Signora Presidente, Onorevoli Deputate e Onorevoli Deputati,
desidero innanzi tutto rivolgere un saluto al Presidente della Repubblica, che rappresenta l’unità
nazionale e che ha accompagnato le prime - non facili - fasi di formazione di questo Governo.
Entrando per la prima volta in quest’aula e nel parlarVi oggi, avverto pesante la responsabilità per
ciò che questo luogo rappresenta. Esso conserva la memoria di molti e significativi passaggi della
nostra istituzionale.
Ma la maniera migliore che abbiamo, oggi, di onorare questa nobile tradizione è offrire risposte
concrete ai bisogni dei cittadini. La crescente disaffezione verso le istituzioni, la progressiva perdita
di prestigio di chi ha l’onore di ricoprire cariche al loro interno devono spingere tutti noi ad un
supplemento di responsabilità che passa necessariamente attraverso una maggiore apertura nei
confronti delle istanze reali che vengono da chi vive fuori da questi palazzi.
Il ruolo e l’autorevolezza di Governo e Parlamento non possono basarsi esclusivamente sugli
altissimi compiti che ad essi assegna la nostra Carta fondamentale, ma vanno conquistati giorno
dopo giorno, operando con “disciplina e onore”, mettendo da parte le convenienze personali e
dimostrando di meritare tali gravose responsabilità.
Il contratto.
Con questo spirito e questa consapevolezza, oggi ci presentiamo a Voi per chiedere la fiducia a
favore non solo di una squadra di governo, ma anche di un progetto per il cambiamento dell’Italia.
Un progetto che è stato formalizzato sotto forma di contratto dalle due forze politiche che formano
la maggioranza parlamentare, composto a partire dai programmi elettorali presentati alle elezioni e
votati dalla maggioranza degli italiani, nonché ulteriormente legittimato dalle votazioni a cui le due
forze politiche hanno chiamato i rispettivi iscritti e sostenitori.
Il programma di governo, i cui contenuti anche chi Vi parla ha condiviso – pur in via discreta – sin
dalla fase della sua elaborazione, è quindi forte di una duplice legittimazione, formale e sostanziale.
Gli obiettivi che la nostra squadra di governo si ripromette di raggiungere sono affidati alla pagina
scritta, perché le forze politiche che compongono la maggioranza li hanno dichiarati in modo
trasparente, vincolandosi ad adottare tutte le iniziative e le misure necessarie a perseguirli. Solo una
volta messi a punto i contenuti del contratto, entrambe le forze politiche, in seguito alle vicissitudini
che ben conosciamo, hanno deciso, di comune accordo, di proporre al capo dello Stato il mio nome
per assumere la guida del Governo.
Sono grato a chi, rinunciando a legittime ambizioni personali, ha saputo porre davanti a tutto
l’interesse generale, per un progetto che supera le persone chiamate a portarlo avanti, e che mi fa
avvertire, ancora più intensamente, la responsabilità che mi sono assunto, ben consapevole delle
prerogative che l’art. 95 della Costituzione assegna al Presidente del Consiglio dei Ministri.
Come è noto, non ho pregresse esperienze politiche. Sono un cittadino che, in virtù dell’esperienza
di studio e professionale maturata, si è dichiarato disponibile, nel corso della campagna elettorale,
ad assumere eventuali responsabilità di governo con una delle due forze politiche e,
successivamente, ad accettare l’incarico di formare e dirigere il Governo, rendendosi anche garante
dell’attuazione del “Contratto per il Governo del cambiamento”.
Assumo questo compito con umiltà, ma anche con determinazione; con la consapevolezza dei miei
limiti, ma anche con la passione e con l’abnegazione di chi comprende il peso delle altissime
responsabilità che gli sono affidate. Non sono mosso da null’altro che da spirito di servizio. Sono
profondamente onorato di poter offrire il mio impegno e le mie competenze per difendere gli
interessi dei cittadini di questo meraviglioso Paese. Come già ho avuto modo di anticipare, mi
propongo a Voi e - attraverso Voi - ai cittadini, come l’avvocato che tutelerà gli interessi del popolo
italiano.
Il cambiamento.
Qualcuno ha considerato queste novità in termini di netta cesura con le prassi istituzionali che sin
qui hanno accompagnato la storia repubblicana, quasi un attentato alle convenzioni non scritte che
hanno caratterizzato l’ordinario percorso istituzionale del nostro Paese.
Tutto vero. Dirò di più. Non credo si tratti di una semplice novità. La verità è che abbiamo
apportato un cambiamento radicale del quale siamo orgogliosi: rispetto a prassi che prevedevano
valutazioni scambiate nel chiuso di conciliaboli tra leader politici, perlopiù incentrate sulla
ripartizione di ruoli personali e ben poco sui contenuti del programma, noi inauguriamo una
stagione nuova, non nascondendo le difficoltà e le rinunce reciproche, nel segno della trasparenza e
della chiarezza nei confronti degli elettori.
Presentarsi oggi nel segno del cambiamento non è, quindi, un’espressione retorica o
propagandistica, ma una scelta fondata sulla necessità di aprirsi al vento nuovo che soffia da tempo
nel Paese e che ha prodotto, all’esito delle elezioni politiche dello scorso 4 marzo, una geografia del
consenso politico completamente inedita.
Vecchie e nuove categorie politiche.
Non esistono più forze politiche che esprimono, come un tempo, complessive visioni del mondo,
che ispirano la loro azione - vale a dire - in base a sistemi ideologici perfettamente identificabili.
Il tramonto delle ideologie forti risale a decenni or sono ed è dimostrato dal fatto che gli ultimi
governi hanno promosso iniziative politiche di difficile collocazione secondo le categorie politiche
più tradizionali.
Il contratto posto a fondamento del nostro governo è stato giudicato, a seconda dei punti di vista, di
destra o di sinistra.
Rispettiamo chi ha voluto svolgere tali analisi, ma non possiamo che segnalarne l’insufficienza,
l’incapacità di comprendere i bisogni profondi che vengono dal Paese. Personalmente ritengo più
proficuo distinguere gli orientamenti politici in base all’intensità del riconoscimento dei diritti e
delle libertà fondamentali della persona.
Vero è che noi vogliamo rivendicare, per l’azione di governo, nuovi criteri di valutazione:
pragmaticamente ci assumiamo la responsabilità di affermare che, qui e oggi, ci sono politiche
vantaggiose o svantaggiose per i cittadini e per il nostro Paese, politiche che riescono ad assicurare
il benessere e una migliore qualità di vita dei cittadini e politiche che invece compromettono questi
obiettivi.
Le forze politiche che integrano la maggioranza di governo sono state accusate di essere “populiste”
e “anti-sistema”. Sono formule linguistiche che ciascuno può declinare liberamente.
Se “populismo” è l’attitudine della classe dirigente ad ascoltare i bisogni della gente – prendo
spunto da riflessioni di Dostoevskij tratte dalle pagine di Puskin –, se “anti-sistema” significa
mirare a introdurre un nuovo sistema, che rimuova vecchi privilegi e incrostazioni di potere, ebbene
queste forze politiche meritano entrambe queste qualificazioni.
Ma a voler leggere con attenzione il contratto di governo, emerge come questa attenzione ai bisogni
dei cittadini sia condotta nel segno alto della Politica, con la - P – maiuscola, con l’obiettivo di dare
concreta attuazione ai valori fondanti della nostra Costituzione.
Nel contratto, accanto a misure più immediate, sono presenti anche più profonde riforme di
carattere strutturale.
Se vogliamo restituire all’azione di governo un più ampio orizzonte di senso, dobbiamo mostrarci
capaci di alzare lo sguardo, sforzandoci di perseguire i bisogni reali dei cittadini in una prospettiva
di medio-lungo periodo. Diversamente la politica perde di vista il “principio-responsabilità”, che
impone di agire - come il filosofo Jonas invitava a considerare - non solo guardando al bisogno
immediato, che rischia di tramutarsi in mero tornaconto, ma progettando anche la società che
vogliamo lasciare ai nostri figli e ai nostri nipoti.
Cambiamento nel metodo.
Il cambiamento non sarà solo nelle parole e nello stile, ma soprattutto nel metodo e nei contenuti.
Dal punto di vista metodologico, la nostra iniziativa si articolerà su tre fronti.
L’ascolto. Perché prima di tutto vengono i bisogni dei cittadini. In questo, ovviamente ci aiuteranno
anche il Parlamento e i nuovi strumenti di democrazia diretta che il contratto si propone di
introdurre.
L’esecuzione. Vogliamo essere pragmatici. Se una norma, un ente o un istituto non funziona è
giusto abolirlo, se funziona è giusto potenziarlo, se manca è giusto crearlo.
Il controllo. I provvedimenti che adotteremo hanno degli obiettivi che devono essere raggiunti:
saremo i primi a monitorare con severità e rigore la loro efficacia, intervenendo immediatamente
con le necessarie correzioni.
Ascolto, esecuzione, controllo. Saranno questi i tre pilastri dell’azione di governo, nel segno della
piena trasparenza.
Cambiamento nei contenuti.
Il cambiamento, come appena anticipato, sarà anche nei contenuti. Cambia ad esempio il fatto che
la prima preoccupazione del Governo saranno i diritti sociali, che nel corso degli ultimi anni sono
stati progressivamente smantellati con i risultati che conosciamo: milioni di poveri, milioni di
disoccupati, milioni di sofferenti. E’ ora di dire che i cittadini italiani hanno diritto a un salario
minimo orario, affinché nessuno venga più sfruttato, che hanno diritto a un reddito di cittadinanza e
a un reinserimento al lavoro qualora si ritrovino disoccupati, che hanno diritto a una pensione
dignitosa, che hanno diritto a pagare in maniera semplice tasse eque. C’è di nuovo che il debito
pubblico lo vogliamo ridurre, ma vogliamo farlo con la crescita della nostra ricchezza, non con le
misure di austerità che, negli ultimi anni, hanno contribuito a farlo lievitare.
Il cambiamento è in una giustizia rapida ed efficiente e dalla parte dei cittadini, con nuovi strumenti
come la class action, l’equo indennizzo per le vittime di reati violenti, il potenziamento della
legittima difesa. Cambia che metteremo fine al business dell’immigrazione, cresciuto a dismisura
sotto il mantello di una finta solidarietà. Cambia che combatteremo la corruzione con metodi
innovativi come il “daspo” ai corrotti e con l’introduzione dell’agente sotto copertura. Cambia che
vogliamo un Paese a misura dei cittadini diversamente abili - e sono alcuni milioni - che troppo
spesso si ritrovano abbandonati a se stessi e alle loro famiglie. Cambia che vogliamo rescindere il
legame tra politica e sanità, per rendere quest’ultima finalmente efficiente su tutto il territorio
nazionale. Cambia che aumenteremo fondi, mezzi e dotazioni per garantire la sicurezza in ogni
città. Cambia che presteremo adeguata attenzione alle famiglie, specialmente quelle in difficoltà.
Ho richiamato solo alcune parti del contratto, ma se anche realizzassimo solo le innovazioni che ho
appena enunciato, i cittadini percepirebbero immediatamente che il vento nuovo non ha soffiato
invano.
Percepirebbero che il vento del cambiamento sta soffiando dappertutto: nelle grandi città e nei
piccoli comuni. Percepirebbero che la loro qualità della vita è migliorata e si sentirebbero anche più
uniti e orgogliosi di vivere in questo nostro bellissimo Paese. Questo è in definitiva il nostro
obiettivo.
Su alcuni specifici temi.
Non mi soffermerò in dettaglio a illustrare tutti i singoli obiettivi che abbiamo posto a fondamento
di quest’azione di governo e che sono indicati nel contratto.
Di seguito, tuttavia, riassumerò alcune indicazioni su alcuni temi più rilevanti e anticiperò anche in
quale direzione si esplicherà il mio personale e più specifico contributo.
Lavoro.
In questo tempo di crisi e difficoltà ci impegniamo a dare sostanza alla previsione contenuta nel
primo articolo della nostra Costituzione, che fonda la Repubblica sul lavoro. Vogliamo costruire un
nuovo patto sociale trasparente ed equo, fondato sulla solidarietà ma anche sull’impegno,
consapevoli che solo con la partecipazione di tutti allo sviluppo del Paese potremo garantire un
futuro di prosperità anche ai nostri figli.
Vogliamo dare voce ai tanti giovani che non trovano lavoro: a quelli che sono costretti a trasferirsi
all’estero e a quelli che rimangono qui inattivi, che si rinchiudono in se stessi e si avviliscono.
In un caso come nell’altro finiamo per dissipare preziose risorse del nostro Paese.
Vogliamo dare voce alle tante donne, spesso più istruite e tenaci degli uomini, e che sul posto di
lavoro sono ancora inaccettabilmente discriminate e meno pagate, e che si sentono sole quando
decidono di mettere al mondo un bambino.
La diffusione di nuove tecnologie e dell’economia della condivisione crea nuove opportunità
imprenditoriali e rende disponibili servizi innovativi per i cittadini, ma apre anche a rischi di
marginalizzazione e a nuove forme di sfruttamento: dobbiamo farci carico di tali trasformazioni,
non per combattere uno sviluppo per molti versi irreversibile, ma per assicurare in ogni caso il
rispetto dei diritti essenziali dei lavoratori e per garantire che il lavoro sia sempre strumento di
realizzazione personale e umana.
Ambiente.
L’azione di governo sarà costantemente incentrata sulla tutela dell’ambiente, sulla sicurezza idrogeologica
del nostro territorio, sullo sviluppo dell’economia circolare.
Con le nostre scelte politiche ci adopereremo per anticipare i processi, peraltro già in atto, di
“decarbonizzazione” del nostro sistema produttivo.
Non vogliamo assistere passivamente all’evolversi della realtà che ci circonda, magari
assecondando gli interessi particolari di singoli attori economici, ma ci impegniamo a governare
questi processi aperti all’innovazione tecnologica, nel segno dello sviluppo al servizio dell’uomo.
Vogliamo rivendicare, anche in questo campo, il ruolo “alto” della politica, che sia capace di
orientare e governare i cambiamenti della realtà sociale, economica e culturale.
Non siamo disponibili a sacrificare l’ambiente e il progetto di una blue economy per altri scopi.
Dobbiamo misurarci da subito con i dilemmi della intelligenza artificiale e utilizzare i big data per
cogliere tutte le possibilità della sharing economy.
Scenari internazionali, mercati e sicurezza
Intendiamo preliminarmente ribadire la convinta appartenenza del nostro Paese all’Alleanza
atlantica, con gli Stati Uniti d’America quale alleato privilegiato.
Saremo fautori di una apertura alla Russia, che ha consolidato negli ultimi anni il suo ruolo
internazionale in varie crisi geopolitiche. Ci faremo promotori di una revisione del sistema delle
sanzioni, a partire da quelle che rischiano di mortificare la società civile russa.
Come è noto, i processi di integrazione dei mercati che si sono realizzati negli ultimi anni hanno
operato una completa ridefinizione dei rapporti tra politica, diritto, economia.
Nel nuovo spazio globale, l’economia o, meglio ancora, la finanza ha conquistato una posizione di
preminenza: è divenuta, come ha osservato Hillman, la vera religione universale del nostro tempo.
La politica, ma anche il diritto, hanno perso terreno. Abbiamo difficoltà a perseguire forti e coerenti
azioni politiche, come pure a realizzare efficaci e armoniose discipline giuridiche.
La politica, in particolare, stenta a governare processi sociali ed economici così complessi e
integrati.
Ma la risposta non è negare le difficoltà. Dobbiamo trovare il modo di rafforzare, all’interno delle
strutture sovranazionali, i processi di legittimazione democratica, potenziando le istituzioni
rappresentative della volontà dei popoli.
L’Europa.
L’eliminazione del divario di crescita tra l’Italia e l’Unione Europea è un nostro obiettivo, che
dovrà essere perseguito in un quadro di stabilità finanziaria e di fiducia dei mercati.
Il debito pubblico italiano è oggi pienamente sostenibile; va comunque perseguita la sua riduzione,
ma in una prospettiva di crescita economica.
La politica fiscale e di spesa pubblica dovrà essere orientata al perseguimento degli obiettivi
richiamati di crescita stabile e sostenibile.
In Europa verranno portati con forza questi temi per un adeguamento della sua governance, un
adeguamento già al centro della riflessione e della discussione di tutti i paesi membri dell’Unione.
Siamo ottimisti sul risultato di queste riflessioni e fiduciosi della nostra forza negoziale, perché
siamo di fronte a una situazione in cui gli interessi dell’Italia, in questa fase della costruzione
europea, coincidono con gli interessi generali dell’Europa e con l’obiettivo di prevenire un suo
eventuale declino.
L’Europa è la nostra casa. Quale Paese fondatore abbiamo il pieno titolo di rivendicare un’Europa
più forte e anche più equa, nella quale l’Unione economica e monetaria sia orientata a tutelare i
bisogni dei cittadini, per bilanciare più efficacemente i princìpi di responsabilità e di solidarietà.
Privilegi della politica.
Negli anni a noi più prossimi abbiamo visto ridurre gli investimenti pubblici e comprimere i servizi
fondamentali. Sono rimasti intatti, tuttavia, i privilegi della politica e i suoi sprechi.
Questo Governo intende agire con risolutezza. La lotta ai privilegi della politica e agli sprechi non è
una questione meramente simbolica. Se i comuni cittadini affrontano quotidianamente mille
difficoltà e umiliazioni perché non hanno un lavoro, hanno una pensione al di sotto della soglia
della dignità, lavorano guadagnando un salario irrisorio, non è tollerabile che la classe politica non
ne tragga le dovute conseguenze in ordine al proprio trattamento economico. Diversamente, si
rompe il patto di fiducia dei cittadini nei confronti delle proprie istituzioni.
Occorre operare un taglio alle pensioni e ai vitalizi dei parlamentari, dei consiglieri regionali e dei
dipendenti degli organi costituzionali, introducendo anche per essi il sistema previdenziale dei
normali pensionati. Le cosiddette pensioni d’oro sono un altro esempio di ingiustificato privilegio
che va contrastato. Interverremo sugli assegni superiori ai 5.000 euro netti mensili nella parte non
coperta dai contributi versati.
Opereremo risparmi in tutte le sedi possibili e sono convinto che ci ritaglieremo ampi margini di
intervento e conseguiremo risultati significativi.
Giustizia.
In questa materia il nostro obiettivo è ricostruire il rapporto di fiducia dei cittadini nei confronti del
“sistema giustizia”. Più di recente si è registrato un declino delle iniziative di tutela giudiziaria. In
realtà, non è venuta meno la domanda di giustizia, ma piuttosto i processi costano troppo e durano
troppo a lungo. Questo vale per i cittadini e per le imprese, con la conseguenza che la scarsa
efficienza del “servizio giustizia” si sta rivelando un limite alla crescita economica e un deterrente
nei confronti degli investitori stranieri. Nell’economia contemporanea, come ricorda il sociologo
Ulrick Beck, il vero pericolo è la «minaccia di non invasione da parte degli investitori, oppure la
loro partenza».
Nel contratto di governo sono indicati alcuni precisi obiettivi: la semplificazione e la riduzione dei
processi, l’abbassamento dei costi di accesso alla giustizia, il rafforzamento delle garanzie di tutela
dei diritti e degli interessi dei cittadini.
Inaspriremo le pene per il reato di violenza sessuale oltre all’equo indennizzo a favore delle vittime.
Assicureremo la “certezza della pena” onde evitare che i cittadini onesti perdano fiducia nella
giustizia.
Ove necessario, aumenteremo il numero di istituti penitenziari anche al fine di assicurare migliori
condizioni alle persone detenute, ferma restando la funzione riabilitativa costituzionalmente
prevista per la pena, che impone di individuare adeguati percorsi formativi e lavorativi.
Riformeremo anche la prescrizione, che deve essere restituita alla sua funzione originaria, non più
ridotta a mero espediente per sottrarsi al giusto processo.
Contrasto della corruzione e dei poteri criminali.
Rafforzeremo le strategie di contrasto della corruzione e dei poteri criminali.
Contrasteremo la corruzione che si insinua in tutti gli interstizi delle attività pubbliche, altera la
parità di condizioni tra gli imprenditori, degrada il prestigio delle funzioni pubbliche.
Aumenteremo le pene per i reati contro la pubblica amministrazione, con introduzione del “daspo”
per corrotti e corruttori. Rafforzeremo l’azione degli agenti sotto copertura, in linea con la
convenzione di Merida. Saranno maggiormente tutelati coloro che, dal proprio luogo di lavoro – sia
esso privato o pubblico –, denunceranno i comportamenti criminosi compiuti all’interno dei propri
uffici.
Contrasteremo con ogni mezzo le mafie, aggredendo le loro finanze, le loro economie e colpendo le
reti di relazioni che consentono alle organizzazioni criminali di rendersi pervasive nell’ambito del
tessuto socio-economico.
Conflitto di interessi
Il conflitto di interessi è un tarlo che mina il nostro sistema economico-sociale fin nelle sue radici, e
impedisce che il suo sviluppo avvenga nel rispetto della legalità e secondo le regole della libera
competizione. Soggetti che sono istituzionalmente investiti dell’obiettivo di perseguire interessi
collettivi, e che dovrebbero improntare le loro iniziative a una logica imparziale, in realtà, vengono
sovente sorpresi a perseguire il proprio tornaconto personale.
Rafforzeremo la normativa attuale in modo da estendere le ipotesi di conflitto fino a ricomprendervi
qualsiasi utilità, anche indiretta, che l’agente possa ricavare dalla propria posizione o dalla propria
iniziativa. Occorre rafforzare, inoltre, le garanzie e i presidi utili a prevenire l’insorgenza di
potenziali conflitti di interesse.
Reddito e pensione di cittadinanza.
Anche in Italia, come in altri paesi, le diseguaglianze si sono aggravate e le povertà si sono
moltiplicate. A coloro che vivono condizioni di disagio socio-economico è preclusa la possibilità di
sviluppare appieno la propria personalità e di partecipare in modo effettivo all’organizzazione
politica, economica e sociale del nostro Paese, come previsto dal secondo comma dell’articolo 3
della nostra Costituzione.
L’obiettivo del Governo è assicurare un sostegno al reddito a favore delle famiglie più colpite dal
disagio socio-economico. Il beneficio verrà commisurato alla composizione del nucleo famigliare e
sarà condizionato alla formazione professionale e al reinserimento lavorativo.
Ci proponiamo, in una prima fase, di rafforzare i centri per l’impiego, in modo da sollecitare
l’incontro tra domanda e offerta di lavoro con la massima efficienza e celerità possibili. Nella
seconda fase, verrà erogato il sostegno economico vero e proprio.
Ci premureremo di intervenire anche a favore dei pensionati che non hanno un reddito sufficiente
per vivere in modo dignitoso, introducendo una pensione di cittadinanza.
Immigrazione
Un primo banco di prova del nuovo modo in cui vogliamo dialogare con i partner europei è
certamente la disciplina dell’immigrazione. È a tutti evidente come la gestione dei flussi migratori
finora attuata ha rappresentato un fallimento: l’Europa ha consentito chiusure egoistiche di molti
stati membri che hanno finito per scaricare sugli stati frontalieri, ed in primo luogo sul nostro Paese,
gli oneri e le difficoltà che invece avrebbero dovuto essere condivisi.
Per questo chiederemo con forza il superamento del Regolamento di Dublino al fine di ottenere
l’effettivo rispetto del principio di equa ripartizione delle responsabilità e realizzare sistemi
automatici di ricollocamento obbligatorio dei richiedenti asilo. Fin dal primo, positivo colloquio che
ho avuto con la cancelliera Angela Merkel ho rimarcato l’importanza di questo tema e le successive
dichiarazioni rilasciate dalla medesima durante lo scorso fine settimana dimostrano come si stia
affermando la piena consapevolezza che l’Italia non può essere lasciata sola di fronte a tali sfide.
Non siamo e non saremo mai razzisti. Vogliamo che le procedure mirate all’accertamento dello
status di rifugiato siano certe e veloci, anche al fine di garantire più efficacemente i loro diritti.
Difendiamo e difenderemo gli immigrati che arrivano regolarmente sul nostro territorio, lavorano e
si inseriscono nelle nostre comunità rispettandone le leggi e dando un contributo decisivo allo
sviluppo. Ma per garantirne l’indispensabile integrazione, dobbiamo non solo combattere con
severa determinazione le forme più odiose di sfruttamento legate al traffico di esseri umani,
perpetrate da scafisti privi di scrupoli, ma anche riorganizzare e rendere efficiente il sistema
dell’accoglienza, assicurando trasparenza sull’utilizzo dei fondi pubblici ed eliminando ogni forma
di infiltrazione della criminalità organizzata.
Ove non ricorrano i presupposti di legge per la loro permanenza, ci adopereremo al fine di rendere
effettive le procedure di rimpatrio e ci adopereremo affinché anche in sede europea tutti i Paesi terzi
che vorranno stringere accordi di cooperazione con un Paese membro dell’Unione acceda alla
sottoscrizione di accordi bilaterali di gestione dei flussi migratori.
Una riflessione merita la vicenda tragica e inquietante occorsa qualche giorno or sono. Sacko
Soumayla è stato ucciso con un colpo di fucile: era uno tra i mille braccianti, con regolare permesso
di soggiorno, che tutti i giorni in questo paese si recano al lavoro in condizioni che si collocano al di
sotto della soglia della dignità. A lui e ai suoi familiari va il nostro commosso pensiero. Ma questo
non basta. La politica deve farsi carico del dramma di queste persone e garantire percorsi di legalità,
che costituiscono la stella polare di questo programma di governo.
Riforma tributaria
Il nostro sistema tributario è datato e non rispecchia più l’attuale realtà socio-economica. Le grandi
società, che operano nello spazio transazionale, riescono a nascondere le loro ricchezze nei paradisi
artificiali, mentre le piccole aziende e i piccoli contribuenti rimangono schiacciati da un’elevata
pressione fiscale.
Ha ragione Kotler: occorre ripensare il capitalismo.
Nel frattempo, ci ripromettiamo di introdurre misure rivoluzionarie che conducano a una integrale
revisione del sistema impositivo dei redditi delle persone fisiche e delle imprese.
La nostra pressione fiscale, unita a un eccesso di burocrazia, infatti, incidono negativamente sulla
qualità del rapporto tributario tra lo Stato e i contribuenti, nonché sulla competitività del nostro
Paese.
L’obiettivo è la “flat tax”, ovvero una riforma fiscale caratterizzata dall’introduzione di aliquote
fisse, con un sistema di deduzioni che possa garantire la progressività dell’imposta, in piena
armonia con i principi costituzionali. Solo così sarà possibile pervenire a una drastica riduzione
dell’elusione e dell’evasione fiscale, con conseguenti benefici in termini di maggiore risparmio di
imposta, maggiore propensione al consumo e agli investimenti, maggiore base imponibile.
È insomma necessario rifondare il rapporto tra Stato e contribuenti, all’insegna della buona fede e
della reciproca collaborazione tra le parti.
Ma un concetto deve essere qui ribadito con assoluta chiarezza: occorre inasprire l’esistente quadro
sanzionatorio amministrativo e penale, al fine di assicurare il carcere vero per i grandi evasori.
Ricerca scientifica
Siamo orgogliosi che quest’anno ben undici fra giovani ricercatrici e ricercatori italiani saranno
insigniti nei prossimi giorni, alcuni per la seconda volta, col prestigioso riconoscimento (Merit
Award 2018 della Conquer Cancer Foundation), che li individua fra i migliori nel mondo per i loro
lavori condotti sul cancro. Spiace però constatare che molti di loro, al pari di tanti colleghi che si
fanno onore a livello globale nei diversi settori della ricerca scientifica, siano stati costretti ad
abbandonare il nostro paese per operare in università e centri di ricerca stranieri. Le nostre scuole e
università sono in grado di formare eccellenze assolute in tutti i settori, ma purtroppo non siamo in
grado di mantenerli nel nostro paese, con un deficit che è insieme culturale ed economico.
Vogliamo invertire la rotta, offrire ai migliori dei nostri ricercatori - come pure ai ricercatori
stranieri, nei confronti dei quali dobbiamo essere attrattivi - concrete possibilità di proseguire le
proprie attività nel nostro Paese, così formando altri scienziati ed insieme trasferendo il frutto dei
loro lavoro nel nostro tessuto economico e produttivo. Solo attraverso lo sviluppo delle attività più
avanzate e innovative potremo mantenere in Italia le filiere produttive che oggi costituiscono
l’ossatura su cui si fonda la nostra ricchezza, regalando un futuro di sviluppo e crescita ai nostri figli
e nipoti.
Sanità.
Il documento di economia e finanza già deliberato prevede una contrazione della spesa sanitaria.
Sarà compito di questo Governo invertire questa tendenza per garantire la necessaria equità
nell’accesso alle cure. Le differenze socioeconomiche non possono, non devono risultare
discriminanti ai fini della tutela della salute per i cittadini del nostro Paese.
Perseguiremo una maggiore efficienza nell’erogazione dei servizi, sia in ordine ai volumi, alla
qualità e agli esiti delle cure, sia in ordine alla gestione dei conti.
Il Governo lavorerà d’intesa con le regioni e le province autonome per implementare modelli
organizzativi più efficaci, in grado di garantire una corretta presa in carico dei pazienti, favorendo la
promozione e la prevenzione della salute attraverso l’integrazione dei servizi socio-sanitari oltre che
il potenziamento della medicina del territorio.
Vogliamo ottenere la riduzione dei tempi delle liste d’attesa e vogliamo che le nomine apicali delle
strutture manageriali nel mondo della sanità avvenga in base a criteri esclusivamente meritocratici,
rigorosamente al riparo da indebite influenze politiche.
Internet.
La società del domani sarà sempre più caratterizzata da Internet: uno spazio pubblico infinito, che
facilita la produzione e l’accesso alla conoscenza, crea opportunità di innovazione, riduce la
distanza tra i cittadini e i luoghi della democrazia e aumenta la trasparenza dei processi decisionali.
Siamo però consapevoli che la direzione verso cui questo progresso tecnologico si sviluppa non è
neutra. Dobbiamo far si che questa direzione di sviluppo sia pienamente compatibile con la tutela
dei diritti fondamentali della persona e con le esigenze della collettività.
Dobbiamo rafforzare alcune garanzie, giuridiche e istituzionali, in modo da consentire la definitiva
affermazione della cittadinanza digitale.
L’accesso a Internet va assicurato a tutti i cittadini in quanto diritto fondamentale e precondizione
dell’effettivo esercizio dei diritti democratici, ai sensi del secondo comma dell’art. 3 Cost.
Occorre però assicurare un elevato livello di protezione dei dati personali, in quanto sussiste un
circolo virtuoso tra tutela dei diritti, uso della rete, inclusione sociale e crescita economica.
Sussidiarietà e terzo settore.
L’azione di governo sarà sensibile anche al principio di sussidiarietà, che impone di limitare
l’azione dei pubblici poteri quando l’iniziativa dei privati, singoli oppure organizzati in strutture
associative, possa rivelarsi più efficiente.
Siamo consapevoli che il terzo settore e tutti gli organismi che lo affollano (associazioni di
volontariato, di promozione sociale, di cooperazione sociale, che perseguono la solidarietà sul piano
internazionale) offrono modelli di sviluppo sostenibile, che contribuiscono a realizzare un circuito
di solidarietà che favorisce le persone fragili e più bisognose.
Le iniziative non profit sovente si inseriscono negli spazi della nostra società dove più intensa si
avverte la sofferenza: contribuiscono a ridurre le diseguaglianze, a rafforzare la coesione sociale,
aiutano a disegnare un futuro migliore.
Intendiamo porre in essere tutti i provvedimenti, anche correttivi, che consentano la piena
realizzazione di una efficace riforma del terzo settore, che sia effettiva anche sul piano delle
ricadute fiscali.
Vorrei qui ricordare, in particolare, il contributo al miglioramento della qualità della vita offerto
dalla pratica sportiva e assicurato dalle esperienze di volontariato, attraverso migliaia di piccole
associazioni sportive dilettantistiche.
E’ questa una dimensione del mondo dello sport che intendiamo tutelare e valorizzare.
Imprese e sviluppo.
Siamo consapevoli che il rilancio della nostra economia passa attraverso lo spirito di iniziativa e le
qualità di tanti piccoli imprenditori, professionisti, commercianti artigiani, i quali, attraverso mille
difficoltà, tengono alta la tradizione di impegno e laboriosità che costituisce una delle caratteristiche
più autentiche del nostro tessuto produttivo, a tutti i livelli, in tutti i settori.
Ci proponiamo di creare per loro un contesto favorevole, operando in modo che la pubblica
amministrazione non sia un avversario da cui difendersi, ma un alleato con cui cooperare.
Agiremo in modo da favorire le imprese che innovano, che assumono nuovo personale, che
rispettano le regole della libera competizione.
Intendiamo promuovere le imprese che adottano prassi socialmente responsabili, che improntano le
loro iniziative economiche al principio di precauzione, in modo da prevenire l’impatto negativo
delle loro azioni sull’ambiente e da assicurare un ambiente idoneo a tutelare i diritti dei lavoratori.
Promuoveremo una disciplina che riveda integralmente la tradizionale legge fallimentare, nel segno
di un approccio ben più ampio, che abbandonando una logica meramente sanzionatoria, valga a
disciplinare e definire, in modo organico, il fenomeno della cosiddetta “crisi di impresa”.
Dialogo con le parti sociali.
Questo Governo si propone di recuperare in forme nuove e più efficaci il dialogo sociale con le
varie associazioni rappresentative dei lavoratori e delle imprese. Dovremmo ridefinire, sulla base
dei criteri oggettivi, il principio di rappresentatività, in piena trasparenza.
Per questa via otterremo che tutti siano invitati, ciascuno in base alle proprie sensibilità e
competenze, a ridare un nuovo slancio alle proprie iniziative, nella consapevolezza che il loro
impegno e le loro proposte, se ispirate all’interesse generale del Paese e delle varie comunità anche
locali, saranno apprezzate e tenute in considerazione.
Occorre rimettere in moto, in maniera corale, tutte le molteplici energie positive del nostro Paese.
Restituire vitalità all’industria, specialmente esportatrice, al tessuto delle innumerevoli piccole e
medie imprese nell’ambito del commercio, dei servizi e dell’artigianato, alle cooperative autentiche,
al mondo agricolo e alle sue filiere che promuovono il made in Italy nel mondo, alle banche
trasparenti e al servizio della economia reale.
Semplificazione, deburocratizzazione, digitalizzazione.
Dedicheremo molta attenzione alla semplificazione, alla deburocratizzazione e alla digitalizzazione.
Riassumo solo una battuta al tema degli appalti pubblici. Dobbiamo ridare slancio agli appalti
pubblici, che possono diventare una leva fondamentale della politica economica del Paese,
garantendo sviluppo sostenibile e aumento dell’occupazione. Negli ultimi anni questo settore sta
attraversando una fase di arresto, determinata per buona parte anche dalle incertezze interpretative e
da talune rigidità generate dal nuovo codice dei contratti pubblici.
Dobbiamo superare il formalismo fine a se stesso che ancora domina largamente la disciplina degli
appalti, poiché la forma non può essere scambiata per legalità: troppo spesso gare formalmente
perfette nascondono corruzione e non impediscono la cattiva esecuzione.
Dobbiamo assicurare il rigoroso rispetto dei tempi di consegna delle opere ma anche la qualità dei
lavori e delle forniture e l’efficienza dei servizi.
Sul sistema di voto all’estero e sulla salvaguardia delle Regioni ad autonomia speciale.
Il Governo presterà la dovuta attenzione anche alle legittime istanze che verranno dai Parlamentari
eletti all’estero. Abbiamo già iniziato a meditare sulle criticità del sistema di voto all’estero e sulla
necessità di introdurre misure adeguate a prevenire il rischio che alle votazioni si accompagnino
brogli.
Ci adopereremo per salvaguardare le Regioni ad autonomia speciale, del Nord e del Sud del Paese,
nella convinzione che la prossimità, la sussidiarietà e la responsabilità, ove localmente concentrate,
possano contribuire a migliorare la qualità di vita dei nostri cittadini.
Sulla centralità del Parlamento e sui gruppi parlamentari di opposizione.
Una specifica considerazione rivolgo ai gruppi parlamentari che si collocheranno all’opposizione.
Questo governo non è espressione del Vostro sentire, ma si apre anche alle Vostre valutazioni. Nel
rispetto dei ruoli, qualora confermerete di non appoggiare questa iniziativa di governo, vi chiedo
però di esercitare le vostre prerogative di opposizione in modo costruttivo e leale. Le istituzioni non
sono il patrimonio di una sola forza politica ma sono la casa di tutti gli italiani e segnano la qualità
del nostro ordinamento giuridico e del nostro vivere civile.
Una opposizione anche ferma, ma leale e costruttiva è il sale della dialettica politica e serve per il
buon funzionamento dell’“istituzione parlamentare” e dell’intero sistema democratico.
Anche al fine di onorare la centralità del Parlamento, Vi anticipo sin d’ora che è mia intenzione
applicare l’istituto delle interrogazioni a risposta immediata, in accordo con le previsioni
regolamentari di Camera e Senato.
Per questa via, potremo confrontarci costantemente e attraverso la vostra mediazione mi sarà
consentito di interloquire con i cittadini da Voi rappresentati.
La presenza del Governo nelle Aule e nelle Commissioni Parlamentari sarà inoltre assicurata, con
forza, da tutti i Ministri, i quali, in base alle rispettive competenze, risponderanno alle Vostre
domande.
Personalmente, mi impegno a rispettare le opinioni dissenzienti e le valutazioni contrarie che si
leveranno da questi scranni e a veicolare anche all’interno della compagine di governo le posizioni
che torneranno utili a offrire maggiore solidità ed efficacia alle azioni del Governo.
Saremo disponibili anche a valutare, in corso d’opera, l’apporto di gruppi parlamentari che
vorranno condividere il nostro cammino e, se del caso, aderire successivamente al contratto di
governo, offrendo un apporto più stabile alla realizzazione del nostro programma.
Dedico un pensiero finale ai terremotati. La mia prima uscita pubblica, in Italia, sarà dedicata
a loro.
Sono giunto alla fine del mio discorso. Il popolo si è espresso e ha chiesto il cambiamento. Adesso
la parola sta a Voi. Il Vostro voto di oggi sarà parte della storia del Paese. Grazie a tutti.
http://www.repubblica.it/politica/2018/06/05/news/discorso_conte_integrale-198227125/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P1-S1.8-T2
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