mercoledì 27 giugno 2018

Gianni Rodari. È difficile fare le cose difficili: parlare al sordo mostrare la rosa al cieco. Bambini, imparate a fare le cose difficili: dare la mano al cieco, cantare per il sordo, liberare gli schiavi che si credono liberi.

Roma 6-1-61
Caro Einaudi,
ho ricevuto le «filastrocche» e tocco il cielo con tutte e dieci le dita. Devo proprio dirle grazie dell'edizione bellissima, molto più bella di come potevo aspettarmela. Il libro rallegra piccoli e grandi solo a sfogliarlo e ispira una gran simpatia, credo di poterlo dire come se si trattasse del libro di un altro. In famiglia mi guardano e trattano con accresciuto rispetto, e per la prima volta posso chiudere la porta del mio studio (anche se ci vado a leggere un libro giallo). Insomma, ho ricevuto i calzoni lunghi: Se ha dei nemici, disponga di me.
Suo
Gianni Rodari


Chi ha torto tira dritto
se chi ha ragione resta zitto.
Chi non sa dire la sua ragione,
il primo che passa è suo padrone
Gianni Rodari



Perchè si dice: lontano dagli occhi, lontano dal cuore? 
E’ un brutto proverbio e dice che quando tu fai una gita non mandi una cartolina alla mamma: 
il che non è vero. Io voglio bene anche agli eschimesi e non ne ho mai visto neanche uno. 
Come la mettiamo sior proverbio?
Gianni Rodari



Non tutti saranno soddisfatti della conclusione della storia.
A questo però c’è rimedio. Ogni lettore scontento del finale, può cambiarlo a suo piacere, aggiungendo al libro un capitolo o due. O anche tredici. Mai lasciarsi spaventare dalla parola fine.
Gianni Rodari, C’era due volte il Barone Lamberto


Io credo che le fiabe, quelle vecchie e quelle nuove, possano contribuire a educare la mente. 
La fiaba è il luogo di tutte le ipotesi: essa ci può dare delle chiavi per entrare nella realtà per strade nuove, può aiutare il bambino a conoscere il mondo.
Gianni Rodari



Nel paese della bugia, la verità è una malattia.
Gianni Rodari


Spiegatemi voi dunque, in prosa od in versetti, 
perché il cielo è uno solo e la terra è tutta a pezzetti.
Gianni Rodari 


Non è grossa, non è pesante
la valigia dell'emigrante…
C'è un po’ di terra del mio villaggio,
per non restar solo in viaggio,
un vestito, un pane, un frutto
e questo è tutto.
Ma il cuore no, non l'ho portato:
nella valigia non c'è entrato.
Troppa pena aveva a partire,
oltre il mare non vuole venire.
Lui resta, fedele come un cane.
nella terra che non mi dà pane:
un piccolo campo, proprio lassù…
Ma il treno corre: non si vede più.
Gianni Rodari


Cosa fanno i bambini mentre giocano?
Fabbricano ricordi
Gianni Rodari


Vorrei chiamarmi Dante 
e scrivere un bel poema, 
vorrei chiamarmi Euclide 
e inventare un teorema,
vorrei chiamarmi Giotto 
e fare belle pitture, 
vorrei essere il più bravo 
di tutte le bravure. 
Vorrei chiamarmi Gianni 
come mi chiamo e sono 
per aiutare questo mondo 
a diventare più buono
Gianni Rodari, Il nome


C’era una volta
una parentesi aperta
e uno scolaro
si scordò di chiuderla.
Per colpa di quel somaro
la poveretta buscò un raffreddore,
e faceva uno sternuto
al minuto.
Passato il malore
fece scrivere da un pittore
il seguente cartello:
«Chi mi apre, mi chiuda, per favore»
Gianni Rodari


Abbiamo parole per vendere,
parole per comprare,
parole per fare parole,
ma ci servono parole 
per pensare.

Abbiamo parole per uccidere,
parole per dormire,
parole per fare solletico,
ma ci servono parole 
per amare.

Abbiamo le macchine
per scrivere le parole
DITTAFONI, MAGNETOFONI
MICROFONI
TELEFONI

Abbiamo parole
per far rumore,
parole per parlare
non ne abbiamo più.
Gianni Rodari, Le parole.



Vale la pena che un bambino impari piangendo quello che può imparare ridendo? 
Se si mettessero insieme le lagrime versate nei cinque continenti per colpa dell'ortografia, si otterrebbe una cascata da sfruttare per la produzione dell'energia elettrica. Ma io trovo che sarebbe un'energia troppo costosa.
Gli errori sono necessari, utili come il pane e spesso anche belli: per esempio la torre di Pisa.
Gianni Rodari “il libro degli errori”


Il cuore malato
Un povero quore con la q
(malattia delle più rare)
andò da un dottore
a farsi visitare.
E’ grave. Mi consiglia
di fare testamento?
«No, no, niente paura;
ho qui pronta per lei una bella cura»
Gli diede la vitamina C
e il cuore guarì.
Gianni Rodari

Nove modi per insegnare ai ragazzi a odiare la lettura. 
1. Presentare il libro come una alternativa alla TV
2. Presentare il libro come alternativo al fumetto
3. Dire ai bambini di oggi che i bambini di una volta leggevano di più
4. Ritenere che i bambini abbiano troppe distrazioni
5. Dar la colpa ai bambini se non amano la lettura
6. Trasformare il libro in uno strumento di tortura
7. Rifiutarsi di leggere al bambino
8. Non offrire una scelta sufficiente
9. Ordinare di leggere
Gianni Rodari


Noi leggevamo un giorno per diletto, 
noi leggevamo un giorno sul diretto, 
soli eravamo e senza alcun sospetto, 
sordi eravamo e senza alcun cornetto, 
stolti eravamo e senza alcun concetto, 
saliti a Teramo senza biglietto, 
senza burro né strutto, 
né pancetta né prosciutto. 
Morti eravamo, senza alcun costrutto. 
Sola, la morte, in sala d’aspetto, 
era una notte di modesto aspetto, 
povera morte senza doppiopetto, 
ci fece un cenno dai vetri e fu tutto.
Gianni Rodari


Se invece dei capelli sulla testa
ci spuntassero i fiori, sai che festa?
Si potrebbe capire a prima vista
chi ha il cuore buono, chi la menta trista.
Il tale ha in fronte un bel ciuffo di rose:
non può certo pensare a brutte cose.
Quest’altro, poveraccio, è d’umor nero:
gli crescono le viole del pensiero.
E quello con le ortiche spettinate?
Deve avere le idee disordinate,
e invano ogni mattina
spreca un vasetto o due di brillantina.
Gianni Rodari, Teste Fiorite


A un bambino pittore
Appeso a una parete
ho visto il tuo disegnino:
su un foglio grande grande
c'era un uomo in un angolino.
Un uomo piccolo piccolo
forse anche
un po’ spaventato
da quel deserto bianco
in cui era capitato,
e ne stava in disparte
non osando farsi avanti
come un povero nano nel paese dei giganti.
Tu l'avevi colorato
con passione.
ricordo il suo magnifico
cappello arancione.
Ma la prossima volta,
ti prego di cuore:
disegna un uomo più grande,
amico pittore.
Perché quell'uomo sei tu,
tu in persona, ed io voglio
che tu conquisti il mondo:
prendi, intanto,
tutto il foglio!
Disegna figure
grandi grandi,
forti senza paura,
sempre pronte a partire
per una bella avventura.
Gianni Rodari


Voglio fare un castello in aria
più su delle nubi, più su del vento
un castello d'oro e d'argento.
Con una scala ci voglio salire
per sognare senza dormire
e su un cartello farò stampare:
“le cose brutte non possono entrare..”
o filastrocca solitaria
si starà bene lassù nell'aria:
ma se un cartello scritto così
lo mettessimo anche qui?
Gianni Rodari



Gli errori sono necessari, 
utili come il pane e spesso anche belli: 
per esempio la torre di Pisa.
Gianni Rodari


Filastrocca di Capodanno
Fammi gli auguri per tutto l’anno: 
voglio un gennaio col sole d’aprile, un luglio fresco, un marzo gentile;
voglio un giorno senza sera,
voglio un mare senza bufera;
voglio un pane sempre fresco,
sul cipresso il fiore del pesco;
che siano amici il gatto e il cane, che diano latte le fontane.
Se voglio troppo, non darmi niente, dammi una faccia allegra solamente.
Gianni Rodari



La torta in cielo
Io sono un sognatore,
ma non sogno solo per me:
sogno una torta in cielo
per darne un poco anche a te.

Una torta di cioccolato
grande come una città,
che arrivi dallo spazio
a piccola velocità.

Sembrerà dapprima una nuvola,
si fermerà su una piazza,
le daremo un’occhiatina
curiosa dalla terrazza…

Ma quando scenderà
come una dolce cometa
ce ne sarà per tutti
da fare festa completa.

Ognuno ne avrà una fetta
più una ciliegia candita,
e chi non dirà “«buona! »,
certo dirà “«squisita! »

Poi si verrà a sapere
(e la cosa sarà più comica)
che qualcuno s’era provato
a buttare una bomba atomica,

ma invece del solito fungo
l’esplosione ha provocato
( per ora nel mio sogno)
una torta di cioccolato.
Gianni Rodari, da “Il libro degli errori”


O caro Don Chisciotte, o Cavaliere
dalla Triste Figura
girasti il mondo in cerca d’avventura,
con Ronzinante e Sancio il tuo scudiere,
pronto a combattere senza paura
per ogni causa pura.
Maghi e stregoni ti facevano guerra,
e le pale incantate dei mulini
ti gettavano a terra;
ma tu, con le ossa rotte,
nobile Don Chisciotte,
in sella rimontavi e, lancia in resta,
tornavi a farti rompere la testa.
In cuore abbiamo tutti un Cavaliere
pieno di coraggio,
pronto a rimettersi sempre in viaggio,
e uno scudiero sonnolento,
che ha paura dei mulini a vento…
Ma se la causa è giusta, fammi un segno,
perché
– magari con una spada di legno –
andiamo, Don Chisciotte, io son con te!
Gianni Rodari, Don Chisciotte.


Vorrei che tutti leggessero, non per diventare letterati o poeti, ma perché nessuno sia più schiavo.
Gianni Rodari

Se una società basata sul mito della produttività (e sulla realtà del profitto) 
ha bisogno di uomini a metà - fedeli esecutori, diligenti riproduttori, 
docili strumenti senza volontà - vuol dire che è fatta male e che bisogna cambiarla. 
Per cambiarla, occorrono uomini creativi, che sappiano usare la loro immaginazione.
Gianni Rodari, Grammatica della fantasia 


La mia bambina ha disegnato un sole nero di carbone, appena circondato di qualche raggio arancione. Ho mostrato il disegno ad un dottore. Ha scosso la testa, ha detto: ”La poverina, sospetto, è tormentata da un triste pensiero che le fa vedere tutto nero. Nel caso migliore è un difetto di vista: la porti da un oculista”. Così il medico disse ed io morivo di paura. Ma poi guardando meglio, sotto al foglio, vidi che c’era scritto, in piccolo “L'eclisse”.
Gianni Rodari, Il Sole Nero


Il treno dei bambini di Gianni Rodari
C'è un paese dove i bambini
hanno per loro tanti trenini,
ma treni veri, che questa stanza
per farli andare non è abbastanza;
treni lunghi da qui fin là,
che attraversano la città.
Il capostazione è un ragazzetto
appena più grande del fischietto,
il capotreno è una bambina
allegra con la sua trombettina;
sono bambini il controllore.
il macchinista, il frenatore.
Tutti i posti sui vagoncini
sono vicini ai finestrini.
E il bigliettario sul suo sportello
ha attaccato questo cartello:
«I signori genitori
se hanno voglia di viaggiare
debbono farsi accompagnare».
Gianni Rodari, Il treno dei bambini



Indovina se ti riesce:
la balena non è un pesce,
il pipistrello non è un uccello;
e certa gente, chissà perché,
pare umana e non lo è.
Gianni Rodari, Indovina


Filastrocca corta e matta,
il porto vuole sposare la porta,
la viola studia il violino,
il mulo dice: - Mio figlio è il mulino -;
la mela dice: - Mio nonno è il melone -;
il matto vuole essere un mattone,
e il più matto della terra
sapete che vuole? Fare la guerra!
Gianni Rodari


Il brutto di abitare in una casa piena di libri e librerie riempite da due file per scaffale è che se cerchi un volume che non prendi da molto tempo non lo troverai di certo in pochi minuti, forse non lo troverai affatto, finché un giorno non ti metterai a cercare altro e verrà lui a cercare i tuoi occhi.
Gianni Rodari


Il re Mida era un grande spendaccione, tutte le sere dava feste e balli, fin che si trovò senza un centesimo. Andò dal mago Apollo, gli raccontò i suoi guai e Apollo gli fece questo incantesimo: “Tutto quello che le tue mani toccano deve diventare oro”. Il re Mida fece un salto per la contentezza e tornò di corsa alla sua automobile, ma non fece in tempo a toccare la maniglia della portiera che subito la macchina diventò tutta d’oro. Era diventata d’oro anche la benzina, così la macchina non camminava più. Appena a casa il re Mida andava in giro per le stanze a toccare più cose che poteva, e tutto diventava d’oro. Venne l’ora di andare a tavola. Toccava la forchetta e diventava d’oro e tutti gli invitati battevano le mani e dicevano: “Maestà, toccatemi i bottoni della giacca, toccatemi questo ombrello”. Il re Mida li faceva contenti, ma quando prese il pane per mangiare anche quello diventò d’oro. Corse dal mago Apollo per farsi disfare l’incantesimo, e Apollo lo accontentò. “Va bene, ma sta’ bene attento, perché per far passare l’incantesimo ci vogliono sette ore e sette minuti, e in questo tempo tutto quello che toccherai diventerà cacca di mucca”. Purtroppo il suo orologio correva più del necessario, e andava avanti un minuto ogni ora. Quando ebbe contato sette ore e sette minuti il re Mida aprì la macchina e ci montò, e subito si trovò seduto in mezzo a un gran mucchio di cacca di mucca, perché mancavano ancora sette minuti alla fine dell’incantesimo.
Gianni Rodari, in Favole al telefono, Re Mida.


Spinse il cancello, attraversò il parco e sulla porta trovò la bellissima signora.
Era bella, vestita come una principessa e in più era allegra e rideva:
«Allora non ci hai creduto».
- A che cosa?
- Alla storia della strada che non andava in nessun posto.
- Era troppo stupida. E secondo me ci sono anche più posti che strade.
- Certo, basta aver voglia di muoversi.
Gianni Rodari, Favole al telefono


Due bambini, nella pace del cortile,
giocavano a inventare una lingua speciale
per poter parlare tra loro senza far capire nulla agli altri.
“Brif, braf”, disse il primo.
“Braf, brof”, rispose il secondo. E scoppiarono a ridere.

Su un balcone del primo piano c'era un vecchio buon signore a leggere il giornale, e affacciata alla finestra dirimpetto c'era una vecchia signora né buona né cattiva.

“Come sono sciocchi quei bambini”, disse la signora.
Ma il buon signore non era d'accordo: “Io non trovo”.
“Non mi dirà che ha capito quello che hanno detto”.
“E invece ho capito tutto. Il primo ha detto: "che bella giornata”.
Il secondo ha risposto: “domani sarà ancora più bello”.
La signora arricciò il naso ma stette zitta,
perchè i bambini avevano ricominciato a parlare nella loro lingua.

“Maraschi, barabaschi, pippirimoschi”, disse il primo.
“Bruf”, rispose il secondo. E giù di nuovo a ridere tutti e due.

“Non mi dirà che ha capito anche adesso”, esclamò indignata la vecchia signora.
“E invece ho capito tutto”, rispose sorridendo il vecchio signore.
Il primo ha detto: “come siamo contenti di essere al mondo”.
E il secondo ha risposto: “il mondo è bellissimo”.
“Ma è poi bello davvero? insisté la vecchia signora.

"Brif, bruf, braf”, rispose il vecchio signore.
Gianni Rodari,  “Brif, bruf, braf”, da “Favole al telefono”




Giacomo di cristallo.
Una volta, in una città lontana, venne al mondo un bambino trasparente
Attraverso le sue membra si poteva vedere come attraverso l'aria c l'acqua. 
Era di carne e d'ossa c pareva di vetro, e se cadeva non andava in pezzi, ma al più si faceva sulla fronte un bernoccolo trasparente.
Si vedeva il suo cuore battere, si vedevano i suoi pensieri guizzare come pesci colorati nella loro vasca. Una volta, per sbaglio, il bambino disse una bugia, e subito la gente potè vedere come una palla di fuoco dietro la sua fronte: ridisse la verità e la palla di fuoco si dissolse. 
Per tutto il resto della sua vita non disse più bugie.
Un'altra volta un amico gli confidò un segreto, e subito tutti videro come una palla nera che rotolava senza pace nel suo petto, e il segreto non fu più tale.
Il bambino crebbe, diventò un giovanotto, poi un uomo, e ognuno poteva leggere nei suoi pensieri e indovinare le sue risposte, quando gli faceva una domanda, prima che aprisse bocca.
Egli si chiamava Giacomo, ma la gente lo chiamava «Giacomo di cristallo», e gli voleva bene per la sua lealtà, e vicino a lui tutti diventavano gentili.
Purtroppo, in quel paese, salì al governo un feroce dittatore, e cominciò un periodo di prepotenze, di ingiustizie e di miseria per il popolo. Chi osava protestare spariva senza lasciar traccia. 
Chi si ribellava era fucilato. [...]
Gianni Rodari, Favole al Telefono



Questa è la Storia di Alice Cascherina, che cascava sempre c dappertutto.
Il nonno la cercava per portarla ai giardini:
- Alice! Dove sei. Alice?
- Sono qui. nonno. - Dove, qui? -Nella sveglia.
Si, aveva aperto lo sportello della sveglia per curiosare un po',
ed era finita tra gli ingranaggi e le molle,
ed ora le toccava di saltare continuamente da un punto all'altro
per non essere travolta da tutti quei meccanismi che scattavano facendo tic-tac.
Un'altra volta il nonno la cercava per darle la merenda:
- Alice! Dove sei. Alice?
- Sono qui. nonno. - Dove, qui?
- Ma proprio qui, nella bottiglia. Avevo sete, ci sono cascata dentro.
Ed eccola là che nuotava affannosamente per tenersi a galla.
Fortuna che l'estate prima, a Sperlonga, aveva imparato a fare la rana.
- Aspetta che ti ripesco.
I1 nonno calò una cordicina dentro la bottiglia.
Alice vi si aggrappò e vi sì arrampico con destrezza. Era brava in ginnastica.
Un'altra volta ancora Alice era scomparsa.
La cercava il nonno, la cercava la nonna, la cercava una vicina che....
Gianni Rodari, Favole al Telefono


In principio la Terra era tutta sbagliata, renderla più abitabile fu una bella faticata.
Per passare i fiumi non c’erano ponti. Non c’erano sentieri per salire sui monti.
Ti volevi sedere? Neanche l’ombra di un panchetto.
Cascavi dal sonno? Non esisteva il letto.
Per non pungersi i piedi, né scarpe né stivali.
Se ci vedevi poco non trovavi gli occhiali.
Per fare una partita non c’erano palloni:
mancava la pentola e il fuoco per cuocere i maccheroni,
anzi a guardare bene mancava anche la pasta.
Non c’era nulla di niente. Zero via zero, e basta.
C’erano solo gli uomini, con due braccia per lavorare,
e agli errori più grossi si poté rimediare.
Da correggere, però, ne restano ancora tanti:
rimboccatevi le maniche, c’è lavoro per tutti quanti!
Gianni Rodari, Storia Universale

(Voilà le récit de création matériatiste et vaguement communiste qui était dans une anthologie de récits de création de diverses mythologies que je lisais quand j'étais enfant)
Traduction française : Au commencement, la Terre était faite toute de travers, et il fallut bien des efforts pour la rendre plus habitable. Pour traverser les fleuves il n'y avait pas de ponts. Pas de sentiers pour gravir les montagnes. Voulait-on s'asseoir ? Même pas l'ombre d'un banc. Tombait-on de sommeil ? Le lit n'existait pas. Ni souliers ni bottes pour éviter de se faire mal aux pieds. Si vous aviez une mauvaise vue, pas moyen de trouver des lunettes. Aucun ballon pour faire une partie de football. On n'avait pas de feu ni de marmites pour faire cuire les spaghetti, et d'ailleurs cela n'avait pas d'importance car les spaghetti n'existaient pas. Il n'y avait rien de rien. Zéro multiplié par zéro égale zéro. Il n'y avait que les hommes, avec leurs deux bras pour travailler, et c'est ainsi qu'on put remédier aux plus grosses erreurs. Des erreurs, pourtant, il en reste encore beaucoup à corriger : retroussez vos manches, il y a du travail pour tout le monde.



Il senso dell’utopia, un giorno, verrà riconosciuto tra i sensi umani alla pari con la vista, l’udito, l’odorato. Nell’attesa di quel giorno tocca alle favole mantenerlo vivo
Gianni Rodari


Non si nasce con l’istinto della lettura, come si nasce con quello di mangiare e bere. Si tratta di un bisogno culturale che può essere solo innestato nella personalità infantile. Operazione quanto mai delicata, perché il solo paragone che sopporta è quello con l'innesto di un nuovo senso: il senso del libro, le capacità di usare anche del libro come di uno strumento per conoscere il mondo, per conquistare la realtà, per crescere».
Gianni Rodari, Il Cane di Magonza


«La fiaba è il luogo di tutte le ipotesi: essa ci può dare le chiavi per entrare nella realtà per strade nuove, può aiutare il bambino a conoscere il mondo».
Gianni Rodari



"Si può parlare agli uomini anche parlando di gatti e si può parlare di cose serie ed importanti anche raccontando fiabe allegre. Le fiabe, quelle vecchie e quelle nuove, possano contribuire ad educare la mente. La fiaba è il luogo di tutte le ipotesi: essa ci può dare delle chiavi per entrare nella realtà per strade nuove, può aiutare il bambino a conoscere il mondo. I bambini capiscono più di quello che noi sospettiamo, sono disponibili per ogni audacia, non soffrono di schematismi, ignorano i regolamenti ufficiali, adorano i giochi di parole distinguono a occhio nudo le immagini piene da quelle vuote, le fantasie ben nutrite di realtà da quelle puramente automatiche.”
G. Rodari 1970 alla giuria del Premio Andersen



PER CHI PENSASSE DI RUBARE IL COLOSSEO
Un uomo, racconta Gianni Rodari, si era messo in testa di rubare il Colosseo. Ne prendeva qualche pietra ogni giorno e aveva finito per riempire la casa a poco a poco. Se la rideva quando vedeva i turisti stupiti per la bellezza del monumento, pensando che di lì a poco avrebbero potuto ammirarlo solo in cartolina. Ma per quanti sforzi facesse, il Colosseo rimaneva sempre al suo posto. Intanto passavano gli anni... Come finisce la storia, ce lo dicono le parole dell'autore di questo simpatico racconto.
"Quando sentì che stava per morire si trascinò un’ultima volta fino al Colosseo e si arrampicò penosamente di gradinata in gradinata fin su al più alto terrazzo.
Il sole al tramonto colorava d’oro, di porpora e di viola le antiche rovine, ma il povero vecchio non poteva veder nulla, perché le lacrime e la stanchezza gli velavano gli occhi. Aveva sperato di rimanere solo, ma dei turisti si affollavano sul terrazzino, gridando in lingue diverse la loro meraviglia. Ed ecco, tra le tante voci, il vecchio ladro distinse quella argentina di un bimbo che gridava: – Mio! Mio!
Come stonava, com’era brutta quella parola lassù, davanti a tanta bellezza. Il vecchio, adesso, lo capiva, e avrebbe voluto dirlo al bambino, avrebbe voluto insegnargli a dire “nostro”, invece che “mio”, ma gli mancarono le forze".
Da “Favole di uno stivale” di Gianni Rodari.




Ci pensarono già i Barberini a saccheggiare il Colosseo in grande stile, tant'è che...Quod non fecerunt Barbari, fecerunt Barberini” (Ciò che non fecero i barbari, fecero i Barberini).


Gianni Rodari
LETTERA AI BAMBINI
E’ difficile fare
le cose difficili:
parlare al sordo,
mostrare la rosa al cieco.

Bambini, imparate
a fare le cose difficili:
dare la mano al cieco,
cantare per il sordo,
liberare gli schiavi,
che si credono liberi.



Sulla luna, per piacere,
non mandate un generale:
ne farebbe una caserma
con la tromba e il caporale.
Non mandateci un banchiere
sul satellite d’argento,
o lo mette in cassaforte
per mostrarlo a pagamento.
Non mandateci un ministro
col suo seguito di uscieri:
empirebbe di scartoffie
i lunatici crateri.
Ha da essere un poeta
sulla Luna ad allunare:
con la testa nella luna
lui da un pezzo ci sa stare...
A sognar i più bei sogni
è da un pezzo abituato:
sa sperare l’impossibile
anche quando è disperato.
Or che i sogni e le speranze
si fan veri come fiori,
sulla luna e sulla terra
fate largo ai sognatori!
Gianni Rodari


L'omino della gru di Gianni Rodari
Filastrocca di sotto in su
per l'omino della gru.
Sotto terra va il minatore,
dov'è buio a tutte l'ore;
lo spazzino va nel tombino
sulla terra sta il contadino,
in cima ai pali l'elettricista
gode già una bella vista,
il muratore va sui tetti
e vede tutti piccoletti…
ma più in alto, lassù lassù
c'è l'omino della gru:
cielo a sinistra, cielo a destra,
e non gli gira mai la testa.



Alla formica
Chiedo scusa alla favola antica,
se non mi piace l'avara formica.
Io sto dalla parte della cicala
che il più bel canto non vende, regala.
Gianni Rodari, Filastrocche in cielo e in terra, 1960/72

Un signore di Scandicci
buttava le castagne
e mangiava i ricci.
Un suo amico di Lastra a Signa
buttava i pinoli
e mangiava la pigna.
Un suo cugino di Prato
mangiava la carta stagnola
e buttava il cioccolato.
Tanta gente non lo sa
e dunque non se ne cruccia:
la vita la butta via
e mangia soltanto la buccia.
Gianni Rodari


Il semaforo blu.
Una volta il semaforo che sta a Milano, in piazza del Duomo fece una stranezza.
Tutte le sue luci, ad un tratto, si tinsero di blu’, e la gente non sapeva più come regolarsi.
“Attraversiamo o non attraversiamo? Stiamo o non stiamo?”
Da tutti i suoi occhi, in tutte le direzioni, il semaforo diffondeva l’insolito segnale blu’, di un blu’ che così blu’ il cielo di Milano non era stato mai.
In attesa di capirci qualcosa gli automobilisti strepitavano e strombettavano, i motociclisti facevano ruggire lo scappamento e i pedoni più grassi gridavano:
“Lei non sa chi sono io!”
Gli spiritosi lanciavano frizzi:
“Il verde se lo sarà mangiato il commendatore, per farci una villetta in campagna.
Il rosso lo hanno adoperato per tingere i pesci ai Giardini.
Col giallo sapete che ci fanno? Allungano l’olio d’oliva.”
Finalmente arrivò un vigile e si mise in mezzo all’incrocio a districare il traffico. Un altro vigile cercò la cassetta dei comandi per riparare il guasto, e tolse la corrente.
Prima di spegnersi il semaforo blu’ fece in tempo a pensare:
“Poveretti! Io avevo dato il segnale di - via libera - per il cielo. Se mi avessero capito, ora tutti saprebbero volare. Ma forse gli è mancato il coraggio.”
Gianni Rodari



Il dromedario e il cammello - Gianni Rodari
Una volta un dromedario, incontrando un cammello,
gli disse: – Ti compiango, carissimo fratello:
saresti un dromedario magnifico anche tu
se solo non avessi quella brutta gobba in più.

Il cammello gli rispose: – Mi hai rubato la parola.
È una sfortuna per te avere una gobba sola.
Ti manca poco ad essere un cammello perfetto:
con te la natura ha sbagliato per difetto.

La bizzarra querela durò tutto un mattino.
In un canto ad ascoltare stava un vecchio beduino
e tra sé intanto pensava: – Poveretti tutti e due,
ognuno trova belle soltanto le gobbe sue.

Così spesso ragiona al mondo tanta gente
che trova sbagliato ciò che è solo differente.”


Quanto pesa una lacrima?
Dipende: la lacrima di un bambino capriccioso pesa meno del vento,
quella di un bambino affamato pesa più di tutta la terra.
Gianni Rodari



Quanto pesa questo sguardo. come è difficile guardare negli occhi di questo bimbo che ti chiedono solo Perché di tutto ciò...




è un nosense andare sulla luna, far collidere particelle alla velocità della luce e 3/4 di umanità NON HANNO NEMMENO L'ACESSO ALL'ACQUA POTABILE





La caramella istruttiva di Gianni Rodari
Sul pianeta Bih non ci sono libri. La scienza si vende e si consuma in bottiglie.
La storia è un liquido rosso che sembra granatina, la geografia un liquido verde menta, la grammatica è incolore e ha il sapore dell'acqua minerale. Non ci sono scuole, si studia a casa. Ogni mattina i bambini, secondo l'età, debbono mandar giù un bicchiere di storia, qualche cucchiaiata di aritmetica e così via. Ci credereste? Fanno i capricci lo stesso. - Su, da bravo, - dice la mamma, - non sai quanto è buona la zoologia. È dolce, dolcissima. Domandalo alla Carolina - (che è il robot elettronico di servizio). La Carolina, generosamente, si offre di assaggiare per prima il contenuto della bottiglia. Se ne versa un dito nel bicchiere, lo beve, fa schioccare la lingua: - Uh, se è buona, - esclama, e subito comincia a recitare la zoologia: «La mucca è un quadrupede ruminante, si nutre di erba e ci dà il latte con la cioccolata». - Hai visto? - domanda la mamma trionfante. Lo scolaretto nicchia. Sospetta ancora che non si tratti di zoologia, ma di olio di fegato di merluzzo. Poi si rassegna, chiude gli occhi e trangugia la sua lezione tutta in una volta. Applausi. Ci sono, si capisce, anche scolaretti diligenti e studiosi: anzi, golosi. Si alzano di notte a rubare la storia-granatina,e leccano fin l'ultima goccia dal bicchiere. Diventano sapientissimi. Per i bambini dell'asilo ci sono delle caramelle istruttive: hanno il gusto della fragola, dell'ananas, del ratafià, e contengono alcune facili poesie, i nomi dei giorni della settimana, la numerazione fino a dieci. Un mio amico cosmonauta mi ha portato per ricordo una di quelle caramelle. L'ho data alla mia bambina, ed essa ha cominciato subito a recitare una buffa filastrocca nella lingua del pianeta Bih, che diceva pressappoco: anta anta pero pero penta pinta pim però, e io non ci ho capito niente.




C'era una volta un'Acca.
Era una povera Acca da poco: valeva un'acca, e lo sapeva. Perciò non montava in superbia, restava al suo posto e sopportava con pazienza le beffe delle sue compagne. Esse le dicevano:
E così, saresti anche tu una lettera dell'alfabeto? Con quella faccia?
Lo sai o non lo sai che nessuno ti pronuncia?
Lo sapeva, lo sapeva. Ma sapeva anche che all'estero ci sono paesi, e lingue, in cui l'acca ci fa la sua figura.
"Voglio andare in Germania, - pensava l'Acca, quand'era- più triste del solito. - Mi hanno detto che lassù le Acca sono importantissime ".
Un giorno la fecero proprio arrabbiare. E lei, senza dire né uno né due, mise le sue poche robe in un fagotto e si mise in viaggio con l'autostop.
Apriti cielo! Quel che successe da un momento all'altro, a causa di quella fuga, non si può nemmeno descrivere.
Le chiese, rimaste senz'acca, crollarono come sotto i bombardamenti. I chioschi, diventati di colpo troppo leggeri, volarono per aria seminando giornali, birre, aranciate e granatine in ghiaccio un po' dappertutto.
In compenso, dal cielo caddero giù i cherubini: levargli l'acca, era stato come levargli le ali.
Le chiavi non aprivano più, e chi era rimasto fuori casa dovette rassegnarsi a dormire all'aperto.
Le chitarre perdettero tutte le corde e suonavano meno delle casseruole.
Non vi dico il Chianti, senz'acca, che sapore disgustoso. Del resto era impossibile berlo, perché i bicchieri, diventati " biccieri", schiattavano in mille pezzi.
Mio zio stava piantando un chiodo nel muro, quando le Acca sparirono: il " ciodo " si squagliò sotto il martello peggio che se fosse stato di burro.
La mattina dopo, dalle Alpi al Mar Ionio, non un solo gallo riuscì a fare chicchirichi': facevano tutti ciccirici, e pareva che starnutissero. Si temette un'epidemia.
Cominciò una gran caccia all'uomo, anzi, scusate, all'Acca. I posti di frontiera furono avvertiti di raddoppiare la vigilanza. L'Acca fu scoperta nelle vicinanze del Brennero, mentre tentava di entrare clandestinamente in Austria, perché non aveva passaporto. Ma dovettero pregarla in ginocchio: Resti con noi, non ci faccia questo torto! Senza di lei, non riusciremmo a pronunciare bene nemmeno il nome di Dante Alighieri. Guardi, qui c'è una petizione degli abitanti di Chiavari, che le offrono una villa al mare. E questa è una lettera del capo-stazione di Chiusi-Chianciano, che senza di lei diventerebbe il capo-stazione di Ciusi-Cianciano: sarebbe una degradazione L'Acca era di buon cuore, ve l'ho già detto. È rimasta, con gran sollievo del verbo chiacchierare e del pronome chicchessia. Ma bisogna trattarla con rispetto, altrimenti ci pianterà in asso un'altra volta.
Per me che sono miope, sarebbe gravissimo: con gli "occiali" senz'acca non ci vedo da qui a lì.
Gianni Rodari


La funzione creatrice dell'immaginazione appartiene all'uomo comune, allo scienziato, al tecnico; è essenziale alle scoperte scientifiche come alla nascita dell'opera d'arte; è addirittura condizione necessaria della vita quotidiana.
Gianni Rodari, Grammatica della fantasia, pag 170


«Se una società basata sul mito della produttività (e sulla realtà del profitto) ha bisogno di uomini a metà - fedeli esecutori, diligenti riproduttori, docili strumenti senza volontà - vuol dire che è fatta male e che bisogna cambiarla. Per cambiarla, occorrono uomini creativi, che sappiano usare la loro immaginazione».
Gianni Rodari "Grammatica della fantasia", 1973


'Quello che io sto facendo è di RICERCARE LE "COSTANTI" DEI MECCANISMI FANTASTICI, le leggi non ancora approfondite dell'invenzione, per renderne l'uso accessibile a tutti. Insisto nel dire che, SEBBENE IL ROMANTICISMO L'ABBIA CIRCONDATO DI MISTERO E GLI ABBIA CREATO ATTORNO UNA SPECIE DI CULTO, IL PROCESSO CREATIVO È INSITO NELLA NATURA UMANA ed è quindi, CON TUTTO QUEL CHE NE CONSEGUE DI FELICITÀ DI ESPRIMERSI E DI GIOCARE CON LA FANTASIA, ALLA PORTATA DI TUTTI'. Da questa ricerca, che Gianni Rodari ha condotto per molti anni, è nata questa GRAMMATICA DELLA FANTASIA, una proposta concreta che intende RIVENDICARE ALL'IMMAGINAZIONE LO SPAZIO CHE DEVE AVERE NELLA VITA DI CIASCUNO. Attraverso le più svariate TECNICHE DELL'INVENZIONE, Rodari ci offre con questo suo libro non un 'Artusi delle favole' ma un EFFICACE ED UTILE STRUMENTO 'A CHI CREDE NELLA NECESSITÀ CHE L'IMMAGINAZIONE ABBIA IL SUO POSTO NELL'EDUCAZIONE; a chi ha fiducia nella creatività infantile; a chi sa QUALE VALORE DI LIBERAZIONE POSSA AVERE LA PAROLA'.
Gianni Rodari "Grammatica della fantasia", 1973


Se un bambino scrive nel suo quaderno «l’ago di Garda», ho la scelta tra correggere l’errore con un segnaccio rosso o blu, o seguirne l’ardito suggerimento e scrivere la storia e la geografia di questo «ago» importantissimo, segnato anche nella carta d’Italia. La Luna si specchierà sulla punta o nella cruna? Si pungerà il naso? (…) Un ‘libbro’ con due b sarà soltanto un libro più pesante degli altri, o un libro sbagliato, o un libro pessimo?
Gianni Rodari "Grammatica della fantasia", 1973




Noi a Napoli diciamo "a cap sott e ncopp".,la testa sotto sopra.
La lezione fatta in questo modo diventa più interessante,originale, creativa non solo nozionistica e per finire due parole al posto di una (l'ago e il lago) arricchiscono il patrimoni lessicale dell'alunno.


ricordo una lettura alle elementari su una bambina che non sapeva l'ortografia e che in un dettato aveva scritto "La pecheronza" e naturalmente questo aveva fatto ridere tutti. Poi a casa, con mio fratello, questa fantomatica pecheronza divento' un personaggio tutto da inventare, cui attribuire pregi e difetti, una nuova lente attraverso la quale con cui guardare chi ci stava intorno per poi, di soppiatto, guardarci l'un l'altra e annuire qualora avessero qualita' da pecheronza, prima di scoppiare a ridere come matti.


Il professor Pasolini sorvolava sugli errori dettati dalla pronuncia romanesca...


L'ERRORE VISTO COME OPPORTUNITÀ È UN PENSIERO DI UNA MENTE GENIALE 
...il dialetto invece è la vera lingua e Pasolini ne era conscio l'italiano infine non è che un pretesto per comprendersi nella multiterritorialità italica linguistica ...I bambini hanno bisogno di riappropriarsi dell'errore come opportunità e del dialetto come arma d'unione

Ovvero RIVALUTARE L'ERRORE PER TRASFORMARLO IN POSITIVO


  esatto ...se vogliamo è anche un concetto un po' buddista di certo LA TRASFORMAZIONE È LA CHIAVE PER LA CRESCITA E LA FANTASIA È LA SUA MICCIA




"Don Chisciotte"
O caro Don Chisciotte, o Cavaliere
dalla Triste Figura
girasti il mondo in cerca d'avventura,
con Ronzinante e Sancio il tuo scudiere,
pronto a combattere senza paura
per ogni causa pura.
Maghi e stregoni ti facevano guerra,
e le pale incantate dei mulini
ti gettavano a terra;
ma tu, con le ossa rotte,
nobile Don Chisciotte,
in sella rimontavi e, lancia in resta,
tornavi a farti rompere la testa.
In cuore abbiamo tutti un Cavaliere
pieno di coraggio,
pronto a rimettersi sempre in viaggio,
e uno scudiero sonnolento,
che ha paura dei mulini a vento...
Ma se la causa è giusta, fammi un segno,
perché
- magari con una spada di legno -
andiamo, Don Chisciotte, io son con te!
Gianni Rodari

Se io avessi una botteguccia 
fatta di una sola stanza 
vorrei mettermi a vendere 
sai cosa? LA SPERANZA. 
"Speranza a buon mercato!" 
Per un soldo ne darei 
ad un solo cliente 
quanto basta per sei. 
E alla povera gente 
che non ha da campare 
darei tutta la mia speranza 
senza fargliela pagare.
Gianni Rodari

Il dittatore
Un punto piccoletto,
superbioso e iracondo,
“Dopo di me” gridava
“varrà la fine del mondo!”.
Le parole protestarono:
“Ma che grilli ha pel capo?
Si crede un Punto-e-basta,
e non è che un Punto-e-a-capo”
Tutto solo a mezza pagina
lo piantarono in asso
e il mondo continuò
una riga più in basso.
Gianni Rodari

"C'era una volta un punto
interrogativo, un grande curiosone
con un solo ricciolone,
che faceva domande
a tutte le persone,
e se la risposta
non era quella giusta
sventolava il suo ricciolo
come una frusta.
Agli esami fu messo
in fondo a un problema
così complicato
che nessuno trovò il risultato.
Il poveretto, che
di cuore non era cattivo,
diventò per il rimorso
un punto esclamativo."
Intervista a Gianni Rodari


Per molti anni mi sono occupato di errori di ortografia: prima da scolaro, poi da maestro, poi da fabbricante di giocattoli, se mi è permesso di chiamare con questo bel nome le mie precedenti raccolte di filastrocche e di favolette.
Talune di quelle filastrocche, per l’appunto dedicate agli accenti sbagliati, ai "quori" malati, alle "zeta" abbandonate, sono state accolte - troppo onore! - perfino nelle grammatiche. Questo vuol dire, dopotutto, che l’idea di giocare con gli errori non era del tutto ereticaVale la pena che un bambino impari piangendo quello che può imparare ridendo? Se si mettessero insieme le lagrime versate nei cinque continenti per colpa dell’ortografia, si otterrebbe una cascata da sfruttare per la produzione dell’energia elettrica. Ma io trovo che sarebbe un’energia troppo costosa.
Gli errori sono necessari, utili come il pane e spesso anche belli: per esempio, la torre di Pisa. Questo libro è pieno di errori, e non solo di ortografia. Alcuni sono visibili a occhio nudo, altri sono nascosti come indovinelli. Alcuni sono in versi, altri in prosa. Non tutti sono errori infantili, e questo risponde assolutamente al vero: il mondo sarebbe bellissimo, se ci fossero solo i bambini a sbagliare. Tra noi padri possiamo dircelo. Ma non è male che anche i ragazzi lo sappiano. E per una volta permettete che un libro per ragazzi sia dedicato ai padri di famiglia, anche alle madri, s’intende, e anche ai maestri di scuola: a quelli insomma che hanno la terribile responsabilità di correggere - senza sbagliare - i più piccoli e innocui errori del nostro pianeta.
Gianni Rodari



Testo Della Poesia Filastrocca di Capodanno
fammi gli auguri per tutto l’anno:
Voglio un gennaio col sole d’aprile,
un luglio fresco, un marzo gentile,
Voglio un giorno senza sera,
voglio un mare senza bufera,
voglio un pane sempre fresco,
sul cipresso il fiore del pesco,
che siano amici il gatto e il cane,
che diano latte le fontane.
Se voglio troppo, non darmi niente,
dammi una faccia allegra solamente.
Gianni Rodari


Il funerale della volpe
"Una volta le galline trovarono la volpe in mezzo al sentiero.
Aveva gli occhi chiusi, la coda non si muoveva.
- È morta, è morta - gridarono le galline.
- Facciamole il funerale.
Difatti suonarono le campane a morto, si vestirono di nero e il gallo andò a scavare la fossa in fondo al prato.
Fu un bellissimo funerale e i pulcini portavano i fiori.
Quando arrivarono vicino alla buca la volpe saltò fuori dalla cassa e mangiò tutte le galline.
La notizia volò di pollaio in pollaio.
Ne parlò perfino la radio, ma la volpe non se ne preoccupò.
Lasciò passare un po' di tempo, cambiò paese, si sdraiò in mezzo al sentiero e chiuse gli occhi.
Vennero le galline di quel paese e subito gridarono anche loro:
- È morta, è morta! Facciamole il funerale.
Suonarono le campane, si vestirono di nero e il gallo andò a scavare la fossa in mezzo al granoturco.
Fu un bellissimo funerale e i pulcini cantavano che si sentivano in Francia.
Quando furono vicini alla buca, la volpe saltò fuori dalla cassa e mangiò tutto il corteo.
La notizia volò di pollaio in pollaio e fece versare molte lacrime.
Ne parlò anche la televisione, ma la volpe non si prese paura per nulla.
Essa sapeva che le galline hanno poca memoria e campò tutta la vita facendo la morta.
E chi farà come quelle galline vuol dire che non ha capito la storia."
Gianni Rodari



Un topolino dei fumetti, stanco di abitare tra le pagine di un giornale e desideroso di cambiare il sapore della carta con quello del formaggio, spiccò un bel salto e si trovò nel mondo dei topi di carne e d'ossa.
- Squash! - esclamò subito, sentendo odor di gatto.
- Come ha detto? - bisbigliarono gli altri topi, messi in soggezione da quella strana parola.
- Sploom, bang, gulp! - disse il topolino, che parlava solo la lingua dei fumetti.
- Dev'essere turco, - osservò un vecchio topo di bastimento, che prima di andare in pensione era stato in servizio nel Mediterraneo. E si provò a rivolgergli la parola in turco. Il topolino lo guardò con meraviglia e disse:
- Ziip, fiiish, bronk.
- Non è turco, - concluse il topo navigatore.
- Allora cos'è?
- Vattelapesca.
Così lo chiamarono Vattelapesca e lo tennero un po’ come lo scemo del villaggio.
- Vattelapesca, - gli domandavano, - ti piace di più il parmigiano o il groviera?
- Spliiit, grong, ziziziiir, - rispondeva il topo dei fumetti.
- Buona notte, - ridevano gli altri. I più piccoli, poi, gli tiravano la coda apposta per sentirlo protestare in quella buffa maniera: - Zoong, splash, squarr!
Una volta andarono a caccia in un mulino, pieno di sacchi di farina bianca e gialla. I topi affondarono i denti in quella manna e masticavano a cottimo, facendo: crik, crik, crik, come tutti i topi quando masticano. Ma il topo dei fumetti faceva: - Creh, screh, schererek.
- Impara almeno a mangiare come le persone educate, - borbottò il topo navigatore. - Se fossimo su un bastimento saresti già stato buttato a mare. Ti rendi conto o no che fai un rumore disgustoso?
- Crengh, - disse il topo dei fumetti, e tornò a infilarsi in un sacco di granturco.
Il navigatore, allora, fece un segno agli altri, e quatti quatti se la filarono, abbandonando lo straniero al suo destino, sicuri che non avrebbe mai ritrovato la strada di casa.
Per un po’ il topolino continuò a masticare. Quando finalmente si accorse di essere rimasto solo, era già troppo buio per cercare la strada e decise di passare la notte al mulino. Stava per addormentarsi, quand'ecco nel buio accendersi due semafori gialli, ecco il fruscio sinistro di quattro zampe di cacciatore. Un gatto!
- Squash! - disse il topolino, con un brivido.
- Gragrragnau! - rispose il gatto. Cielo, era un gatto dei fumetti! La tribù dei gatti veri lo aveva cacciato perché non riusciva a fare miao come si deve.
I due derelitti si abbracciarono, giurandosi eterna amicizia e passarono tutta la notte a conversare nella strana lingua dei fumetti. Si capivano a meraviglia.
Gianni Rodari, Il topo dei fumetti



Un aspetto caratteristico del genio di Leonardo, che trovo egregiamente messo in luce in un articolo della rivista «Scienze» (edizione italiana del «Scicntific American»), è consistito nella sua capacità di considerare, per la prima volta nella storia, una qualunque macchina non come un organismo unico, un prototipo irripetibile, ma come un insieme di macchine più semplici.
Leonardo «scompose» le macchine in elementi. In «funzioni». Cosi egli giunse a studiare separatamente, per esempio, la «funzione» dell'attrito, e questo studio lo portò a progettare cuscinetti a sfere e a coni, perfino rulli troncoconici che sono stati effettivamente fabbricati solo in tempi recentissimi, per il funzionamento dei giroscopi indispensabili alla navigazione aerea.
In studi del genere, Leonardo riusciva anche a divertirsi. È stato scoperto di recente il suo disegno di un'invenzione burlesca: un «ammortizzatore per frenare la caduta di un uomo dall'alto».
Vi si vede l'uomo che cade, di dove non si sa, frenato da un sistema di cunei connessi tra loro e, nel punto finale della caduta, da una balla di lana, la cui resistenza all'urto è controllata e misurata da un ultimo cuneo. E probabile che si debba attribuire a Leonardo, dunque, anche l'invenzione delle «macchine inutili», costruite per gioco, per seguire una fantasia, disegnate con un sorriso, momentaneamente opposte e ribelli alla norma utilitaristica del progresso tecnico-scientifico.
Qualcosa di simile alla scomposizione leonardesca delle macchine nelle loro «funzioni» ha fatto, nei confronti delle fiabe popolari, l'etnologo sovietico Vladimir Ja. Propp, nella sua opera Morfologia della fiaba c nel suo studio La trasformazione nelle fiabe di magia.
Propp è giustamente famoso anche per il libro Le radici storiche dei racconti di fate nel quale espone in modo avvincente [...]
Gianni Rodari, (1973), Le carte di Propp, in Grammatica della fantasia.
Introduzione all'arte di inventare storie — 1973-2013: 40 anni, Einaudi Ragazzi, 2013, pp. 85-93






http://youtu.be/kXKxANC3ozs





http://youtu.be/JQZgq_lrwQ4




Evviva la fantasia.Non la conosco, ma penso che se piove a dirotto la notte.....come fanno a dormire?


in italia finivi in tribunale come speculatore o abusivista














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