Ai miei allievi, se avessi degli allievi a cui insegnare qualcosa, direi: buttate via i miei quaderni di appunti, non trascrivete nulla delle mie osservazioni. Se il primo compito è ricordare ogni parola, ogni sillaba e ogni pausa del discorso, il compito successivo è dimenticare e ricordare solo il tono. Nessuno di noi è perfetto o felice: nessuno ha ricevuto le giuste carezze o le giuste offese.
Qualcosa di meno o qualcosa di più certamente. In ognuno di noi c’è un punto nero. Il difetto o l’eccesso. Un punto che solo noi vediamo, a cui nessun altro deve accedere. Per difendere quel punto si usano mille strategie. Potreste uccidere o diventare pazzi, se lo profanassero. La filosofia lo circuisce con le idee, la scienza con i teoremi, la poesia con le parole. Avete vent’anni. Non restate fermi dentro un’aula. Ci sono nomadi in un deserto sterminato, gambe che marciano verso una meta sconosciuta, menti che pensano cose incomprensibili. Vi insegno che è necessario fuggire. Di quel punto, voi non sapete ancora nulla. E se restate qui ve lo nasconderanno e morrete, senza aver visto la vostra essenza.
M. Ercolani
un’esortazione alla fuga come pedagogia e vera appropriazione di sé, come avvicinamento all’ignoto che siamo.
Usare sempre mille strategie!!
insegnare la necessità della fuga..acquisire consapevolezza creativa..è la sfida più ardua ma affascinante che ci sia..anche "didatticamente" possibile? eh..
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