martedì 13 novembre 2012

Aristippo. Tre cose tengono l'animo quieto e tranquillo: lasciarci dietro quello che non ci serve, non intrappolarci dentro situazioni inutili, e non preoccuparci né delle cose che dovranno avvenire né di quelle già avvenute

Aristippo, il filosofo del piacere...


Tre cose tengono l'animo quieto e tranquillo: lasciarci dietro quel che non ci appartiene, non profanarsi nelle cose inutili, e non prendersi travaglio delle cose che dovranno avvenire né di quelle già passate.
Aristippo


Io, disse Aristippo, non mi colloco certo nella schiera di coloro che vogliono comandare; quanto a me, mi colloco tra coloro che vogliono trascorrere la vita nella maniera piú facile e piacevole possibile... La mia via non passa né per il comando né per la servitù, ma per la libertà, ed è quella che meglio porta alla felicità. Non mi rinchiudo in nessuna città, ma ovunque sono forestiero;
Senofonte, Memorabili II 1,8-13


Diceva anche che è ragionevole che l'uomo di valore non si sacrifichi per la patria poiché è sconsiderato gettare via la propria saggezza per l'utilità degli insensati. La patria è il mondo;
è lecito rubare, commettere adulterio e compiere sacrilegi, ma al momento opportuno: nessuna di queste cose infatti è turpe per natura, una volta che sia stata rimossa la valutazione che è stata legata a quelle cose per tenere insieme gli stolti. Apertamente il saggio farà uso delle cose che brama, senza alcuna esitazione.
Diogene Laerzio II 98-99

[Parlando con un padre circa la retta da pagare per dare lezioni al figlio]
«500 Dracme? Ma io con 500 dracme mi compro uno schiavo!»
«E tu compralo, così te ne ritroverai due : quello che hai comprato e tuo figlio»
citato in Diogene Laerzio, Vite dei filosofi


"Una Volta Simo, tesoriere di Dionisio, era originario della Frigia e briccone, gli indicava (ad Aristippo) una casa magnifica e pavimentata a mosaico; Aristippo espettorò profondamente e gli sputò in faccia. L'altro protestò, ma Aristippo di rimando: non avevo un posto più adatto (non potendo sputare sul magnifico mosaico...)"
Diogene Laerzio, Vite dei Filosofi, 75


caratteristiche portanti della scuola socratica detta "cirenaica" perchè fondata da Aristippo di Cirene:


Le emozioni sono percepibili, e non ciò da cui esse derivano.
Tralasciavano l'indagine sulla natura per la sua evidente incomprensibilità,
mentre si applicavano alla logica per la sua utilità.
Nulla è giusto o bello o brutto per natura,
ma solo per convenzione e consuetudine.
Diogene Laerzio II, 92


I Cirenaici negano che vi sia qualcosa che possa essere percepito dall'esterno,
ma affermano di percepire solo quelle cose che sentono con il senso interno,
come il dolore e il piacere.
Cicerone, Accademica priora II 24,76


la felicità è del tutto impossibile: il corpo infatti è pieno di mille sofferenze, l'anima soffre col corpo ed è turbata, e la sorte rende vane molte cose da noi sperate: sicché la felicità è irrealizzabile. Perciò il sapiente non si affannerà nel procurarsi i beni ma nell'evitare i mali, il che si realizza con uno stato d'animo d'indifferenza per ciò che produce il piacere.
Diog. Laer II 93-95



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