Partivano dalla più stravagante idea di questo mondo, cioè che tutti gli uomini nascono liberi e uguali; e questo a dispetto della rigorosa gradazione che così evidentemente contrassegna tutte le cose dell’universo, morale e fisico. Tutti votavano, vale a dire s’impicciavano degli affari pubblici – finchè alla fine si capì che ciò che è affare di tutti è affare di nessuno; e che la «Repubblica» – così si chiamava quella faccenda pazzesca – era del tutto priva di governo... Bastò riflettere un poco su tale scoperta per renderne evidenti le conseguenze, e cioè che era inevitabile che le canaglie dominassero e che, in una parola, un governo repubblicano non poteva che essere un governo di farabutti.
Edgar Allan Poe, Mellonta Tauta
Esiste allora una diabolica provvidenza che prepara l’infelicità nella culla, che getta premeditatamente esseri angelici ricchi d’intelligenza in ambienti ostili, come martiri nel circo? Vi sono dunque delle anime sacre, votate all’altare, condannate a camminare verso la gloria e la morte, calpestando le proprie macerie? L’incubo delle tenebre stringerà in una morsa eterna queste anime elette? Inutilmente si dibattono, inutilmente si addentrano nel mondo, ai suoi fini ultimi, agli stratagemmi; perfezioneranno la loro prudenza, sprangheranno tutte le uscite, barricheranno le loro finestre contro i proiettili del caso; ma il diavolo entrerà nella serratura: una perfetta virtù sarà il loro tallone d’Achille, una qualità superiore il germe della loro dannazione.
Edgar Allan Poe, Mellonta Tauta
Esiste allora una diabolica provvidenza che prepara l’infelicità nella culla, che getta premeditatamente esseri angelici ricchi d’intelligenza in ambienti ostili, come martiri nel circo? Vi sono dunque delle anime sacre, votate all’altare, condannate a camminare verso la gloria e la morte, calpestando le proprie macerie? L’incubo delle tenebre stringerà in una morsa eterna queste anime elette? Inutilmente si dibattono, inutilmente si addentrano nel mondo, ai suoi fini ultimi, agli stratagemmi; perfezioneranno la loro prudenza, sprangheranno tutte le uscite, barricheranno le loro finestre contro i proiettili del caso; ma il diavolo entrerà nella serratura: una perfetta virtù sarà il loro tallone d’Achille, una qualità superiore il germe della loro dannazione.
Charles Baudelaire, “Introduzione a Edgar Allan Poe” 1856
"... sapete perché ho tradotto così pazientemente Poe? Perché mi somigliava. La prima volta che ho aperto un suo libro, ho visto, spaventato e affascinato, non solo dei temi da me sognati, ma delle FRASI da me pensate, e che lui aveva scritto vent'anni prima"
Charles Baudelaire
Sono diventato pazzo, con lunghi intervalli di orribile sanità mentale
Edgar Allan Poe
«Mi hanno chiamato folle; ma non è ancora chiaro se la follia sia o meno il grado più elevato dell'intelletto, se la maggior parte di ciò che è glorioso, se tutto ciò che è profondo non nasca da una malattia della mente, da stati di esaltazione della mente a spese dell'intelletto in generale. »
È la verità! Sono nervoso, sono stato e sono molto, molto, terribilmente nervoso; ma perché volete dire che sono un pazzo? Il male ha affinato i miei sensi, non distrutti, non annientati. Più di chiunque altro avevo avuto acuto il senso dell'udito. Ho ascoltato tutte le voci del cielo e della terra. Molte ne ho intese dall'inferno. Per questo sono pazzo? Uditemi! e osservate con che precisione, con che calma io posso narrarvi tutta la storia.
Edgar Allan Poe
Edgar Allan Poe, nasceva a Boston il 19 gennaio 1809.
Gli uomini mi hanno definito pazzo, ma non è ancora ben chiaro se la pazzia sia o non sia la più alta forma di intelligenza e se le manifestazioni più meravigliose e profonde dell'ingegno umano non nascano da una deformazione morbosa del pensiero. È vero! Sono sempre stato nervoso, molto, spaventosamente nervoso; ma perchè dite che sono pazzo? La malattia ha acuito i miei sensi, non li ha distrutti, non li ha soffocati. Molto affinato era in me il senso dell'udito, udivo tutte le cose del Cielo e della Terra. E udivo anche molte cose dell’inferno..
Edgar Allan Poe
Io discendo da una stirpe nota per vigore di fantasia e ardore di passione. Gli uomini mi hanno chiamato pazzo, ma ancora non è risolta la questione se la pazzia sia o meno l'intelligenza più elevata, se molto di ciò che v'è di splendido, se tutto ciò che è profondo non scaturisca da una malattia del pensiero, da umori della mente esaltata a spese del comune intelletto. Coloro che sognano ad occhi aperti sono consci di molte cose che sfuggono a chi sogna solo di notte. Nelle loro grigie visioni colgono frammenti d'eternità e destandosi fremono nell'intimo allo scoprire d'essere stati sulla soglia del gran segreto. A tratti, apprendono qualcosa della sapienza che ha per oggetto il bene, e qualcosa di più sulla pura conoscenza del male.
Penetrano, benché senza timone o bussola, nel vasto oceano della “luce ineffabile” e una volta ancora, come gli avventurieri del geografo nubiano,
“agressi sunt Mare Tenebrarum quid in eo esset exploraturi”.
Edgar Allan Poe 1809 1849
Eleonora
Sonetto alla Scienza,Edgar Allan Poe
Io discendo da una stirpe nota per vigore di fantasia e ardore di passione. Gli uomini mi hanno chiamato pazzo, ma ancora non è risolta la questione se la pazzia sia o meno l'intelligenza più elevata, se molto di ciò che v'è di splendido, se tutto ciò che è profondo non scaturisca da una malattia del pensiero, da umori della mente esaltata a spese del comune intelletto. Coloro che sognano ad occhi aperti sono consci di molte cose che sfuggono a chi sogna solo di notte. Nelle loro grigie visioni colgono frammenti d'eternità e destandosi fremono nell'intimo allo scoprire d'essere stati sulla soglia del gran segreto. A tratti, apprendono qualcosa della sapienza che ha per oggetto il bene, e qualcosa di più sulla pura conoscenza del male.
Penetrano, benché senza timone o bussola, nel vasto oceano della “luce ineffabile” e una volta ancora, come gli avventurieri del geografo nubiano,
“agressi sunt Mare Tenebrarum quid in eo esset exploraturi”.
Edgar Allan Poe 1809 1849
Eleonora
Scienza, vera figlia ti mostri del Tempo annoso,
tu che ogni cosa trasmuti col penetrante occhio!
Ma dimmi, perché al poeta così dilani il cuore,
avvoltoio dalle ali grevi e opache?
Come potrebbe egli amarti? E giudicarti savia,
se mai volesti che libero n'andasse errando
a cercar tesori per i cieli gemmati?
Pure, si librava con intrepide ali.
Non hai tu sbalzato Diana dal suo carro?
E scacciato l'Amadriade dal bosco,
che in più felice stella trovò riparo?
Non hai tu strappato la Naiade ai suoi flutti,
l'Elfo ai verdi prati e me stesso infine
al mio sogno estivo all'ombra del tamarindo?
E.A. Poe
“… Trovavo fosse una cosa meravigliosa morire in quel modo e folle dare tanta importanza alla mia vita personale di fronte a quella manifestazione della potenza di Dio.”
Edgar Allan Poe, Una discesa nel Maelström
.....l’imbarcazione sembrava sospesa, come per magia, a metà della superficie interna di un enorme imbuto, di spettacolosa profondità, e talmente levigato che si sarebbe potuto scambiare per ebano se non fosse stato per la prodigiosa velocità di rotazione e per il riflesso lucente e fantasmagorico della luna piena che […] riversava un torrente glorioso di luce dorata sulle nere pareti e fino al fondo, nei recessi dell’ultimo abisso. Ibidem
Ora che eravamo in mezzo al gorgo, mi sentivo più calmo… Avendo compreso che oramai non avevamo più alcuna speranza, mi ero liberato di gran parte del terrore… Penso che fosse la disperazione a distendere i miei nervi. Ibidem
Edgar Allan Poe, Una discesa nel Maelström
.....l’imbarcazione sembrava sospesa, come per magia, a metà della superficie interna di un enorme imbuto, di spettacolosa profondità, e talmente levigato che si sarebbe potuto scambiare per ebano se non fosse stato per la prodigiosa velocità di rotazione e per il riflesso lucente e fantasmagorico della luna piena che […] riversava un torrente glorioso di luce dorata sulle nere pareti e fino al fondo, nei recessi dell’ultimo abisso. Ibidem
Ora che eravamo in mezzo al gorgo, mi sentivo più calmo… Avendo compreso che oramai non avevamo più alcuna speranza, mi ero liberato di gran parte del terrore… Penso che fosse la disperazione a distendere i miei nervi. Ibidem
Molti anni fa, era di moda mettere in ridicolo l'idea dell'«amore a prima vista»; ma coloro che pensano, non meno di coloro che sentono profondamente, ne hanno sempre sostenuto l'esistenza. A dire il vero le moderne scoperte, in quel che può essere definito magnetismo etico o magneto estetica, fanno apparire probabile che i più naturali e perciò i più veri ed i più intensi affetti umani sono quelli che sorgono nel cuore quasi per opera di simpatia elettrica, in una parola che i legami psichici più vivi e durevoli sono quelli scaturiti da uno sguardo.
Edgard Allan Poe, Gli occhiali
ANNABEL LEE
Molti e molti anni or sono, in un regno in riva al mare, là viveva una fanciulla che col nome puoi chiamare di Annabel Lee; e questa fanciulla viveva e soltanto pensava ad amare e ad essere amata da me.
lo ero un bambino e lei era bambina, in quel regno in riva al mare; ma d’amore ci amavamo che era molto più che amore, io e la mia Annabel Lee; d’un amore che invidiavano gli alati serafini su nel Cielo a lei e a me.
E per questo, tanto e tanto tempo fa, in quel regno in riva al mare, da una nube sibilò con’ forza un vento, a raggelare la mia bella Annabel Lee; e arrivarono i suoi nobili parenti e da me via la portarono, per serrarla in un sepolcro, in quel regno in riva al mare.
E non così felici in Cielo, gli angeli invidiavano lei e me. Sì! E per questo (come tutti in fondo sanno in quel regno in riva al mare) nella notte da una nube sbucò il vento a raggelare uccidendo Annabel Lee.
Ben più forte era il nostro amore dell’amore di chi era più vecchio di noi, di chi era più saggio di noi, e né gli angeli nell’alto del Cielo, né mai i demoni nascosti nel mare, la mia anima dall’anima potranno separare della bella Annabel Lee:
Poiché mai fulge la luna ch’io non sogni della bella Annabel Lee. E mai sorgono le stelle ch’io non veda splender gli occhi della bella Annabel Lee: e così la notte intera giaccio al fianco, del mio amore, vita mia e sposa mia, là nella sua tomba in riva al mare, là nel suo sepolcro tra il fragore del mare.
ANNABEL LEE
Molti e molti anni or sono, in un regno in riva al mare, là viveva una fanciulla che col nome puoi chiamare di Annabel Lee; e questa fanciulla viveva e soltanto pensava ad amare e ad essere amata da me.
lo ero un bambino e lei era bambina, in quel regno in riva al mare; ma d’amore ci amavamo che era molto più che amore, io e la mia Annabel Lee; d’un amore che invidiavano gli alati serafini su nel Cielo a lei e a me.
E per questo, tanto e tanto tempo fa, in quel regno in riva al mare, da una nube sibilò con’ forza un vento, a raggelare la mia bella Annabel Lee; e arrivarono i suoi nobili parenti e da me via la portarono, per serrarla in un sepolcro, in quel regno in riva al mare.
E non così felici in Cielo, gli angeli invidiavano lei e me. Sì! E per questo (come tutti in fondo sanno in quel regno in riva al mare) nella notte da una nube sbucò il vento a raggelare uccidendo Annabel Lee.
Ben più forte era il nostro amore dell’amore di chi era più vecchio di noi, di chi era più saggio di noi, e né gli angeli nell’alto del Cielo, né mai i demoni nascosti nel mare, la mia anima dall’anima potranno separare della bella Annabel Lee:
Poiché mai fulge la luna ch’io non sogni della bella Annabel Lee. E mai sorgono le stelle ch’io non veda splender gli occhi della bella Annabel Lee: e così la notte intera giaccio al fianco, del mio amore, vita mia e sposa mia, là nella sua tomba in riva al mare, là nel suo sepolcro tra il fragore del mare.
Edgar Allan Poe
Fin dall'ore dell’infanzia non fui mai
simile agli altri, mai vidi le cose
come gli altri le vedevano, né seppi
la mia passione trarre da una comune fonte,
dalla stessa sorgente non presi il mio dolore,
sulle stesse tonalità non ho potuto
risvegliare alla gioia il mio cuore,
e tutto quel che ho amato, da solo io l'ho amato,
allora, nell'infanzia, agli albori.
D'un'esistenza in tempesta, dal fondo
d'ogni bene e d'ogni male fu attinto
il mistero che ancora mi lega,
dal torrente o dalla fontana,
dal pendio rosso del monte,
dal sole che mi girava e rigirava attorno
nel suo autunno d'oro tinto,
dal lampo del cielo
che in volo mi passava e ripassava accanto,
dal tuono e dalla tempesta,
e dalla nube che (azzurro
era il resto del cielo) in demone
si trasformò ai miei occhi.
Edgar Allan Poe, "Solo"
Fin dall'ore dell’infanzia non fui mai
simile agli altri, mai vidi le cose
come gli altri le vedevano, né seppi
la mia passione trarre da una comune fonte,
dalla stessa sorgente non presi il mio dolore,
sulle stesse tonalità non ho potuto
risvegliare alla gioia il mio cuore,
e tutto quel che ho amato, da solo io l'ho amato,
allora, nell'infanzia, agli albori.
D'un'esistenza in tempesta, dal fondo
d'ogni bene e d'ogni male fu attinto
il mistero che ancora mi lega,
dal torrente o dalla fontana,
dal pendio rosso del monte,
dal sole che mi girava e rigirava attorno
nel suo autunno d'oro tinto,
dal lampo del cielo
che in volo mi passava e ripassava accanto,
dal tuono e dalla tempesta,
e dalla nube che (azzurro
era il resto del cielo) in demone
si trasformò ai miei occhi.
Edgar Allan Poe, "Solo"
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