uomo selvaggio e gli disse: -Ora lavati e pettinati-. Poi l'uomo selvaggio rese il giardino tanto bello come nemmeno il giardiniere era mai riuscito a fare. E la principessa cercava tutte le mattine il bel ragazzo, finché‚ un giorno chiese al giardiniere che l'apprendista le portasse un mazzo di fiori. Ella chiese al ragazzo da quanto tempo fosse lì, ma egli rispose che non lo sapeva. Allora lei gli diede un pane cavo pieno di ducati. Quando se ne fu andato, il ragazzo diede il denaro al suo padrone dicendo: -Che cosa devo farmene? Prendetelo piuttosto voi-. Poi gli toccò di nuovo di portare un mazzo di fiori alla principessa, ed ella gli diede un'anitra piena di ducati, che di nuovo egli consegnò al suo padrone. E ancora un'altra volta ella gli diede un'oca piena di ducati, che il ragazzo consegnò al suo padrone. La principessa pensava che egli avesse il denaro, ed egli invece non aveva niente. Allora lei lo sposò in segreto. Ma i genitori di lei si arrabbiarono molto e la mandarono in cantina a guadagnarsi il pane filando. Il ragazzo andò in cucina ad aiutare il cuoco a fare il pane, e ogni tanto rubava un pezzo di carne e lo portava a sua moglie. In quel tempo ci fu in Inghilterra una grande guerra e anche l'imperatore dovette andarci con tutti i nobili signori; il giovane allora disse che voleva andarci anche lui se avevano ancora un cavallo nella stalla. Gli risposero che ne avevano ancora uno che aveva solo tre zampe, ma che per lui andava bene. Egli montò a cavallo e partì su quelle tre zampe zoppicon zoppiconi. Gli venne incontro l'uomo selvaggio e lo condusse a un gran monte dov'era schierato un reggimento di mille soldati con i loro ufficiali, e gli diede una bella divisa e gli procurò uno splendido cavallo. Quando partì con la sua gente per la guerra in Inghilterra, l'imperatore lo trovo così simpatico che gli chiese se voleva essere suo aiutante in battaglia. Egli vinse la battaglia e sconfisse tutti. Quando l'imperatore volle ringraziarlo e gli chiese che signore fosse, egli rispose: -Non chiedetemelo perché‚ non lo so-. E ripartì dall'Inghilterra a cavallo con il suo esercito; ma ecco che gli venne incontro l'uomo selvaggio che richiuse tutti i soldati nella montagna, ed egli se ne tornò a casa sul suo cavallo a tre zampe. E la gente diceva: -Da dove vien fuori questo zoppicone sul cavallo a tre zampe?- e chiedeva: -Ti sei nascosto dietro l'angolo a dormire?-. -Sì- diceva lui -se non ci fossi andato io, non sarebbe andata mica bene in Inghilterra!- E quelli dicevano: -Sta' zitto, ragazzo, altrimenti il signore ti liscia il groppone-. Quando ci fu una seconda guerra, egli di nuovo vinse tutti. Ma riportò una ferita in un braccio, e l'imperatore prese la sua sciarpa e gli fasciò la ferita; e voleva forzarlo a rimanere con lui. -Presso di voi non posso restare- disse il ragazzo -e chi io sia non dovete chiederlo.- E gli venne di nuovo incontro l'uomo selvaggio, che di nuovo nascose il suo esercito dentro la montagna, e il ragazzo montò di nuovo il suo cavallo a tre zampe e se ne tornò a casa. La gente rideva e diceva: -Da dove torna lo Zoppicone? Dove ti sei nascosto a dormire?-. Ed egli rispondeva: -Non ho dormito, e l'Inghilterra è tutta conquistata e adesso ci sarà una vera pace-. L'imperatore un giorno raccontava dei bravi cavalieri che lo avevano aiutato nella guerra. Allora il giovanotto disse all'imperatore: -Se io non fossi stato con voi, non sarebbe andata così bene-. L'imperatore voleva picchiarlo, ma quello disse: -Se non volete credere a me, vi mostrerò il mio braccio-. E quando mostrò il braccio e l'imperatore vide la ferita, fu tutto meravigliato e disse: -Forse sei Dio stesso, o un angelo che Dio mi ha mandato-. Lo pregò di perdonarlo per essere stato con lui così villano e gli fece dono di tutti i suoi beni imperiali. Allora l'uomo selvaggio fu liberato dall'incantesimo e si rivelò un grande re: raccontò tutta la sua storia e la montagna si rivelò un castello regale, e il ragazzo ne prese possesso con la sua sposa e vissero contenti fino alla morte.
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